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Fiorella Vandi – Tracce
Nell’ultima produzione dell’artista ritornano i colori ma le figure si perdono in astrazioni materiche, dove è il segno e la corposità del colore a esaltare la sua arte
Comunicato stampa
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Venerdì 6 giugno 2008, alle ore 18,00, l’Associazione culturale PRO ART di Ferrara inaugurerà la mostra personale dell’artista riminese FIORELLA VANDI dal titolo “TRACCE”.
La mostra è allestita nel meraviglioso Chiostro cinquecentesco di San Paolo, Piaz.tta Schiatti - Ferrara, e si protrarrà fino al 17 Giugno 2008.
L’allestimento e la presentazione sono a cura della Dott.ssa Francesca Mariotti, direttore artistico della Galleria dell’Uva di Ferrara.
Fiorella Vandi è nata a Rimini, dove tuttora vive e lavora ( Studio in Via Magellano 34, tel. 0541 770713). Si è diplomata all’Istituto Magistrale di Rimini frequentando successivamente l’Università di Urbino. L’incontro con il Maestro Smko Tafek le ha reso possibile lo studio del colore e del disegno; ha così intrapreso la coinvolgente strada dell’arte. Dal 1995 ha iniziato ad esporre in mostre personali e collettive in Italia ed all’estero, ottenendo successi di pubblico e di critica.
Dal Catalogo della Mostra:
“Nei meandri della vita, lasciando TRACCE…”
Artista di grande emozione visiva, ha percorso una ricerca stilistica di profonda meditazione. Nel tempo, dagli anni ’90 al 2006, le sue piccole nature morte si sono trasformate in ampi paesaggi aperti su mari e montagne, su fiumi e boschi, in cui colore e movimento erano le componenti essenziali. Un’inquietudine ed una spinta alla ricerca di qualcosa che le fosse congeniale per esprimere la sua anima travagliata da preoccupazioni e sentimenti forti e crescenti. Poi una pausa riflessiva la coglie, dapprima con l’abbandono del colore, e nascono i primi mari, burrascosi e movimentati, ma in bianco e nero, per poi giungere a questa sua ultima produzione fatta di “Tracce”, ferite e solchi, che si rispecchiano in paesaggi-vedute essenziali e panoramici. Tornano i colori in tali opere, ma le figure si perdono in astrazioni materiche, dove è il segno e la corposità del colore a esaltare la sua arte. E così, a me, emiliana abitante del Delta del Po, sembra di ritrovare in esse la stessa bellezza delle valli, magari alle Foci di Busa Dritta, dove dal Faro di Punta Maista, tanto amato da Eugenio Montale, si vede il Grande Fiume finire in mare. Dove le acque salate dell’Adriatico e quelle dolci si incontrano, tra sedimenti e lingue di sabbia, isolette e canneti, formando inestricabili canali. E questi canali, alcuni sonnolenti altri violenti, con le acque cangianti di colore, dai verdi ai grigi ai blu, per le diverse profondità e mescolanze con il terreno, danno vita a suggestivi spettacoli e intrighi di forme e colore. Ebbene, il gesto pittorico che Fiorella Vandi mette nelle tele ha la stessa forza del mare e del fiume, che, l’uno contro l’altro, si contendono strisce di terra, barene monelli e scanni, ferendo e solcando il paesaggio lacustre. Una lacerante lotta che si mostra in un immenso crogiuolo dove tutte le emozioni si fondono, si compongono e si scompongono all’infinito. Vengono così a crearsi visioni reali e immaginarie, effetti ottici, miraggi, abbagli e suggestioni dove Fiorella Vandi trasfonde il suo vissuto e la sua anima. E, quasi senza rendersene conto, nascono opere come “Tracce di me”, in cui istintivamente ritrova se stessa, le tappe della sua vita, i dolori e le gioie; oppure, “Traccia 17” (da me detto “Il ruggito del leone”), in cui un felino sembra uscito da un vorticoso fiume blu con un balzo in avanti. E anche “L’albero in fiamme” o “Traccia 22”, in cui diramazioni in rosso lasciano solchi, lingue di fuoco, lava che scende “nei meandri della vita”, paesaggio dell’anima e metafora di passione e sofferenza.
