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Il concetto di luogo
Giornate di studio sul paesaggio 2010, settima edizione dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
Comunicato stampa
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Varie esperienze europee sul governo e il disegno dei paesaggi cercano il modo di riordinare gli attrezzi del proprio laboratorio. Il concetto di luogo apre un terreno di iniziativa teorica e pratica del tutto sperimentale capace di rimettere in causa ogni egemonia parziale: da quella iconografico-percettiva della tradizione paesaggistica e umanistica a quella scientifico-naturalistica dell’ambientalismo, fino a quella economicistico-amministrativa dell’urbanistica. È una ricerca che procede per sondaggi puntiformi, come una vera ricerca, per di più consapevole di essere solo agli inizi. Si tratta di delineare un soggetto capace di raccogliere e rappresentare in unità i significati e le valenze del patrimonio di natura, di storia, di passioni e tensioni della comunità vivente. Si tratta di continuare a indagare sulla costituzione materiale e spirituale del rapporto persona-luogo e società-luogo, sulla sua universalità, sulla sua mutevolezza.
Si tratta di dare statuto teorico e pratico, etico e normativo, conservativo e progettuale a ogni pezzo di territorio che abbia la forma, la vita, i caratteri e le dimensioni corrispondenti all’insediamento di una comunità riconoscibile e responsabile.
Le “giornate di studio” 2010 rappresentano uno snodo significativo nell’evoluzione del lavoro scientifico della Fondazione. Per un verso sono un tentativo di raccogliere i frutti di una riflessione e di una sperimentazione pluriennale sui vari caratteri costitutivi persistenti con i quali il luogo si presenta, nel suo rapporto col sacro, come insediamento umano elementare (villaggio), come deposito di valori percepiti, come insieme di beni necessari, come figura straordinaria, come spazio ordinario.
Ma contemporaneamente, per un altro verso, inaugurano un dialogo più serrato con specialismi diversi ed esperienze non contigue: Carmen Añón, Luigi Latini, Domenico Luciani e Tom Simons si muovono più vicini al terreno del “fare paesaggio”; Margherita Azzi Visentini, Lionello Puppi, Monique Mosser più vicini al terreno della storia dell’arte; Massimo Venturi Ferriolo e Maurizio Paolillo a quello della storia delle idee; Massimo Quaini a quello della geografia; Tilde Giani Gallino e Ugo Morelli a quello della psicologia; Maguelonne Déjeant-Pons e Simonetta Zanon, rispettivamente a livello europeo e a livello locale, danno conto di iniziative direttamente connesse alle intenzioni antropologiche della Convenzione Europea del Paesaggio.
Infine, due momenti, venerdì alle ore 18 e alle ore 21, sono dedicati a due figure fondative per questa riflessione, distanti tra loro sei secoli, Francesco Petrarca e Claude Lévi-Strauss. Sulla prima figura viene presentato Petrarca e i suoi luoghi, un volume dovuto a un impegno scientifico collettivo e a una iniziativa editoriale della Fondazione, a partire dalla seconda edizione (2005) delle giornate di studio. Della seconda figura, alla quale sono dedicate le giornate 2010, parlerà Francesco Remotti, studioso italiano che se ne occupa da tempo con particolare continuità e acutezza.
comitato scientifico
La progettazione delle giornate di studio sul paesaggio è a cura di Domenico Luciani con la collaborazione di Simonetta Zanon e del comitato scientifico consultivo:
Carmen Añón, Margherita Azzi Visentini, Patrizia Boschiero, Hervé Brunon, Luigi Latini,
Domenico Luciani, Monique Mosser, Lionello Puppi, Massimo Rossi, Tom Simons, Marco Tamaro,
José Tito Rojo, Massimo Venturi Ferriolo, Simonetta Zanon.
Il concetto di luogo
giornate di studio sul paesaggio
2010, settima edizione
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-17.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
presentazione del volume Petrarca e i suoi luoghi venerdì 5 febbraio, ore 18
conferenza su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio, ore 21
Abstract degli interventi
Carmen Añón, Luogo come nomos
Nomos come principio dell’idea di luogo - di ordine, misura e configurazione del territorio - Società, cultura e natura come un unicum inseparabile. La società si stabilisce su di un territorio prefissato - La geometria come misura e percezione della terra - Geometria, geografia, topografia - Sociologia e natura - Della nascita dell’idea di luogo come processo cognitivo - Luogo come percezione - Luogo come memoria - Luogo come interpretazione - Luogo come struttura sociale - L’identificazione ed i valori del luogo come habitat dell’uomo sulla terra - Luogo come etica - La perdita del luogo come perdita dei valori e dei significati - Come identità ed identificazione del popolo - Luoghi utopici - La necessità dell’utopia - Il luogo come condensazione della scienza, filosofia, matematica, geografia, topografia, letteratura, mitologia, poesia, pittura - Globalizzazione e perdita del senso del luogo.
Maurizio Paolillo, “Re-invenzione” del luogo come “ritrovamento” nella tradizione cinese
L’indagine sui luoghi e sulla loro natura in Cina non può prescindere dalla comprensione della peculiare interpretazione dello spazio paesistico, elaborata dalla tradizione cinese.
Già nelle prime espressioni della letteratura cosmologica, risalenti al primo millennio a.C., gli emblemi dello Yin e dello Yang, poli del mondo manifestato, assumono connotazioni spaziali. Lo spazio come attributo viene inteso come una realtà qualitativa, percorsa da un flusso sottile che nella cosmogonia ha preceduto le forme stesse, e che vivifica il paesaggio come il microcosmo umano: il Qi.
A partire dai primi secoli dell’era volgare, questa visione si esprime nella teoria del fengshui, che interpreta il paesaggio e il territorio come una genealogia di forme animate dal Qi, i cui punti focali sono intesi come “nidi” di forza in cui edificare le dimore dei vivi (abitazioni) o dei defunti (tombe).
Il concetto di paesaggio (formatosi nel v secolo nel vocabolario cinese dall’associazione dei termini per “montagna” e “acqua”, connessi allo Yang e allo Yin) è così ineludibilmente associato a una “re-invenzione”: una riscoperta di un topos le cui qualità sono espresse dalla risonanza tra spazio esteriore e spazio interiore.
Le modalità di rappresentazione del paesaggio, dalla cartografia ai giardini alla pittura (ma anche altre “arti del pennello”, come la poesia), si configurano così nella Cina tradizionale come manifestazioni di questa lettura dello spazio, il cui “esotismo” è forse però solo un frutto della moderna interpretazione occidentale.
Massimo Venturi Ferriolo, Il luogo come ethos
La Teogonia di Esiodo racconta le radici del luogo: mitiche, quindi «vere». Prima viene la voragine, quindi appare la terra, visibile e malleabile: uno spazio sicuro da abitare trasformato dal demiurgo in un luogo di soggiorno.
Dalla voragine viene anche la parola per indicare il luogo. Vengono entrambi dall’abisso: Enuma Elis, Enki, Apollo che dimora sopra la grande bocca.
Si sviluppa da qui il rapporto Iside - chora: il ricettacolo che dà luogo a tutte le storie. Inizia la narrazione, il divenire, l’intreccio spazio-tempo, rapido trasformatore di luoghi.
Insieme all’ethos compare il nomos. È sempre Esiodo a riportarli. Lo conferma la letteratura successiva. Ha inizio l’abitare in un luogo con la parte giocata da ciascun abitante.
La somma guida scopritore di luoghi stabilisce i nomoi e la loro organizzazione, perché gli ethe possano essere consegnati alle generazioni successive. Da qui si sviluppa il discorso del luogo come ethos: un discorso ancora attuale.
Tom Simons, Luogo come “radura”
Il termine che indica la “radura” è presente in ogni lingua europea con diverse connotazioni, che dipendono dal rapporto storico che ciascun gruppo linguistico ha con la foresta. Oggi per illustrare questo concetto richiamerò soprattutto i paesaggi che caratterizzano la foresta boreale nel nord Europa, dove incontriamo sia le radure naturali delle foreste, sia le radure create con il disboscamento, in una continua alternanza tra le forze della natura e le forze della cultura. In Finlandia la radura nella foresta richiama un luogo ben definito, che da sempre svolge un ruolo storico nelle arti e nella cultura del mio paese. Molti capolavori dell’architettura sono stati creati in radure, nel campo magnetico creatosi tra la foresta naturale e l’architettura. Lasciatemi presentare due casi, l’uno di Alvar Aalto, l’altro di Reima Pietilä.
Nella fulgida carriera professionale dell’architetto paesaggista danese-americano Jens Jensen la radura svolse un ruolo di prim’ordine. Per questo motivo nell’allontanarmi dalle foreste di conifere della Finlandia per raggiungere le praterie del Midwest americano, vorrei prendere ad esempio il concetto di “radura” espresso da Jens Jensen. Per lui la radura rimandava, inequivocabilmente, ad un luogo pregno della ricchezza della natura e dell’arte, luogo che lo ispirò nella sua lunga vita.
Come possiamo guardare alla radura oggi, quando il chiaro rapporto tra il paesaggio naturale delle foreste e il paesaggio urbano è quasi completamente scomparso? La radura non esiste più? Vorrei concludere il mio intervento presentando una nuova categoria: i luoghi melanconici. Forse questo ci permetterà di inserire nuovi aspetti nella nostra discussione sulla natura intrinseca dei luoghi. Di recente molti studiosi si sono rivolti alla malinconia, che descrivono non solo come uno struggente stato d’animo accompagnato da un senso di tristezza e perdita, ma anche come uno stato di euforia che ci apre gli occhi sulla realtà. In effetti essa presenta un doppio significato, tanto di sofferenza quanto di creatività. Grazie all’attività che svolgo in questa cornice, ho potuto vedere degli splendidi esempi di radure nella storia dell’arte. A volte sono stato innegabilmente sommerso da un sentimento di malinconia, dal senso della perdita di valori importanti ma, nel contempo, ho provato quella sensibilità, quella capacità di introspezione che ti fa sentire il desiderio di creare nuovamente una radura.
Per concludere, vorrei mostrare alcuni promettenti esempi moderni di radure, in cui le forze naturali e le forze della cultura interagiscno in maniera esplicita.
Margherita Azzi Visentini, Luogo come isola
L’intervento prende in considerazione la fortuna dell’isola, intesa sia come entità geografica che come metafora, e quindi del concetto di insularità (che spazia dall’arcipelago alla singola isola), che ha interessato tutti i campi della cultura occidentale (architettonico, artistico, filosofico, letterario, musicale, religioso, antropologico, naturalistico, allegorico e simbolico, etc.), dall’antichità a oggi, soffermandosi quindi su alcuni casi particolarmente emblematici, frutto di fantasia (dall’Atlantide a Utopia, dalle Isole Fortunate all’Isola di Citera, dall’isola come deserto all’isola incantata) o realmente esistenti (dall’isola intesa come rifugio dell’intellettuale all’isola destinata alla deportazione di prigionieri, a quella esotica dei mari del sud, etc.). Sarà considerato anche il significato dell’isola nelle diverse epoche e contesti, la sua rappresentazione, negli Isolari rinascimentali e barocchi, nella cartografia e nelle guide di viaggio, e il suo ruolo nell’ambito delle scoperte geografiche che si sono susseguite tra la fine del Quattrocento e l’Ottocento. Verranno quindi presi in considerazione alcuni esempi concreti, quali la città-isola (Venezia), la nazione-isola (Inghilterra e Scozia), il giardino-isola (le Isole Borromeo) e l’isola come luogo di evasione (l’Isle de Saint Pierre, che J.J. Rousseau ha trasformato in un ideale luogo della mente), etc., ma anche la nostra percezione dei luoghi, dove isola diventa sinonimo di diverso, separato, eletto, e via dicendo.
Simonetta Zanon, “Valori” del luogo
A partire dai risultati del concorso Luoghi di valore, la comunicazione intende offrire qualche annotazione in merito al legame persona-luogo e comunità-luogo, tentando di individuare alcuni degli elementi che concorrono a determinare il valore dei luoghi nel sentire comune delle persone.
A questo scopo saranno utilizzate le testimonianze scritte e i racconti orali dei partecipanti all’iniziativa, contestualizzando il metodo e i possibili risultati di Luoghi di valore nel quadro dell’attenzione generale rivolta oggi ai luoghi, in modi molto diversi, da strati sempre più ampi della società “responsabile”. Si tenterà quindi di individuare possibili direzioni utili per un contributo propositivo, in risposta agli interrogativi che la Convenzione Europea del Paesaggio apre nel momento in cui dall’enunciazione di principi condivisibili si passi a pratiche ancora non definite.
Ugo Morelli, Mindscape-landscape: luogo, eventi, paesaggio dalla mente relazionale dell’osservatore
1. Oikos ed emergenza dell’estetica del paesaggio.
2. Tre condizioni: relazionalità e risonanza empatica; selezione-riconoscimento-rientro; sensemaking ed emergenza estetica.
3. L’exaptation e l’esplosione simbolica, precondizione di ogni mindscape e del paesaggio.
4. Origine e irreversibilità e imprescindibilità della semiosi ( “io non sono Adamo”).
5. Il paesaggio come contesto della vivibilità che l’uomo si sceglie.
6. Un approccio di social neuroscience alla psicologia ecologica.
7. Dalla mente relazionale dell’osservatore.
8. Vivibilità da “contro la natura” a “con la natura” - conflitto.
9. Costituzione materiale-simbolica del rapporto persona-luogo e società-luogo.
10. L’istituente del luogo e l’emergere del paesaggio.
11. Passaggio da luogo a paesaggio mediante il filtro della mente relazionale umana.
12. Assumere un punto di vista non è una scelta.
13. Un conflitto estetico di second’ordine.
14. Appartenenza tacita e inconsapevole. Conoscenza critica volta all’utilizzo e alla tutela. Riconoscimento, percezione e fruizione estetica.
15. Corpo, emozioni ed esperienza estetica. Il ruolo delle emozioni primordiali.
16. L’idea di un uomo solo che guarda il paesaggio.
17. Autoelevazione semantica. Psiche e nascita del dualismo mente-corpo.
18. Critica al dualismo: materia-luogo; spirito-paesaggio.
19. L’emozione e la cognizione sono inscindibili e sono sempre legate al corpo e al movimento.
20. L’inclusione del paesaggio nel paradigma corporeo e in quello motorio: la frontiera della ricerca neurofenomenologica.
Luigi Latini, Luogo e modificazione
Parlare di ‘luogo’ certamente ci aiuta a immaginare forme di modificazione che, ragionando invece di paesaggio, ci apparirebbero sospette di profanazione di uno status o di spinte progettuali appartenenti a un soggetto esterno, pervase dalla persistente ossessione per la “percezione” che quest’ultimo si trascina.
Un luogo può essere espressione dell’abitare, di una visione condivisa della storia e della natura anche per le forme di modificazione che lo attraversano. Il secolo passato, comunemente considerato poco incline alle ragioni del paesaggio, ha piuttosto maturato concezioni di luogo legate a forme di modificazione che esprimono un profondo rispetto per le ragioni della natura, dell’uomo e dei suoi ideali sociali e culturali, proiettando nel futuro un’idea di “disegno” sentita come pratica in divenire e gesto rispettoso di appartenenza.
Lionello Puppi, Metamorfosi di un concetto: i luoghi dell’acqua, del fuoco, del vento
La comunicazione affronterà il quesito intorno alla sacralità (e al valore) di luogo per le culture (e le mentalità) cui la stabilità di un luogo è negata da una condizione obiettiva di mobilità, vuoi per condizione esistenziale (il nomade), vuoi per violenza e coercizione esterne (il migrante).
Ma come poteva configurarsi ed asserirsi la stabilità, che appartiene - per definizione - al concetto di luogo, con l’instabilità che - per metafora - è del fuoco, dell’acqua, del vento?
Se sarà inevitabile richiamare Ayers Rock e gli aborigeni nomadi d’Australia, la Mecca e gli arabi nomadi islamizzati, particolare insistenza sarà dedicata al tappeto come luogo (nella falsariga di una memorabile lezione di Sergio Bettini) delle popolazioni nomadi d’Asia e alla tragedia della perdita dei luoghi originari nel migrante coatto (l’africano della “Tratta”, i fuggitivi dei nostri giorni).
Tilde Giani Gallino, Luoghi di attaccamento. La Cité Internationale Universitaire de Paris
L’intervento si riallaccia al secondo capitolo del volume Luoghi di attaccamento. Identità ambientale, processi affettivi e memoria che, pubblicato nel 2007 per Raffaello Cortina Editore, riprende e approfondisce alcune delle tematiche che stanno alla base delle giornate di studio, in particolare a proposito della “tradizione paesaggistica e umanistica”.
Il soggetto Cité Internationale Universitaire de Paris si presenta infatti come “un soggetto capace di raccogliere e rappresentare i significati e le valenze del patrimonio di natura, di storia, di passioni e tensioni della comunità vivente”, e può dire e raccontare molto sul “rapporto persona-luogo e società-luogo, sulla sua universalità, sulla sua mutevolezza”.
La Cité.… è un “luogo di attaccamento” con una storia molto lunga e concreta alle spalle, ed è stata la “Casa temporanea” per molte generazioni di giovani che da vari continenti sono andati a studiare in Francia. Proprio i ragazzi appartenenti ad una delle ultime generazioni, attraverso le loro risposte ad un questionario, hanno permesso di comporre un quadro e un panorama molto significativo a proposito del rapporto persona-luogo, e persona-persona-luogo. E anche delle emozioni che questo luogo ha destato in loro, nonché dei ricordi che rimarranno.
