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Stefano Bressani – Skultoflower
Il Museo del Parco di Portofino, Centro Internazionale di Scultura all’Aperto presieduto da Daniele Crippa, e curato da Serena Mormino, in collaborazione con Amarte, si arricchirà di un’altra importante opera scultorea di grandi dimensioni “SKULTOFLOWER” di Stefano Bressani
Comunicato stampa
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Sabato 24 Settembre 2016 il Museo del Parco di Portofino, Centro Internazionale di Scultura all’Aperto presieduto da Daniele Crippa, e curato da Serena Mormino, in collaborazione con Amarte, si arricchirà di un’altra importante opera scultorea di grandi dimensioni “SKULTOFLOWER” di Stefano Bressani
Bressani che il 2 Settembre scorso ha inaugurato la sua prima opera monumentale da esterno a Venezia, in occasione di OPEN 19 – Esposizione Internazionale di Scultura ed Installazioni, è stato premiato dalla giuria di Arte Laguna con il Premio Speciale Arte Laguna e sarà impegnato nella primavera 2017 con una mostra presso l’Arsenale di Venezia.
L’opera entrerà ufficialmente nella collezione permanente del Museo, accanto alle celebri opere di Alviani, Arman, Atchugarry, Angi, Beuyes, Basso, Ceccobelli, Chiari, Cogorno, Corner, Costa, Cracking Art Group, De Molfetta, Depero, Dorfles, Fiume, Fontana, Galliani, Guttuso, Kosice, Lodola, Marangoni, Marchegiani, Mondino, Patterson, Pignatelli, Polesello, Pomodoro, Man Ray, Rotella, Marco Nereo Rotelli, M. Thun, Vautier, Veronese, solo per citare alcune tra le oltre duecento opere presenti in questo prezioso scrigno di arte e natura.
Allegato testo critico
Eccomi, come sempre quando mi accingo a scrivere un testo critico o meglio a gettare emozioni, sensazioni e conoscenze come un fiume in piena, davanti ad un foglio bianco con la Mia penna e, questa volta, il contrasto con la contemporaneità e la tecnologia è ancora più forte… non la tastiera di un computer generazione 2.0, ma alla vecchia maniera scrivo, riprendo, correggo, aggiungo… di solito scrivo in piena notte, nel silenzio assoluto e ovattato; oggi, invece, c’è il sole, sono in compagnia della musica, musica alta, piena di energie, che arriva dal mio Ipod… almeno in questo sono contemporanea… mi immedesimo nello studio atelier di Stefano Bressani, in un palazzo storico dell’antica Pavia, tra colori vivaci, stoffe, la sua vespa d’epoca, presenza iconica del suo essere… ed ecco che le mie mani cuciono la sua arte con le parole…
Bressani, a chi ha la fortuna di conoscerlo profondamente, appare quasi surreale, come un personaggio di fantasia ma di una concretezza rara; l’amico immaginario che ognuno di noi vorrebbe; il protagonista maschile che non c’è, ma bisognerebbe aggiungere, nel romanzo “Alice nel Paese delle meraviglie”… il suo cilindro ci fa sorridere, i suoi colori ci ammaliano e fanno tornare il sereno nelle nostre menti e la sua tenacia, precisione, determinazione ci sorprendono e contagiano!
La sua arte attrae generazioni e culture diverse, è universale, facile da leggere nell’immediato, anche se ricca di simbologia che solo allo spettatore più attento è dato comprendere; dialoga benissimo ed efficacemente da sola con il suo interlocutore; ma con Bressani più che mai, il poter conoscere anche la persona che genera questa arte “fantastica” è determinante per poter entrare a far parte del suo mondo colorato.
