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Maura Zonta – Un alfabeto diverso
L’esposizione riunisce dipinti e sculture dove il tema della costruzione si fonda su una citazione postmodern di quei nuclei astratto-geometrici che hanno declinato il secondo novecento.
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo “UN ALFABETO DIVERSO” di Maura Zonta è il trentaduesimo appuntamento di BALCONATA MILANESE - Indagine sull’Arte Europea, un progetto artistico Internazionale ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza per Creative Council (annata 2007-2008-2009-2010), che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea.
L’esposizione riunisce dipinti e sculture dove il tema della costruzione si fonda su una citazione postmodern di quei nuclei astratto-geometrici che hanno declinato il secondo novecento.
Scrive Carlo Franza nel testo:
“Maura Zonta giunge alla pittura tramite l’architettura e ciò potrebbe essere anche nel suo senso inverso, così per chiarire come il rapporto con il mondo sia diretto, giacchè vi concentra esperienze e le illustra per sottometterle alle strutture del quadro. La sua arte pare quindi una citazione postmodern di quei nuclei astratto-geometrici che hanno anche declinato il secondo novecento. Così facendo si producono processi di esemplificazione, che allo stesso tempo sono un chiarimento. Non si può però parlare veramente di semplicità delle forme, ma questa semplicità occorre valutarla nella sua sovrapposizione contenutistica come astrazione dell’esperienza razionale ed allo stesso tempo come complessità del quadro.
Ella stessa riduce le immagini per poterle contenere nei limiti del motivo da riprodurre. Concentra piuttosto che disperdere, portandosi verso un punto che muove l’osservatore ad una visione totale, punto che conferisce ai quadri una grandezza immaginaria. Tant’è che i quadri iniziano da qualche parte ma terminano al di fuori della tela, giacchè essa è la concentrazione frammentaria di un avvenimento, di un’idea, di una riflessione in crescita e tuttavia completa. Queste forme astratto-geometriche, queste scansioni matematiche di spazi liberi di tolleranza, tanto da far parlare di “opere aperte” spiegano un nuovo senso del possibile che deve esistere, esattamente come il senso del reale.
Lontana ormai da copie di natura, la Maura Zonta vive e chiarisce le impressioni ottiche che sono esperienze visuali, che si possono trasferire sulla tela semplificando, arricchendo di colori, rafforzando qualità immanenti al quadro, perché l’arte può essere capita come qualcosa di artificiale, come decisione emotiva o spirituale alla ricerca di un’armonia di vita.
Maura Zonta porta a maturazione, come poche altre volte è significato in pittura, lo spazio, quella dimensione attraverso cui l’artista da sempre tenta di catturare la dimensione temporale, una sorta di luogo finito in cui è possibile organizzare il sistema dei segni, e arrivare a una definizione del linguaggio. D’altronde la spazialità è l’unica dimensione capace di affrontare il tempo che fugge.
La nostra artista movimenta lo spazio con un linguaggio a metà fra la decorazione e l’alterazione, rovistando la profondità della superficie, la prospettiva, l’illusione di una dimensione interna allo spazio, la vibrazione di esso che s’apre a un’ulteriore dimensione che è quella della vertigine.
Geometrie, paesaggi stellari, satelliti, spazi infiniti, tutto gioca su strette simmetrie, su corrispondenze, su frontalità e giochi di anamorfosi; splendori bidimensionali, geometria piegata e geometria emotiva, scacchiere, ritmi preordinati, imperfezione e imperfezione costruita. Una pittura di confine che produce una coscienza metalinguistica che segna un’astrazione giocata tra descrizioni e riprese, tanto che aumentando il processo di astrazione, inevitabilmente Maura Zonta rende sempre più forte il bisogno di dare centralità al fattore luminoso, astratto per eccellenza in quanto lo spazio materiale delle forme trova la sua celebrazione proprio per il protagonismo della luce che irradia ogni cosa.
Luce e colore, talvolta anche squillanti, fatti di travestimenti, insinuazioni, esplosioni, affermazioni atmosferiche, sono al servizio di queste costruzioni formali, e il processo di crescita via via arriva all’affermazione di timbri stellari, bloccati e raffreddati come un magma rappreso.
