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Monet@. Un Numismatico, una Collezione, un Museo
In occasione del centenario della morte di Solone Ambrosoli, il Museo Archeologico Paolo Giovio di Como ha voluto ricordare la figura e gli studi di questo illustre numismatico di origine comasca, ma anche presentare al pubblico, dopo diversi decenni, la Collezione che egli contribuì ad arricchire
Comunicato stampa
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In occasione del centenario della morte di Solone Ambrosoli, avvenuta il 27 settembre 1906, il Museo Archeologico “Paolo Giovio” di Como ha voluto ricordare la figura e gli studi di questo illustre numismatico di origine comasca, ma anche presentare al pubblico, dopo diversi decenni, la Collezione che egli contribuì ad arricchire. Nelle sale del Museo è allestita fino al 29 aprile 2007 una mostra dal titolo “Monet@. Un Numismatico, una Collezione, un Museo”, nella quale vengono esposte circa 900 monete delle Collezioni civiche.
Nella prima sezione viene ricordata la figura di Ambrosoli, nato a Como l’8 ottobre 1851. Appassionato collezionista di monete fin da giovane, pubblicò nel 1878 il suo primo studio numismatico, relativo alle monete della sua collezione privata (Zecche italiane rappresentate nella raccolta di S. A., studente in Legge, Como 1878). In questo stesso anno venne chiamato a far parte della Commissione Municipale incaricata di riordinare il Museo di Como, finché nel 1887 ne diventò membro onorario poiché era stato nominato Conservatore e poi Direttore del Gabinetto numismatico di Brera.
Nel medesimo periodo, dal 1878 al 1881, intraprese una serie di viaggi che lo portarono in diversi paesi dell’Europa centro-orientale e settentrionale, nonché negli Stati Uniti d’America, viaggi compiuti allo scopo di conoscere la letteratura e i costumi dei vari popoli. Per diffondere la conoscenza della cultura nord-europea si dedicò alla traduzione di poesie di autori come il danese Hans Peter Holst, l’ungherese Sándor Petöfi o l’islandese Bjarni Thòrarensen.
Nel 1881 aveva fondato a Como la Gazzetta Numismatica, pubblicata, sotto la sua direzione, fino al 1887, anno del suo trasferimento a Milano: nei lavori contenuti in questo periodico traspare la speciale attenzione di Ambrosoli per le zecche italiane, anche minori, del cui studio egli fu un promotore. Nel 1888 a Milano, unitamente ad altri studiosi e appassionati collezionisti, fondò la Rivista Italiana di Numismatica, di cui fu il primo direttore. Questa nuova pubblicazione allineò la numismatica italiana ai più avanzati paesi europei, come Francia, Inghilterra e Belgio, dove erano già presenti analoghe riviste. Parallelamente si dedicò alla realizzazione di diversi manuali per le edizioni Hoepli, grazie ai quali la scienza numismatica registrò una notevole diffusione.
L’incarico ricevuto da Brera lo indusse a donare al Museo di Como la sua raccolta di monete, 250 delle quali sono esposte in quest’occasione.
Ma l’origine della Collezione del Museo di Como, la cui consistenza attualmente supera i 16.000 esemplari, va collocata ben prima di questo avvenimento. Infatti, in seguito alla costituzione di un “Gabinetto tecnologico” nel 1838, per raccogliere “ogni prodotto naturale, di antichità, o di un’industria”, si assistette ad un susseguirsi di donazioni e offerte, secondo lo spirito espresso nella circolare governativa dell’arciduca viceré Ranieri, a favore della Congregazione Municipale. Per citare solo alcuni esempi, è del 1844 il dono di una cinquantina di monete romane da parte dell’allora podestà della città, Paolo Tatti, mentre nel 1850 il Conservatore prof. Odescalchi, dovendo rinunciare al suo incarico a causa del suo trasferimento a Milano, lasciò in dono parecchie monete d’argento e di bronzo, a sottolineare con l’esempio l’importanza e il valore di affidare alla pubblica istituzione la conservazione delle “patrie antichità”.