Contaminazioni di tempi, di epoche storiche che grazie alla sua tecnica e alla sua indiscussa competenza e conoscenza artistica, grazie al suo innato senso di appartenenza al mondo, al miracolo della vita che, in quanto tale, non necessariamente deve essere collocata in un periodo, calendarizzata, sembra dialogare continuamente tra passato e presente. La sua passione per gli anni d’oro, per i decenni della Dolce Vita e della Pop Art, con il desiderio e necessità interiore della scoperta dell’ignoto, dell’evoluzione e del futuro, permettono alle sue opere di galleggiare magicamente nello spazio con infiniti viaggi nel tempo.
Opere di assoluta contemporaneità, dietro cui si nasconde una pregevole tecnica incisoria ormai quasi sconosciuta alle nuove generazioni; conoscenza del percorso americano della pop art, ma non affiancamento esclusivo a tale corrente; capacità fotografica e della sua scomposizione di immagine; ma anche tecnica di progettazione e di chirurgia plastica scultorea, fanno di Bressani punto di partenza per nuove forme di espressione artistica; in questo caso non rompe gli schemi della storia dell’arte ma, forse con ancora maggiore maestria, li scompone e li riassembla in qualcosa di assolutamente nuovo.
Bressani non è artefice e padre solo dei suoi quadri e dei suoi tessuti, ma anche della tecnica stessa che ha sapientemente elaborato negli anni, fino a renderla perfetta ed accademica.
Ogni sua opera cela segreti, nascosti dietro ogni colore, scelto non per caso o semplice armonia cromatica, ma con emozione, sensazione tattile, ispirazione e ricerca; segreti celati e fissati con la forza dei suoi chiodi, cuciti con le sue pennellate materiche nere che uniscono indissolubilmente ogni trama, ogni piega, ogni congiunzione… come fossero cicatrici del bello, della perfezione, rughe piene di vita, di consapevolezza, di forza che, con la loro fondamentale presenza, rendono tridimensionale l’opera, le danno vita, come fossero l’anima stessa della sua arte.
Le incoerenze della vita, le esperienze, i dolori sono ingredienti fondamentali nel percorso umano; appaiono spesso inutili e misteriose di primo acchito, ma costituiscono il labirinto che dobbiamo percorrere per arrivare ad essere ciò che siamo; ed ecco che i chiodi di Bressani simbolicamente tengono fortemente saldi attimi del vissuto ed, ancor più, le rughe nere delle sue opere ci appaiono come la strada percorsa e le scelte quotidiane essenziali per arrivare a scrivere la nostra esistenza.
Le sue incisioni contemporanee di tessuto rappresentano un contrasto assoluto ma altrettanto equilibrato tra l’Arte Povera della Venere degli stracci di Pistoletto, i chiodi di Aubertin, rovesciati perché essenziali e non violenti e la ricchezza della scuola maestra dei mosaici Bizantini… due epoche che grazie a Bressani vivono il contemporaneo ed il futuro; due scuole di eccellenza italiana nel mondo che si congiungono come in un viaggio nel tempo che solo un mano sapiente, come quella del sarto dell’arte, poteva rendere possibile.
Gioco continuo di superfici che aumentano e da tela diventano scultura per poi tornare, nel loro insieme, ad essere opere che anche all’occhio più esperto, da lontano appaiono lavori pittorici, lasciando l’emozione di sorpresa e stupore, ma mano che ci si accinge ad osservarle da vicino.
Sculture vestite, come le identifica ormai la storia dell’arte contemporanea, i lavori di Bressani congiungono tre mondi apparentemente diversi e distanti come quello di pittura, scultura ed architettura che, sapientemente, l’artista ci insegna, ci dimostra che possono coesistere su una stessa tela.
Se ci accingiamo ad “entrare” nelle sue opere, percorrendo le rughe nere, linee profonde come fossero gole e vallate tra i suoi paesaggi colorati, ecco che ci troviamo circondati da monumenti, grattacieli, monti, percorrendo strade talvolta lunghe e dirette verso la meta, spesso tortuose e ricche di deviazioni, di scelte da prendere, come in un labirinto in cui i colori ci possono certamente aiutare con un gioco di memoria visiva, ma anche sorprendere come accadde alla protagonista del Mago di Oz… perché per arrivare alla nostra essenza la vita ci impone decisioni, rinunce, convinzioni ed errori, percorsi talvolta assurdi ma che, insieme, compongono il nostro “io”.
Ed ecco che i colori di Bressani ci appagano lo spirito e cancellano inquietudini, come la magia di un arcobaleno, dandoci un senso di appartenenza al mondo che spesso nella frenesia della quotidianità e dei drammi della vita, ci sembra aver perso… come quando finisce un brano musicale… o ancora quando il sole sembra spegnersi oscurato da un forte temporale…
Entrare nel mondo colorato delle sue incisioni contemporanee, delle sue sculture vestite, ci consente di fare un altro viaggio fantastico nel tempo, nella dimensione, nella tecnica, scoprendo un mondo astratto sapientemente celato nelle rughe del figurativo, perché anche laddove tutto sembra scritto ed elementare, si nasconde sempre un’essenza più profonda, una necessità di ricerca. Proprio come i colori sono e generano luce ed energie, così l’Arte è vitamina ed energia fondamentale della nostra vita, comunicando ogni istante qualcosa di nuovo.
Stefano Bressani con “SKULTOFLOWER” non solo ha realizzato la sua prima opera monumentale da esterno, ma ha creato un fiore a dimostrazione che, anche dove impensabile, come sulle Fondamenta della Giudecca e del Molino Stucky, può nascere natura, possono nascere fiori eterni ed indistruttibili.
Un fiore sull’acqua, un “miracolo” che nemmeno Madre Natura era mai riuscita a compiere…
Perché l’Arte è anche questo!
Un fiore che racchiude elementi naturali, come il ferro che nasce nel terreno e che continua a vivere, trasformandosi nel tempo. Lo stelo del fiore di Bressani vive, si modifica, invecchia… come il nostro corpo che negli anni cambia, talvolta si “imbruttisce”… e ci ricorda che gli elementi essenziali della vita, del Tria Principia alchemico, filosofico e religioso, sono anche anima e spirito che rimangono inalterati negli anni, forse ancora più splendenti con la consapevolezza del vissuto, proprio come il cubo di Bressani, fiore sempre colorato, vivace e pieno di speranza ed energia.
Un fiore sull’acqua con un basamento che omaggia la tecnica costruttiva della città sulla Laguna e con una corolla di tessuto idrorepellente come simbolo di rispetto dell’elemento vitale, perché, in questo caso, il fiore di Bressani non ha bisogno di acqua per vivere, anzi la salvaguarda per lasciarla al terreno e restituirla alla natura.
Da Venezia a Portofino, o forse il contrario? Il fiore di Bressani non può che essere nato, almeno nel suo immaginario, nel suo pensiero e filosofia che per il tramite della sue mani diventano Arte, in un luogo incantato ove regna sovrana la natura… e lì torna…
Quale luogo più adatto, quale museo più coerente con il suo lavoro, quale ambiente migliore capace di dare vita eterna a “SKULTOFLOWER”, se non la collezione del Museo del Parco di Portofino…
La collezione museale è in un continuo ed importante arricchimento, affiancando sempre più la tradizione artistica italiana e straniera del Novecento all’arte di questo nuovo millennio, in un luogo dove la natura, unica vera sovrana del mondo, ha generosamente e sapientemente creato un luogo di rara bellezza e fascino.
L’intervento umano, in questo luogo incantato, difende la bellezza paesaggistica e culturale, offrendo al pubblico un’altra rara ricchezza… l’Arte. Nel corso di più di vent’anni è stato creato un connubio talmente perfetto tra vegetazione ed espressione artistica, da renderle un’unica identità, dimostrando che l’Arte ha una capacità quasi divina e, quindi, il dovere di rendere omaggio alla vita.
Serena Mormino
Curatrice Museo del Parco - Centro Internazionale di Scultura all'Aperto - Portofino
Presidente Associazione Culturale AMARTE
Bressani che il 2 Settembre scorso ha inaugurato la sua prima opera monumentale da esterno a Venezia, in occasione di OPEN 19 – Esposizione Internazionale di Scultura ed Installazioni, è stato premiato dalla giuria di Arte Laguna con il Premio Speciale Arte Laguna e sarà impegnato nella primavera 2017 con una mostra presso l’Arsenale di Venezia.
L’opera entrerà ufficialmente nella collezione permanente del Museo, accanto alle celebri opere di Alviani, Arman, Atchugarry, Angi, Beuyes, Basso, Ceccobelli, Chiari, Cogorno, Corner, Costa, Cracking Art Group, De Molfetta, Depero, Dorfles, Fiume, Fontana, Galliani, Guttuso, Kosice, Lodola, Marangoni, Marchegiani, Mondino, Patterson, Pignatelli, Polesello, Pomodoro, Man Ray, Rotella, Marco Nereo Rotelli, M. Thun, Vautier, Veronese, solo per citare alcune tra le oltre duecento opere presenti in questo prezioso scrigno di arte e natura.
Allegato testo critico
Eccomi, come sempre quando mi accingo a scrivere un testo critico o meglio a gettare emozioni, sensazioni e conoscenze come un fiume in piena, davanti ad un foglio bianco con la Mia penna e, questa volta, il contrasto con la contemporaneità e la tecnologia è ancora più forte… non la tastiera di un computer generazione 2.0, ma alla vecchia maniera scrivo, riprendo, correggo, aggiungo… di solito scrivo in piena notte, nel silenzio assoluto e ovattato; oggi, invece, c’è il sole, sono in compagnia della musica, musica alta, piena di energie, che arriva dal mio Ipod… almeno in questo sono contemporanea… mi immedesimo nello studio atelier di Stefano Bressani, in un palazzo storico dell’antica Pavia, tra colori vivaci, stoffe, la sua vespa d’epoca, presenza iconica del suo essere… ed ecco che le mie mani cuciono la sua arte con le parole…
Bressani, a chi ha la fortuna di conoscerlo profondamente, appare quasi surreale, come un personaggio di fantasia ma di una concretezza rara; l’amico immaginario che ognuno di noi vorrebbe; il protagonista maschile che non c’è, ma bisognerebbe aggiungere, nel romanzo “Alice nel Paese delle meraviglie”… il suo cilindro ci fa sorridere, i suoi colori ci ammaliano e fanno tornare il sereno nelle nostre menti e la sua tenacia, precisione, determinazione ci sorprendono e contagiano!
La sua arte attrae generazioni e culture diverse, è universale, facile da leggere nell’immediato, anche se ricca di simbologia che solo allo spettatore più attento è dato comprendere; dialoga benissimo ed efficacemente da sola con il suo interlocutore; ma con Bressani più che mai, il poter conoscere anche la persona che genera questa arte “fantastica” è determinante per poter entrare a far parte del suo mondo colorato.
Contaminazioni di tempi, di epoche storiche che grazie alla sua tecnica e alla sua indiscussa competenza e conoscenza artistica, grazie al suo innato senso di appartenenza al mondo, al miracolo della vita che, in quanto tale, non necessariamente deve essere collocata in un periodo, calendarizzata, sembra dialogare continuamente tra passato e presente. La sua passione per gli anni d’oro, per i decenni della Dolce Vita e della Pop Art, con il desiderio e necessità interiore della scoperta dell’ignoto, dell’evoluzione e del futuro, permettono alle sue opere di galleggiare magicamente nello spazio con infiniti viaggi nel tempo.