E’ un processo quello di Maura Zonta che lascia intravedere un’arte capace di rendere visibile l’invisibile, un corpo a corpo con la natura materializzata attraverso un metodo di contenimento e costruzione che ne potenzia la presenza.
Questa sua necessità creativa evidenzia ogni fantasma, rispettandone l’astrazione, un corpo a corpo dell’esistenza di un mondo o di mondi che riemergono come un dialogo permanente nell’artificiosità delle immagini.
L’artista giuliano-milanese vede il mondo in maniera poetica, dopo aver teorizzato in modo kleiniano la sua ricerca della bellezza e la destrutturazione delle forme porta a un segno più arcaico, a una ricostruzione della storia interna alla vita stessa, giacchè, come per Ben Nicholson, le categorie geometriche sono l’esperienza filtrata dalla ragione.
I percorsi, le tracce, ogni rigorosa abituale geometria, soggiacciono a una tensione emotiva che fa meditare il ripensamento e l’appropriazione di strutture spaziali, rendendo questo lavoro opera “in divenire”, dove velo e materia, forza del segno ed equilibrio cromatico, grafie e tralicci compositivi, sono linguaggi personalissimi di una severa coscienza, architetture rigorose quanto palpitanti.”
Cenni biografici dell’artista
Maura Zonta
Maura Zonta è nata a Monfalcone (GO) nel 1959.
Si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi su Frank Lloyd Wright. Vive a Milano dove esercita tutt'oggi la professione di architetto nei settori della progettazione residenziale, industriale, terziaria, funeraria e restauro di edifici religiosi e civili, ed ha vinto per l'Architettura il Premio delle Arti-Premio della Cultura, edizione XXII, 2010.
Svolge attività di ricerca artistica in ambito pittorico e plastico.
“Un alfabeto diverso” è la sua prima mostra personale a Milano al Creative Council, presentata dal Prof. Carlo Franza, il quale l'ha candidata anche alla XXIII edizione del Premio delle Arti Premio della Cultura 2011.
Tra il 2011 e il 2012 sono programmate mostre personali a Firenze e Roma.
L’esposizione riunisce dipinti e sculture dove il tema della costruzione si fonda su una citazione postmodern di quei nuclei astratto-geometrici che hanno declinato il secondo novecento.
Scrive Carlo Franza nel testo:
“Maura Zonta giunge alla pittura tramite l’architettura e ciò potrebbe essere anche nel suo senso inverso, così per chiarire come il rapporto con il mondo sia diretto, giacchè vi concentra esperienze e le illustra per sottometterle alle strutture del quadro. La sua arte pare quindi una citazione postmodern di quei nuclei astratto-geometrici che hanno anche declinato il secondo novecento. Così facendo si producono processi di esemplificazione, che allo stesso tempo sono un chiarimento. Non si può però parlare veramente di semplicità delle forme, ma questa semplicità occorre valutarla nella sua sovrapposizione contenutistica come astrazione dell’esperienza razionale ed allo stesso tempo come complessità del quadro.
Ella stessa riduce le immagini per poterle contenere nei limiti del motivo da riprodurre. Concentra piuttosto che disperdere, portandosi verso un punto che muove l’osservatore ad una visione totale, punto che conferisce ai quadri una grandezza immaginaria. Tant’è che i quadri iniziano da qualche parte ma terminano al di fuori della tela, giacchè essa è la concentrazione frammentaria di un avvenimento, di un’idea, di una riflessione in crescita e tuttavia completa. Queste forme astratto-geometriche, queste scansioni matematiche di spazi liberi di tolleranza, tanto da far parlare di “opere aperte” spiegano un nuovo senso del possibile che deve esistere, esattamente come il senso del reale.
Lontana ormai da copie di natura, la Maura Zonta vive e chiarisce le impressioni ottiche che sono esperienze visuali, che si possono trasferire sulla tela semplificando, arricchendo di colori, rafforzando qualità immanenti al quadro, perché l’arte può essere capita come qualcosa di artificiale, come decisione emotiva o spirituale alla ricerca di un’armonia di vita.
