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Vincenzo Balsamo – Il codice dei segni
Una mostra dedicata a Vincenzo Balsamo che per l’occasione espone un corpus di opere realizzate negli ultimi anni nelle quali è ben visibile il personalissimo ed unico modo di utilizzare il segno ed il colore
Comunicato stampa
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« Conosciamo la verità non solo con la ragione, ma anche col cuore; ed è in questo secondo modo che
conosciamo i principi primi, e inutilmente il ragionamento, che non vi ha parte, s'industria di combatterli.
[...] »
Con queste parole si riassume il concetto fondamentale di uno dei padri fondatori della matematica e
della geometria moderna, Blaise Pascal. Egli afferma che esistono due forme di conoscenza che partono
da presupposti diversi ma che necessariamente si trovano a convivere: la prima è dovuta dallo “spirito di
geometria” ("esprit géométrique"), ovvero una conoscenza scientifica e analitica; la seconda dallo “spirito
di finezza” (“esprit de finesse”), cioè la conoscenza che si rifà alla sfera più intima e profonda dell’essere
umano.
Il maestro Vincenzo Balsamo sembra conoscere perfettamente questa lezione, la si ritrova infatti
perpetuata in ogni sua opera qui esposta. E’ visibile anche all’occhio distratto di chi osserva.
Il primo passo che l’artista compie quando decide di affrontare la tela è, infatti, quello di sezionare la
superficie con linee, segni e punti. Lo fa con estrema decisione, con la disinvoltura di chi si appresta per
l’ennesima volta a ripetere una azione ordinaria ed apparentemente (ma erroneamente) immediata. E’
l’inizio della fine, è il big bang che crea il tutto, è l’infinito e il nulla. Così facendo l’artista vuole fornirci le
coordinate per intraprendere il viaggio all’interno dell’opera. Il resto è in divenire.
Terminata questa fase di studio e preparazione durante la quale si dà del tutto un’interpretazione
scientifica, si avverte la necessità di riempire di vita quei vuoi creati dalle linee che si attraversano.
Attorno ai contorni netti si aprono squarci di luci e ombre, zone dai cromatismi ora più accesi ora più
bruni vengono a provocare momenti di assenza e riflessione. E’ in questo momento che interviene il
cuore, il muscolo cardine centro pulsante dell’interiorità umana e strumento dell’ “esprit de finesse”.
Quelli che fino ad ora apparivano come segni freddi e razionali, adesso vivono una nuova dimensione:
ci si allontana repentinamente dalla rigidità della bozza preparatoria e ci si addentra in un complesso
sistema interpretativo che non lascia via di fuga. L’osservatore rimane come rapito dallo scenario che
gli si presentano di fronte; tramortito dalla quantità e dalla varietà di possibili chiavi di lettura. Tuttavia
l’artista tende una mano al riguardante e lo aiuta nella comprensione grazie ad una accurata scelta dei
titoli dell’opera. Qui inizia il gioco. Come in una caccia al tesoro, indizio dopo indizio, non senza fatica e non
sempre con successo si arriva alla conclusione.
In Balsamo i valori concreti di colore e di linea diventano autonomi. Sfruttando una brillante intuizione di
Ferdinand de Saussure, si può affermare che nella sua arte significante e significato diventano cosa sola. Il
pattern ornamentale che viene a crearsi ha il duplice importantissimo compito di fornire sia una superficie
neutra sia quegli impulsi carnali e quegli stimoli animali propri dell’essere umano. I tasselli che creano
il “puzzle Balsamo” devono pertanto assumere sì una veste di rigore eidetico, unificarsi a certe misure
dominanti, ma nello stesso tempo avere abbastanza margine per sfogarsi, per simulare il disordine, la
ricchezza di risorse dei sentimenti umani.
Come per i primi episodi della pittura astratta di Kandinsky, di cui Balsamo è degno erede, qui siamo di
fronte ad estesi codici di segni che racchiudono in sé tutto il vissuto dell’uomo. Possiamo paragonare
questo codice al sistema binario. Una serie infinita di numeri apparentemente vuota di significato palesa
invece uno scenario denso di informazioni che aprono ad un mondo postatomico dove niente è più
decifrabile; svela gli angoli più reconditi della fantasia dell’artista che sulla tela proietta i suoi stati d’animo:
utilizza, cioè, il mezzo pittorico come momento di autoanalisi. La tela è lo specchio dell’IO. L’artista,
guardando l’opera e agendo attivamente su essa, riesce a svelare ogni suo singolo e profondo segreto.
Per questo importante evento l’artista presenta una trentina di opere realizzate dal 1999 ad oggi, molte
delle quali eseguite proprio negli ultimissimi anni.
Dopo le prime esperienze figurative e le successive post-cubiste, il lavoro di Balsamo scorre in una
sostanziale omogeneità di valore (ben visibile in questo corpo di lavori assai esaustivi della sua ricerca
pittorica ), ricchissimo di varianti che comunque si situano in un tempo e in una storia anteriori. E’ una
sincronia, una durata interna ricchissima di sottili variazioni, lontanissima dall’approdare a quelle cifre
alquanto stereotipate e ripetitive che sono invece il difetto di tanti altri artisti a lui contemporanei.