Inoltre, ognuna delle “Case Nazionali”, per il tipo e modello di costruzione, appare estremamente interessante dal punto di vista architettonico: non a caso si sono tenuti negli anni vari convegni di architettura all’interno della Cité, che è anche continuamente visitata da gruppi di architetti.
La comunicazione comprende la presentazione di una piccola selezione della ricca documentazione di immagini accumulata durante le ricerche (edifici, paesaggi, persone).
Massimo Quaini, Dalla “coscienza di classe” alla “coscienza di luogo”. Tendenze recenti nella geografia umana e nella pratica paesaggistica europea
Negli ultimi anni, ai tre punti cardinali della geografia - ambiente, paesaggio e territorio - che rimangono al centro dell’attenzione del geografo, si è aggiunto il concetto di luogo, perché, se è vero che già la geografia classica di Vidal de la Blache ebbe a definire la disciplina “scienza dei luoghi e non degli uomini”, è anche vero che il nuovo concetto di luogo deve molto all’indirizzo umanistico e della geografia culturale, sviluppatisi nella seconda metà del XX secolo sulla convinzione che non può darsi scienza dei luoghi senza gli uomini (così come non c’è studio dell’uomo senza introdurre i luoghi).
Nella relazione si intendono mettere in evidenza e chiarire due punti diventati, a diverso titolo, essenziali nella riflessione geografica:
- quali siano le radici epistemologiche della nuova enfasi sul concetto di luogo e dell’ambivalenza di tale concetto che si basa sulla divergenza fra geometria (astratta) e topografia (concreta) più antica della geografia (in quanto affonda le sue origini nella filosofia di Platone e Aristotele);
- quale sia la portata della nuova concezione del luogo e del suo più necessario addentellato - la “coscienza di luogo” - nella pianificazione territoriale e paesaggistica. Da questo punto di vista si intende evidenziare l’apporto dato dalle geografie che, parallelamente o in contrasto con la geografia culturale e alle sue tendenze più spiritualistiche, si sono ispirate a recenti revisioni del materialismo storico-geografico che hanno portato alla integrazione o alla sostituzione della coscienza di classe con la coscienza di luogo. Questa trasformazione ha trovato un appiglio importante nella Convenzione europea del paesaggio e interessanti forme di realizzazione nelle esperienze connesse all’Observatoire citoyen du paysage.
Domenico Luciani, Luogo e misura
In un itinerario che, per la nostra cultura, trae origine dal mondo greco classico, in particolare dal pensiero di Platone, la “geometria” costituisce uno strumento imprescindibile per la conoscenza del mondo. Le proprietà meravigliose della quantità ci permettono di afferrare la forma e la metamorfosi delle cose che compongono la nostra esistenza (il corpo, la casa, il giardino, il paese) e di misurare lo spazio e il tempo dentro i quali trova posto la nostra vita (di individuo, di famiglia, di gruppo, di comunità, di nazione) e la vita dell’insieme dei patrimoni di natura e di memoria che la rendono agibile.
Appunti sull’ipotesi che le misure di luogo intelligibili e governabili dall’apparato biopsichico della specie umana (la cui evoluzione appare estremamente lenta) occupino, tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, un intervallo ben delimitato e molto breve.
Maguelonne Déjeant-Pons, Ricerche e sperimentazioni sui luoghi. Un panorama europeo
«Le propre de la pensée sauvage est d’être intemporelle… Elle construit des édifices mentaux qui lui facilitent l’intelligence du monde pour autant qu’ils lui ressemblent»
[Ciò che è proprio del pensiero selvaggio è di essere atemporale…Costruisce edifici mentali che gli facilitano la comprensione del mondo nella misura in cui gli assomigliano].
(Claude Lévi-Strauss, La pensée sauvage, Plon, Paris 1962, p. 339)
“Il concetto di paesaggio attraversa un periodo di trasformazione rapida e profonda, con significativi progressi. La Convenzione europea del paesaggio rappresenta, con i documenti per la sua adozione, una reale innovazione rispetto agli altri documenti internazionali attinenti al patrimonio culturale e naturale. È stata il motore di evoluzioni avvenute in numerosi Stati europei, indipendentemente dalla loro adesione ufficiale alla Convenzione, non solo nella loro legislazione nazionale e regionale, ma anche a diversi livelli amministrativi, persino in documenti metodologici e sperimentazioni di politiche del paesaggio, attive e partecipative.
Questa situazione si è prodotta sia negli Stati dotati da tempo di politiche e strumenti consolidati per il paesaggio, sia negli Stati che ne sono ancora sprovvisti. La Convenzione viene utilizzata come riferimento da alcuni Stati al fine di intraprendere un processo di profonda trasformazione nella loro politica paesaggistica e ha costituito o costituisce per altri Stati l’occasione per definirla.”
Raccomandazione cm/Rec(2008)3 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri sugli orientamenti per l’attuazione della Convenzione europea sul paesaggio.
Presentazione del Consiglio d’Europa.
Gli obiettivi della Convenzione europea del paesaggio.
Ricerca e sperimentazione dei luoghi secondo la prospettiva europea
Sito internet della Convenzione europea del paesaggio:
http://www.coe.int/Conventioneuropeennedupaysage http://www.coe.int/EuropeanlandscapeConvention
Il concetto di luogo
giornate di studio sul paesaggio
2010, settima edizione
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-17.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
presentazione del volume Petrarca e i suoi luoghi venerdì 5 febbraio, ore 18
conferenza su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio, ore 21
Brevi biografie dei relatori
Carmen Añón
Nata a Barcellona nel 1931, ha studiato Architettura del paesaggio ed è attualmente professore e direttore del Dipartimento Progetto e storia del giardino presso il Master di Architettura del paesaggio della Scuola di Ingegneria agraria del Politecnico di Madrid e condirettore del Master di restauro dei paesaggi culturali e dei giardini storici della Scuola superiore tecnica di architettura di Madrid.
È stata docente e membro del Comitato scientifico del Centro Raymond Lemaire dell’Università Cattolica di Leuven; direttore per i giardini storici del Patrimonio Nazionale (Casa Reale) per venticinque anni; coordinatore degli esperti icomos per le missioni di valutazione dei paesaggi culturali e ne ha portate avanti numerose per conto del World Heritage. Ha partecipato a più di quindici assemblee generali del World Heritage e a sette assemblee dedicate specificamente ai paesaggi culturali e all’autenticità ed è stata membro del World Heritage Committee per quattro anni.
La sua vasta esperienze comprende la riqualificazione e la gestione dei paesaggi culturali, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale, i metodi per l’analisi e il monitoraggio, la pratica dell’architettura del paesaggio in relazione ai paesaggi culturali e la redazione di numerosi contributi di carattere teorico. Ha inoltre una lunga esperienza nell’insegnamento grazie agli innumerevoli corsi, seminari e convegni che ha organizzato per università e altre istituzioni nel mondo come il Centro iccrom (Roma), la Scuola Superiore di Versailles e le Università di Barcellona, Firenze, Milano, Evora , Lisbona, Città del Messico, Buenos Aires, Bruxelles, etc., e grazie alle oltre duecento partecipazioni a convegni, congressi e seminari.
Come architetto paesaggista ha inoltre collaborato con Álvaro Siza, Norman Foster, David Chipperfield, Rafael Moneo, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
Sono numerose le sue pubblicazioni di monografie, articoli, contributi e cataloghi delle mostre da lei organizzate.
Per l’icomos è stata presidente del Comitato consultivo internazionale, membro del Comitato esecutivo, vice presidente del Comitato nazionale spagnolo e presidente del Comitato scientifico internazionale per i paesaggi culturali icomos-ifla del quale ora è presidente onorario. Inoltre è una delle firmatarie della Carta di Firenze
Ha ricevuto il Premio Piero Gazzola, la Croce di Ufficiale dell’Ordine di Isabella la Cattolica, il titolo di Cavaliere dell’Ordine nazionale al merito (Francia).
Attualmente è membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dell’Istituto per gli Studi Madrileni, della Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche e di altre prestigiose istituzioni.
Margherita Azzi Visentini
Si è laureata in Lettere e specializzata in Storia dell’arte presso l’università di Padova, dove ha iniziato la carriera universitaria. Professore associato di Storia della città e del territorio all’Università di Udine (1992-95), dal 1995 ha la cattedra di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano, dove tiene anche corsi sulla storia del giardino e del paesaggio. Si è occupata soprattutto del Palladio, della sua fortuna nel mondo anglosassone, e dell’architettura della villa e del giardino in età moderna, con particolare riguardo all’area veneta e alle Isole Borromeo, ma anche delle fonti per lo studio del giardino storico italiano, e della sua fortuna critica. Da circa trent’anni partecipa attivamente, con lezioni, relazioni a convegni e organizzazione di mostre e seminari, all’attività scientifica nel suo settore in Italia e all’estero.
È stata visiting professor al Center for Landscape Studies di Dumbarton Oaks, Washington (1986, 1990 e 2000), al Yale Center for British Art, New Haven (1993), e al casva, Washington (2002). È rappresentante per l’Italia del Comitato Internazionale icomos-ifla per i paesaggi culturali dal 2001, è membro dell’Ateneo Veneto dal 1985, del Comité International d’Histoire de l’Art dal 1988, dell’aiapp dal 1988; è stata membro del Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici (1989-2003) e del “Landscape Chapter”, sah (2005-2008). Collabora dal 1972 con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, dal 1988 con la Fondazione Benetton Studi Ricerche, di cui è attualmente membro del comitato scientifico consultivo, dal 1990 circa con il Centro di studi sulla cultura e l’immagine di Roma, dal 2000 con l’Archivio del Moderno di Mendrisio e dal 2009 con il Centro Internazionale di Studi sul Vignola, di cui è membro fondatore. Dal 2006 è membro della giuria dei premi “Giuseppe Mazzotti” e “Il parco più bello”, e di “Verbania. Editoria & Giardini”, di cui è presidente. Tra le sue oltre duecento pubblicazioni si segnalano i volumi: Il palladianesimo in America e l’architettura della villa (1976); L’Orto Botanico di Padova e il giardino del Rinascimento (1984); Il giardino veneto tra Sette e Ottocento e le sue fonti (1988); La villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento (1995); Islands of Delight: Shifting Perceptions of the Borromean Islands, in Baroque Garden Cultures: Emulation, Sublimation, Subversion, a cura di M. Conan (2005), pp. 245-89 (sull’argomento ha scritto vari saggi e nel 2010 uscirà una sua monografia presso L. Olschki, Firenze). Ha curato i volumi Il giardino veneto dal tardo medioevo al Novecento (1988); Il giardino delle Esperidi. Gli agrumi nella storia, nella letteratura e nell’arte (con A. Tagliolini) (1996); L’arte dei giardini, scritti teorici e pratici dal xiv al xix secolo (2000); Topiaria. Architetture e sculture vegetali nel giardino occidentale dall’antichità a oggi (2004).
Maguelonne Dejeant-Pons
Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Montpellier con la tesi Les zones côtières en droit international de l’environnement - Actions pour la mise en valeur des zones côtières méditerranéennes.
È stata avvocato praticante presso la Corte d’Appello di Montpellier e docente incaricata presso la facoltà di Giurisprudenza.
Dal 1987 lavora presso il Consiglio d’Europa dove ha ricoperto ruoli importanti prima presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (fino al 1992) e poi presso le direzioni Ambiente e poteri locali (divisione Protezione e gestione dell’Ambiente), Ambiente e sviluppo sostenibile, Pianificazione spaziale e paesaggio, della quale è attualmente responsabile, occupandosi della Convenzione europea sulla conservazione della vita selvatica e degli ambienti naturali (Convenzione di Berna, 19 settembre 1979), della Strategia pan-europea per la diversità biologica e del paesaggio (peblds), del Diploma Europeo delle aree protette, della Conferenza europea dei ministri responsabili della pianificazione spaziale (cemat), della rivista «Naturopa» e della Convenzione europea del paesaggio (Convenzione di Firenze, 20 ottobre 2001).
Ha pubblicato numerosi volumi e articoli sulla protezione delle zone costiere e marine, sulla diversità ambientale e dei paesaggi e sul diritto umano all’ambiente, in particolare: Protection et développement du bassin méditerranéen-Textes et document internationaux, 414 pp. (Economica, Paris 1987); La Méditerranée en droit international de l’environnement, 374 pp. (Economica, Paris 1990); Les droits de l’homme et l’environnement, 326 pp. (Editions du Conseil de l’Europe 2002); Humans Rights and the Environment, 341 pp. (Editions du Conseil de l’Europe 2002); Codice di diritto internazionale dell’ambiente e dei diritti umani, 314 pp. (Sapere 2000, 2003).
È membro della Società francese per il diritto dell’ambiente (sfde) e presidente della sua sezione orientale, membro della Società francese per il diritto internazionale (sfdi), dell’Associazione europea di diritto dell’ambiente, del Consiglio europeo per la legislazione ambientale (cede) e della Commissione sulla legislazione ambientale (cel) dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (iucn).
Tilde Giani Gallino
Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo nell’Università di Torino. Oltre che a Torino, sua città natale, ha studiato presso l’Università di Stanford (California) e in vari paesi europei: Inghilterra, Austria, Svezia, Danimarca ed ha compiuto ricerche di psicologia in Francia. È autrice di circa duecento opere su varie tematiche relative ai processi cognitivi, socioemotivi e psicodinamici. Ha compiuto studi e ricerche sull’immaginario, la creatività e il disegno in età evolutiva; sulla psicologia dell’arte; sulla memoria episodica e la costruzione del Sé; sui luoghi di attaccamento e sull’identità ambientale.
Fra le pubblicazioni ricordiamo: Il complesso di Laio. I rapporti famigliari nei disegni dei ragazzi (Einaudi, 1977); La ferita e il Re. Gli archetipi femminili della cultura maschile (Raffaello Cortina, 1986); Le Grandi Madri (a cura di) (Feltrinelli, 1989); Il sistema bambino. Ricerche sul gioco simbolico e l’immaginario (Bollati Boringhieri, 1990); Il bambino e i suoi Doppi. L’Ombra e i compagni immaginari nello sviluppo del Sé (Bollati Boringhieri, 1993); In principio era l’orsacchiotto. Gli animali di peluche e il mondo immaginario dei bambini (Mondadori, 1996); L’albero di Jesse. L’immaginario collettivo medioevale e la sessualità dissimulata (Bollati Boringhieri, 1996); Famiglie 2000. Scene di gruppo con interni (Einaudi, 2000); Memoria autobiografica e identità del Sé. Quando ho imparato ad andare in bicicletta (Raffaello Cortina, 2004); Luoghi di attaccamento. Identità ambientale, processi affettivi e memoria (Raffaello Cortina, 2007); Il mondo disegnato dai bambini. L’evoluzione grafica e la costruzione dell’identità (Giunti, 2008).
Di recente ha pubblicato un libro con cento suoi “scatti” fotografici, intitolato: L’immagine e lo sguardo. Dalla psicologia alla fotografia (Ed. Antigone, 2008).
Collabora, su temi psicologici, con «La Repubblica», «La Stampa», il «Corriere della Sera», «Psicologia Contemporanea».
Luigi Latini
Nato a San Miniato nel 1956, è architetto paesaggista e docente di Architettura del paesaggio presso l’iuav-Università di Venezia e presso il Master in paesaggistica dell’Università di Firenze.
Nel campo della ricerca ha lavorato presso l’Università degli studi di Firenze conseguendo un dottorato di ricerca in Progettazione paesistica e, dal 1998, presso la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso, della quale è attualmente collaboratore e membro del comitato scientifico.
Svolge libera attività professionale, sia nel campo delle attività culturali che in quello della progettazione e pianificazione paesaggistica, con incarichi presso enti pubblici e istituzioni culturali, in Italia e all’estero.
È autore di numerosi saggi su giardino e paesaggio; di contributi in pubblicazioni promosse da università estere quali la California University, Berkeley; di lavori monografici tra i quali Cimiteri e giardini. Città e paesaggi funerari d’Occidente (Firenze 1994), Giardini visti dal cielo, con Franco Migliorini (Modena 2004); è curatore, con Domenico Luciani, del volume Scandinavia: luoghi, figure, gesti di una civiltà del paesaggio (Treviso 1998, Premio internazionale Hanbury nell’edizione 1998).
Tra le esperienze professionali recenti, si è occupato per Grün Berlin, Park und Garten Gmbh della consulenza tecnica e scientifica per il progetto del “Renaissance Garten” nel Park Marzhan a Berlino, realizzato tra il 2007 e il 2008; ha progettato l’orto e il giardino del centro religioso di Villa Turri a Scandicci-Firenze (realizzazione 2008-2009); si è occupato degli aspetti paesaggistici, in qualità di progettista, con Paolo Bürgi e Stefano Stanghellini, nell’ambito della revisione del Piano Regolatore del Comune di Rovereto (2007-2009).
Domenico Luciani
Architetto e paesaggista, si è formato nell’Istituto di Architettura di Venezia (oggi Università iuav di Venezia) della seconda metà degli anni ’50, a contatto con le personalità eminenti dell’architettura e dell’urbanistica italiana.
Ha compiuto molteplici esperienze nel campo amministrativo, in particolare della politica culturale e territoriale; ha progettato e realizzato opere di architettura pubblica e privata, e collaborato negli anni ’60 all’elaborazione di alcuni piani urbanistici, tra i quali quelli di Venezia e Treviso. Il suo interesse principale riguarda i beni culturali, soprattutto lo studio e l’applicazione di metodi e strumenti per la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio di memoria e di natura dei luoghi e per il governo delle loro trasformazioni.
Ha diretto dalla sua origine (1987) al 2009 la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso ed attualmente ne coordina le attività di ricerca, sperimentazione e editoria sul paesaggio e il giardino.
Ha pubblicato saggi e articoli in varie riviste, italiane e straniere, e in numerosi atti di convegni e curato, tra gli altri, i volumi Paradisi ritrovati, Treviso-Milano 1991 (con Mariapia Cunico); Il governo del paesaggio e del giardino/Garten Landschaft Wahlverwandtschaften. Itinerario nell’area germanica, Treviso-Milano 1993; Scandinavia. Luoghi, figure, gesti di una civiltà del paesaggio, Treviso 1998 (con Luigi Latini), Premio Hanbury 1998; Luoghi, forma e vita di giardini e di paesaggi (Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, 1990-1999), Treviso 2001, Premio Hanbury 2001 e Petrarca e i suoi luoghi, Treviso 2009 (con Monique Mosser).
Ha fondato il Centro Internazionale “Civiltà dell’Acqua” ed ha fatto parte di vari comitati scientifici internazionali, seguendo in particolare alcune significative esperienze di trasformazione dei paesaggi postindustriali e postminerari europei.
Lavora sulle questioni dell’insediamento e della mobilità della “nebulosa insediativa” veneta, con numerose partecipazioni a convegni e a edizioni sull’argomento.
Ugo Morelli
Nato a Grottaminarda (av) nel 1951, ha compiuto gli studi presso l’Università di Bologna, laureandosi in Scienze Politiche, indirizzo politico-sociale e psicologico-organizzativo, e occupandosi successivamente di attività di ricerca, nella stessa università, nei settori della psicologia sociale, psicologia del lavoro e delle organizzazioni e organizzazione aziendale; dell’analisi delle relazioni asimmetriche, del conflitto e del potere; dell’analisi psicosociologica del lavoro, delle organizzazioni e delle istituzioni.
Le scienze psicologiche e della cognizione applicate al lavoro, all’organizzazione e alle forme di vita organizzativa, all’apprendimento, ai conflitti, alla formazione e all’esperienza estetica, sono i riferimenti fondativi delle sue attuali attività di studio, ricerca e insegnamento.
È docente di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione presso l’Università degli Studi di Bergamo; Presidente del Comitato scientifico della Scuola per il governo del paesaggio e del territorio (step) della Trentino School of Management, presso la quale dirige il Master in Arte Cultura.
È direttore scientifico di programmi di formazione manageriale e direzionale e docente presso Formazione Lavoro Società per la Formazione Manageriale della Cooperazione Trentina.
Editorialista del «Corriere del Trentino e dell’Alto Adige» e del «Corriere della Sera», dal 2005 al 2008.
Tra le più recenti pubblicazioni: Sefarad e ritorno… L’identità è l’erranza, Nicolodi, Rovereto 2005, 116 pp.; Conflitto. Identità, interessi, culture, Meltemi, Roma 2006, pp. 214; Parole a perdere, Meltemi, Roma 2007, pp. 207; Incertezza e organizzazione. Linguaggio, lavoro e cooperazione nell’economia del simbolico, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009, 205 pp.; Competenze di cura. Relazioni e professioni in sanità, Guerini e associati, Milano 2009, pp. 255 (in corso di pubblicazione).
Maurizio Paolillo
Dal 2005 è ricercatore confermato e professore aggregato di Lingua e cultura cinese presso l’Università del Salento, dove attualmente dirige il progetto di ricerca di base “La letteratura teoretica sulla pittura di paesaggio nella Cina antica: traduzione e studio terminologico-dottrinale del Bifaji di Jing Hao (x secolo)”.
Dal 2007 al 2009 è stato titolare dell’insegnamento di Storia dell’arte dell’Asia orientale presso l’Università di Genova, e nel 2007-08 di quello di Storia delle religioni in Cina presso l’Università di Urbino “Carlo Bo”, dove attualmente è docente per affidamento del corso di Storia della filosofia e delle religioni in Cina. Nel 2008 e nel 2009, inoltre, è stato docente di Lingua e cultura cinese nell’ambito del master “Cindia Investors and Promoters”, organizzato dalla Provincia Autonoma di Bolzano e da AssForSEO.
Nel 1990 si è laureato summa cum laude all’Istituto Universitario Orientale di Napoli (iuo, oggi Università “L’Orientale”), con la prima tesi sinologica in Italia sul fengshui. Nel 1999 ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’arte dell’India e dell’Asia orientale (x ciclo) presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi sul giardino cinese dai Song ai Ming. Dal 1993 è membro della Associazione Italiana degli Studi Cinesi (aisc); dal 2000 della European Association of Chinese Studies (eacs); dal 2009 della New Zealand Asia Society e della Chinese Studies Association of Australia (csaa).
La sua prima permanenza di studio in Cina risale al 1988; ha poi ottenuto una borsa di studio del Ministero Affari esteri nel 1989-90, e una borsa di studio dell’iuo per il perfezionamento all’estero, svolgendo attività di ricerca su testi classici di fengshui presso l’inalco di Parigi nel 1992-93 e nel 1994-95.
E’ autore del volume Il giardino cinese. Una tradizione millenaria (Guerini e Associati, Milano 1996) che ha ricevuto una menzione speciale al Premio Hanbury Grinzane Cavour 1997, e di circa quaranta lavori in italiano, inglese, francese e cinese pubblicati a partire dal 1992 su riviste specializzate. Ha partecipato con relazioni a circa cinquanta convegni nazionali ed internazionali tenuti presso sedi accademiche e diplomatiche; in particolare, su invito del Ministero Affari esteri (Ufficio di Cultura del Consolato d’Italia a Shanghai) ha tenuto negli anni 2003-2009 varie conferenze presso sedi universitarie e diplomatiche cinesi.
Nel 2001 ha collaborato con la Fondazione Benetton Studi Ricerche effettuando la prima traduzione in una lingua occidentale del Zangshu, testo classico di fengshui. Nel 2006, è stato consulente esterno per la rai nel quadro dell’accordo con la cctv (China Central Television).
Lionello Puppi
Professore emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. È stato ordinario di Storia dell’architettura e dell’urbanistica nell’Università di Padova, dove ha diretto l’Istituto di Storia dell’arte e la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’arte e, quindi, ordinario di Storia dell’arte contemporanea, di Storia dell’arte moderna e di Metodologia della ricerca storico-artistica nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha diretto il Dipartimento di Storia delle arti e presieduto il Corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali.
Membro di istituzioni accademiche e di ricerca italiane e straniere, tra cui l’Accademia Olimpica di Vicenza, l’Institute for Advanced Study di Princeton, la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, l’Ateneo Veneto, il Centre for Palladian Studies in America e la Societé européenne de Culture.
È stato coordinatore del Progetto urbal della Comunità europea per l’America latina e consulente dell’Intendencia di Montevideo per il restauro del Teatro Solis e il recupero del centro storico.
È stato visiting professor in varie università in Europa, nelle Americhe, in Giappone e in Australia; presiede la Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche, del cui comitato scientifico consultivo fa parte, così come della Commissione Cultura dell’Associazione degli ex parlamentari (è stato senatore della Repubblica nella vi legislatura).
Ha ricevuto i premi “Villa Veneta” (2004) e “Masi per la Civiltà Veneta” (2008).
Quantunque l’interesse per il Rinascimento veneto abbia costituito il filo rosso del suo impegno scientifico, si è occupato, in un migliaio di pubblicazioni tra libri e saggi (anche tradotti in un decina di lingue straniere), di problematiche storiche e metodologiche dell’arte in Europa e in America latina dal xiii al xx secolo.
Massimo Quaini
Ha iniziato la carriera universitaria nel 1967 con la nomina di assistente presso la cattedra di Geografia della Facoltà di Magistero dell’Università di Genova, dove ha poi ottenuto l’incarico di insegnamento in Geografia storica.
Successivamente è passato alla Facoltà di Lettere dove ha insegnato Storia dell’agricoltura e Geografia politica ed economica, con la qualifica di Professore associato, fino all’anno accademico 89-90; nello stesso anno accademico ha vinto il concorso a cattedre di Geografia diventando così Professore ordinario e ha coperto per sei anni la cattedra di Geografia umana presso l’Università di Bari, rientrando all’Università di Genova per svolgere gli insegnamenti di Geografia e di Geografia storica prima nel Corso di Laurea in Storia e poi in quello di Conservazione dei Beni Culturali, dove ha anche rivestito la funzione di Presidente del Corso di laurea nel triennio 1999-2002.
Dal 2004 ha ottenuto il trasferimento al Corso di laurea in Geografia dove ha svolto gli insegnamenti di Geografia umana. Teoria e metodi e di Geografia della Liguria ed è coordinatore del dottorato di ricerca in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale dell’Università di Genova.
Ha svolto un’intensa attività scientifica nei campi della teoria e storia del pensiero geografico, della geografia storica e umana, della storia della cartografia, della geografia sociale ed applicata ai problemi della pianificazione territoriale e della tutela del paesaggio, dimostrata da oltre un centinaio di pubblicazioni, in parte tradotte anche in diverse lingue straniere (inglese, francese, spagnolo, olandese).
Ha svolto un’intensa attività di consulenza per la Regione Liguria nel campo della pianificazione territoriale (Piano Territoriale Regionale), della promozione turistica (Comitato Giubileo 2000) ed è stato responsabile del progetto Archivio storico della cartografia regionale e dell’Atlante storico per il Piano territoriale.
Ha collaborato con altri enti pubblici: la Provincia di Imperia per il Piano territoriale di coordinamento; il Comune di Levanto per numerose iniziative in campo storico e culturale e per la stesura del Piano urbanistico comunale; l’Azienda di Promozione Turistica Cinque Terre-Golfo dei Poeti per la promozione del turismo culturale e religioso.
Negli ultimi anni ha lavorato nell’ambito della revisione del Piano paesistico della Regione Liguria, partecipando a un duplice progetto di valorizzazione della Via Aurelia e dei principali percorsi storici verticali di collegamento con la pianura padana.
Autore di numerosissimi articoli e saggi, fa parte del Comitato scientifico di Lega Ambiente Liguria.
Tom Simons
Ha conseguito la laurea in architettura nel 1966 presso il Politecnico di Helsinki, dove ha anche conseguito la laurea specialistica nel 1974. È stato professore di Architettura del paesaggio al Politecnico di Helsinki dal 1982 al 2004, e preside della Facoltà di Architettura dello stesso Politecnico nel periodo 1996-2004. Visiting professor nei seguenti atenei: Royal Danish Academy of Arts, Copenhagen 1989, 1992; Graduate School of Design, Harvard University, Cambridge 1991; Academy of Architecture, Amsterdam 2000, 2001; Keio University, Shonan Fujisawa Campus, Giappone 2002. Nel 1969 ha aperto il proprio studio di architettura del paesaggio, vantando numerose collaborazioni negli anni. Alcuni progetti: Piano paesaggistico per l’area della fortezza storica di Sveaborg (Suomenlinna), 1977-87; Piano di recupero dei parchi pubblici nel centro della città di Joensuu, 1984-86; Piano per la realizzazione di un parco sperimentale a Pankalampi, nella città di Mikkeli, 1988-91; Il giardino dei muschi e il prato marittimo nell’arcipelago di Helsinki, 2000- ; Restauro del giardino nel cortile della sede del Ministero dell’Istruzione a Helsinki, 2007-2009. Capo-progetto in numerosi progetti di ricerca. È autore di una cinquantina di articoli pubblicati in riviste e libri del settore. Svolge un’intensa attività di conferenziere sia in Finlandia sia all’estero. Fa parte del comitato scientifico consultivo della Fondazione Benetton Studi Ricerche dal 2009.
Massimo Venturi Ferriolo
Laureato in filosofia, ha lavorato presso le Università di Urbino, Milano Statale, Heidelberg e Salerno ed ha partecipato come visiting professor alle attività didattiche della Università Complutense di Madrid, della Universidad Autónoma Metropolitana di Città del Messico, dell’istituto Dumbarton Oaks Garden and Landscape Studies della Harvard University di Washington d.c., dell’École Normale Superieure di Parigi ed ha tenuto numerose conferenze e lezioni in università italiane e straniere.
Attualmente è professore ordinario di Estetica presso il Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano; dal 1987 dirige presso l’editore Guerini e Associati di Milano, la collezione “Kepos” e “Quaderni di Kepos”, avente per oggetto il giardino e il paesaggio tra filosofia, storia e architettura; dal 1994 collabora con la Fondazione Benetton Studi Ricerche e dal 2008 è membro della Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.
I suoi studi da diversi decenni sono dedicati ai temi del giardino e del paesaggio. Ha pubblicato numerosi articoli e libri, il più recente è Percepire paesaggi. La potenza dello sguardo (Bollati Boringhieri, 2009), nel quale la sua riflessione filosofica si sofferma a considerare il tema paesaggistico sul crinale fra ricerca e azione, teoria e progetto.
Simonetta Zanon
Nata a Belluno nel 1961, si è laureata in Scienze naturali preso l’Università di Padova ed ha successivamente approfondito i temi del paesaggismo, seguendo il corso biennale di perfezionamento in Architettura del paesaggio presso il Politecnico di Milano e iniziando contemporaneamente a svolgere attività di libera professione.
Nel 1989 è diventata socia ordinaria dell’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio.
Dal 1989 al 1996 ha collaborato principalmente con l’Università iuav di Venezia (Istituto Universitario di Architettura) per le attività didattiche e di ricerca legate ai corsi di Arte dei Giardini e al laboratorio di laurea Paesaggio e Architettura, e con la Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici del Veneto Orientale per gli aspetti botanici e paesaggistici relativi alla gestione ordinaria e ad alcuni interventi straordinari nel parco di Villa Pisani a Stra (ve).
Dopo una prima fase di collaborazione part-time (1992-1996), dal 1997 lavora a tempo pieno presso la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso dove coordina la sezione laboratori/progetti per il paesaggio; dal febbraio 2006 partecipa ai lavori della Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino; fa parte del comitato scientifico consultivo dalla sua istituzione, nel 2008, con compiti di programmazione e realizzazione delle attività di studi e ricerche, in particolare inerenti il tema governo e disegno del paesaggio e del giardino. Nel periodo 2003-2006 ha coordinato il progetto Interreg III B Restructuring Cultural Landscapes e, dalla prima edizione 2007, è responsabile dell’iniziativa Luoghi di valore.
Nel 2007 è stata nominata componente del comitato scientifico dell’Ente parco del fiume Sile.
Ha pubblicato diversi contributi, principalmente sull’argomento giardini storici, e ha curato la sezione Contesti, luoghi e progetti d’acqua per la prima serie della rivista «Silis. Annali di civiltà dell’acqua».
I luoghi di Lévi-Strauss
conferenza pubblica di Francesco Remotti
in occasione delle giornate di studio sul paesaggio 2010 Il concetto di luogo,
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009) per il suo contributo imprescindibile alla comprensione del carattere universale del “bisogno di luogo”
venerdì 5 febbraio ore 21, spazi Bomben, via Cornarotta 7a
L’esistenza umana è inevitabilmente legata a dei luoghi, e anche il pensiero - come più in generale la cultura - si forma in relazione all’esperienza di luoghi specifici. Quali sono i luoghi rispetto ai quali ha preso forma la riflessione antropologica di Claude Lévi-Strauss? Rispondere a questa domanda significa ripercorrere i momenti fondamentali della sua vita e del suo pensiero. In primo luogo, vi sono i luoghi dei suoi viaggi e delle sue esperienze etnografiche in Brasile. Tra le diverse popolazioni incontrate, forse soprattutto i Bororo hanno insegnato a Lévi-Strauss il senso dell’organizzazione dello spazio (la struttura delle “società fredde”). Ma il ritorno in Europa ha messo in contatto Lévi-Strauss con un continente percorso dall’antisemitismo e che precipitava ormai velocemente verso la seconda guerra mondiale: una società “calda”, che ha perso il senso della struttura e da cui, come tanti altri intellettuali ebrei, Lévi-Strauss deve fuggire. Il terzo momento coincide con il soggiorno di Lévi-Strauss a New York: è lì che si forma il suo pensiero antropologico sul piano teorico, ponendo le basi del suo strutturalismo; ed è lì che possiamo cogliere Lévi-Strauss vagabondare per le strade della metropoli americana (come il flaneur teorizzato da Walter Benjamin). Il quarto momento è costituito invece dal suo soggiorno in India, e le pagine di Tristes Tropiques dedicate alle folle delle città indiane riprendono il tema delle società devastate dai movimenti storici, sottoposte alla legge di una rovinosa entropia. Nel disordine delle città indiane (i tropici “repleti”, contrapposti ai tropici “vuoti” dell’America indigena) Lévi-Strauss intravede il futuro angosciante dell’umanità.
(Francesco Remotti, gennaio 2010)
Francesco Remotti, professore ordinario di Antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, a partire dal 1976 ha compiuto indagini etnografiche presso i BaNande del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo) e ha svolto ricerche etnostoriche sui regni precoloniali dell’Africa equatoriale. Egli ha inoltre sviluppato numerosi interessi teorici sul significato dell’antropologia, sulla questione dell’identità, sui temi dell’antropo-poiesi. Tra le sue pubblicazioni più significative: Noi, primitivi. Lo specchio dell’antropologia (Bollati Boringhieri, Torino 1990; nuova ed. 2009)*; Etnografia nande i, ii, iii (Il Segnalibro, Torino 1993, 1994, 1996); Luoghi e corpi. Antropologia dello spazio, del tempo e del potere (Bollati Boringhieri, Torino 1993); Contro l’identità (Laterza, Roma-Bari 1996)*; Prima lezione di antropologia (Laterza, Roma-Bari 2000)*; Forme di umanità (a cura di, Bruno Mondadori, Milano 2002); Centri di potere. Capitali e città nell’Africa precoloniale (Trauben, Torino 2005); Contro natura. Una lettera al Papa (Laterza, Roma-Bari 2008)*.
(*) disponibili presso la biblioteca della Fondazione Benetton Studi Ricerch
Il concetto di luogo
giornate di studio sul paesaggio
2010, settima edizione
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-19.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
conferenza di Francesco Remotti su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio ore 21
Claude Lévi-Strauss. Nota biografica
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Claude Lévi-Strauss e Lucinda sulle rive del rio Machado, nella seconda metà degli anni ’30
Nato a Bruxelles il 28 novembre 1908, di famiglia ebrea, si trasferisce presto con i genitori a Parigi dove il padre lavora come ritrattista. La sua formazione culturale avviene nel clima intellettuale parigino. Studia Legge e Filosofia alla Sorbona, non conclude gli studi in Legge ma si laurea in Filosofia nel 1931 e inizia a insegnare in un liceo di provincia.
Le sue posizioni filosofiche sono molto critiche nei confronti delle tendenze idealiste e spiritualistiche della filosofia francese del periodo fra le due guerre. Scopre presto nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell’etnologia, la possibilità di costruire un discorso più concreto e innovatore sull’uomo. Decisivi gli incontri con Paul Rivet, che conosce in occasione dell’esposizione di Jacques Soustelle al Museo Etnografico, e con Marcel Mauss, del quale diventa allievo, interessandosi in particolare al metodo da lui sviluppato per spiegare e analizzare riti e miti dei popoli primitivi.
Nel 1935 gli viene offerto un incarico di insegnamento di Sociologia a San Paolo in Brasile, dove una missione culturale francese aveva avuto l’incarico di fondare una università. Sarà per Lévi-Strauss l’occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo, ma soprattutto per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile, che diventeranno l’oggetto delle sue ricerche sul campo.
Il suo esordio nel campo dell’antropologia avviene in maniera graduale. Nei primi tempi, quando è libero dagli impegni universitari, compie brevi visite nell’interno del paese.
Organizza poi una spedizione di qualche mese tra i Bororo, un gruppo etnico del Brasile, e infine una missione, che durerà un anno, nel Mato Grosso e nella foresta amazzonica dove incontrerà “i veri selvaggi”.
Tornato in Francia nel 1939, entra nell’esercito allo scoppio della seconda guerra mondiale ma nel 1941, subito dopo l’armistizio, a causa delle persecuzioni contro gli ebrei, fugge negli Stati Uniti. A New York insegna presso la New School for Social Researches e conosce e frequenta altri intellettuali emigrati. Insieme a Jacques Maritain, Henri Focillon e Roman Jakobson, è considerato uno dei fondatori dell’École Libre des Hautes Études, una specie di “università in esilio” per accademici francesi. Dal 1946 al 1947 lavora anche come addetto culturale per l’ambasciata di Francia.
Gli anni trascorsi a New York sono molto importanti per la sua formazione. La sua relazione con il linguista Jakobson gli è d’aiuto per mettere a punto il suo metodo di indagine strutturalista. Lévi-Strauss è anche considerato, insieme a Franz Boas, uno dei maggiori esponenti dell’antropologia americana, disciplina, quest’ultima, che negli anni americani insegna presso la Columbia University a New York.
Nel 1948 torna a Parigi e nello stesso anno consegue il dottorato alla Sorbona con una tesi maggiore e una minore - come era tradizione in Francia - dal titolo La famiglia e la vita sociale degli indiani Nambikwara e Le strutture elementari della parentela. Quest’ultima viene pubblicata l’anno seguente e subito viene considerata uno degli studi antropologici più importanti realizzati fino a quel momento, sui rapporti di parentela.
Tra gli anni quaranta e cinquanta Lévi-Strauss continua le sue pubblicazioni, sempre con maggiore successo. La sua popolarità si deve in particolare a Tristi tropici, pubblicato nel 1955 e tradotto in Italia nel 1960: in parte biografia, in parte riflessione filosofica sul viaggio, l’opera è soprattutto un diario sistematico dei suoi studi su quattro tribù primitive del Sud America. Pochi anni dopo, nel 1958, esce Antropologia strutturale, con una raccolta dei suoi saggi (tradotto in Italia nel 1966). In quello stesso periodo organizza il Laboratorio di Antropologia sociale e fonda una nuova rivista, «L’Homme», sulla quale pubblica i risultati delle sue ricerche.
Parallelamente svolge il suo insegnamento al Musée de l’homme, di cui diviene vicedirettore, all’École des Hautes Études e, infine, presso il Collége de France dove nel 1959 gli viene assegnata la cattedra di Antropologia sociale.
Risale al 1962 la pubblicazione di quello che, secondo molti studiosi, è il suo lavoro più importante, Il pensiero selvaggio (tradotto in Italia nel 1964), nel quale vengono delineate la teoria della cultura della mente e la teoria del cambiamento sociale: questa seconda parte in particolare coinvolgerà Lévi-Strauss in un acceso dibattito con Jean-Paul Sartre riguardo alla natura della libertà umana.
Ormai diventato molto popolare, Lévi-Strauss dedica la seconda metà degli anni Sessanta alla realizzazione del grande progetto delle Mythologiques, quattro volumi di studi (Il crudo e il cotto, 1964, Dal miele alle ceneri, 1967; L’origine delle buone maniere a tavola, 1968; L’uomo nudo, 1971; tradotti in Italia tra il 1966 e il 1974) nei quali analizza tutte le variazioni dei gruppi del Nord America e del Circolo polare artico esaminando, con metodologia rigorosamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi.
Nel 1973 Lévi-Strauss viene nominato Accademico di Francia. Nel 1975 riceve l’Erasmus Prize, e negli anni successivi molti altri riconoscimenti e lauree ad honorem da università prestigiose come Oxford, Yale, Harvard e Columbia. È stato membro di istituzioni celebri incluse la National Academy of Sciences, l’American Academy and Institute of Arts and Letters, l’American Academy of Arts and Sciences, l’American Philosophical Society.
Claude Lévi-Strauss si è spento a Parigi il 30 ottobre 2009, pochi giorni dopo avrebbe compiuto 101 anni; nel 2008, in occasione del centesimo compleanno, si erano svolte numerose manifestazioni e iniziative per festeggiarlo. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dall’École des Hautes Études en Sciences Sociales.
Petrarca e i suoi luoghi
presentazione del volume
Petrarca e i suoi luoghi. Spazi reali e paesaggi poetici alle origini
del moderno senso della natura, a cura di Domenico Luciani e Monique Mosser,
in occasione delle giornate di studio sul paesaggio 2010 Il concetto di luogo,
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio ore 18, spazi Bomben, via Cornarotta 7a
Ne parlano, alla presenza dei due curatori e di altri autori, Carmen Añón e Ugo Dotti.
Petrarca e i suoi luoghi. Spazi reali e paesaggi poetici alle origini
del moderno senso della natura, a cura di Domenico Luciani e Monique Mosser,
volume pubblicato da Fondazione Benetton Studi Ricerche in coedizione con Canova,
Treviso 2009, xiv-262 pagine, 41 illustrazioni a colori e 37 in bianco e nero,
isbn 978-88-8409-227-4, 28 euro (Memorie, 13).
Un lavoro scientifico collettivo (14 autori coinvolti), un’iniziativa editoriale della Fondazione
nell’ambito della collana “Memorie”, diretta da Domenico Luciani e Lionello Puppi,
a partire dalla seconda edizione delle giornate di studio sul paesaggio (Arquà Petrarca-Treviso,
4-5 febbraio 2005), già intitolate Petrarca e i suoi luoghi e dedicate a Eugenio Battisti (1924-1989).
Dalla quarta di copertina:
Francesco Petrarca dà forma e misura allo spazio e al tempo della propria solitudine e della propria operosità. Le sue case, i suoi giardini, i suoi paesaggi, costituiscono per noi, ancora,
di nuovo, un centro gravitazionale irresistibile della nostra cultura di europei. Sono luoghi concreti, dotati di un patrimonio filologico immenso accumulato nel corso di sette secoli, caricati di una incessante metamorfosi del loro mito. Questo lavoro, collettivo, tenta di fare criticamente il punto di una vicenda di idee, di scienze, di arti del paesaggio e del giardinaggio, e di delineare una sorta di atlante per orientarci in quella che Andrea Zanzotto chiama la «collezione di case stabili dove fissarsi, “quieti porti” da avere a disposizione dovunque», allestita dal poeta nell’arco della sua vita. Escludendo perciò esperienze che pure marcano come tappe imprescindibili la costruzione dell’idea di paesaggio in Petrarca - tra le quali avremmo almeno dovuto convocare, col Ventoso, la montagna Sainte Baume e la Riviera ligure, che lo impressiona già all’età di otto anni, Baia e i Campi Flegrei, il Monginevro e le sorgenti dell’Adige - la collezione di porti quieti, e inquieti, di uno spirito libero peregrinus ubique, presenta comunque confini aperti. Quando comincia? All’Incisa, nei primi sei anni di vita? A Pisa, bambino di sette anni? Subito dopo, ad Avignone e Carpentras? Nei luoghi della prima giovinezza, nelle esperienze pluriennali di studio a Montpellier e a Bologna, di certo vive nella sua memoria? Nella casa in cui è felice ospite a Lombez, che più volte descrive con nostalgia? Poi, naturalmente, vengono i posti ai quali egli stesso concede lo statuto trinitario casa-giardino-paesaggio. Dunque Valchiusa, progetto amato già da ragazzino undicenne e poi, da trentenne, realizzato. Le due case di Parma, una in città e una in montagna a Selvapiana. Le tre di Milano: Sant’Ambrogio, Garegnano, San Simpliciano. E altre, forse solo punti di appoggio, in città familiari come Pavia e Verona. E dopo l’oscillazione tra Padova, nel centro della città, e Venezia, in Riva degli Schiavoni, finalmente Arquà, per gli ultimi cinque anni di vita, solitario studioso e giardiniere sessantacinquenne-settantenne, amatissimo e lodatissimo.
Ci piacerebbe insomma restituire al lettore le ragioni che fanno venire la voglia di andare, o tornare, in tanti “posti” della sua vita (e delle sue opere: per il filologo “luoghi” designa una referenza testuale puntuale), dialogando, al riparo da ogni accademismo, con una figura che continua a interrogarci sul senso della natura, sulle misure dello spazio e del tempo, sulla forma e la vita dei luoghi, con la vicinanza e il pathos di un nostro contemporaneo.
Petrarca e i suoi luoghi, indice generale del volume
Prefazione/Préface
Domenico Luciani e Monique Mosser, Vacate et videte
Introduzione
Eugenio Battisti, Non chiare acque
Temi
Massimo Venturi Ferriolo, «Mirarer singula». Paesaggi tra «cupiditas videndi»
e «beata vita in ascensu montis»
Hervé Brunon, Locus secretus: topique et topophilie
Nicholas Mann, Dall’orto al paesaggio. Petrarca tra filologia e natura
Lionello Puppi, Tradizione dell’idea di villa. Dall’antichità all’umanesimo attraverso Petrarca
Luoghi
Marco Trisciuoglio, Horti, dimore, selve e montagne. Francesco Petrarca e la costruzione dell’idea di paesaggio
Giovanni Galli, Il bosco e la casa: luoghi parmensi del Petrarca
Gherardo Ortalli, La ricerca della solitudine in un paesaggio di pietra. Petrarca a Venezia
Sante Bortolami, Arquà e il paesaggio euganeo ai tempi del Petrarca
Ève Duperray, Le gouffre, la rime et le laurier. Une idéalisation du paysage de Vaucluse de Pétrarque aux romantiques
Monique Mosser, «Le plus riant vallon qu’éclaire l’œil du monde». Entre pittoresque et sublime: le pèlerinage à Vaucluse et la mémoire de Pétrarque dans les jardins au xviiie siècle
Nerte Dautier, Fontaine-de-Vaucluse. Pour un projet global de protection et de mise en valeur: à la recherche du génie du lieu
Roland Pastor, Fontaine-de-Vaucluse. L’eau et le sacré
Appendici
Francesco Petrarca, Ad Guidonem Septem archiepyscopum Ianuensem
Giosuè Carducci, Il Petrarca alpinista
Giovan Andrea Gesualdo, De la Sorga
Ambrogio Annoni, Il Petrarca in villa. Nuove ricerche sulla dimora del poeta a Garegnano
Arnaldo Foresti, Il Petrarca ristaura la sua casa in Parma
Sintesi cronologica dei luoghi di Francesco Petrarca; Nota bibliografica; Elenco delle illustrazioni;
Elenco degli autori; Indice dei nomi e dei luoghi
Petrarca e i suoi luoghi, i curatori
Domenico Luciani. Architetto e paesaggista impegnato nella battaglia di idee per i beni naturali
e culturali. Ha diretto dalla sua origine (1987) al 2009 la Fondazione Benetton; ne coordina attualmente le attività di ricerca e sperimentazione sul paesaggio tra le quali il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino; ne dirige, con Lionello Puppi, la collana “Memorie”, curando volumi collettivi, tra i quali Luoghi. Forma e vita di giardini e di paesaggi (2001).
Ha fatto parte di vari comitati scientifici internazionali seguendo significative esperienze europee
di trasformazione di siti postindustriali e postminerari. Ha pubblicato saggi e articoli in varie riviste italiane e straniere.
Monique Mosser. Storica dell’arte, dell’architettura e del giardino. Figura europea di spicco
per la salvaguardia del patrimonio culturale. Docente alla Scuola di Architettura di Versailles. Ricercatrice del cnrs (Centre André Chastel, Parigi). Autrice di un vasto lavoro filologico, con articoli, saggi e monografie sul giardino storico e il paesaggio, tra le quali il volume L’architettura dei giardini d’Occidente dal Rinascimento al Novecento (1990, con Georges Teyssot),
tradotto in diverse lingue e ripubblicato varie volte. Collabora con importanti paesaggisti;
fa parte dell’icomos-ifla, di vari comitati scientifici, tra i quali quello della Fondazione Benetton, e di varie giurie, tra le quali quella del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.
Petrarca e i suoi luoghi, ne parlano
Carmen Añón (Barcellona, 1931). Attualmente professore e direttore del Dipartimento Progetto e storia del giardino presso il Master di Architettura del paesaggio della Scuola di Ingegneria agraria del Politecnico di Madrid e condirettore del Master di Restauro dei paesaggi culturali e dei giardini storici della Scuola superiore tecnica di architettura di Madrid. Sono numerose le sue pubblicazioni di monografie, articoli, contributi e cataloghi delle mostre da lei organizzate. Per l’icomos è stata presidente del Comitato consultivo internazionale, membro del Comitato esecutivo, vicepresidente del Comitato nazionale spagnolo e presidente del Comitato scientifico internazionale per i paesaggi culturali icomos-ifla del quale ora è presidente onorario. È una delle firmatarie della Carta di Firenze. Attualmente è membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dell’Istituto per gli Studi Madrileni, della giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche e di altre prestigiose istituzioni.
Ugo Dotti (Cremona, 1933). Storico della letteratura, italianista, uno dei massimi studiosi di Petrarca. La sua Vita di Petrarca (Laterza, 1987) è stata tradotta in Brasile e in Francia ed è tuttora considerata un punto di riferimento insostituibile. Per la prima volta ha tradotto l’intero monumentale epistolario petrarchesco (Familiari, Senili, Sine nomine), edito in Francia da
Les Belles Lettres e in Italia da Nino Aragno Editore. Ha inoltre tradotto e annotato il Secretum (Rizzoli) e commentato il Canzoniere (Donzelli). Proprio ai luoghi di Petrarca, dopo il Petrarca a Milano: documenti milanesi (1353-1354), del 1972 (Ceschina), è tornato nel 2006 con Petrarca a Parma (Diabasis). Ha dato la prima traduzione italiana moderna del Petrarca storico, lavoro uscito per Einaudi (I Millenni, 2007) con il titolo Gli uomini illustri. Vita di Giulio Cesare. Ha anche scritto, solo per fornire qualche altro riferimento da una bibliografia amplissima, una Storia degli intellettuali in Italia (Editori Riuniti) e una monografia su Machiavelli (Machiavelli rivoluzionario. Vita e opere, uscito in Italia per Carocci e tradotto in francese).
Si tratta di dare statuto teorico e pratico, etico e normativo, conservativo e progettuale a ogni pezzo di territorio che abbia la forma, la vita, i caratteri e le dimensioni corrispondenti all’insediamento di una comunità riconoscibile e responsabile.
Le “giornate di studio” 2010 rappresentano uno snodo significativo nell’evoluzione del lavoro scientifico della Fondazione. Per un verso sono un tentativo di raccogliere i frutti di una riflessione e di una sperimentazione pluriennale sui vari caratteri costitutivi persistenti con i quali il luogo si presenta, nel suo rapporto col sacro, come insediamento umano elementare (villaggio), come deposito di valori percepiti, come insieme di beni necessari, come figura straordinaria, come spazio ordinario.
Ma contemporaneamente, per un altro verso, inaugurano un dialogo più serrato con specialismi diversi ed esperienze non contigue: Carmen Añón, Luigi Latini, Domenico Luciani e Tom Simons si muovono più vicini al terreno del “fare paesaggio”; Margherita Azzi Visentini, Lionello Puppi, Monique Mosser più vicini al terreno della storia dell’arte; Massimo Venturi Ferriolo e Maurizio Paolillo a quello della storia delle idee; Massimo Quaini a quello della geografia; Tilde Giani Gallino e Ugo Morelli a quello della psicologia; Maguelonne Déjeant-Pons e Simonetta Zanon, rispettivamente a livello europeo e a livello locale, danno conto di iniziative direttamente connesse alle intenzioni antropologiche della Convenzione Europea del Paesaggio.
Infine, due momenti, venerdì alle ore 18 e alle ore 21, sono dedicati a due figure fondative per questa riflessione, distanti tra loro sei secoli, Francesco Petrarca e Claude Lévi-Strauss. Sulla prima figura viene presentato Petrarca e i suoi luoghi, un volume dovuto a un impegno scientifico collettivo e a una iniziativa editoriale della Fondazione, a partire dalla seconda edizione (2005) delle giornate di studio. Della seconda figura, alla quale sono dedicate le giornate 2010, parlerà Francesco Remotti, studioso italiano che se ne occupa da tempo con particolare continuità e acutezza.
comitato scientifico
La progettazione delle giornate di studio sul paesaggio è a cura di Domenico Luciani con la collaborazione di Simonetta Zanon e del comitato scientifico consultivo:
Carmen Añón, Margherita Azzi Visentini, Patrizia Boschiero, Hervé Brunon, Luigi Latini,
Domenico Luciani, Monique Mosser, Lionello Puppi, Massimo Rossi, Tom Simons, Marco Tamaro,
José Tito Rojo, Massimo Venturi Ferriolo, Simonetta Zanon.
Il concetto di luogo
giornate di studio sul paesaggio
2010, settima edizione
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-17.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
presentazione del volume Petrarca e i suoi luoghi venerdì 5 febbraio, ore 18
conferenza su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio, ore 21
Abstract degli interventi
Carmen Añón, Luogo come nomos
Nomos come principio dell’idea di luogo - di ordine, misura e configurazione del territorio - Società, cultura e natura come un unicum inseparabile. La società si stabilisce su di un territorio prefissato - La geometria come misura e percezione della terra - Geometria, geografia, topografia - Sociologia e natura - Della nascita dell’idea di luogo come processo cognitivo - Luogo come percezione - Luogo come memoria - Luogo come interpretazione - Luogo come struttura sociale - L’identificazione ed i valori del luogo come habitat dell’uomo sulla terra - Luogo come etica - La perdita del luogo come perdita dei valori e dei significati - Come identità ed identificazione del popolo - Luoghi utopici - La necessità dell’utopia - Il luogo come condensazione della scienza, filosofia, matematica, geografia, topografia, letteratura, mitologia, poesia, pittura - Globalizzazione e perdita del senso del luogo.
Maurizio Paolillo, “Re-invenzione” del luogo come “ritrovamento” nella tradizione cinese
L’indagine sui luoghi e sulla loro natura in Cina non può prescindere dalla comprensione della peculiare interpretazione dello spazio paesistico, elaborata dalla tradizione cinese.
Già nelle prime espressioni della letteratura cosmologica, risalenti al primo millennio a.C., gli emblemi dello Yin e dello Yang, poli del mondo manifestato, assumono connotazioni spaziali. Lo spazio come attributo viene inteso come una realtà qualitativa, percorsa da un flusso sottile che nella cosmogonia ha preceduto le forme stesse, e che vivifica il paesaggio come il microcosmo umano: il Qi.
A partire dai primi secoli dell’era volgare, questa visione si esprime nella teoria del fengshui, che interpreta il paesaggio e il territorio come una genealogia di forme animate dal Qi, i cui punti focali sono intesi come “nidi” di forza in cui edificare le dimore dei vivi (abitazioni) o dei defunti (tombe).
Il concetto di paesaggio (formatosi nel v secolo nel vocabolario cinese dall’associazione dei termini per “montagna” e “acqua”, connessi allo Yang e allo Yin) è così ineludibilmente associato a una “re-invenzione”: una riscoperta di un topos le cui qualità sono espresse dalla risonanza tra spazio esteriore e spazio interiore.
Le modalità di rappresentazione del paesaggio, dalla cartografia ai giardini alla pittura (ma anche altre “arti del pennello”, come la poesia), si configurano così nella Cina tradizionale come manifestazioni di questa lettura dello spazio, il cui “esotismo” è forse però solo un frutto della moderna interpretazione occidentale.
Massimo Venturi Ferriolo, Il luogo come ethos
La Teogonia di Esiodo racconta le radici del luogo: mitiche, quindi «vere». Prima viene la voragine, quindi appare la terra, visibile e malleabile: uno spazio sicuro da abitare trasformato dal demiurgo in un luogo di soggiorno.
Dalla voragine viene anche la parola per indicare il luogo. Vengono entrambi dall’abisso: Enuma Elis, Enki, Apollo che dimora sopra la grande bocca.
Si sviluppa da qui il rapporto Iside - chora: il ricettacolo che dà luogo a tutte le storie. Inizia la narrazione, il divenire, l’intreccio spazio-tempo, rapido trasformatore di luoghi.
Insieme all’ethos compare il nomos. È sempre Esiodo a riportarli. Lo conferma la letteratura successiva. Ha inizio l’abitare in un luogo con la parte giocata da ciascun abitante.
La somma guida scopritore di luoghi stabilisce i nomoi e la loro organizzazione, perché gli ethe possano essere consegnati alle generazioni successive. Da qui si sviluppa il discorso del luogo come ethos: un discorso ancora attuale.
Tom Simons, Luogo come “radura”
Il termine che indica la “radura” è presente in ogni lingua europea con diverse connotazioni, che dipendono dal rapporto storico che ciascun gruppo linguistico ha con la foresta. Oggi per illustrare questo concetto richiamerò soprattutto i paesaggi che caratterizzano la foresta boreale nel nord Europa, dove incontriamo sia le radure naturali delle foreste, sia le radure create con il disboscamento, in una continua alternanza tra le forze della natura e le forze della cultura. In Finlandia la radura nella foresta richiama un luogo ben definito, che da sempre svolge un ruolo storico nelle arti e nella cultura del mio paese. Molti capolavori dell’architettura sono stati creati in radure, nel campo magnetico creatosi tra la foresta naturale e l’architettura. Lasciatemi presentare due casi, l’uno di Alvar Aalto, l’altro di Reima Pietilä.
Nella fulgida carriera professionale dell’architetto paesaggista danese-americano Jens Jensen la radura svolse un ruolo di prim’ordine. Per questo motivo nell’allontanarmi dalle foreste di conifere della Finlandia per raggiungere le praterie del Midwest americano, vorrei prendere ad esempio il concetto di “radura” espresso da Jens Jensen. Per lui la radura rimandava, inequivocabilmente, ad un luogo pregno della ricchezza della natura e dell’arte, luogo che lo ispirò nella sua lunga vita.
Come possiamo guardare alla radura oggi, quando il chiaro rapporto tra il paesaggio naturale delle foreste e il paesaggio urbano è quasi completamente scomparso? La radura non esiste più? Vorrei concludere il mio intervento presentando una nuova categoria: i luoghi melanconici. Forse questo ci permetterà di inserire nuovi aspetti nella nostra discussione sulla natura intrinseca dei luoghi. Di recente molti studiosi si sono rivolti alla malinconia, che descrivono non solo come uno struggente stato d’animo accompagnato da un senso di tristezza e perdita, ma anche come uno stato di euforia che ci apre gli occhi sulla realtà. In effetti essa presenta un doppio significato, tanto di sofferenza quanto di creatività. Grazie all’attività che svolgo in questa cornice, ho potuto vedere degli splendidi esempi di radure nella storia dell’arte. A volte sono stato innegabilmente sommerso da un sentimento di malinconia, dal senso della perdita di valori importanti ma, nel contempo, ho provato quella sensibilità, quella capacità di introspezione che ti fa sentire il desiderio di creare nuovamente una radura.
Per concludere, vorrei mostrare alcuni promettenti esempi moderni di radure, in cui le forze naturali e le forze della cultura interagiscno in maniera esplicita.
Margherita Azzi Visentini, Luogo come isola
L’intervento prende in considerazione la fortuna dell’isola, intesa sia come entità geografica che come metafora, e quindi del concetto di insularità (che spazia dall’arcipelago alla singola isola), che ha interessato tutti i campi della cultura occidentale (architettonico, artistico, filosofico, letterario, musicale, religioso, antropologico, naturalistico, allegorico e simbolico, etc.), dall’antichità a oggi, soffermandosi quindi su alcuni casi particolarmente emblematici, frutto di fantasia (dall’Atlantide a Utopia, dalle Isole Fortunate all’Isola di Citera, dall’isola come deserto all’isola incantata) o realmente esistenti (dall’isola intesa come rifugio dell’intellettuale all’isola destinata alla deportazione di prigionieri, a quella esotica dei mari del sud, etc.). Sarà considerato anche il significato dell’isola nelle diverse epoche e contesti, la sua rappresentazione, negli Isolari rinascimentali e barocchi, nella cartografia e nelle guide di viaggio, e il suo ruolo nell’ambito delle scoperte geografiche che si sono susseguite tra la fine del Quattrocento e l’Ottocento. Verranno quindi presi in considerazione alcuni esempi concreti, quali la città-isola (Venezia), la nazione-isola (Inghilterra e Scozia), il giardino-isola (le Isole Borromeo) e l’isola come luogo di evasione (l’Isle de Saint Pierre, che J.J. Rousseau ha trasformato in un ideale luogo della mente), etc., ma anche la nostra percezione dei luoghi, dove isola diventa sinonimo di diverso, separato, eletto, e via dicendo.
Simonetta Zanon, “Valori” del luogo
A partire dai risultati del concorso Luoghi di valore, la comunicazione intende offrire qualche annotazione in merito al legame persona-luogo e comunità-luogo, tentando di individuare alcuni degli elementi che concorrono a determinare il valore dei luoghi nel sentire comune delle persone.
A questo scopo saranno utilizzate le testimonianze scritte e i racconti orali dei partecipanti all’iniziativa, contestualizzando il metodo e i possibili risultati di Luoghi di valore nel quadro dell’attenzione generale rivolta oggi ai luoghi, in modi molto diversi, da strati sempre più ampi della società “responsabile”. Si tenterà quindi di individuare possibili direzioni utili per un contributo propositivo, in risposta agli interrogativi che la Convenzione Europea del Paesaggio apre nel momento in cui dall’enunciazione di principi condivisibili si passi a pratiche ancora non definite.
Ugo Morelli, Mindscape-landscape: luogo, eventi, paesaggio dalla mente relazionale dell’osservatore
1. Oikos ed emergenza dell’estetica del paesaggio.
2. Tre condizioni: relazionalità e risonanza empatica; selezione-riconoscimento-rientro; sensemaking ed emergenza estetica.
3. L’exaptation e l’esplosione simbolica, precondizione di ogni mindscape e del paesaggio.
4. Origine e irreversibilità e imprescindibilità della semiosi ( “io non sono Adamo”).
5. Il paesaggio come contesto della vivibilità che l’uomo si sceglie.
6. Un approccio di social neuroscience alla psicologia ecologica.
7. Dalla mente relazionale dell’osservatore.
8. Vivibilità da “contro la natura” a “con la natura” - conflitto.
9. Costituzione materiale-simbolica del rapporto persona-luogo e società-luogo.
10. L’istituente del luogo e l’emergere del paesaggio.
11. Passaggio da luogo a paesaggio mediante il filtro della mente relazionale umana.
12. Assumere un punto di vista non è una scelta.
13. Un conflitto estetico di second’ordine.
14. Appartenenza tacita e inconsapevole. Conoscenza critica volta all’utilizzo e alla tutela. Riconoscimento, percezione e fruizione estetica.
15. Corpo, emozioni ed esperienza estetica. Il ruolo delle emozioni primordiali.
16. L’idea di un uomo solo che guarda il paesaggio.
17. Autoelevazione semantica. Psiche e nascita del dualismo mente-corpo.
18. Critica al dualismo: materia-luogo; spirito-paesaggio.
19. L’emozione e la cognizione sono inscindibili e sono sempre legate al corpo e al movimento.
20. L’inclusione del paesaggio nel paradigma corporeo e in quello motorio: la frontiera della ricerca neurofenomenologica.
Luigi Latini, Luogo e modificazione
Parlare di ‘luogo’ certamente ci aiuta a immaginare forme di modificazione che, ragionando invece di paesaggio, ci apparirebbero sospette di profanazione di uno status o di spinte progettuali appartenenti a un soggetto esterno, pervase dalla persistente ossessione per la “percezione” che quest’ultimo si trascina.
Un luogo può essere espressione dell’abitare, di una visione condivisa della storia e della natura anche per le forme di modificazione che lo attraversano. Il secolo passato, comunemente considerato poco incline alle ragioni del paesaggio, ha piuttosto maturato concezioni di luogo legate a forme di modificazione che esprimono un profondo rispetto per le ragioni della natura, dell’uomo e dei suoi ideali sociali e culturali, proiettando nel futuro un’idea di “disegno” sentita come pratica in divenire e gesto rispettoso di appartenenza.
Lionello Puppi, Metamorfosi di un concetto: i luoghi dell’acqua, del fuoco, del vento
La comunicazione affronterà il quesito intorno alla sacralità (e al valore) di luogo per le culture (e le mentalità) cui la stabilità di un luogo è negata da una condizione obiettiva di mobilità, vuoi per condizione esistenziale (il nomade), vuoi per violenza e coercizione esterne (il migrante).
Ma come poteva configurarsi ed asserirsi la stabilità, che appartiene - per definizione - al concetto di luogo, con l’instabilità che - per metafora - è del fuoco, dell’acqua, del vento?
Se sarà inevitabile richiamare Ayers Rock e gli aborigeni nomadi d’Australia, la Mecca e gli arabi nomadi islamizzati, particolare insistenza sarà dedicata al tappeto come luogo (nella falsariga di una memorabile lezione di Sergio Bettini) delle popolazioni nomadi d’Asia e alla tragedia della perdita dei luoghi originari nel migrante coatto (l’africano della “Tratta”, i fuggitivi dei nostri giorni).
Tilde Giani Gallino, Luoghi di attaccamento. La Cité Internationale Universitaire de Paris
L’intervento si riallaccia al secondo capitolo del volume Luoghi di attaccamento. Identità ambientale, processi affettivi e memoria che, pubblicato nel 2007 per Raffaello Cortina Editore, riprende e approfondisce alcune delle tematiche che stanno alla base delle giornate di studio, in particolare a proposito della “tradizione paesaggistica e umanistica”.
Il soggetto Cité Internationale Universitaire de Paris si presenta infatti come “un soggetto capace di raccogliere e rappresentare i significati e le valenze del patrimonio di natura, di storia, di passioni e tensioni della comunità vivente”, e può dire e raccontare molto sul “rapporto persona-luogo e società-luogo, sulla sua universalità, sulla sua mutevolezza”.
La Cité.… è un “luogo di attaccamento” con una storia molto lunga e concreta alle spalle, ed è stata la “Casa temporanea” per molte generazioni di giovani che da vari continenti sono andati a studiare in Francia. Proprio i ragazzi appartenenti ad una delle ultime generazioni, attraverso le loro risposte ad un questionario, hanno permesso di comporre un quadro e un panorama molto significativo a proposito del rapporto persona-luogo, e persona-persona-luogo. E anche delle emozioni che questo luogo ha destato in loro, nonché dei ricordi che rimarranno.
Inoltre, ognuna delle “Case Nazionali”, per il tipo e modello di costruzione, appare estremamente interessante dal punto di vista architettonico: non a caso si sono tenuti negli anni vari convegni di architettura all’interno della Cité, che è anche continuamente visitata da gruppi di architetti.
La comunicazione comprende la presentazione di una piccola selezione della ricca documentazione di immagini accumulata durante le ricerche (edifici, paesaggi, persone).
Massimo Quaini, Dalla “coscienza di classe” alla “coscienza di luogo”. Tendenze recenti nella geografia umana e nella pratica paesaggistica europea
Negli ultimi anni, ai tre punti cardinali della geografia - ambiente, paesaggio e territorio - che rimangono al centro dell’attenzione del geografo, si è aggiunto il concetto di luogo, perché, se è vero che già la geografia classica di Vidal de la Blache ebbe a definire la disciplina “scienza dei luoghi e non degli uomini”, è anche vero che il nuovo concetto di luogo deve molto all’indirizzo umanistico e della geografia culturale, sviluppatisi nella seconda metà del XX secolo sulla convinzione che non può darsi scienza dei luoghi senza gli uomini (così come non c’è studio dell’uomo senza introdurre i luoghi).
Nella relazione si intendono mettere in evidenza e chiarire due punti diventati, a diverso titolo, essenziali nella riflessione geografica:
- quali siano le radici epistemologiche della nuova enfasi sul concetto di luogo e dell’ambivalenza di tale concetto che si basa sulla divergenza fra geometria (astratta) e topografia (concreta) più antica della geografia (in quanto affonda le sue origini nella filosofia di Platone e Aristotele);
- quale sia la portata della nuova concezione del luogo e del suo più necessario addentellato - la “coscienza di luogo” - nella pianificazione territoriale e paesaggistica. Da questo punto di vista si intende evidenziare l’apporto dato dalle geografie che, parallelamente o in contrasto con la geografia culturale e alle sue tendenze più spiritualistiche, si sono ispirate a recenti revisioni del materialismo storico-geografico che hanno portato alla integrazione o alla sostituzione della coscienza di classe con la coscienza di luogo. Questa trasformazione ha trovato un appiglio importante nella Convenzione europea del paesaggio e interessanti forme di realizzazione nelle esperienze connesse all’Observatoire citoyen du paysage.
Domenico Luciani, Luogo e misura
In un itinerario che, per la nostra cultura, trae origine dal mondo greco classico, in particolare dal pensiero di Platone, la “geometria” costituisce uno strumento imprescindibile per la conoscenza del mondo. Le proprietà meravigliose della quantità ci permettono di afferrare la forma e la metamorfosi delle cose che compongono la nostra esistenza (il corpo, la casa, il giardino, il paese) e di misurare lo spazio e il tempo dentro i quali trova posto la nostra vita (di individuo, di famiglia, di gruppo, di comunità, di nazione) e la vita dell’insieme dei patrimoni di natura e di memoria che la rendono agibile.
Appunti sull’ipotesi che le misure di luogo intelligibili e governabili dall’apparato biopsichico della specie umana (la cui evoluzione appare estremamente lenta) occupino, tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, un intervallo ben delimitato e molto breve.
Maguelonne Déjeant-Pons, Ricerche e sperimentazioni sui luoghi. Un panorama europeo
«Le propre de la pensée sauvage est d’être intemporelle… Elle construit des édifices mentaux qui lui facilitent l’intelligence du monde pour autant qu’ils lui ressemblent»
[Ciò che è proprio del pensiero selvaggio è di essere atemporale…Costruisce edifici mentali che gli facilitano la comprensione del mondo nella misura in cui gli assomigliano].
(Claude Lévi-Strauss, La pensée sauvage, Plon, Paris 1962, p. 339)
“Il concetto di paesaggio attraversa un periodo di trasformazione rapida e profonda, con significativi progressi. La Convenzione europea del paesaggio rappresenta, con i documenti per la sua adozione, una reale innovazione rispetto agli altri documenti internazionali attinenti al patrimonio culturale e naturale. È stata il motore di evoluzioni avvenute in numerosi Stati europei, indipendentemente dalla loro adesione ufficiale alla Convenzione, non solo nella loro legislazione nazionale e regionale, ma anche a diversi livelli amministrativi, persino in documenti metodologici e sperimentazioni di politiche del paesaggio, attive e partecipative.
Questa situazione si è prodotta sia negli Stati dotati da tempo di politiche e strumenti consolidati per il paesaggio, sia negli Stati che ne sono ancora sprovvisti. La Convenzione viene utilizzata come riferimento da alcuni Stati al fine di intraprendere un processo di profonda trasformazione nella loro politica paesaggistica e ha costituito o costituisce per altri Stati l’occasione per definirla.”
Raccomandazione cm/Rec(2008)3 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri sugli orientamenti per l’attuazione della Convenzione europea sul paesaggio.
Presentazione del Consiglio d’Europa.
Gli obiettivi della Convenzione europea del paesaggio.
Ricerca e sperimentazione dei luoghi secondo la prospettiva europea
Sito internet della Convenzione europea del paesaggio:
http://www.coe.int/Conventioneuropeennedupaysage http://www.coe.int/EuropeanlandscapeConvention
Il concetto di luogo
giornate di studio sul paesaggio
2010, settima edizione
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-17.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
presentazione del volume Petrarca e i suoi luoghi venerdì 5 febbraio, ore 18
conferenza su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio, ore 21
Brevi biografie dei relatori
Carmen Añón
Nata a Barcellona nel 1931, ha studiato Architettura del paesaggio ed è attualmente professore e direttore del Dipartimento Progetto e storia del giardino presso il Master di Architettura del paesaggio della Scuola di Ingegneria agraria del Politecnico di Madrid e condirettore del Master di restauro dei paesaggi culturali e dei giardini storici della Scuola superiore tecnica di architettura di Madrid.
È stata docente e membro del Comitato scientifico del Centro Raymond Lemaire dell’Università Cattolica di Leuven; direttore per i giardini storici del Patrimonio Nazionale (Casa Reale) per venticinque anni; coordinatore degli esperti icomos per le missioni di valutazione dei paesaggi culturali e ne ha portate avanti numerose per conto del World Heritage. Ha partecipato a più di quindici assemblee generali del World Heritage e a sette assemblee dedicate specificamente ai paesaggi culturali e all’autenticità ed è stata membro del World Heritage Committee per quattro anni.
La sua vasta esperienze comprende la riqualificazione e la gestione dei paesaggi culturali, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale, i metodi per l’analisi e il monitoraggio, la pratica dell’architettura del paesaggio in relazione ai paesaggi culturali e la redazione di numerosi contributi di carattere teorico. Ha inoltre una lunga esperienza nell’insegnamento grazie agli innumerevoli corsi, seminari e convegni che ha organizzato per università e altre istituzioni nel mondo come il Centro iccrom (Roma), la Scuola Superiore di Versailles e le Università di Barcellona, Firenze, Milano, Evora , Lisbona, Città del Messico, Buenos Aires, Bruxelles, etc., e grazie alle oltre duecento partecipazioni a convegni, congressi e seminari.
Come architetto paesaggista ha inoltre collaborato con Álvaro Siza, Norman Foster, David Chipperfield, Rafael Moneo, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
Sono numerose le sue pubblicazioni di monografie, articoli, contributi e cataloghi delle mostre da lei organizzate.
Per l’icomos è stata presidente del Comitato consultivo internazionale, membro del Comitato esecutivo, vice presidente del Comitato nazionale spagnolo e presidente del Comitato scientifico internazionale per i paesaggi culturali icomos-ifla del quale ora è presidente onorario. Inoltre è una delle firmatarie della Carta di Firenze
Ha ricevuto il Premio Piero Gazzola, la Croce di Ufficiale dell’Ordine di Isabella la Cattolica, il titolo di Cavaliere dell’Ordine nazionale al merito (Francia).
Attualmente è membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dell’Istituto per gli Studi Madrileni, della Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche e di altre prestigiose istituzioni.
Margherita Azzi Visentini
Si è laureata in Lettere e specializzata in Storia dell’arte presso l’università di Padova, dove ha iniziato la carriera universitaria. Professore associato di Storia della città e del territorio all’Università di Udine (1992-95), dal 1995 ha la cattedra di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano, dove tiene anche corsi sulla storia del giardino e del paesaggio. Si è occupata soprattutto del Palladio, della sua fortuna nel mondo anglosassone, e dell’architettura della villa e del giardino in età moderna, con particolare riguardo all’area veneta e alle Isole Borromeo, ma anche delle fonti per lo studio del giardino storico italiano, e della sua fortuna critica. Da circa trent’anni partecipa attivamente, con lezioni, relazioni a convegni e organizzazione di mostre e seminari, all’attività scientifica nel suo settore in Italia e all’estero.
È stata visiting professor al Center for Landscape Studies di Dumbarton Oaks, Washington (1986, 1990 e 2000), al Yale Center for British Art, New Haven (1993), e al casva, Washington (2002). È rappresentante per l’Italia del Comitato Internazionale icomos-ifla per i paesaggi culturali dal 2001, è membro dell’Ateneo Veneto dal 1985, del Comité International d’Histoire de l’Art dal 1988, dell’aiapp dal 1988; è stata membro del Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici (1989-2003) e del “Landscape Chapter”, sah (2005-2008). Collabora dal 1972 con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, dal 1988 con la Fondazione Benetton Studi Ricerche, di cui è attualmente membro del comitato scientifico consultivo, dal 1990 circa con il Centro di studi sulla cultura e l’immagine di Roma, dal 2000 con l’Archivio del Moderno di Mendrisio e dal 2009 con il Centro Internazionale di Studi sul Vignola, di cui è membro fondatore. Dal 2006 è membro della giuria dei premi “Giuseppe Mazzotti” e “Il parco più bello”, e di “Verbania. Editoria & Giardini”, di cui è presidente. Tra le sue oltre duecento pubblicazioni si segnalano i volumi: Il palladianesimo in America e l’architettura della villa (1976); L’Orto Botanico di Padova e il giardino del Rinascimento (1984); Il giardino veneto tra Sette e Ottocento e le sue fonti (1988); La villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento (1995); Islands of Delight: Shifting Perceptions of the Borromean Islands, in Baroque Garden Cultures: Emulation, Sublimation, Subversion, a cura di M. Conan (2005), pp. 245-89 (sull’argomento ha scritto vari saggi e nel 2010 uscirà una sua monografia presso L. Olschki, Firenze). Ha curato i volumi Il giardino veneto dal tardo medioevo al Novecento (1988); Il giardino delle Esperidi. Gli agrumi nella storia, nella letteratura e nell’arte (con A. Tagliolini) (1996); L’arte dei giardini, scritti teorici e pratici dal xiv al xix secolo (2000); Topiaria. Architetture e sculture vegetali nel giardino occidentale dall’antichità a oggi (2004).
Maguelonne Dejeant-Pons
Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Montpellier con la tesi Les zones côtières en droit international de l’environnement - Actions pour la mise en valeur des zones côtières méditerranéennes.
È stata avvocato praticante presso la Corte d’Appello di Montpellier e docente incaricata presso la facoltà di Giurisprudenza.
Dal 1987 lavora presso il Consiglio d’Europa dove ha ricoperto ruoli importanti prima presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (fino al 1992) e poi presso le direzioni Ambiente e poteri locali (divisione Protezione e gestione dell’Ambiente), Ambiente e sviluppo sostenibile, Pianificazione spaziale e paesaggio, della quale è attualmente responsabile, occupandosi della Convenzione europea sulla conservazione della vita selvatica e degli ambienti naturali (Convenzione di Berna, 19 settembre 1979), della Strategia pan-europea per la diversità biologica e del paesaggio (peblds), del Diploma Europeo delle aree protette, della Conferenza europea dei ministri responsabili della pianificazione spaziale (cemat), della rivista «Naturopa» e della Convenzione europea del paesaggio (Convenzione di Firenze, 20 ottobre 2001).
Ha pubblicato numerosi volumi e articoli sulla protezione delle zone costiere e marine, sulla diversità ambientale e dei paesaggi e sul diritto umano all’ambiente, in particolare: Protection et développement du bassin méditerranéen-Textes et document internationaux, 414 pp. (Economica, Paris 1987); La Méditerranée en droit international de l’environnement, 374 pp. (Economica, Paris 1990); Les droits de l’homme et l’environnement, 326 pp. (Editions du Conseil de l’Europe 2002); Humans Rights and the Environment, 341 pp. (Editions du Conseil de l’Europe 2002); Codice di diritto internazionale dell’ambiente e dei diritti umani, 314 pp. (Sapere 2000, 2003).
È membro della Società francese per il diritto dell’ambiente (sfde) e presidente della sua sezione orientale, membro della Società francese per il diritto internazionale (sfdi), dell’Associazione europea di diritto dell’ambiente, del Consiglio europeo per la legislazione ambientale (cede) e della Commissione sulla legislazione ambientale (cel) dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (iucn).
Tilde Giani Gallino
Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo nell’Università di Torino. Oltre che a Torino, sua città natale, ha studiato presso l’Università di Stanford (California) e in vari paesi europei: Inghilterra, Austria, Svezia, Danimarca ed ha compiuto ricerche di psicologia in Francia. È autrice di circa duecento opere su varie tematiche relative ai processi cognitivi, socioemotivi e psicodinamici. Ha compiuto studi e ricerche sull’immaginario, la creatività e il disegno in età evolutiva; sulla psicologia dell’arte; sulla memoria episodica e la costruzione del Sé; sui luoghi di attaccamento e sull’identità ambientale.
Fra le pubblicazioni ricordiamo: Il complesso di Laio. I rapporti famigliari nei disegni dei ragazzi (Einaudi, 1977); La ferita e il Re. Gli archetipi femminili della cultura maschile (Raffaello Cortina, 1986); Le Grandi Madri (a cura di) (Feltrinelli, 1989); Il sistema bambino. Ricerche sul gioco simbolico e l’immaginario (Bollati Boringhieri, 1990); Il bambino e i suoi Doppi. L’Ombra e i compagni immaginari nello sviluppo del Sé (Bollati Boringhieri, 1993); In principio era l’orsacchiotto. Gli animali di peluche e il mondo immaginario dei bambini (Mondadori, 1996); L’albero di Jesse. L’immaginario collettivo medioevale e la sessualità dissimulata (Bollati Boringhieri, 1996); Famiglie 2000. Scene di gruppo con interni (Einaudi, 2000); Memoria autobiografica e identità del Sé. Quando ho imparato ad andare in bicicletta (Raffaello Cortina, 2004); Luoghi di attaccamento. Identità ambientale, processi affettivi e memoria (Raffaello Cortina, 2007); Il mondo disegnato dai bambini. L’evoluzione grafica e la costruzione dell’identità (Giunti, 2008).
Di recente ha pubblicato un libro con cento suoi “scatti” fotografici, intitolato: L’immagine e lo sguardo. Dalla psicologia alla fotografia (Ed. Antigone, 2008).
Collabora, su temi psicologici, con «La Repubblica», «La Stampa», il «Corriere della Sera», «Psicologia Contemporanea».
Luigi Latini
Nato a San Miniato nel 1956, è architetto paesaggista e docente di Architettura del paesaggio presso l’iuav-Università di Venezia e presso il Master in paesaggistica dell’Università di Firenze.
Nel campo della ricerca ha lavorato presso l’Università degli studi di Firenze conseguendo un dottorato di ricerca in Progettazione paesistica e, dal 1998, presso la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso, della quale è attualmente collaboratore e membro del comitato scientifico.
Svolge libera attività professionale, sia nel campo delle attività culturali che in quello della progettazione e pianificazione paesaggistica, con incarichi presso enti pubblici e istituzioni culturali, in Italia e all’estero.
È autore di numerosi saggi su giardino e paesaggio; di contributi in pubblicazioni promosse da università estere quali la California University, Berkeley; di lavori monografici tra i quali Cimiteri e giardini. Città e paesaggi funerari d’Occidente (Firenze 1994), Giardini visti dal cielo, con Franco Migliorini (Modena 2004); è curatore, con Domenico Luciani, del volume Scandinavia: luoghi, figure, gesti di una civiltà del paesaggio (Treviso 1998, Premio internazionale Hanbury nell’edizione 1998).
Tra le esperienze professionali recenti, si è occupato per Grün Berlin, Park und Garten Gmbh della consulenza tecnica e scientifica per il progetto del “Renaissance Garten” nel Park Marzhan a Berlino, realizzato tra il 2007 e il 2008; ha progettato l’orto e il giardino del centro religioso di Villa Turri a Scandicci-Firenze (realizzazione 2008-2009); si è occupato degli aspetti paesaggistici, in qualità di progettista, con Paolo Bürgi e Stefano Stanghellini, nell’ambito della revisione del Piano Regolatore del Comune di Rovereto (2007-2009).
Domenico Luciani
Architetto e paesaggista, si è formato nell’Istituto di Architettura di Venezia (oggi Università iuav di Venezia) della seconda metà degli anni ’50, a contatto con le personalità eminenti dell’architettura e dell’urbanistica italiana.
Ha compiuto molteplici esperienze nel campo amministrativo, in particolare della politica culturale e territoriale; ha progettato e realizzato opere di architettura pubblica e privata, e collaborato negli anni ’60 all’elaborazione di alcuni piani urbanistici, tra i quali quelli di Venezia e Treviso. Il suo interesse principale riguarda i beni culturali, soprattutto lo studio e l’applicazione di metodi e strumenti per la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio di memoria e di natura dei luoghi e per il governo delle loro trasformazioni.
Ha diretto dalla sua origine (1987) al 2009 la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso ed attualmente ne coordina le attività di ricerca, sperimentazione e editoria sul paesaggio e il giardino.
