Cosa sarebbe il processo conoscitivo se fosse delegato solo al metafisico? In una simbologia
precisa si apre un universo creativo dove l'uomo, superato nei suoi canoni percettivi, si accinge ad impattare sulla realtà conosciuta. Ci si ritrova in un sistema completo: si entra nella placenta dove l'essere umano nasce, apprende,
si sviluppa.
E' una rivoluzione in cui l'artista rimodella, timbra, combatte, si muove, si mostra, si concede.
In questo territorio grigio, neutro, di mezzo, si arrangiano pericolose relazioni tra corpo e materia.
Le installazioni-residuo, le teche contenenti gli abiti cerimoniali e la documentazione fotografica
sono esposte nel luogo dove si è consumata l'azione, ciascun elemento è connesso e l'uno giustifica l'altro poiché rappresentano capitoli sequenziali di una possibile complicata narrazione.
Il lavoro si apre con un'azione molto intima e si conclude con quello che tale opera rilascia. Al
pubblico vengono rivelati precisi indizi (impronte) che lo porteranno a crearsi una personale e indipendente idea di quello che potrebbe essere accaduto.
Tre sono gli elementi da ricordare: l'impronta, concetto primordiale, si manifesta in questo caso come il positivo fisico di una forma negativa;
la grafite, blocco pesante, relitto stratificato di materia ancestrale, qui ritorna alla luce: è
un'architettura aliena che sopravvive fuori da ogni catalogazione; i due protagonisti: un Debuttante e un Esploratore, rispettivi detentori delle due forze d'azione (Impressione e Precisione).
Come in una fitta concatenazione: il corpo protagonista, lo strumento, l'abito, il sigillo come impronta e il grigio grafite sono processi urlati, dichiarati: essi vogliono attrarre l'attenzione, raccontare un'esistenza,
l'unica esistenza: il divenire artista.

DD-DA