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Gianni Lillo – Manifesto
Satellite Project, la site-unit di Galleria Daniele Ugolini Contemporary, dopo la pausa estiva, riapre con la rassegna di progetti speciali a cura di Gaia Pasi, che presenta, venerdì 19 settembre alle ore 19.00 Manifesto (2008), opera dell’artista Gianni Lillo.
Comunicato stampa
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MANIFESTO: “Gli eventi ambigui mi affascinano sempre, perché sembrano accadere proprio in quei momenti quando la vita scosta il velo” (Jean Dubuffet).
La galleria Daniele Ugolini Contemporary è lieta di presentare nel Satellite Project di via Montebello 46r, l’ultimo creazione di Gianni Lillo. E’ un lavoro oggettuale: uno specchio riflettente le curiosità, il dato di fatto e l’ignoto. Ma se lo specchio si ripiega su se stesso, cos’è che avviene?
Non rifletterà lo specchio d’acqua Narciso, ma si rifletterà negl’occhi di tutti quei Narciso che faranno la coda per ammirarlo…sarà lì ad attenderli, resisterà al tempo, molto più a lungo di tutti loro.
La pellicola specchiante, ripiegandosi su se stessa, interrompe la continuità del riflesso deformandolo e per estensione, può rappresentare la possibilità dell’uomo di curvare il suo destino? Per Einstein lo spazio curvo introduce la IV dimensione nella quale l’uomo continua la sua corsa verso l’ignoto.
Nell’opera di Gianni Lillo è lo specchio che rivela l’essenza delle cose, in primis di noi stessi.
Il riflesso come l’ombra, per esistere necessità di un luogo che lo ospiti, e Manifesto è “il dove” s’esplicita la forma fuori da se stessa, in tutta la sua fotografica inconsistente consistenza; è lo spazio sul quale abita l’intangibile pienezza dell’immagine del corpo, degli oggetti, dell’ente.
Manifesto è lo sfondo sopra il quale vive l’effige del nostro gemello mai nato, è emblema, il simbolo del dualismo intrinseco ad ogni esistente, è paronomasia, è l’assoluto che per natura contiene in se (oltre l’apparenza) l’avvenente e il deforme, l’opportuno e l’improprio, il perfetto ed l’imperfetto, il bene e il male.
La riproduzione asseconda la comprensione e ci aiuta a capire il senso dell’esteriore che non può astenersi dal porre domande all’interiore, è l’effige, il clone vivente nell’irrealtà che lo ospita, che lo rende impalpabile, restituendocelo solo visivamente. Non indica un altro esistente non è neanche la possibilità di un’altro, poiché in essa sono compresi tanto l’esistente in questione quanto il suo altro.
Ma che cos’è che si nasconde aldilà dello specchio? Un'altra dimensione? E se lo specchio non fosse altro che la soglia di una porta che conduce dove?! Tra le convinzioni di religioni fra loro lontanissime come il cristianesimo, lo scintoismo giapponese, i culti dell’America antica, dell’Islam e del sud-est asiatico, lo specchio è stato simbolo (o manifestazione) della divinità.
Per Leonardo, Van Eyck, Parmigianino e Vermeer fu un mezzo indispensabile per la pittura, per Shakespeare, strumento d’autoindagine. Archimede lo utilizzò per incendiare la flotta nemica; Dante vi vide il mezzo per giungere alla conoscenza di Dio: "verace speglio". Lo specchio è l’inganno dello stregone, la soglia che introduce l’Alice di Lewis Carroll nel paese delle meraviglie, è superficie che riflette e avvicina le sfere celesti all’astronomo. Per lo scienziato è il ponte verso la verità, come dimostra l’anello specchiante del nuovo acceleratore di particelle del Cern di Ginevra che forse diventerà la superficie dove l’uomo potrà leggere le risposte alle domande che lo assillano dall’inizio dei tempi: chi siamo? da dove veniamo? dove siamo diretti?...
Per Gianni Lillo, nello specchio, la “cosa” questa o quella, è presente come ciò che ha luogo nell’altro da se, allora può lo specchio essere una strada verso la «conoscenza», di noi stessi?... e in una “dimensione ampliata” dalla sensibilità e dall’autocoscienza (Beyus) possono gli altri specchiarsi in noi riconoscendosi in alcune delle nostre azioni? I neuroni specchio, sono una classe di neuroni specifici che si attivano sia quando si compie un'azione sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare tra conspecifici), "rispecchiano" quindi il comportamento dell'osservato, come se chi lo contempla stesse compiendo l'azione egli stesso. Il sistema dei ‘Neuroni Specchio’ può essere la chiave per svelare anche altri segreti meno ovvi: quelli collegati all'osservazione di un'azione, di un comportamento e delle sue finalità. Un esempio: l'agire artistico che, come scriveva Vincent Van Gogh, “… nell'arte dà forma alle superfici; ma sono le immagini del profondo che d'un tratto la increspano”.
”Nessuno voleva ammettere che si potessero combinare scienza e poesia. Si dimenticava che la scienza è uscita dalla poesia, né si considerava che mutando i tempi le due avrebbero potuto amichevolmente ritrovarsi con reciproco vantaggio su un piano superiore” (Goethe)
Gianni Lillo (1958) vive e lavora tra Siena ed Isola del Liri.
