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David Paolinetti – Heavenly Creatures
La mostra, curata da Alessandro Romanini, offre al giovane artista versiliese la possibilità di presentare le ultime creazioni plastiche e una serie di disegni a corredo. Creazioni che testimoniano la coerente e inesausta ricerca dell’artista, giocata sul filo di una sapiente saldatura fra tradizione e innovazione.
Comunicato stampa
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La mostra di David Paolinetti “Heavenly Creatures”, è stata inaugurata sabato 24 agosto alle ore 19:00 a Pietrasanta presso Palazzo Panichi, all’interno del programma Pietrasanta Contemporanea promossa dal Comune di Pietrasanta in collaborazione con la Fondazione Centro Arti Visive.
La mostra, curata da Alessandro Romanini, offre al giovane artista versiliese la possibilità di presentare le ultime creazioni plastiche e una serie di disegni a corredo. Creazioni che testimoniano la coerente e inesausta ricerca dell’artista, giocata sul filo di una sapiente saldatura fra tradizione e innovazione.
Tradizione rappresentata dal “saper fare” artigianale caratteristico del comprensorio apuo-versiliese, abbinato a un’attitudine sperimentativa testimoniata dalle soluzioni formali e linguistiche con cui viene declinato il preziosismo estetico della ceramica. 8 sculture in ceramica di diverse dimensioni, che declinano tutte le più varie soluzione tecniche e le potenzialità espressive della preziosa materia senza per questo assecondarne le velleità decorative.
Una scultura in bronzo come segno di interpunzione nel display espositivo, funge anche da confronto e ampliamento della gamma espressiva, alla stregua della suite grafica, che delinea i vari satelliti della ricca galassia linguistica e formale dell’artista. Paolinetti da anni porta avanti una ricerca coerente e incessante, che si è via via arricchita di nuovi elementi che hanno arricchito di nuances le solide fondamenta della sua poetica. Una ricerca bifronte come già accennato, alimentata da un sano esercizio artigianale, che lo vede nel corso del tempo apprendere le varie tecniche per poter esperire in prima persona le potenzialità della materia e soprattutto per un’etica del lavoro e del ruolo dell’artista, che vede nella dimensione dell’Homo Faber, una modalità di apprendimento nel fare.
A questo però si aggiungono le numerose esperienze tra cui spicca quella tedesca e l’attenta osservazione dei fenomeni connessi al dibattito artistico-culturale contemporaneo. Le sculture esposte testimoniano infatti parentele meditate con il movimento post-human e con un surrealismo pop depurato dalle istanze ironiche, ma ugualmente tributario delle radici DIY punk e dall’attitudine underground, ma soprattutto un’acuta osservazione e assimilazione dei canoni di un certo tipo di scultura e di pittura, in grado di creare universi narrativi paralleli a quelli mainstream ma altrettanto definiti e complessi. Una sorta di racconto per immagini quello strutturato da Paolinetti dove si incontrano e armonicamente si amalgamano il candore perverso di Lewis Carrol con la stridente normalità collettiva dei Freaks (con particolare riferimento al film di Tod Browning del 1932), la sgraziata violenza delle visioni di Chris Cunningham quando coreografa gli abissi sonori di Aphex Twins e la gentilezza del tocco di Francois Truffaut nel narrare le vicende dell’adolescenza e i suoi turbamenti, senza nasconderle l’acrimonia e le devianze. Creature celestiali quelle di Paolinetti perché dotate di grazia, nel senso dell’affrancamento dalla paura della diversità e soprattutto portatrici di una cifra stilistica estremamente personale improntata al crudo realismo, affrancato dalle facili concessioni estetiche e dall’accattivante mimetismo. La mostra rimarrà aperta fino all’8 settembre.
La mostra, curata da Alessandro Romanini, offre al giovane artista versiliese la possibilità di presentare le ultime creazioni plastiche e una serie di disegni a corredo. Creazioni che testimoniano la coerente e inesausta ricerca dell’artista, giocata sul filo di una sapiente saldatura fra tradizione e innovazione.
Tradizione rappresentata dal “saper fare” artigianale caratteristico del comprensorio apuo-versiliese, abbinato a un’attitudine sperimentativa testimoniata dalle soluzioni formali e linguistiche con cui viene declinato il preziosismo estetico della ceramica. 8 sculture in ceramica di diverse dimensioni, che declinano tutte le più varie soluzione tecniche e le potenzialità espressive della preziosa materia senza per questo assecondarne le velleità decorative.
Una scultura in bronzo come segno di interpunzione nel display espositivo, funge anche da confronto e ampliamento della gamma espressiva, alla stregua della suite grafica, che delinea i vari satelliti della ricca galassia linguistica e formale dell’artista. Paolinetti da anni porta avanti una ricerca coerente e incessante, che si è via via arricchita di nuovi elementi che hanno arricchito di nuances le solide fondamenta della sua poetica. Una ricerca bifronte come già accennato, alimentata da un sano esercizio artigianale, che lo vede nel corso del tempo apprendere le varie tecniche per poter esperire in prima persona le potenzialità della materia e soprattutto per un’etica del lavoro e del ruolo dell’artista, che vede nella dimensione dell’Homo Faber, una modalità di apprendimento nel fare.
A questo però si aggiungono le numerose esperienze tra cui spicca quella tedesca e l’attenta osservazione dei fenomeni connessi al dibattito artistico-culturale contemporaneo. Le sculture esposte testimoniano infatti parentele meditate con il movimento post-human e con un surrealismo pop depurato dalle istanze ironiche, ma ugualmente tributario delle radici DIY punk e dall’attitudine underground, ma soprattutto un’acuta osservazione e assimilazione dei canoni di un certo tipo di scultura e di pittura, in grado di creare universi narrativi paralleli a quelli mainstream ma altrettanto definiti e complessi. Una sorta di racconto per immagini quello strutturato da Paolinetti dove si incontrano e armonicamente si amalgamano il candore perverso di Lewis Carrol con la stridente normalità collettiva dei Freaks (con particolare riferimento al film di Tod Browning del 1932), la sgraziata violenza delle visioni di Chris Cunningham quando coreografa gli abissi sonori di Aphex Twins e la gentilezza del tocco di Francois Truffaut nel narrare le vicende dell’adolescenza e i suoi turbamenti, senza nasconderle l’acrimonia e le devianze. Creature celestiali quelle di Paolinetti perché dotate di grazia, nel senso dell’affrancamento dalla paura della diversità e soprattutto portatrici di una cifra stilistica estremamente personale improntata al crudo realismo, affrancato dalle facili concessioni estetiche e dall’accattivante mimetismo. La mostra rimarrà aperta fino all’8 settembre.
24
agosto 2013
David Paolinetti – Heavenly Creatures
Dal 24 agosto all'otto settembre 2013
arte contemporanea
Location
PALAZZO PANICHI
Pietrasanta, Via Marzocco, 1, (Lucca)
Pietrasanta, Via Marzocco, 1, (Lucca)
Orario di apertura
TUTTI I GIORNI 19.00 - 23:30 – CHIUSO LUNEDI
Vernissage
24 Agosto 2013, h 19
Autore
Curatore