Ha pubblicato saggi e articoli in varie riviste, italiane e straniere, e in numerosi atti di convegni e curato, tra gli altri, i volumi Paradisi ritrovati, Treviso-Milano 1991 (con Mariapia Cunico); Il governo del paesaggio e del giardino/Garten Landschaft Wahlverwandtschaften. Itinerario nell’area germanica, Treviso-Milano 1993; Scandinavia. Luoghi, figure, gesti di una civiltà del paesaggio, Treviso 1998 (con Luigi Latini), Premio Hanbury 1998; Luoghi, forma e vita di giardini e di paesaggi (Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, 1990-1999), Treviso 2001, Premio Hanbury 2001 e Petrarca e i suoi luoghi, Treviso 2009 (con Monique Mosser).
Ha fondato il Centro Internazionale “Civiltà dell’Acqua” ed ha fatto parte di vari comitati scientifici internazionali, seguendo in particolare alcune significative esperienze di trasformazione dei paesaggi postindustriali e postminerari europei.
Lavora sulle questioni dell’insediamento e della mobilità della “nebulosa insediativa” veneta, con numerose partecipazioni a convegni e a edizioni sull’argomento.
Ugo Morelli
Nato a Grottaminarda (av) nel 1951, ha compiuto gli studi presso l’Università di Bologna, laureandosi in Scienze Politiche, indirizzo politico-sociale e psicologico-organizzativo, e occupandosi successivamente di attività di ricerca, nella stessa università, nei settori della psicologia sociale, psicologia del lavoro e delle organizzazioni e organizzazione aziendale; dell’analisi delle relazioni asimmetriche, del conflitto e del potere; dell’analisi psicosociologica del lavoro, delle organizzazioni e delle istituzioni.
Le scienze psicologiche e della cognizione applicate al lavoro, all’organizzazione e alle forme di vita organizzativa, all’apprendimento, ai conflitti, alla formazione e all’esperienza estetica, sono i riferimenti fondativi delle sue attuali attività di studio, ricerca e insegnamento.
È docente di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione presso l’Università degli Studi di Bergamo; Presidente del Comitato scientifico della Scuola per il governo del paesaggio e del territorio (step) della Trentino School of Management, presso la quale dirige il Master in Arte Cultura.
È direttore scientifico di programmi di formazione manageriale e direzionale e docente presso Formazione Lavoro Società per la Formazione Manageriale della Cooperazione Trentina.
Editorialista del «Corriere del Trentino e dell’Alto Adige» e del «Corriere della Sera», dal 2005 al 2008.
Tra le più recenti pubblicazioni: Sefarad e ritorno… L’identità è l’erranza, Nicolodi, Rovereto 2005, 116 pp.; Conflitto. Identità, interessi, culture, Meltemi, Roma 2006, pp. 214; Parole a perdere, Meltemi, Roma 2007, pp. 207; Incertezza e organizzazione. Linguaggio, lavoro e cooperazione nell’economia del simbolico, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009, 205 pp.; Competenze di cura. Relazioni e professioni in sanità, Guerini e associati, Milano 2009, pp. 255 (in corso di pubblicazione).
Maurizio Paolillo
Dal 2005 è ricercatore confermato e professore aggregato di Lingua e cultura cinese presso l’Università del Salento, dove attualmente dirige il progetto di ricerca di base “La letteratura teoretica sulla pittura di paesaggio nella Cina antica: traduzione e studio terminologico-dottrinale del Bifaji di Jing Hao (x secolo)”.
Dal 2007 al 2009 è stato titolare dell’insegnamento di Storia dell’arte dell’Asia orientale presso l’Università di Genova, e nel 2007-08 di quello di Storia delle religioni in Cina presso l’Università di Urbino “Carlo Bo”, dove attualmente è docente per affidamento del corso di Storia della filosofia e delle religioni in Cina. Nel 2008 e nel 2009, inoltre, è stato docente di Lingua e cultura cinese nell’ambito del master “Cindia Investors and Promoters”, organizzato dalla Provincia Autonoma di Bolzano e da AssForSEO.
Nel 1990 si è laureato summa cum laude all’Istituto Universitario Orientale di Napoli (iuo, oggi Università “L’Orientale”), con la prima tesi sinologica in Italia sul fengshui. Nel 1999 ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell’arte dell’India e dell’Asia orientale (x ciclo) presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi sul giardino cinese dai Song ai Ming. Dal 1993 è membro della Associazione Italiana degli Studi Cinesi (aisc); dal 2000 della European Association of Chinese Studies (eacs); dal 2009 della New Zealand Asia Society e della Chinese Studies Association of Australia (csaa).
La sua prima permanenza di studio in Cina risale al 1988; ha poi ottenuto una borsa di studio del Ministero Affari esteri nel 1989-90, e una borsa di studio dell’iuo per il perfezionamento all’estero, svolgendo attività di ricerca su testi classici di fengshui presso l’inalco di Parigi nel 1992-93 e nel 1994-95.
E’ autore del volume Il giardino cinese. Una tradizione millenaria (Guerini e Associati, Milano 1996) che ha ricevuto una menzione speciale al Premio Hanbury Grinzane Cavour 1997, e di circa quaranta lavori in italiano, inglese, francese e cinese pubblicati a partire dal 1992 su riviste specializzate. Ha partecipato con relazioni a circa cinquanta convegni nazionali ed internazionali tenuti presso sedi accademiche e diplomatiche; in particolare, su invito del Ministero Affari esteri (Ufficio di Cultura del Consolato d’Italia a Shanghai) ha tenuto negli anni 2003-2009 varie conferenze presso sedi universitarie e diplomatiche cinesi.
Nel 2001 ha collaborato con la Fondazione Benetton Studi Ricerche effettuando la prima traduzione in una lingua occidentale del Zangshu, testo classico di fengshui. Nel 2006, è stato consulente esterno per la rai nel quadro dell’accordo con la cctv (China Central Television).
Lionello Puppi
Professore emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. È stato ordinario di Storia dell’architettura e dell’urbanistica nell’Università di Padova, dove ha diretto l’Istituto di Storia dell’arte e la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’arte e, quindi, ordinario di Storia dell’arte contemporanea, di Storia dell’arte moderna e di Metodologia della ricerca storico-artistica nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha diretto il Dipartimento di Storia delle arti e presieduto il Corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali.
Membro di istituzioni accademiche e di ricerca italiane e straniere, tra cui l’Accademia Olimpica di Vicenza, l’Institute for Advanced Study di Princeton, la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, l’Ateneo Veneto, il Centre for Palladian Studies in America e la Societé européenne de Culture.
È stato coordinatore del Progetto urbal della Comunità europea per l’America latina e consulente dell’Intendencia di Montevideo per il restauro del Teatro Solis e il recupero del centro storico.
È stato visiting professor in varie università in Europa, nelle Americhe, in Giappone e in Australia; presiede la Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche, del cui comitato scientifico consultivo fa parte, così come della Commissione Cultura dell’Associazione degli ex parlamentari (è stato senatore della Repubblica nella vi legislatura).
Ha ricevuto i premi “Villa Veneta” (2004) e “Masi per la Civiltà Veneta” (2008).
Quantunque l’interesse per il Rinascimento veneto abbia costituito il filo rosso del suo impegno scientifico, si è occupato, in un migliaio di pubblicazioni tra libri e saggi (anche tradotti in un decina di lingue straniere), di problematiche storiche e metodologiche dell’arte in Europa e in America latina dal xiii al xx secolo.
Massimo Quaini
Ha iniziato la carriera universitaria nel 1967 con la nomina di assistente presso la cattedra di Geografia della Facoltà di Magistero dell’Università di Genova, dove ha poi ottenuto l’incarico di insegnamento in Geografia storica.
Successivamente è passato alla Facoltà di Lettere dove ha insegnato Storia dell’agricoltura e Geografia politica ed economica, con la qualifica di Professore associato, fino all’anno accademico 89-90; nello stesso anno accademico ha vinto il concorso a cattedre di Geografia diventando così Professore ordinario e ha coperto per sei anni la cattedra di Geografia umana presso l’Università di Bari, rientrando all’Università di Genova per svolgere gli insegnamenti di Geografia e di Geografia storica prima nel Corso di Laurea in Storia e poi in quello di Conservazione dei Beni Culturali, dove ha anche rivestito la funzione di Presidente del Corso di laurea nel triennio 1999-2002.
Dal 2004 ha ottenuto il trasferimento al Corso di laurea in Geografia dove ha svolto gli insegnamenti di Geografia umana. Teoria e metodi e di Geografia della Liguria ed è coordinatore del dottorato di ricerca in Geografia storica per la valorizzazione del patrimonio storico-ambientale dell’Università di Genova.
Ha svolto un’intensa attività scientifica nei campi della teoria e storia del pensiero geografico, della geografia storica e umana, della storia della cartografia, della geografia sociale ed applicata ai problemi della pianificazione territoriale e della tutela del paesaggio, dimostrata da oltre un centinaio di pubblicazioni, in parte tradotte anche in diverse lingue straniere (inglese, francese, spagnolo, olandese).
Ha svolto un’intensa attività di consulenza per la Regione Liguria nel campo della pianificazione territoriale (Piano Territoriale Regionale), della promozione turistica (Comitato Giubileo 2000) ed è stato responsabile del progetto Archivio storico della cartografia regionale e dell’Atlante storico per il Piano territoriale.
Ha collaborato con altri enti pubblici: la Provincia di Imperia per il Piano territoriale di coordinamento; il Comune di Levanto per numerose iniziative in campo storico e culturale e per la stesura del Piano urbanistico comunale; l’Azienda di Promozione Turistica Cinque Terre-Golfo dei Poeti per la promozione del turismo culturale e religioso.
Negli ultimi anni ha lavorato nell’ambito della revisione del Piano paesistico della Regione Liguria, partecipando a un duplice progetto di valorizzazione della Via Aurelia e dei principali percorsi storici verticali di collegamento con la pianura padana.
Autore di numerosissimi articoli e saggi, fa parte del Comitato scientifico di Lega Ambiente Liguria.
Tom Simons
Ha conseguito la laurea in architettura nel 1966 presso il Politecnico di Helsinki, dove ha anche conseguito la laurea specialistica nel 1974. È stato professore di Architettura del paesaggio al Politecnico di Helsinki dal 1982 al 2004, e preside della Facoltà di Architettura dello stesso Politecnico nel periodo 1996-2004. Visiting professor nei seguenti atenei: Royal Danish Academy of Arts, Copenhagen 1989, 1992; Graduate School of Design, Harvard University, Cambridge 1991; Academy of Architecture, Amsterdam 2000, 2001; Keio University, Shonan Fujisawa Campus, Giappone 2002. Nel 1969 ha aperto il proprio studio di architettura del paesaggio, vantando numerose collaborazioni negli anni. Alcuni progetti: Piano paesaggistico per l’area della fortezza storica di Sveaborg (Suomenlinna), 1977-87; Piano di recupero dei parchi pubblici nel centro della città di Joensuu, 1984-86; Piano per la realizzazione di un parco sperimentale a Pankalampi, nella città di Mikkeli, 1988-91; Il giardino dei muschi e il prato marittimo nell’arcipelago di Helsinki, 2000- ; Restauro del giardino nel cortile della sede del Ministero dell’Istruzione a Helsinki, 2007-2009. Capo-progetto in numerosi progetti di ricerca. È autore di una cinquantina di articoli pubblicati in riviste e libri del settore. Svolge un’intensa attività di conferenziere sia in Finlandia sia all’estero. Fa parte del comitato scientifico consultivo della Fondazione Benetton Studi Ricerche dal 2009.
Massimo Venturi Ferriolo
Laureato in filosofia, ha lavorato presso le Università di Urbino, Milano Statale, Heidelberg e Salerno ed ha partecipato come visiting professor alle attività didattiche della Università Complutense di Madrid, della Universidad Autónoma Metropolitana di Città del Messico, dell’istituto Dumbarton Oaks Garden and Landscape Studies della Harvard University di Washington d.c., dell’École Normale Superieure di Parigi ed ha tenuto numerose conferenze e lezioni in università italiane e straniere.
Attualmente è professore ordinario di Estetica presso il Dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano; dal 1987 dirige presso l’editore Guerini e Associati di Milano, la collezione “Kepos” e “Quaderni di Kepos”, avente per oggetto il giardino e il paesaggio tra filosofia, storia e architettura; dal 1994 collabora con la Fondazione Benetton Studi Ricerche e dal 2008 è membro della Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.
I suoi studi da diversi decenni sono dedicati ai temi del giardino e del paesaggio. Ha pubblicato numerosi articoli e libri, il più recente è Percepire paesaggi. La potenza dello sguardo (Bollati Boringhieri, 2009), nel quale la sua riflessione filosofica si sofferma a considerare il tema paesaggistico sul crinale fra ricerca e azione, teoria e progetto.
Simonetta Zanon
Nata a Belluno nel 1961, si è laureata in Scienze naturali preso l’Università di Padova ed ha successivamente approfondito i temi del paesaggismo, seguendo il corso biennale di perfezionamento in Architettura del paesaggio presso il Politecnico di Milano e iniziando contemporaneamente a svolgere attività di libera professione.
Nel 1989 è diventata socia ordinaria dell’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio.
Dal 1989 al 1996 ha collaborato principalmente con l’Università iuav di Venezia (Istituto Universitario di Architettura) per le attività didattiche e di ricerca legate ai corsi di Arte dei Giardini e al laboratorio di laurea Paesaggio e Architettura, e con la Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici del Veneto Orientale per gli aspetti botanici e paesaggistici relativi alla gestione ordinaria e ad alcuni interventi straordinari nel parco di Villa Pisani a Stra (ve).
Dopo una prima fase di collaborazione part-time (1992-1996), dal 1997 lavora a tempo pieno presso la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso dove coordina la sezione laboratori/progetti per il paesaggio; dal febbraio 2006 partecipa ai lavori della Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino; fa parte del comitato scientifico consultivo dalla sua istituzione, nel 2008, con compiti di programmazione e realizzazione delle attività di studi e ricerche, in particolare inerenti il tema governo e disegno del paesaggio e del giardino. Nel periodo 2003-2006 ha coordinato il progetto Interreg III B Restructuring Cultural Landscapes e, dalla prima edizione 2007, è responsabile dell’iniziativa Luoghi di valore.
Nel 2007 è stata nominata componente del comitato scientifico dell’Ente parco del fiume Sile.
Ha pubblicato diversi contributi, principalmente sull’argomento giardini storici, e ha curato la sezione Contesti, luoghi e progetti d’acqua per la prima serie della rivista «Silis. Annali di civiltà dell’acqua».
I luoghi di Lévi-Strauss
conferenza pubblica di Francesco Remotti
in occasione delle giornate di studio sul paesaggio 2010 Il concetto di luogo,
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009) per il suo contributo imprescindibile alla comprensione del carattere universale del “bisogno di luogo”
venerdì 5 febbraio ore 21, spazi Bomben, via Cornarotta 7a
L’esistenza umana è inevitabilmente legata a dei luoghi, e anche il pensiero - come più in generale la cultura - si forma in relazione all’esperienza di luoghi specifici. Quali sono i luoghi rispetto ai quali ha preso forma la riflessione antropologica di Claude Lévi-Strauss? Rispondere a questa domanda significa ripercorrere i momenti fondamentali della sua vita e del suo pensiero. In primo luogo, vi sono i luoghi dei suoi viaggi e delle sue esperienze etnografiche in Brasile. Tra le diverse popolazioni incontrate, forse soprattutto i Bororo hanno insegnato a Lévi-Strauss il senso dell’organizzazione dello spazio (la struttura delle “società fredde”). Ma il ritorno in Europa ha messo in contatto Lévi-Strauss con un continente percorso dall’antisemitismo e che precipitava ormai velocemente verso la seconda guerra mondiale: una società “calda”, che ha perso il senso della struttura e da cui, come tanti altri intellettuali ebrei, Lévi-Strauss deve fuggire. Il terzo momento coincide con il soggiorno di Lévi-Strauss a New York: è lì che si forma il suo pensiero antropologico sul piano teorico, ponendo le basi del suo strutturalismo; ed è lì che possiamo cogliere Lévi-Strauss vagabondare per le strade della metropoli americana (come il flaneur teorizzato da Walter Benjamin). Il quarto momento è costituito invece dal suo soggiorno in India, e le pagine di Tristes Tropiques dedicate alle folle delle città indiane riprendono il tema delle società devastate dai movimenti storici, sottoposte alla legge di una rovinosa entropia. Nel disordine delle città indiane (i tropici “repleti”, contrapposti ai tropici “vuoti” dell’America indigena) Lévi-Strauss intravede il futuro angosciante dell’umanità.
(Francesco Remotti, gennaio 2010)
Francesco Remotti, professore ordinario di Antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, a partire dal 1976 ha compiuto indagini etnografiche presso i BaNande del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo) e ha svolto ricerche etnostoriche sui regni precoloniali dell’Africa equatoriale. Egli ha inoltre sviluppato numerosi interessi teorici sul significato dell’antropologia, sulla questione dell’identità, sui temi dell’antropo-poiesi. Tra le sue pubblicazioni più significative: Noi, primitivi. Lo specchio dell’antropologia (Bollati Boringhieri, Torino 1990; nuova ed. 2009)*; Etnografia nande i, ii, iii (Il Segnalibro, Torino 1993, 1994, 1996); Luoghi e corpi. Antropologia dello spazio, del tempo e del potere (Bollati Boringhieri, Torino 1993); Contro l’identità (Laterza, Roma-Bari 1996)*; Prima lezione di antropologia (Laterza, Roma-Bari 2000)*; Forme di umanità (a cura di, Bruno Mondadori, Milano 2002); Centri di potere. Capitali e città nell’Africa precoloniale (Trauben, Torino 2005); Contro natura. Una lettera al Papa (Laterza, Roma-Bari 2008)*.