Sono pertanto state selezionate per l’esposizione circa 400 monete considerate rappresentative dell’intera Collezione, che copre un arco cronologico che va dall’età greca fino all’età moderna, con esemplari provenienti da tutte le regioni d’Italia e dai più disparati paesi dei cinque continenti. È stato mantenuto l’ordinamento ad essa assegnato in passato, con la distinzione in due grandi gruppi: monete antiche da un lato, monete medievali e moderne dall’altro, organizzati il primo secondo un criterio cronologico, il secondo geografico.
Un’attenzione particolare è stata inoltre dedicata alle testimonianze fornite dal territorio comasco, riservando uno spazio sia al tema dei “ripostigli” rinvenuti in area lariana (alcuni dei quali vennero studiati proprio da Ambrosoli) sia alle monete coniate nella zecca di Como.
Nel 1178, infatti, Como ottenne il privilegio di battere moneta con diploma di Federico I Barbarossa e la sua monetazione vide una prima fase d’età comunale (XII e XIII sec.) coniata dalla città a nome degli imperatori, alla quale fece seguito, nel 1327, una fase di transizione rappresentata dalle emissioni a nome di Ludovico di Baviera con le sigle di Franchino Rusca al rovescio. Infine seguì la monetazione dell’età delle signorie (XIV e XV) con emissioni delle famiglie Rusca e Visconti e della Repubblica Abbondiana (1447-1448), costituitasi alla morte dell’ultimo Visconti: la zecca fu chiusa per ordine di Francesco Sforza (1450-1466) dopo la riconquista della città.
La trasformazione dell’ultima vocale del titolo della mostra, infine, è motivata dalla presenza di alcune postazioni informatiche predisposte dal Polo Regionale di Como del Politecnico di Milano, che permettono di leggere nel dettaglio alcune monete e approfondire la loro descrizione, ma anche di rendere l’esposizione più vivace e accattivante.
La mostra costituisce una tappa del lungo e paziente lavoro di revisione, restauro, inventariazione e catalogazione delle monete avviato da diversi anni con la consulenza della dr.ssa Maila Chiaravalle e grazie anche al contributo della Regione Lombardia. Questo lavoro non è ancora completato, ma si è voluto nella ricorrenza di Ambrosoli presentare comunque i primi risultati al pubblico e rendere nuovamente visibile una parte importante della Collezione, dopo una parentesi di mezzo secolo, con l’obiettivo di far seguire a questo primo appuntamento altre esposizioni tematiche che possano suscitare il medesimo interesse di cui la Collezione numismatica ha goduto in passato.
Isabella Nobile De Agostini
Conservatrice Musei Civici di Como
Nella prima sezione viene ricordata la figura di Ambrosoli, nato a Como l’8 ottobre 1851. Appassionato collezionista di monete fin da giovane, pubblicò nel 1878 il suo primo studio numismatico, relativo alle monete della sua collezione privata (Zecche italiane rappresentate nella raccolta di S. A., studente in Legge, Como 1878). In questo stesso anno venne chiamato a far parte della Commissione Municipale incaricata di riordinare il Museo di Como, finché nel 1887 ne diventò membro onorario poiché era stato nominato Conservatore e poi Direttore del Gabinetto numismatico di Brera.
Nel medesimo periodo, dal 1878 al 1881, intraprese una serie di viaggi che lo portarono in diversi paesi dell’Europa centro-orientale e settentrionale, nonché negli Stati Uniti d’America, viaggi compiuti allo scopo di conoscere la letteratura e i costumi dei vari popoli. Per diffondere la conoscenza della cultura nord-europea si dedicò alla traduzione di poesie di autori come il danese Hans Peter Holst, l’ungherese Sándor Petöfi o l’islandese Bjarni Thòrarensen.
Nel 1881 aveva fondato a Como la Gazzetta Numismatica, pubblicata, sotto la sua direzione, fino al 1887, anno del suo trasferimento a Milano: nei lavori contenuti in questo periodico traspare la speciale attenzione di Ambrosoli per le zecche italiane, anche minori, del cui studio egli fu un promotore. Nel 1888 a Milano, unitamente ad altri studiosi e appassionati collezionisti, fondò la Rivista Italiana di Numismatica, di cui fu il primo direttore. Questa nuova pubblicazione allineò la numismatica italiana ai più avanzati paesi europei, come Francia, Inghilterra e Belgio, dove erano già presenti analoghe riviste. Parallelamente si dedicò alla realizzazione di diversi manuali per le edizioni Hoepli, grazie ai quali la scienza numismatica registrò una notevole diffusione.