Niccolò Bonechi
conosciamo i principi primi, e inutilmente il ragionamento, che non vi ha parte, s'industria di combatterli.
[...] »
Con queste parole si riassume il concetto fondamentale di uno dei padri fondatori della matematica e
della geometria moderna, Blaise Pascal. Egli afferma che esistono due forme di conoscenza che partono
da presupposti diversi ma che necessariamente si trovano a convivere: la prima è dovuta dallo “spirito di
geometria” ("esprit géométrique"), ovvero una conoscenza scientifica e analitica; la seconda dallo “spirito
di finezza” (“esprit de finesse”), cioè la conoscenza che si rifà alla sfera più intima e profonda dell’essere
umano.
Il maestro Vincenzo Balsamo sembra conoscere perfettamente questa lezione, la si ritrova infatti
perpetuata in ogni sua opera qui esposta. E’ visibile anche all’occhio distratto di chi osserva.
Il primo passo che l’artista compie quando decide di affrontare la tela è, infatti, quello di sezionare la
superficie con linee, segni e punti. Lo fa con estrema decisione, con la disinvoltura di chi si appresta per
l’ennesima volta a ripetere una azione ordinaria ed apparentemente (ma erroneamente) immediata. E’
l’inizio della fine, è il big bang che crea il tutto, è l’infinito e il nulla. Così facendo l’artista vuole fornirci le
coordinate per intraprendere il viaggio all’interno dell’opera. Il resto è in divenire.
Terminata questa fase di studio e preparazione durante la quale si dà del tutto un’interpretazione
scientifica, si avverte la necessità di riempire di vita quei vuoi creati dalle linee che si attraversano.
Attorno ai contorni netti si aprono squarci di luci e ombre, zone dai cromatismi ora più accesi ora più
bruni vengono a provocare momenti di assenza e riflessione. E’ in questo momento che interviene il
cuore, il muscolo cardine centro pulsante dell’interiorità umana e strumento dell’ “esprit de finesse”.
Quelli che fino ad ora apparivano come segni freddi e razionali, adesso vivono una nuova dimensione:
ci si allontana repentinamente dalla rigidità della bozza preparatoria e ci si addentra in un complesso
sistema interpretativo che non lascia via di fuga. L’osservatore rimane come rapito dallo scenario che
gli si presentano di fronte; tramortito dalla quantità e dalla varietà di possibili chiavi di lettura. Tuttavia
l’artista tende una mano al riguardante e lo aiuta nella comprensione grazie ad una accurata scelta dei
titoli dell’opera. Qui inizia il gioco. Come in una caccia al tesoro, indizio dopo indizio, non senza fatica e non
sempre con successo si arriva alla conclusione.
In Balsamo i valori concreti di colore e di linea diventano autonomi. Sfruttando una brillante intuizione di
Ferdinand de Saussure, si può affermare che nella sua arte significante e significato diventano cosa sola. Il
pattern ornamentale che viene a crearsi ha il duplice importantissimo compito di fornire sia una superficie
neutra sia quegli impulsi carnali e quegli stimoli animali propri dell’essere umano. I tasselli che creano
il “puzzle Balsamo” devono pertanto assumere sì una veste di rigore eidetico, unificarsi a certe misure
dominanti, ma nello stesso tempo avere abbastanza margine per sfogarsi, per simulare il disordine, la
ricchezza di risorse dei sentimenti umani.
Come per i primi episodi della pittura astratta di Kandinsky, di cui Balsamo è degno erede, qui siamo di
fronte ad estesi codici di segni che racchiudono in sé tutto il vissuto dell’uomo. Possiamo paragonare
questo codice al sistema binario. Una serie infinita di numeri apparentemente vuota di significato palesa
invece uno scenario denso di informazioni che aprono ad un mondo postatomico dove niente è più
decifrabile; svela gli angoli più reconditi della fantasia dell’artista che sulla tela proietta i suoi stati d’animo:
utilizza, cioè, il mezzo pittorico come momento di autoanalisi. La tela è lo specchio dell’IO. L’artista,
guardando l’opera e agendo attivamente su essa, riesce a svelare ogni suo singolo e profondo segreto.
Per questo importante evento l’artista presenta una trentina di opere realizzate dal 1999 ad oggi, molte
delle quali eseguite proprio negli ultimissimi anni.
Dopo le prime esperienze figurative e le successive post-cubiste, il lavoro di Balsamo scorre in una
sostanziale omogeneità di valore (ben visibile in questo corpo di lavori assai esaustivi della sua ricerca
pittorica ), ricchissimo di varianti che comunque si situano in un tempo e in una storia anteriori. E’ una
sincronia, una durata interna ricchissima di sottili variazioni, lontanissima dall’approdare a quelle cifre
alquanto stereotipate e ripetitive che sono invece il difetto di tanti altri artisti a lui contemporanei.
Niccolò Bonechi
24
giugno 2011
Vincenzo Balsamo – Il codice dei segni
Dal 24 giugno al 05 luglio 2011
arte contemporanea
Location
AUDITORIUM COMUNALE
Villafranca Di Verona, Piazzale San Francesco, (Verona)
Villafranca Di Verona, Piazzale San Francesco, (Verona)
Vernissage
24 Giugno 2011, ore 19
Autore
Curatore




