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10
aprile 2009
fino all’11.IV.2009 Osservatorio Roma, Wunderkammern
roma
Nell’anno di Galileo, sei artisti gli rendono omaggio. Ciascuno, con la propria sensibilità e con il media che gli è congeniale, restituisce una personale espressione del concetto di osservazione. In senso molto lato...
Già dalla strada, attraverso l’ampia vetrata, si possono intravedere alcuni lavori. Opere disseminate negli ambienti della galleria, che vuole mantenere un misto tra spazio espositivo e abitazione. Così i lavori si confondono con poltrone, lampade, sgabelli, tavoli e sedie. Alcuni oggetti si mescolano con quelli creati da designer. Un simile allestimento permette inoltre di prefigurare come ogni lavoro possa trovare una facile collocazione in appartamento.
L’omaggio a Galileo è reso perché nel 1609 lo studioso perfezionò il cannocchiale. Le diverse accezioni che l’azione del guardare può avere hanno fornito lo spunto intorno al quale si è costruita la mostra. Ciascuno dei sei artisti invitati ha così risposto con il proprio linguaggio.
Simona Frillici, con Rosso, scruta le notizie di cronaca nera che vedono tristemente coinvolti i bambini. E il torto fatto loro è raccontato con un’installazione costruita con un bambolotto scomposto, avvolto in una garza che, contemporaneamente, vela e svela; per chi vuole vedere con più chiarezza, una scarna lampadina poggiata a terra fiocamente illumina la scena.
Sempre con un’installazione, frutto di una performance, si esprime Anton Roca (Osservatorio sul mondo e osservatorio corpo): seduto in alto o appollaiato su una sedia da lui stesso intagliata su un elevato piedistallo, osserva il mondo e, nello specifico, guarda (in un video) la sofferenza di uno zio costretto a letto e prossimo alla morte.
Totalmente orientata all’osservazione delle emozioni che i suoi Bubbles suscitano, Anette Haas realizza un paio di grandi dischi in stoffa sui quali stende colori fluidi, che si fondono e creano nuove sfumature, rese rilucenti dalla cera utilizzata con lo stesso procedimento dell’encausto, ottenendo l’effetto di bolle di sapone o di pianeti sospesi nell’universo.
Il grande e trasparente “sole” di Gianni Piacentini (De nucleare (il grave)) trova la propria sistemazione in giardino. Risultante da un’azione performativa, originariamente era una lastra di vetro che l’artista ha mandato in frantumi lasciandovi cadere sopra una pigna. Gli spicchi di vetro, come petali, sono stati rimontati a raggiera, partendo dalla circonferenza esterna dell’iniziale lastra, al cui centro, a memoria dell’atto, c’è la pigna.
Indagando sull’ambiguità del reale e del falso, Franco Ottavianelli (Gemina), in una stanza della cantina, costruisce due piccoli tralicci o torri d’osservazione, in ferro e perspex. Colpiti dalla luce, riflettono la propria ombra, che quasi si sovrappone all’oggetto reale.
Per Gianfranco Grosso (Anthropomorphic), invece, l’osservazione si traduce nel riservare una grande attenzione ai dettagli, a quei particolari che distrattamente sfuggono. Così, un semplice pezzo di gomma nera in realtà ha sembianze umane, e intorno a esso l’artista costruisce tutto l’apparato: un piccolo quadro con una cornice dorata e velluto rosso, sul quale è adagiato l’object trouvé.
L’omaggio a Galileo è reso perché nel 1609 lo studioso perfezionò il cannocchiale. Le diverse accezioni che l’azione del guardare può avere hanno fornito lo spunto intorno al quale si è costruita la mostra. Ciascuno dei sei artisti invitati ha così risposto con il proprio linguaggio.
Simona Frillici, con Rosso, scruta le notizie di cronaca nera che vedono tristemente coinvolti i bambini. E il torto fatto loro è raccontato con un’installazione costruita con un bambolotto scomposto, avvolto in una garza che, contemporaneamente, vela e svela; per chi vuole vedere con più chiarezza, una scarna lampadina poggiata a terra fiocamente illumina la scena.
Sempre con un’installazione, frutto di una performance, si esprime Anton Roca (Osservatorio sul mondo e osservatorio corpo): seduto in alto o appollaiato su una sedia da lui stesso intagliata su un elevato piedistallo, osserva il mondo e, nello specifico, guarda (in un video) la sofferenza di uno zio costretto a letto e prossimo alla morte.
Totalmente orientata all’osservazione delle emozioni che i suoi Bubbles suscitano, Anette Haas realizza un paio di grandi dischi in stoffa sui quali stende colori fluidi, che si fondono e creano nuove sfumature, rese rilucenti dalla cera utilizzata con lo stesso procedimento dell’encausto, ottenendo l’effetto di bolle di sapone o di pianeti sospesi nell’universo.
Il grande e trasparente “sole” di Gianni Piacentini (De nucleare (il grave)) trova la propria sistemazione in giardino. Risultante da un’azione performativa, originariamente era una lastra di vetro che l’artista ha mandato in frantumi lasciandovi cadere sopra una pigna. Gli spicchi di vetro, come petali, sono stati rimontati a raggiera, partendo dalla circonferenza esterna dell’iniziale lastra, al cui centro, a memoria dell’atto, c’è la pigna.
Indagando sull’ambiguità del reale e del falso, Franco Ottavianelli (Gemina), in una stanza della cantina, costruisce due piccoli tralicci o torri d’osservazione, in ferro e perspex. Colpiti dalla luce, riflettono la propria ombra, che quasi si sovrappone all’oggetto reale.
Per Gianfranco Grosso (Anthropomorphic), invece, l’osservazione si traduce nel riservare una grande attenzione ai dettagli, a quei particolari che distrattamente sfuggono. Così, un semplice pezzo di gomma nera in realtà ha sembianze umane, e intorno a esso l’artista costruisce tutto l’apparato: un piccolo quadro con una cornice dorata e velluto rosso, sul quale è adagiato l’object trouvé.
daniela trincia
mostra visitata l’8 aprile 2009
dal 28 marzo all’undici aprile 2009
Osservatorio. Omaggio a Galileo Galilei
a cura di Manuela De Leonardis
Wunderkammern
Via Serbelloni, 124 (zona Torpignattara) – 00176 Roma
Orario: lunedì e mercoledì ore 17-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0686903806; mob. +39 3479044911;postmaster@wunderkammern.net; www.wunderkammern.net
[exibart]