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16
dicembre 2008
fino al 20.XII.2008 Naama Tsabar Milano, Pianissimo
milano
Sotto la cupola di questo cielo dimentico vedrete racconti che vi faranno entrare e uscire dal mondo. Quasi fossero barriere trasparenti che, a tratti, nascondono. Per poi, ambiguamente, rivelare. Quasi fossero cascate in notturna...
di Ginevra Bria
Conferire alla materia un’ostinata, a volte repentina resistenza è per Naama Tsabar (Yavne, 1982; vive a New York e Tel Aviv) un compito di fisiologia della creazione. Negli spazi della Galleria Pianissimo, la giovane artista israeliana presenta, come sua prima personale, Night Falls. Questa mostra ben architettata, fin dal primo sguardo ha la capacità di restituire il vuoto allo spazio, rivelando tutta la sua densità. E la sua immancabile cedevolezza.
Come da tradizione per le mostre ospitate in questa galleria, Tsbar presenta poche opere, pochi segni che, però, puntano a lasciare nell’osservatore una duratura impressione di senso. Quel che troverete, in apparenza, corrisponderà dunque a un’installazione di grandi dimensioni, una proiezione doppia e un trittico composto a parete.
Proprio all’ingresso s’incappa nella gigantesca Night Falls-Gaffer Screen, un largo telone bianco che scende dal soffitto per occupare quasi interamente la visione d’insieme degli spazi allestiti. Il tessuto, come una tenda, è stato trattato con prodotti quali colle e resine, che gli conferiscono una superficie spessa, ricordando vagamente il riquadro ingigantito di un supporto preparato per essere dipinto. Un lato del telone sembra sia stato immerso in una sorta di liquido lattiginoso che lo ha colorato di bianco, mentre dal lato opposto la vernice nera di cui è ricoperta la superficie ricorda, come densità e consistenza, la graniglia dell’asfalto. Questo imponente paravento è una quinta di teatro dalla quale ci si affaccia per veder cadere la notte in cascate. La sua funzione cambia quando, dall’interno degli spazi, si osserva l’intera installazione.

Da quest’altro punto di vista, dunque, il telone diventa uno spazio usato come schermo video per proiettare, su sfondo nero, immagini intermittenti di fiammelle e scintille provocate dai bastoncini di pirite, quelli che solitamente si usano durante le feste. Seguendo un estremo processo di minimalizzazione del concetto, l’artista lascia che le luci tremolanti assumano la forma metaforica delle costellazioni, costringendo lo spazio filmico al buio dell’infinito.
Un infinito senza più punti fissi. Un infinito che, ricordando i temi e i concerti cari all’artista, potrebbe anche ritrarre l’oscuro di qualche festa organizzata come un rave o come contorno a un dancefloor. L’aspetto sinistro di questa lettura plausibile è dato dalla colonna sonora che accompagna il video, lasciando aleggiare nell’aria la vertigine ipnotica che tende a rappresentare.

Al di là di questo video fluttuano, inarcandosi a partire dal muro, i due lavori Night Falls-Tired Shelf e Night Falls-Tired Shelf (Wide): tre lastre in alluminio inarcate e chine su loro stesse a causa del peso che sopportano e della sottigliezza che le caratterizza. Come vere e proprie cascate in notturna, quel che vedrete attraverso i loro riflessi è l’ombreggiatura stesa e plasmata sulle geometrie del buio.
Come da tradizione per le mostre ospitate in questa galleria, Tsbar presenta poche opere, pochi segni che, però, puntano a lasciare nell’osservatore una duratura impressione di senso. Quel che troverete, in apparenza, corrisponderà dunque a un’installazione di grandi dimensioni, una proiezione doppia e un trittico composto a parete.
Proprio all’ingresso s’incappa nella gigantesca Night Falls-Gaffer Screen, un largo telone bianco che scende dal soffitto per occupare quasi interamente la visione d’insieme degli spazi allestiti. Il tessuto, come una tenda, è stato trattato con prodotti quali colle e resine, che gli conferiscono una superficie spessa, ricordando vagamente il riquadro ingigantito di un supporto preparato per essere dipinto. Un lato del telone sembra sia stato immerso in una sorta di liquido lattiginoso che lo ha colorato di bianco, mentre dal lato opposto la vernice nera di cui è ricoperta la superficie ricorda, come densità e consistenza, la graniglia dell’asfalto. Questo imponente paravento è una quinta di teatro dalla quale ci si affaccia per veder cadere la notte in cascate. La sua funzione cambia quando, dall’interno degli spazi, si osserva l’intera installazione.

Da quest’altro punto di vista, dunque, il telone diventa uno spazio usato come schermo video per proiettare, su sfondo nero, immagini intermittenti di fiammelle e scintille provocate dai bastoncini di pirite, quelli che solitamente si usano durante le feste. Seguendo un estremo processo di minimalizzazione del concetto, l’artista lascia che le luci tremolanti assumano la forma metaforica delle costellazioni, costringendo lo spazio filmico al buio dell’infinito.
Un infinito senza più punti fissi. Un infinito che, ricordando i temi e i concerti cari all’artista, potrebbe anche ritrarre l’oscuro di qualche festa organizzata come un rave o come contorno a un dancefloor. L’aspetto sinistro di questa lettura plausibile è dato dalla colonna sonora che accompagna il video, lasciando aleggiare nell’aria la vertigine ipnotica che tende a rappresentare.

Al di là di questo video fluttuano, inarcandosi a partire dal muro, i due lavori Night Falls-Tired Shelf e Night Falls-Tired Shelf (Wide): tre lastre in alluminio inarcate e chine su loro stesse a causa del peso che sopportano e della sottigliezza che le caratterizza. Come vere e proprie cascate in notturna, quel che vedrete attraverso i loro riflessi è l’ombreggiatura stesa e plasmata sulle geometrie del buio.
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Naama Tsabar – Night Falls
a cura di Elena Bordignon
Galleria Pianissimo
Via Ventura, 5 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 12-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 022154514; info@pianissimo.it; www.pianissimo.it
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