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Enzo Montagna – Chakipà
Una mostra d’arte contemporanea,il racconto di un viaggio. L’artista Enzo Montagna e la storica dell’arte Francesca Rizzo raccontano il Sudamerica dopo due mesi di viaggio tra arte e umanità. Le grandi tele di Montagna per un mese nella millenaria pieve di Nanto.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Prima tappa della mostra itinerante con le opere dell’artista Enzo Montagna
CHAKIPA’
I weekend di maggio nella millenaria pieve di Nanto
“Chakipà”, una mostra d’arte contemporanea, il racconto di un viaggio dalla costa alle Ande peruviane, un momento di scambio e di dibattito, un gesto concreto per i volontari italiani in Perù. L’artista vicentino Enzo Montagna e la storica dell’arte Francesca Rizzo raccontano il Sud America attraverso l’arte.
LA MOSTRA
Nell’antica pieve di Nanto verranno ospitate per un mese le grandi tele dell’artista vicentino Enzo Montagna. Nelle Ande i forti colori e i contrasti sono accompagnati dalla grandezza del silenzio e dalle tracce di antiche civiltà. L’arte di Enzo Montagna vuole tentare un dialogo, come i primitivi, tra il sistema della natura, del rito e l’organizzazione sociale. Il dato reale viene trasfigurato in un paesaggio interiore, molto piu’ forte di una rappresentazione veritiera della realta’: sono i colori, la materia, i graffi e gli strappi che urlano giustizia. Montagna occupa, abita le superfici, gioca con i colori e le diverse materie. I grafismi sono tatuaggi, segni che parlano di vita vissuta, partecipata. Sono i segni di un uomo commosso davanti alle ingiustizie. L’arte si fa quindi espressione, semplice e sincera, di un pensiero complesso. E’ l'ultimo tentativo di rendere contemporanea un'arte antica, fatta di segni. Si ritrovano rimandi ai colori della terra, ai riquadri dei campi, alle porte polverose e variopinte. Le case di terra rossa e paglia hanno sempre una porta, mezza distrutta, verniciata, scrostasta, verde, azzurra, sporca o lucidata, con grossi lucchetti che la tengono chiusa mentre tutt’intorno vi sono brecce e buchi. L’impatto visivo e’ molto forte. Le porte chiudono, proteggono ma anche si spalancano per accogliere e creare motivo di condivisione, di dialogo, di scandalo.
Oltre alle tele verrà presentanto il “Diario artistico di viaggio”, realizzato durante il viaggio in Perù, il cui ricavato di vendita andrà devoluto interamente ai volontari dell’Operazione Mato Grosso, di cui i figli dell’artista fanno parte.
Il catalogo presente in mostra, con testo critico e stampa delle opere, è realizzato a mano con la carta di puro cotone di Chimbote, a nord del Perù.
L’artista
Enzo e' un artista sempre alla ricerca e in continua sfida emotiva. Dall’America latina ha assorbito il colore e il calore della terra. La curiosità e il disiderio di contemplare le diversità, conducono Montagna ad accostare alle ocre anche gli alfabeti, le composizioni numeriche, le grafie di popoli lontani. La vera scuola, allora, diventa proprio questo continuo scambio culturale affiancato alle relazioni con i maestri dell’arte -Burri,Tàpies, Afro- e con gli amici artisti. Di conseguenza, per Enzo l’arte non può che essere anche ‘errore’. La ricerca espressiva di Enzo Montagna nasce innanzitutto dal mondo della scultura. Da sempre lo accompagna l’amore per la materia – misura – mater – madre. Nelle sue calde composizioni compaiono spesso sacchi di juta, tele di organizzazioni umanitarie, cartoni sudamericani. Non si tratta di un attacco alla pittura, ma della sostituzione dei materiali della pittura. La materia del sacco, infatti, è qualità pittorica e cromatica di per sé stessa, senza velature, senza vernici, trasformata solo dai segni del tempo. L’oggetto porta in sè una storia – come sostenevano già i cubisti con i collage- ci parla di un ricordo e ci sollecita a pensare a tutto ciò che è avvenuto prima che fosse definitivamente fissato nell’opera d’arte. Ma le opere di Montagna non vogliono e non devono rappresentare nulla. Molte non portano neanche un titolo. “Perché a una pittura che si è liberata dal soggetto, vogliamo imporgliene uno?”.L’amore per l’arte non può esistere senza il piacere della condivisione. Mentre l’arte figurativa ricrea una situazione, l’astratto dà invece l’emozione di quella situazione. Fare arte significa quindi dare forma alle proprie emozioni. “Come nella vita anche nell’arte c’è da fare fatica”- dice l’artista- “nell’informale non propongo una soluzione definitiva ma una proposta in continuo divenire”. Un’arte semplice, ricca di energia e aperta al dialogo. Le opere di Enzo Montagna diventano quindi un’occasione per gustare, con tutti i sensi, terre calde dal sapore di caffè, scambi da un angolo all’altro del mondo.
La curatrice
Francesca Rizzo è storica dell’arte ricercatrice presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, ha preso parte al viaggio in Perù accompagnando per due mesi l’artista Enzo Montagna e seguendone la ricerca artista.