Persona solare e serena Fiorella Vandi, romagnola, anzi riminese come Fellni e Tonino Guerra, aperta e cordiale, forse per questo attenta e sensibile all’altrui animo ed alle emozioni interne ed esterne a se stessa, ci mostra la vita, attraverso la materia, lo spazio, il ricordo e l’istinto: una visione panoramica della sua complessità e, nello stesso tempo, della sua essenzialità. Contrasti e confluenze tra terra e mare, tra gioia e sofferenza, tra persona e persona, tra conscio e inconscio, vengono ridotti a graffiti rapidi su impasti di colore, grassi e increspati, percorrendo sentieri, “ghebbi”, e seguendo una di quelle infinite TRACCE che l’artista così magistralmente ci illustra. Tecnicamente parlando, Fiorella si è addentrata nel mondo della matericità, del colore usato “spesso”, tridimensionale, solcando sulle tele “magma tellurico” e “rivoli acquei o di fuoco”, dopo aver sentito la “necessità di una pausa immaginifica”, come dice G. Dorfles, che l’ha tenuta lontana dai pennelli per un anno o più. Fiorella ha così ripreso ad esprimere ed è riuscita ad affermare nuovamente una sua autonomia mentale, la propria individualità, ristabilendo tra sé e gli altri una “distanza” senza la quale rischiava di perdersi, uccidendo la creatività estetica del suo stilema. Ogni artista, in quanto innovatore ed “Inventore” di qualcosa di nuovo, creatore, necessita di riflessione periodica, di pause, intervalli, “vuoti” da cui far scaturire, come nella storia dell’Arte, rinnovate creazioni. Fiorella Vandi, tra necessità e serietà professionale, non trovandosi più nelle tele figurative di un tempo, pur non rinnegandole, ha atteso il momento giusto e la giusta modalità espressiva per ciò che le fermentava in animo. Svolta creativa, maggiormente attenta alle similitudini e le metafore della vita, in nome di una rinnovata e tumultuosa “inventio”, che da sempre ha caratterizzato le sue opere. Fiorella prosegue il suo iter artistico tra movimento e colore, ed ora tra materia e astrazione. A ben guardare tra le opere passate, come “Strappo”, “Vita Passata”, “Ed è subito sera”, “Bosco autunnale” o la fantastica “Onda di ghiaccio”, e quelle attuali il filo conduttore è evidente. Il gesto ha solo preso corpo e si è reso libero. Fiorella ha così ripreso a dipingere ed a “vivere la sua pittura”!! I suoi nuovi segni, impressi su impasti di colore, sembrano andare verso un’astrazione, forse ancora ingannevole, infatti ancora legata ad una visione paesaggistica, semplicemente cosmica. Una visione più consapevole e più allargata di tutte le esperienze e le casualità della vita. Una crescita stilistica e una consapevolezza personale maggiore della nostra carissima artista. Fiorella ha spiccato un volo sull’umanità e ce ne sta donando la sua visione più sincera e immediata. (Francesca Mariotti)
L’affetto delle forme
Avevo perso la strada, non era una strada.
Solcava la terra e il cielo, portava dovunque e forse per questo da nessuna parte.
La prendevo ogni giorno e ogni giorno il cammino era infinito, accompagnava i pensieri, certe volte li fermava. Erano cerchi i pensieri, e onde, qualche volta fiumi e scavi lisci, profondi , leggeri. Ruvidi improvvisamente, tagliati e taglienti.
Avevo perso la strada sì, a volte era buia, i colori arrivavano senza avvertire e allora mangiavano gli occhi. E nella perdita della mia rotta non ci fu mai abbandono, perché in queste forme trovai consolazione e bagliori.
Le seguii e quel che pareva il caos divenne chiarezza: ogni solco stava lì a dire ciò che non avevo mai trovato e che ora trovavo, la fame di vita, la paura della morte.
E poi l’affetto delle forme,
gli spigoli del dolore.
Marco Missiroli
La mostra è allestita nel meraviglioso Chiostro cinquecentesco di San Paolo, Piaz.tta Schiatti - Ferrara, e si protrarrà fino al 17 Giugno 2008.
L’allestimento e la presentazione sono a cura della Dott.ssa Francesca Mariotti, direttore artistico della Galleria dell’Uva di Ferrara.
Fiorella Vandi è nata a Rimini, dove tuttora vive e lavora ( Studio in Via Magellano 34, tel. 0541 770713). Si è diplomata all’Istituto Magistrale di Rimini frequentando successivamente l’Università di Urbino. L’incontro con il Maestro Smko Tafek le ha reso possibile lo studio del colore e del disegno; ha così intrapreso la coinvolgente strada dell’arte. Dal 1995 ha iniziato ad esporre in mostre personali e collettive in Italia ed all’estero, ottenendo successi di pubblico e di critica.
Dal Catalogo della Mostra:
“Nei meandri della vita, lasciando TRACCE…”
Artista di grande emozione visiva, ha percorso una ricerca stilistica di profonda meditazione. Nel tempo, dagli anni ’90 al 2006, le sue piccole nature morte si sono trasformate in ampi paesaggi aperti su mari e montagne, su fiumi e boschi, in cui colore e movimento erano le componenti essenziali. Un’inquietudine ed una spinta alla ricerca di qualcosa che le fosse congeniale per esprimere la sua anima travagliata da preoccupazioni e sentimenti forti e crescenti. Poi una pausa riflessiva la coglie, dapprima con l’abbandono del colore, e nascono i primi mari, burrascosi e movimentati, ma in bianco e nero, per poi giungere a questa sua ultima produzione fatta di “Tracce”, ferite e solchi, che si rispecchiano in paesaggi-vedute essenziali e panoramici. Tornano i colori in tali opere, ma le figure si perdono in astrazioni materiche, dove è il segno e la corposità del colore a esaltare la sua arte. E così, a me, emiliana abitante del Delta del Po, sembra di ritrovare in esse la stessa bellezza delle valli, magari alle Foci di Busa Dritta, dove dal Faro di Punta Maista, tanto amato da Eugenio Montale, si vede il Grande Fiume finire in mare. Dove le acque salate dell’Adriatico e quelle dolci si incontrano, tra sedimenti e lingue di sabbia, isolette e canneti, formando inestricabili canali. E questi canali, alcuni sonnolenti altri violenti, con le acque cangianti di colore, dai verdi ai grigi ai blu, per le diverse profondità e mescolanze con il terreno, danno vita a suggestivi spettacoli e intrighi di forme e colore. Ebbene, il gesto pittorico che Fiorella Vandi mette nelle tele ha la stessa forza del mare e del fiume, che, l’uno contro l’altro, si contendono strisce di terra, barene monelli e scanni, ferendo e solcando il paesaggio lacustre. Una lacerante lotta che si mostra in un immenso crogiuolo dove tutte le emozioni si fondono, si compongono e si scompongono all’infinito. Vengono così a crearsi visioni reali e immaginarie, effetti ottici, miraggi, abbagli e suggestioni dove Fiorella Vandi trasfonde il suo vissuto e la sua anima. E, quasi senza rendersene conto, nascono opere come “Tracce di me”, in cui istintivamente ritrova se stessa, le tappe della sua vita, i dolori e le gioie; oppure, “Traccia 17” (da me detto “Il ruggito del leone”), in cui un felino sembra uscito da un vorticoso fiume blu con un balzo in avanti. E anche “L’albero in fiamme” o “Traccia 22”, in cui diramazioni in rosso lasciano solchi, lingue di fuoco, lava che scende “nei meandri della vita”, paesaggio dell’anima e metafora di passione e sofferenza.
