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Carlo Dell’Amico – Solerzia
Carlo Dell’Amico rappresenta un aspetto di autoanalisi del ricercatore di memoria e di sintesi, verso la percezione delle “radici”
Comunicato stampa
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Carlo Dell'Amico rappresenta un aspetto di autoanalisi del ricercatore di memoria e di sintesi, verso la percezione delle "radici".
Quest'idea di misura trova nella narrazione e nell'opera attuale dell'artista il dispiegarsi di un tema a lui caro: tornare ciclicamente a scrutare l'imponderabile destino dell'umanità.
Cogliendo alcune contraddizioni dell'arte italiana già dalla metà degli anni '70, nel suo dichiarato isolamento, Dell'Amico è stato uno dei primi artisti, a tracciare con il suo lavoro un percorso, un viaggio nell'altrove dalle teorie della ricerca concettuale, queste erano opere che già possedevano la capacità di andare ben oltre la citazione e l'evocazione del mito.
L'arte come mimo della realtà vive in lui nell'anarchia dei suoi gesti per riconoscervi i propri tragitti, l'inconscio soggettivo che incontra quello collettivo - l'espressione di un rituale quasi mistico che conduce nella profondità del desiderio di un "risultato".
Il suo lavoro non conosce distinzione tra mezzo tradizionale e tecnologia, anche se quest'ultima è sempre confinata al ruolo percettivo della memoria. Rare le sue esposizioni personali, tra quelle recenti: nel 2003 al Padiglione d'arte contemporanea Palazzo Massari di Ferrara; nel 2006 alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, le città viste come piattaforme stregate, territori senza soluzione di continuità raccolte in bacheche di plexiglas come simulacri, sono l'ennesimo tributo che Dell'Amico offre all'attesa del ricordo; sempre nel 2006 al Museo Laboratorio di arte contemporanea - La Sapienza di Roma -.
La grande opera, un assemblaggio di carte dipinte e gli altri lavori esposti in galleria sono stati realizzati espressamente per lo spazio.
Quest'idea di misura trova nella narrazione e nell'opera attuale dell'artista il dispiegarsi di un tema a lui caro: tornare ciclicamente a scrutare l'imponderabile destino dell'umanità.
Cogliendo alcune contraddizioni dell'arte italiana già dalla metà degli anni '70, nel suo dichiarato isolamento, Dell'Amico è stato uno dei primi artisti, a tracciare con il suo lavoro un percorso, un viaggio nell'altrove dalle teorie della ricerca concettuale, queste erano opere che già possedevano la capacità di andare ben oltre la citazione e l'evocazione del mito.
L'arte come mimo della realtà vive in lui nell'anarchia dei suoi gesti per riconoscervi i propri tragitti, l'inconscio soggettivo che incontra quello collettivo - l'espressione di un rituale quasi mistico che conduce nella profondità del desiderio di un "risultato".
Il suo lavoro non conosce distinzione tra mezzo tradizionale e tecnologia, anche se quest'ultima è sempre confinata al ruolo percettivo della memoria. Rare le sue esposizioni personali, tra quelle recenti: nel 2003 al Padiglione d'arte contemporanea Palazzo Massari di Ferrara; nel 2006 alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, le città viste come piattaforme stregate, territori senza soluzione di continuità raccolte in bacheche di plexiglas come simulacri, sono l'ennesimo tributo che Dell'Amico offre all'attesa del ricordo; sempre nel 2006 al Museo Laboratorio di arte contemporanea - La Sapienza di Roma -.
La grande opera, un assemblaggio di carte dipinte e gli altri lavori esposti in galleria sono stati realizzati espressamente per lo spazio.
06
febbraio 2007
Carlo Dell’Amico – Solerzia
Dal 06 febbraio al 06 marzo 2007
arte contemporanea
Location
PH7 ART GALLERY
Roma, Via Della Scrofa, 46, (Roma)
Roma, Via Della Scrofa, 46, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì: 10/13 – 16/20
sabato e prefestivi su appuntamento
Vernissage
6 Febbraio 2007, ore 18.30
Autore
Curatore