Maura Zonta porta a maturazione, come poche altre volte è significato in pittura, lo spazio, quella dimensione attraverso cui l’artista da sempre tenta di catturare la dimensione temporale, una sorta di luogo finito in cui è possibile organizzare il sistema dei segni, e arrivare a una definizione del linguaggio. D’altronde la spazialità è l’unica dimensione capace di affrontare il tempo che fugge.
La nostra artista movimenta lo spazio con un linguaggio a metà fra la decorazione e l’alterazione, rovistando la profondità della superficie, la prospettiva, l’illusione di una dimensione interna allo spazio, la vibrazione di esso che s’apre a un’ulteriore dimensione che è quella della vertigine.
Geometrie, paesaggi stellari, satelliti, spazi infiniti, tutto gioca su strette simmetrie, su corrispondenze, su frontalità e giochi di anamorfosi; splendori bidimensionali, geometria piegata e geometria emotiva, scacchiere, ritmi preordinati, imperfezione e imperfezione costruita. Una pittura di confine che produce una coscienza metalinguistica che segna un’astrazione giocata tra descrizioni e riprese, tanto che aumentando il processo di astrazione, inevitabilmente Maura Zonta rende sempre più forte il bisogno di dare centralità al fattore luminoso, astratto per eccellenza in quanto lo spazio materiale delle forme trova la sua celebrazione proprio per il protagonismo della luce che irradia ogni cosa.
Luce e colore, talvolta anche squillanti, fatti di travestimenti, insinuazioni, esplosioni, affermazioni atmosferiche, sono al servizio di queste costruzioni formali, e il processo di crescita via via arriva all’affermazione di timbri stellari, bloccati e raffreddati come un magma rappreso.
E’ un processo quello di Maura Zonta che lascia intravedere un’arte capace di rendere visibile l’invisibile, un corpo a corpo con la natura materializzata attraverso un metodo di contenimento e costruzione che ne potenzia la presenza.
Questa sua necessità creativa evidenzia ogni fantasma, rispettandone l’astrazione, un corpo a corpo dell’esistenza di un mondo o di mondi che riemergono come un dialogo permanente nell’artificiosità delle immagini.
L’artista giuliano-milanese vede il mondo in maniera poetica, dopo aver teorizzato in modo kleiniano la sua ricerca della bellezza e la destrutturazione delle forme porta a un segno più arcaico, a una ricostruzione della storia interna alla vita stessa, giacchè, come per Ben Nicholson, le categorie geometriche sono l’esperienza filtrata dalla ragione.
I percorsi, le tracce, ogni rigorosa abituale geometria, soggiacciono a una tensione emotiva che fa meditare il ripensamento e l’appropriazione di strutture spaziali, rendendo questo lavoro opera “in divenire”, dove velo e materia, forza del segno ed equilibrio cromatico, grafie e tralicci compositivi, sono linguaggi personalissimi di una severa coscienza, architetture rigorose quanto palpitanti.”
Cenni biografici dell’artista
Maura Zonta
Maura Zonta è nata a Monfalcone (GO) nel 1959.
Si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi su Frank Lloyd Wright. Vive a Milano dove esercita tutt'oggi la professione di architetto nei settori della progettazione residenziale, industriale, terziaria, funeraria e restauro di edifici religiosi e civili, ed ha vinto per l'Architettura il Premio delle Arti-Premio della Cultura, edizione XXII, 2010.
Svolge attività di ricerca artistica in ambito pittorico e plastico.
“Un alfabeto diverso” è la sua prima mostra personale a Milano al Creative Council, presentata dal Prof. Carlo Franza, il quale l'ha candidata anche alla XXIII edizione del Premio delle Arti Premio della Cultura 2011.
Tra il 2011 e il 2012 sono programmate mostre personali a Firenze e Roma.
07
dicembre 2010
Maura Zonta – Un alfabeto diverso
Dal 07 dicembre 2010 al 14 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
CREATIVE COUNCIL
Milano, Via Gerolamo Morone, 6, (MILANO)
Milano, Via Gerolamo Morone, 6, (MILANO)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 16.30-19.30
previo appuntamento telefonico
Vernissage
7 Dicembre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore