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Osvaldo Licini – Ritratti di Famiglia
In mostra alcuni ritratti degli anni dieci e venti, uno dei quali esposto per la prima volta, che costituiscono una mappatura degli affetti più cari di Licini e insieme un excursus delle sperimentazioni svolte nella fase figurativa, prima del volo verso l’astrazione.
Comunicato stampa
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Nella programma di esposizioni messo a punto dal Centro Studi Osvaldo Licini per approfondire la conoscenza dell’artista, la mostra propone alcuni ritratti che costituiscono una mappatura degli affetti più cari di Osvaldo e insieme un excursus delle sperimentazioni, di quegli “studi” – come li definisce nel Questionario Scheiwiller del 1929– che caratterizzano la fase figurativa, prima del volo verso l’astrazione. Grazie alla determinante collaborazione degli eredi Lorenzo e Silvia Licini, sarà possibile vedere opere rimaste nel tempo di proprietà della famiglia ed esposte in poche occasioni. “I ritratti di Filippo, Amedea, Esmeralda e Beatrice presenti in questa mostra – scrive Lorenzo Licini, nipote dell’artista, nel Quaderno Liciniano che accompagna l’esposizione - sono anche i ritratti di alcuni componenti della mia famiglia: non posso quindi nascondere il particolare coinvolgimento personale che ho sentito, con mia madre, quando siamo stati invitati a collaborare a questa iniziativa. Gli stessi ritratti, d’altra parte, offrono anche lo spunto per affrontare aspetti forse meno noti della vita familiare di Osvaldo.”
La punta di diamante dell’esposizione è "Ritratto del nonno Filippo", la prima opera del corpus liciniano, risalente al 1908, anno di iscrizione all’Accademia di Bologna, pubblicato nel catalogo di Marchiori del 1968 in bianco e nero e mai esposto finora, recentemente restaurato. Non fu è un caso che il giovane Osvaldo decidesse di ritrarre proprio il nonno paterno, perché quando la sua famiglia poco dopo la sua nascita si era trasferita a Parigi, lui era rimasto al paese natio ed era cresciuto nella casa del nonno Filippo, dove era nato, dove avrebbe trascorso la sua esistenza e dove sarebbe morto nel 1958. Il dipinto di esordio rivela l’abilità e la precoce maturità sul piano pittorico del quattordicenne Osvaldo.
Non poteva mancare nel breve ma significativo percorso espositivo l’"Autoritratto" del 1913, realizzato in quel biennio definito da Licini del “primitivismo fantastico” e corrispondente alla sua fase futurista, esposto alla collettiva tenutasi il 21 e 22 marzo 1914 nei sotterranei dell’Hotel Baglioni di Bologna, dipinto che rimanda alla pittura fauve, espressione visiva dei "Racconti di Bruto", scritti nello stesso anno.
Durante i soggiorni parigini agli inizi degli anni venti Licini aveva immortalato la bellezza della sorella Esmeralda, nata nella Ville Lumière nel 1896 e ballerina dell’Opéra, e il fascino e l’eleganza di sua madre Amedea Corazza, bolognese d’origine, sposatasi nel 1893 nella sua città con Vincenzo Licini, con lui trasferitasi nelle Marche e poi nella capitale francese dove avrebbe lavorato come modista. Riguardo al "Ritratto della sorella" del 1921 Marchiori nella monografia liciniana scrisse che “per chiarezza di sintesi, a piani semplificati, e per vigore di espressione, si riallaccia direttamente all’arte di Matisse”. L’intenso "Ritratto della madre con la mano sulla guancia" del 1923 richiama nella posa pensosa e nello sguardo vellutato i tipi femminili di Renoir, uno degli artisti prediletti da Licini.
Tra i “Ritratti di famiglia” anche le donne della sua vita: il sensuale "Ritratto di Nanny", la pittrice svedese conosciuta a Parigi e divenuta sua moglie, in cui la linea matissiana flessuosa, spezzata, incisiva, domina con tutto il suo vitalismo. Se Nanny adotterà Caterina Celi, rimasta orfana alla nascita nel 1940, e la piccola crescerà con i coniugi Licini, Osvaldo nel 1943 riconoscerà come suo unico figlio Paolo, nato nel 1917 da una breve ma intensa relazione tra l’artista e la crocerossina svizzera Beatrice Müller, conosciuta durante la degenza all’ospedale militare di Firenze dopo il ferimento al fronte sul Podgora. Non avendo Licini realizzato alcun ritratto della bella e raffinata madre di suo figlio, se ne propone uno in mostra eseguito nel 1929 dal pittore Giovanni Costetti, tra i più importanti artisti del ‘900 toscano.
La punta di diamante dell’esposizione è "Ritratto del nonno Filippo", la prima opera del corpus liciniano, risalente al 1908, anno di iscrizione all’Accademia di Bologna, pubblicato nel catalogo di Marchiori del 1968 in bianco e nero e mai esposto finora, recentemente restaurato. Non fu è un caso che il giovane Osvaldo decidesse di ritrarre proprio il nonno paterno, perché quando la sua famiglia poco dopo la sua nascita si era trasferita a Parigi, lui era rimasto al paese natio ed era cresciuto nella casa del nonno Filippo, dove era nato, dove avrebbe trascorso la sua esistenza e dove sarebbe morto nel 1958. Il dipinto di esordio rivela l’abilità e la precoce maturità sul piano pittorico del quattordicenne Osvaldo.
Non poteva mancare nel breve ma significativo percorso espositivo l’"Autoritratto" del 1913, realizzato in quel biennio definito da Licini del “primitivismo fantastico” e corrispondente alla sua fase futurista, esposto alla collettiva tenutasi il 21 e 22 marzo 1914 nei sotterranei dell’Hotel Baglioni di Bologna, dipinto che rimanda alla pittura fauve, espressione visiva dei "Racconti di Bruto", scritti nello stesso anno.
Durante i soggiorni parigini agli inizi degli anni venti Licini aveva immortalato la bellezza della sorella Esmeralda, nata nella Ville Lumière nel 1896 e ballerina dell’Opéra, e il fascino e l’eleganza di sua madre Amedea Corazza, bolognese d’origine, sposatasi nel 1893 nella sua città con Vincenzo Licini, con lui trasferitasi nelle Marche e poi nella capitale francese dove avrebbe lavorato come modista. Riguardo al "Ritratto della sorella" del 1921 Marchiori nella monografia liciniana scrisse che “per chiarezza di sintesi, a piani semplificati, e per vigore di espressione, si riallaccia direttamente all’arte di Matisse”. L’intenso "Ritratto della madre con la mano sulla guancia" del 1923 richiama nella posa pensosa e nello sguardo vellutato i tipi femminili di Renoir, uno degli artisti prediletti da Licini.
Tra i “Ritratti di famiglia” anche le donne della sua vita: il sensuale "Ritratto di Nanny", la pittrice svedese conosciuta a Parigi e divenuta sua moglie, in cui la linea matissiana flessuosa, spezzata, incisiva, domina con tutto il suo vitalismo. Se Nanny adotterà Caterina Celi, rimasta orfana alla nascita nel 1940, e la piccola crescerà con i coniugi Licini, Osvaldo nel 1943 riconoscerà come suo unico figlio Paolo, nato nel 1917 da una breve ma intensa relazione tra l’artista e la crocerossina svizzera Beatrice Müller, conosciuta durante la degenza all’ospedale militare di Firenze dopo il ferimento al fronte sul Podgora. Non avendo Licini realizzato alcun ritratto della bella e raffinata madre di suo figlio, se ne propone uno in mostra eseguito nel 1929 dal pittore Giovanni Costetti, tra i più importanti artisti del ‘900 toscano.
30
aprile 2016
Osvaldo Licini – Ritratti di Famiglia
Dal 30 aprile al 10 luglio 2016
arte moderna e contemporanea
Location
MUSEO CASA LICINI – CENTRO STUDI OSVALDO LICINI
Monte Vidon Corrado, Corso G.Garibaldi, 3, (Ascoli Piceno)
Monte Vidon Corrado, Corso G.Garibaldi, 3, (Ascoli Piceno)
Biglietti
intero € 4, ridotto € 3 comprensivo della visita alla casa museo
Orario di apertura
sabato e domenica ore 16.30 - 18.30
Vernissage
30 Aprile 2016, ore 17
Autore
Curatore