Persona solare e serena Fiorella Vandi, romagnola, anzi riminese come Fellni e Tonino Guerra, aperta e cordiale, forse per questo attenta e sensibile all’altrui animo ed alle emozioni interne ed esterne a se stessa, ci mostra la vita, attraverso la materia, lo spazio, il ricordo e l’istinto: una visione panoramica della sua complessità e, nello stesso tempo, della sua essenzialità. Contrasti e confluenze tra terra e mare, tra gioia e sofferenza, tra persona e persona, tra conscio e inconscio, vengono ridotti a graffiti rapidi su impasti di colore, grassi e increspati, percorrendo sentieri, “ghebbi”, e seguendo una di quelle infinite TRACCE che l’artista così magistralmente ci illustra. Tecnicamente parlando, Fiorella si è addentrata nel mondo della matericità, del colore usato “spesso”, tridimensionale, solcando sulle tele “magma tellurico” e “rivoli acquei o di fuoco”, dopo aver sentito la “necessità di una pausa immaginifica”, come dice G. Dorfles, che l’ha tenuta lontana dai pennelli per un anno o più. Fiorella ha così ripreso ad esprimere ed è riuscita ad affermare nuovamente una sua autonomia mentale, la propria individualità, ristabilendo tra sé e gli altri una “distanza” senza la quale rischiava di perdersi, uccidendo la creatività estetica del suo stilema. Ogni artista, in quanto innovatore ed “Inventore” di qualcosa di nuovo, creatore, necessita di riflessione periodica, di pause, intervalli, “vuoti” da cui far scaturire, come nella storia dell’Arte, rinnovate creazioni. Fiorella Vandi, tra necessità e serietà professionale, non trovandosi più nelle tele figurative di un tempo, pur non rinnegandole, ha atteso il momento giusto e la giusta modalità espressiva per ciò che le fermentava in animo. Svolta creativa, maggiormente attenta alle similitudini e le metafore della vita, in nome di una rinnovata e tumultuosa “inventio”, che da sempre ha caratterizzato le sue opere. Fiorella prosegue il suo iter artistico tra movimento e colore, ed ora tra materia e astrazione. A ben guardare tra le opere passate, come “Strappo”, “Vita Passata”, “Ed è subito sera”, “Bosco autunnale” o la fantastica “Onda di ghiaccio”, e quelle attuali il filo conduttore è evidente. Il gesto ha solo preso corpo e si è reso libero. Fiorella ha così ripreso a dipingere ed a “vivere la sua pittura”!! I suoi nuovi segni, impressi su impasti di colore, sembrano andare verso un’astrazione, forse ancora ingannevole, infatti ancora legata ad una visione paesaggistica, semplicemente cosmica. Una visione più consapevole e più allargata di tutte le esperienze e le casualità della vita. Una crescita stilistica e una consapevolezza personale maggiore della nostra carissima artista. Fiorella ha spiccato un volo sull’umanità e ce ne sta donando la sua visione più sincera e immediata. (Francesca Mariotti)
L’affetto delle forme
Avevo perso la strada, non era una strada.
Solcava la terra e il cielo, portava dovunque e forse per questo da nessuna parte.
La prendevo ogni giorno e ogni giorno il cammino era infinito, accompagnava i pensieri, certe volte li fermava. Erano cerchi i pensieri, e onde, qualche volta fiumi e scavi lisci, profondi , leggeri. Ruvidi improvvisamente, tagliati e taglienti.
Avevo perso la strada sì, a volte era buia, i colori arrivavano senza avvertire e allora mangiavano gli occhi. E nella perdita della mia rotta non ci fu mai abbandono, perché in queste forme trovai consolazione e bagliori.
Le seguii e quel che pareva il caos divenne chiarezza: ogni solco stava lì a dire ciò che non avevo mai trovato e che ora trovavo, la fame di vita, la paura della morte.
E poi l’affetto delle forme,
gli spigoli del dolore.
Marco Missiroli
06
giugno 2008
Fiorella Vandi – Tracce
Dal 06 al 17 giugno 2008
arte contemporanea
Location
CHIOSTRO DI SAN PAOLO
Ferrara, Piazzetta Alberto Schiatti, (Ferrara)
Ferrara, Piazzetta Alberto Schiatti, (Ferrara)
Vernissage
6 Giugno 2008, ore 18
Autore
Curatore