Opere di assoluta contemporaneità, dietro cui si nasconde una pregevole tecnica incisoria ormai quasi sconosciuta alle nuove generazioni; conoscenza del percorso americano della pop art, ma non affiancamento esclusivo a tale corrente; capacità fotografica e della sua scomposizione di immagine; ma anche tecnica di progettazione e di chirurgia plastica scultorea, fanno di Bressani punto di partenza per nuove forme di espressione artistica; in questo caso non rompe gli schemi della storia dell’arte ma, forse con ancora maggiore maestria, li scompone e li riassembla in qualcosa di assolutamente nuovo.
Bressani non è artefice e padre solo dei suoi quadri e dei suoi tessuti, ma anche della tecnica stessa che ha sapientemente elaborato negli anni, fino a renderla perfetta ed accademica.
Ogni sua opera cela segreti, nascosti dietro ogni colore, scelto non per caso o semplice armonia cromatica, ma con emozione, sensazione tattile, ispirazione e ricerca; segreti celati e fissati con la forza dei suoi chiodi, cuciti con le sue pennellate materiche nere che uniscono indissolubilmente ogni trama, ogni piega, ogni congiunzione… come fossero cicatrici del bello, della perfezione, rughe piene di vita, di consapevolezza, di forza che, con la loro fondamentale presenza, rendono tridimensionale l’opera, le danno vita, come fossero l’anima stessa della sua arte.
Le incoerenze della vita, le esperienze, i dolori sono ingredienti fondamentali nel percorso umano; appaiono spesso inutili e misteriose di primo acchito, ma costituiscono il labirinto che dobbiamo percorrere per arrivare ad essere ciò che siamo; ed ecco che i chiodi di Bressani simbolicamente tengono fortemente saldi attimi del vissuto ed, ancor più, le rughe nere delle sue opere ci appaiono come la strada percorsa e le scelte quotidiane essenziali per arrivare a scrivere la nostra esistenza.
Le sue incisioni contemporanee di tessuto rappresentano un contrasto assoluto ma altrettanto equilibrato tra l’Arte Povera della Venere degli stracci di Pistoletto, i chiodi di Aubertin, rovesciati perché essenziali e non violenti e la ricchezza della scuola maestra dei mosaici Bizantini… due epoche che grazie a Bressani vivono il contemporaneo ed il futuro; due scuole di eccellenza italiana nel mondo che si congiungono come in un viaggio nel tempo che solo un mano sapiente, come quella del sarto dell’arte, poteva rendere possibile.
Gioco continuo di superfici che aumentano e da tela diventano scultura per poi tornare, nel loro insieme, ad essere opere che anche all’occhio più esperto, da lontano appaiono lavori pittorici, lasciando l’emozione di sorpresa e stupore, ma mano che ci si accinge ad osservarle da vicino.
Sculture vestite, come le identifica ormai la storia dell’arte contemporanea, i lavori di Bressani congiungono tre mondi apparentemente diversi e distanti come quello di pittura, scultura ed architettura che, sapientemente, l’artista ci insegna, ci dimostra che possono coesistere su una stessa tela.
Se ci accingiamo ad “entrare” nelle sue opere, percorrendo le rughe nere, linee profonde come fossero gole e vallate tra i suoi paesaggi colorati, ecco che ci troviamo circondati da monumenti, grattacieli, monti, percorrendo strade talvolta lunghe e dirette verso la meta, spesso tortuose e ricche di deviazioni, di scelte da prendere, come in un labirinto in cui i colori ci possono certamente aiutare con un gioco di memoria visiva, ma anche sorprendere come accadde alla protagonista del Mago di Oz… perché per arrivare alla nostra essenza la vita ci impone decisioni, rinunce, convinzioni ed errori, percorsi talvolta assurdi ma che, insieme, compongono il nostro “io”.