La galleria Daniele Ugolini Contemporary è lieta di presentare nel Satellite Project di via Montebello 46r, l’ultimo creazione di Gianni Lillo. E’ un lavoro oggettuale: uno specchio riflettente le curiosità, il dato di fatto e l’ignoto. Ma se lo specchio si ripiega su se stesso, cos’è che avviene?
Non rifletterà lo specchio d’acqua Narciso, ma si rifletterà negl’occhi di tutti quei Narciso che faranno la coda per ammirarlo…sarà lì ad attenderli, resisterà al tempo, molto più a lungo di tutti loro.
La pellicola specchiante, ripiegandosi su se stessa, interrompe la continuità del riflesso deformandolo e per estensione, può rappresentare la possibilità dell’uomo di curvare il suo destino? Per Einstein lo spazio curvo introduce la IV dimensione nella quale l’uomo continua la sua corsa verso l’ignoto.
Nell’opera di Gianni Lillo è lo specchio che rivela l’essenza delle cose, in primis di noi stessi.
Il riflesso come l’ombra, per esistere necessità di un luogo che lo ospiti, e Manifesto è “il dove” s’esplicita la forma fuori da se stessa, in tutta la sua fotografica inconsistente consistenza; è lo spazio sul quale abita l’intangibile pienezza dell’immagine del corpo, degli oggetti, dell’ente.
Manifesto è lo sfondo sopra il quale vive l’effige del nostro gemello mai nato, è emblema, il simbolo del dualismo intrinseco ad ogni esistente, è paronomasia, è l’assoluto che per natura contiene in se (oltre l’apparenza) l’avvenente e il deforme, l’opportuno e l’improprio, il perfetto ed l’imperfetto, il bene e il male.
La riproduzione asseconda la comprensione e ci aiuta a capire il senso dell’esteriore che non può astenersi dal porre domande all’interiore, è l’effige, il clone vivente nell’irrealtà che lo ospita, che lo rende impalpabile, restituendocelo solo visivamente. Non indica un altro esistente non è neanche la possibilità di un’altro, poiché in essa sono compresi tanto l’esistente in questione quanto il suo altro.
Ma che cos’è che si nasconde aldilà dello specchio? Un'altra dimensione? E se lo specchio non fosse altro che la soglia di una porta che conduce dove?! Tra le convinzioni di religioni fra loro lontanissime come il cristianesimo, lo scintoismo giapponese, i culti dell’America antica, dell’Islam e del sud-est asiatico, lo specchio è stato simbolo (o manifestazione) della divinità.
Per Leonardo, Van Eyck, Parmigianino e Vermeer fu un mezzo indispensabile per la pittura, per Shakespeare, strumento d’autoindagine. Archimede lo utilizzò per incendiare la flotta nemica; Dante vi vide il mezzo per giungere alla conoscenza di Dio: "verace speglio". Lo specchio è l’inganno dello stregone, la soglia che introduce l’Alice di Lewis Carroll nel paese delle meraviglie, è superficie che riflette e avvicina le sfere celesti all’astronomo. Per lo scienziato è il ponte verso la verità, come dimostra l’anello specchiante del nuovo acceleratore di particelle del Cern di Ginevra che forse diventerà la superficie dove l’uomo potrà leggere le risposte alle domande che lo assillano dall’inizio dei tempi: chi siamo? da dove veniamo? dove siamo diretti?...
Per Gianni Lillo, nello specchio, la “cosa” questa o quella, è presente come ciò che ha luogo nell’altro da se, allora può lo specchio essere una strada verso la «conoscenza», di noi stessi?... e in una “dimensione ampliata” dalla sensibilità e dall’autocoscienza (Beyus) possono gli altri specchiarsi in noi riconoscendosi in alcune delle nostre azioni? I neuroni specchio, sono una classe di neuroni specifici che si attivano sia quando si compie un'azione sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare tra conspecifici), "rispecchiano" quindi il comportamento dell'osservato, come se chi lo contempla stesse compiendo l'azione egli stesso. Il sistema dei ‘Neuroni Specchio’ può essere la chiave per svelare anche altri segreti meno ovvi: quelli collegati all'osservazione di un'azione, di un comportamento e delle sue finalità. Un esempio: l'agire artistico che, come scriveva Vincent Van Gogh, “… nell'arte dà forma alle superfici; ma sono le immagini del profondo che d'un tratto la increspano”.
”Nessuno voleva ammettere che si potessero combinare scienza e poesia. Si dimenticava che la scienza è uscita dalla poesia, né si considerava che mutando i tempi le due avrebbero potuto amichevolmente ritrovarsi con reciproco vantaggio su un piano superiore” (Goethe)
Gianni Lillo (1958) vive e lavora tra Siena ed Isola del Liri.
19
settembre 2008
Gianni Lillo – Manifesto
Dal 19 settembre all'otto novembre 2008
arte contemporanea
Location
SATELLITE PROJECT – DANIELE UGOLINI CONTEMPORARY
Firenze, Via Montebello, 46r , (Firenze)
Firenze, Via Montebello, 46r , (Firenze)
Orario di apertura
Tutti i Giorni orario continuato
Vernissage
19 Settembre 2008, ore 19:00
Autore
Curatore