CHAKIPA’
I weekend di maggio nella millenaria pieve di Nanto
“Chakipà”, una mostra d’arte contemporanea, il racconto di un viaggio dalla costa alle Ande peruviane, un momento di scambio e di dibattito, un gesto concreto per i volontari italiani in Perù. L’artista vicentino Enzo Montagna e la storica dell’arte Francesca Rizzo raccontano il Sud America attraverso l’arte.
LA MOSTRA
Nell’antica pieve di Nanto verranno ospitate per un mese le grandi tele dell’artista vicentino Enzo Montagna. Nelle Ande i forti colori e i contrasti sono accompagnati dalla grandezza del silenzio e dalle tracce di antiche civiltà. L’arte di Enzo Montagna vuole tentare un dialogo, come i primitivi, tra il sistema della natura, del rito e l’organizzazione sociale. Il dato reale viene trasfigurato in un paesaggio interiore, molto piu’ forte di una rappresentazione veritiera della realta’: sono i colori, la materia, i graffi e gli strappi che urlano giustizia. Montagna occupa, abita le superfici, gioca con i colori e le diverse materie. I grafismi sono tatuaggi, segni che parlano di vita vissuta, partecipata. Sono i segni di un uomo commosso davanti alle ingiustizie. L’arte si fa quindi espressione, semplice e sincera, di un pensiero complesso. E’ l'ultimo tentativo di rendere contemporanea un'arte antica, fatta di segni. Si ritrovano rimandi ai colori della terra, ai riquadri dei campi, alle porte polverose e variopinte. Le case di terra rossa e paglia hanno sempre una porta, mezza distrutta, verniciata, scrostasta, verde, azzurra, sporca o lucidata, con grossi lucchetti che la tengono chiusa mentre tutt’intorno vi sono brecce e buchi. L’impatto visivo e’ molto forte. Le porte chiudono, proteggono ma anche si spalancano per accogliere e creare motivo di condivisione, di dialogo, di scandalo.
Oltre alle tele verrà presentanto il “Diario artistico di viaggio”, realizzato durante il viaggio in Perù, il cui ricavato di vendita andrà devoluto interamente ai volontari dell’Operazione Mato Grosso, di cui i figli dell’artista fanno parte.
Il catalogo presente in mostra, con testo critico e stampa delle opere, è realizzato a mano con la carta di puro cotone di Chimbote, a nord del Perù.
L’artista
Enzo e' un artista sempre alla ricerca e in continua sfida emotiva. Dall’America latina ha assorbito il colore e il calore della terra. La curiosità e il disiderio di contemplare le diversità, conducono Montagna ad accostare alle ocre anche gli alfabeti, le composizioni numeriche, le grafie di popoli lontani. La vera scuola, allora, diventa proprio questo continuo scambio culturale affiancato alle relazioni con i maestri dell’arte -Burri,Tàpies, Afro- e con gli amici artisti. Di conseguenza, per Enzo l’arte non può che essere anche ‘errore’. La ricerca espressiva di Enzo Montagna nasce innanzitutto dal mondo della scultura. Da sempre lo accompagna l’amore per la materia – misura – mater – madre. Nelle sue calde composizioni compaiono spesso sacchi di juta, tele di organizzazioni umanitarie, cartoni sudamericani. Non si tratta di un attacco alla pittura, ma della sostituzione dei materiali della pittura. La materia del sacco, infatti, è qualità pittorica e cromatica di per sé stessa, senza velature, senza vernici, trasformata solo dai segni del tempo. L’oggetto porta in sè una storia – come sostenevano già i cubisti con i collage- ci parla di un ricordo e ci sollecita a pensare a tutto ciò che è avvenuto prima che fosse definitivamente fissato nell’opera d’arte. Ma le opere di Montagna non vogliono e non devono rappresentare nulla. Molte non portano neanche un titolo. “Perché a una pittura che si è liberata dal soggetto, vogliamo imporgliene uno?”.L’amore per l’arte non può esistere senza il piacere della condivisione. Mentre l’arte figurativa ricrea una situazione, l’astratto dà invece l’emozione di quella situazione. Fare arte significa quindi dare forma alle proprie emozioni. “Come nella vita anche nell’arte c’è da fare fatica”- dice l’artista- “nell’informale non propongo una soluzione definitiva ma una proposta in continuo divenire”. Un’arte semplice, ricca di energia e aperta al dialogo. Le opere di Enzo Montagna diventano quindi un’occasione per gustare, con tutti i sensi, terre calde dal sapore di caffè, scambi da un angolo all’altro del mondo.
La curatrice
Francesca Rizzo è storica dell’arte ricercatrice presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, ha preso parte al viaggio in Perù accompagnando per due mesi l’artista Enzo Montagna e seguendone la ricerca artista.
09
maggio 2015
Enzo Montagna – Chakipà
Dal 09 al 31 maggio 2015
arte contemporanea
Location
ANTICA PIEVE DI NANTO
Castegnero, Via Chiesa Vecchia, 4, (Vicenza)
Castegnero, Via Chiesa Vecchia, 4, (Vicenza)
Orario di apertura
sabato ore 15-19, domenica ore 10-12 e 15-19
Vernissage
9 Maggio 2015, h 17,00
Autore
Curatore