Ed ecco che i colori di Bressani ci appagano lo spirito e cancellano inquietudini, come la magia di un arcobaleno, dandoci un senso di appartenenza al mondo che spesso nella frenesia della quotidianità e dei drammi della vita, ci sembra aver perso… come quando finisce un brano musicale… o ancora quando il sole sembra spegnersi oscurato da un forte temporale…
Entrare nel mondo colorato delle sue incisioni contemporanee, delle sue sculture vestite, ci consente di fare un altro viaggio fantastico nel tempo, nella dimensione, nella tecnica, scoprendo un mondo astratto sapientemente celato nelle rughe del figurativo, perché anche laddove tutto sembra scritto ed elementare, si nasconde sempre un’essenza più profonda, una necessità di ricerca. Proprio come i colori sono e generano luce ed energie, così l’Arte è vitamina ed energia fondamentale della nostra vita, comunicando ogni istante qualcosa di nuovo.
Stefano Bressani con “SKULTOFLOWER” non solo ha realizzato la sua prima opera monumentale da esterno, ma ha creato un fiore a dimostrazione che, anche dove impensabile, come sulle Fondamenta della Giudecca e del Molino Stucky, può nascere natura, possono nascere fiori eterni ed indistruttibili.
Un fiore sull’acqua, un “miracolo” che nemmeno Madre Natura era mai riuscita a compiere…
Perché l’Arte è anche questo!
Un fiore che racchiude elementi naturali, come il ferro che nasce nel terreno e che continua a vivere, trasformandosi nel tempo. Lo stelo del fiore di Bressani vive, si modifica, invecchia… come il nostro corpo che negli anni cambia, talvolta si “imbruttisce”… e ci ricorda che gli elementi essenziali della vita, del Tria Principia alchemico, filosofico e religioso, sono anche anima e spirito che rimangono inalterati negli anni, forse ancora più splendenti con la consapevolezza del vissuto, proprio come il cubo di Bressani, fiore sempre colorato, vivace e pieno di speranza ed energia.
Un fiore sull’acqua con un basamento che omaggia la tecnica costruttiva della città sulla Laguna e con una corolla di tessuto idrorepellente come simbolo di rispetto dell’elemento vitale, perché, in questo caso, il fiore di Bressani non ha bisogno di acqua per vivere, anzi la salvaguarda per lasciarla al terreno e restituirla alla natura.
Da Venezia a Portofino, o forse il contrario? Il fiore di Bressani non può che essere nato, almeno nel suo immaginario, nel suo pensiero e filosofia che per il tramite della sue mani diventano Arte, in un luogo incantato ove regna sovrana la natura… e lì torna…
Quale luogo più adatto, quale museo più coerente con il suo lavoro, quale ambiente migliore capace di dare vita eterna a “SKULTOFLOWER”, se non la collezione del Museo del Parco di Portofino…
La collezione museale è in un continuo ed importante arricchimento, affiancando sempre più la tradizione artistica italiana e straniera del Novecento all’arte di questo nuovo millennio, in un luogo dove la natura, unica vera sovrana del mondo, ha generosamente e sapientemente creato un luogo di rara bellezza e fascino.
L’intervento umano, in questo luogo incantato, difende la bellezza paesaggistica e culturale, offrendo al pubblico un’altra rara ricchezza… l’Arte. Nel corso di più di vent’anni è stato creato un connubio talmente perfetto tra vegetazione ed espressione artistica, da renderle un’unica identità, dimostrando che l’Arte ha una capacità quasi divina e, quindi, il dovere di rendere omaggio alla vita.
Serena Mormino
Curatrice Museo del Parco - Centro Internazionale di Scultura all'Aperto - Portofino
Presidente Associazione Culturale AMARTE
24
settembre 2016
Stefano Bressani – Skultoflower
Dal 24 settembre al 31 ottobre 2016
arte contemporanea
presentazione
incontro - conferenza
presentazione
incontro - conferenza
Location
MUSEO DEL PARCO
Portofino, Molo Umberto I, (Genova)
Portofino, Molo Umberto I, (Genova)
Orario di apertura
da mercoledì a lunedì ore 10-13 e 15-19
Vernissage
24 Settembre 2016, ore 18.30
Autore
Curatore