(*) disponibili presso la biblioteca della Fondazione Benetton Studi Ricerch
Il concetto di luogo
giornate di studio sul paesaggio
2010, settima edizione
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-19.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
conferenza di Francesco Remotti su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio ore 21
Claude Lévi-Strauss. Nota biografica
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Claude Lévi-Strauss e Lucinda sulle rive del rio Machado, nella seconda metà degli anni ’30
Nato a Bruxelles il 28 novembre 1908, di famiglia ebrea, si trasferisce presto con i genitori a Parigi dove il padre lavora come ritrattista. La sua formazione culturale avviene nel clima intellettuale parigino. Studia Legge e Filosofia alla Sorbona, non conclude gli studi in Legge ma si laurea in Filosofia nel 1931 e inizia a insegnare in un liceo di provincia.
Le sue posizioni filosofiche sono molto critiche nei confronti delle tendenze idealiste e spiritualistiche della filosofia francese del periodo fra le due guerre. Scopre presto nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell’etnologia, la possibilità di costruire un discorso più concreto e innovatore sull’uomo. Decisivi gli incontri con Paul Rivet, che conosce in occasione dell’esposizione di Jacques Soustelle al Museo Etnografico, e con Marcel Mauss, del quale diventa allievo, interessandosi in particolare al metodo da lui sviluppato per spiegare e analizzare riti e miti dei popoli primitivi.
Nel 1935 gli viene offerto un incarico di insegnamento di Sociologia a San Paolo in Brasile, dove una missione culturale francese aveva avuto l’incarico di fondare una università. Sarà per Lévi-Strauss l’occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo, ma soprattutto per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile, che diventeranno l’oggetto delle sue ricerche sul campo.
Il suo esordio nel campo dell’antropologia avviene in maniera graduale. Nei primi tempi, quando è libero dagli impegni universitari, compie brevi visite nell’interno del paese.
Organizza poi una spedizione di qualche mese tra i Bororo, un gruppo etnico del Brasile, e infine una missione, che durerà un anno, nel Mato Grosso e nella foresta amazzonica dove incontrerà “i veri selvaggi”.
Tornato in Francia nel 1939, entra nell’esercito allo scoppio della seconda guerra mondiale ma nel 1941, subito dopo l’armistizio, a causa delle persecuzioni contro gli ebrei, fugge negli Stati Uniti. A New York insegna presso la New School for Social Researches e conosce e frequenta altri intellettuali emigrati. Insieme a Jacques Maritain, Henri Focillon e Roman Jakobson, è considerato uno dei fondatori dell’École Libre des Hautes Études, una specie di “università in esilio” per accademici francesi. Dal 1946 al 1947 lavora anche come addetto culturale per l’ambasciata di Francia.
Gli anni trascorsi a New York sono molto importanti per la sua formazione. La sua relazione con il linguista Jakobson gli è d’aiuto per mettere a punto il suo metodo di indagine strutturalista. Lévi-Strauss è anche considerato, insieme a Franz Boas, uno dei maggiori esponenti dell’antropologia americana, disciplina, quest’ultima, che negli anni americani insegna presso la Columbia University a New York.
Nel 1948 torna a Parigi e nello stesso anno consegue il dottorato alla Sorbona con una tesi maggiore e una minore - come era tradizione in Francia - dal titolo La famiglia e la vita sociale degli indiani Nambikwara e Le strutture elementari della parentela. Quest’ultima viene pubblicata l’anno seguente e subito viene considerata uno degli studi antropologici più importanti realizzati fino a quel momento, sui rapporti di parentela.
Tra gli anni quaranta e cinquanta Lévi-Strauss continua le sue pubblicazioni, sempre con maggiore successo. La sua popolarità si deve in particolare a Tristi tropici, pubblicato nel 1955 e tradotto in Italia nel 1960: in parte biografia, in parte riflessione filosofica sul viaggio, l’opera è soprattutto un diario sistematico dei suoi studi su quattro tribù primitive del Sud America. Pochi anni dopo, nel 1958, esce Antropologia strutturale, con una raccolta dei suoi saggi (tradotto in Italia nel 1966). In quello stesso periodo organizza il Laboratorio di Antropologia sociale e fonda una nuova rivista, «L’Homme», sulla quale pubblica i risultati delle sue ricerche.
Parallelamente svolge il suo insegnamento al Musée de l’homme, di cui diviene vicedirettore, all’École des Hautes Études e, infine, presso il Collége de France dove nel 1959 gli viene assegnata la cattedra di Antropologia sociale.
Risale al 1962 la pubblicazione di quello che, secondo molti studiosi, è il suo lavoro più importante, Il pensiero selvaggio (tradotto in Italia nel 1964), nel quale vengono delineate la teoria della cultura della mente e la teoria del cambiamento sociale: questa seconda parte in particolare coinvolgerà Lévi-Strauss in un acceso dibattito con Jean-Paul Sartre riguardo alla natura della libertà umana.
Ormai diventato molto popolare, Lévi-Strauss dedica la seconda metà degli anni Sessanta alla realizzazione del grande progetto delle Mythologiques, quattro volumi di studi (Il crudo e il cotto, 1964, Dal miele alle ceneri, 1967; L’origine delle buone maniere a tavola, 1968; L’uomo nudo, 1971; tradotti in Italia tra il 1966 e il 1974) nei quali analizza tutte le variazioni dei gruppi del Nord America e del Circolo polare artico esaminando, con metodologia rigorosamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi.
Nel 1973 Lévi-Strauss viene nominato Accademico di Francia. Nel 1975 riceve l’Erasmus Prize, e negli anni successivi molti altri riconoscimenti e lauree ad honorem da università prestigiose come Oxford, Yale, Harvard e Columbia. È stato membro di istituzioni celebri incluse la National Academy of Sciences, l’American Academy and Institute of Arts and Letters, l’American Academy of Arts and Sciences, l’American Philosophical Society.
Claude Lévi-Strauss si è spento a Parigi il 30 ottobre 2009, pochi giorni dopo avrebbe compiuto 101 anni; nel 2008, in occasione del centesimo compleanno, si erano svolte numerose manifestazioni e iniziative per festeggiarlo. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa dall’École des Hautes Études en Sciences Sociales.
Petrarca e i suoi luoghi
presentazione del volume
Petrarca e i suoi luoghi. Spazi reali e paesaggi poetici alle origini
del moderno senso della natura, a cura di Domenico Luciani e Monique Mosser,
in occasione delle giornate di studio sul paesaggio 2010 Il concetto di luogo,
dedicate a Claude Lévi-Strauss (1908-2009)
venerdì 5 febbraio ore 18, spazi Bomben, via Cornarotta 7a
Ne parlano, alla presenza dei due curatori e di altri autori, Carmen Añón e Ugo Dotti.
Petrarca e i suoi luoghi. Spazi reali e paesaggi poetici alle origini
del moderno senso della natura, a cura di Domenico Luciani e Monique Mosser,
volume pubblicato da Fondazione Benetton Studi Ricerche in coedizione con Canova,
Treviso 2009, xiv-262 pagine, 41 illustrazioni a colori e 37 in bianco e nero,
isbn 978-88-8409-227-4, 28 euro (Memorie, 13).
Un lavoro scientifico collettivo (14 autori coinvolti), un’iniziativa editoriale della Fondazione
nell’ambito della collana “Memorie”, diretta da Domenico Luciani e Lionello Puppi,
a partire dalla seconda edizione delle giornate di studio sul paesaggio (Arquà Petrarca-Treviso,
4-5 febbraio 2005), già intitolate Petrarca e i suoi luoghi e dedicate a Eugenio Battisti (1924-1989).
Dalla quarta di copertina:
Francesco Petrarca dà forma e misura allo spazio e al tempo della propria solitudine e della propria operosità. Le sue case, i suoi giardini, i suoi paesaggi, costituiscono per noi, ancora,
di nuovo, un centro gravitazionale irresistibile della nostra cultura di europei. Sono luoghi concreti, dotati di un patrimonio filologico immenso accumulato nel corso di sette secoli, caricati di una incessante metamorfosi del loro mito. Questo lavoro, collettivo, tenta di fare criticamente il punto di una vicenda di idee, di scienze, di arti del paesaggio e del giardinaggio, e di delineare una sorta di atlante per orientarci in quella che Andrea Zanzotto chiama la «collezione di case stabili dove fissarsi, “quieti porti” da avere a disposizione dovunque», allestita dal poeta nell’arco della sua vita. Escludendo perciò esperienze che pure marcano come tappe imprescindibili la costruzione dell’idea di paesaggio in Petrarca - tra le quali avremmo almeno dovuto convocare, col Ventoso, la montagna Sainte Baume e la Riviera ligure, che lo impressiona già all’età di otto anni, Baia e i Campi Flegrei, il Monginevro e le sorgenti dell’Adige - la collezione di porti quieti, e inquieti, di uno spirito libero peregrinus ubique, presenta comunque confini aperti. Quando comincia? All’Incisa, nei primi sei anni di vita? A Pisa, bambino di sette anni? Subito dopo, ad Avignone e Carpentras? Nei luoghi della prima giovinezza, nelle esperienze pluriennali di studio a Montpellier e a Bologna, di certo vive nella sua memoria? Nella casa in cui è felice ospite a Lombez, che più volte descrive con nostalgia? Poi, naturalmente, vengono i posti ai quali egli stesso concede lo statuto trinitario casa-giardino-paesaggio. Dunque Valchiusa, progetto amato già da ragazzino undicenne e poi, da trentenne, realizzato. Le due case di Parma, una in città e una in montagna a Selvapiana. Le tre di Milano: Sant’Ambrogio, Garegnano, San Simpliciano. E altre, forse solo punti di appoggio, in città familiari come Pavia e Verona. E dopo l’oscillazione tra Padova, nel centro della città, e Venezia, in Riva degli Schiavoni, finalmente Arquà, per gli ultimi cinque anni di vita, solitario studioso e giardiniere sessantacinquenne-settantenne, amatissimo e lodatissimo.
Ci piacerebbe insomma restituire al lettore le ragioni che fanno venire la voglia di andare, o tornare, in tanti “posti” della sua vita (e delle sue opere: per il filologo “luoghi” designa una referenza testuale puntuale), dialogando, al riparo da ogni accademismo, con una figura che continua a interrogarci sul senso della natura, sulle misure dello spazio e del tempo, sulla forma e la vita dei luoghi, con la vicinanza e il pathos di un nostro contemporaneo.
Petrarca e i suoi luoghi, indice generale del volume
Prefazione/Préface
Domenico Luciani e Monique Mosser, Vacate et videte
Introduzione
Eugenio Battisti, Non chiare acque
Temi
Massimo Venturi Ferriolo, «Mirarer singula». Paesaggi tra «cupiditas videndi»
e «beata vita in ascensu montis»
Hervé Brunon, Locus secretus: topique et topophilie
Nicholas Mann, Dall’orto al paesaggio. Petrarca tra filologia e natura
Lionello Puppi, Tradizione dell’idea di villa. Dall’antichità all’umanesimo attraverso Petrarca
Luoghi
Marco Trisciuoglio, Horti, dimore, selve e montagne. Francesco Petrarca e la costruzione dell’idea di paesaggio
Giovanni Galli, Il bosco e la casa: luoghi parmensi del Petrarca
Gherardo Ortalli, La ricerca della solitudine in un paesaggio di pietra. Petrarca a Venezia
Sante Bortolami, Arquà e il paesaggio euganeo ai tempi del Petrarca
Ève Duperray, Le gouffre, la rime et le laurier. Une idéalisation du paysage de Vaucluse de Pétrarque aux romantiques
Monique Mosser, «Le plus riant vallon qu’éclaire l’œil du monde». Entre pittoresque et sublime: le pèlerinage à Vaucluse et la mémoire de Pétrarque dans les jardins au xviiie siècle
Nerte Dautier, Fontaine-de-Vaucluse. Pour un projet global de protection et de mise en valeur: à la recherche du génie du lieu
Roland Pastor, Fontaine-de-Vaucluse. L’eau et le sacré
Appendici
Francesco Petrarca, Ad Guidonem Septem archiepyscopum Ianuensem
Giosuè Carducci, Il Petrarca alpinista
Giovan Andrea Gesualdo, De la Sorga
Ambrogio Annoni, Il Petrarca in villa. Nuove ricerche sulla dimora del poeta a Garegnano
Arnaldo Foresti, Il Petrarca ristaura la sua casa in Parma
Sintesi cronologica dei luoghi di Francesco Petrarca; Nota bibliografica; Elenco delle illustrazioni;
Elenco degli autori; Indice dei nomi e dei luoghi
Petrarca e i suoi luoghi, i curatori
Domenico Luciani. Architetto e paesaggista impegnato nella battaglia di idee per i beni naturali
e culturali. Ha diretto dalla sua origine (1987) al 2009 la Fondazione Benetton; ne coordina attualmente le attività di ricerca e sperimentazione sul paesaggio tra le quali il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino; ne dirige, con Lionello Puppi, la collana “Memorie”, curando volumi collettivi, tra i quali Luoghi. Forma e vita di giardini e di paesaggi (2001).
Ha fatto parte di vari comitati scientifici internazionali seguendo significative esperienze europee
di trasformazione di siti postindustriali e postminerari. Ha pubblicato saggi e articoli in varie riviste italiane e straniere.
Monique Mosser. Storica dell’arte, dell’architettura e del giardino. Figura europea di spicco
per la salvaguardia del patrimonio culturale. Docente alla Scuola di Architettura di Versailles. Ricercatrice del cnrs (Centre André Chastel, Parigi). Autrice di un vasto lavoro filologico, con articoli, saggi e monografie sul giardino storico e il paesaggio, tra le quali il volume L’architettura dei giardini d’Occidente dal Rinascimento al Novecento (1990, con Georges Teyssot),
tradotto in diverse lingue e ripubblicato varie volte. Collabora con importanti paesaggisti;
fa parte dell’icomos-ifla, di vari comitati scientifici, tra i quali quello della Fondazione Benetton, e di varie giurie, tra le quali quella del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.
Petrarca e i suoi luoghi, ne parlano
Carmen Añón (Barcellona, 1931). Attualmente professore e direttore del Dipartimento Progetto e storia del giardino presso il Master di Architettura del paesaggio della Scuola di Ingegneria agraria del Politecnico di Madrid e condirettore del Master di Restauro dei paesaggi culturali e dei giardini storici della Scuola superiore tecnica di architettura di Madrid. Sono numerose le sue pubblicazioni di monografie, articoli, contributi e cataloghi delle mostre da lei organizzate. Per l’icomos è stata presidente del Comitato consultivo internazionale, membro del Comitato esecutivo, vicepresidente del Comitato nazionale spagnolo e presidente del Comitato scientifico internazionale per i paesaggi culturali icomos-ifla del quale ora è presidente onorario. È una delle firmatarie della Carta di Firenze. Attualmente è membro dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dell’Istituto per gli Studi Madrileni, della giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche e di altre prestigiose istituzioni.
Ugo Dotti (Cremona, 1933). Storico della letteratura, italianista, uno dei massimi studiosi di Petrarca. La sua Vita di Petrarca (Laterza, 1987) è stata tradotta in Brasile e in Francia ed è tuttora considerata un punto di riferimento insostituibile. Per la prima volta ha tradotto l’intero monumentale epistolario petrarchesco (Familiari, Senili, Sine nomine), edito in Francia da
Les Belles Lettres e in Italia da Nino Aragno Editore. Ha inoltre tradotto e annotato il Secretum (Rizzoli) e commentato il Canzoniere (Donzelli). Proprio ai luoghi di Petrarca, dopo il Petrarca a Milano: documenti milanesi (1353-1354), del 1972 (Ceschina), è tornato nel 2006 con Petrarca a Parma (Diabasis). Ha dato la prima traduzione italiana moderna del Petrarca storico, lavoro uscito per Einaudi (I Millenni, 2007) con il titolo Gli uomini illustri. Vita di Giulio Cesare. Ha anche scritto, solo per fornire qualche altro riferimento da una bibliografia amplissima, una Storia degli intellettuali in Italia (Editori Riuniti) e una monografia su Machiavelli (Machiavelli rivoluzionario. Vita e opere, uscito in Italia per Carocci e tradotto in francese).
05
febbraio 2010
Il concetto di luogo
Dal 05 al 06 febbraio 2010
incontro - conferenza
Location
FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE – SPAZI BOMBEN
Treviso, Via Cornarotta, 7-9, (Treviso)
Treviso, Via Cornarotta, 7-9, (Treviso)
Biglietti
La partecipazione alle giornate è libera, ma per ragioni organizzative si invita a confermare la propria partecipazione entro venerdì 29 gennaio 2010 (scheda di adesione nel sito internet della Fondazione www.fbsr.it e nell’Agenda mensile di gennaio).
Orario di apertura
venerdì 5 febbraio, ore 9.30-17.30 e sabato 6 febbraio, ore 9.30-13
presentazione del volume Petrarca e i suoi luoghi venerdì 5 febbraio, ore 18
conferenza su Claude Lévi-Strauss venerdì 5 febbraio, ore 21
Curatore