L’incarico ricevuto da Brera lo indusse a donare al Museo di Como la sua raccolta di monete, 250 delle quali sono esposte in quest’occasione.
Ma l’origine della Collezione del Museo di Como, la cui consistenza attualmente supera i 16.000 esemplari, va collocata ben prima di questo avvenimento. Infatti, in seguito alla costituzione di un “Gabinetto tecnologico” nel 1838, per raccogliere “ogni prodotto naturale, di antichità, o di un’industria”, si assistette ad un susseguirsi di donazioni e offerte, secondo lo spirito espresso nella circolare governativa dell’arciduca viceré Ranieri, a favore della Congregazione Municipale. Per citare solo alcuni esempi, è del 1844 il dono di una cinquantina di monete romane da parte dell’allora podestà della città, Paolo Tatti, mentre nel 1850 il Conservatore prof. Odescalchi, dovendo rinunciare al suo incarico a causa del suo trasferimento a Milano, lasciò in dono parecchie monete d’argento e di bronzo, a sottolineare con l’esempio l’importanza e il valore di affidare alla pubblica istituzione la conservazione delle “patrie antichità”.
Sono pertanto state selezionate per l’esposizione circa 400 monete considerate rappresentative dell’intera Collezione, che copre un arco cronologico che va dall’età greca fino all’età moderna, con esemplari provenienti da tutte le regioni d’Italia e dai più disparati paesi dei cinque continenti. È stato mantenuto l’ordinamento ad essa assegnato in passato, con la distinzione in due grandi gruppi: monete antiche da un lato, monete medievali e moderne dall’altro, organizzati il primo secondo un criterio cronologico, il secondo geografico.
Un’attenzione particolare è stata inoltre dedicata alle testimonianze fornite dal territorio comasco, riservando uno spazio sia al tema dei “ripostigli” rinvenuti in area lariana (alcuni dei quali vennero studiati proprio da Ambrosoli) sia alle monete coniate nella zecca di Como.
Nel 1178, infatti, Como ottenne il privilegio di battere moneta con diploma di Federico I Barbarossa e la sua monetazione vide una prima fase d’età comunale (XII e XIII sec.) coniata dalla città a nome degli imperatori, alla quale fece seguito, nel 1327, una fase di transizione rappresentata dalle emissioni a nome di Ludovico di Baviera con le sigle di Franchino Rusca al rovescio. Infine seguì la monetazione dell’età delle signorie (XIV e XV) con emissioni delle famiglie Rusca e Visconti e della Repubblica Abbondiana (1447-1448), costituitasi alla morte dell’ultimo Visconti: la zecca fu chiusa per ordine di Francesco Sforza (1450-1466) dopo la riconquista della città.
La trasformazione dell’ultima vocale del titolo della mostra, infine, è motivata dalla presenza di alcune postazioni informatiche predisposte dal Polo Regionale di Como del Politecnico di Milano, che permettono di leggere nel dettaglio alcune monete e approfondire la loro descrizione, ma anche di rendere l’esposizione più vivace e accattivante.
La mostra costituisce una tappa del lungo e paziente lavoro di revisione, restauro, inventariazione e catalogazione delle monete avviato da diversi anni con la consulenza della dr.ssa Maila Chiaravalle e grazie anche al contributo della Regione Lombardia. Questo lavoro non è ancora completato, ma si è voluto nella ricorrenza di Ambrosoli presentare comunque i primi risultati al pubblico e rendere nuovamente visibile una parte importante della Collezione, dopo una parentesi di mezzo secolo, con l’obiettivo di far seguire a questo primo appuntamento altre esposizioni tematiche che possano suscitare il medesimo interesse di cui la Collezione numismatica ha goduto in passato.
Isabella Nobile De Agostini
Conservatrice Musei Civici di Como
15
dicembre 2006
Monet@. Un Numismatico, una Collezione, un Museo
Dal 15 dicembre 2006 al 29 aprile 2007
arti decorative e industriali
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO PAOLO GIOVIO
Como, Piazza Medaglie D'oro, 1, (Como)
Como, Piazza Medaglie D'oro, 1, (Como)
Biglietti
3 euro
Orario di apertura
martedì-sabato: 9.30-12.30 e 14.00-17.00
domenica: 10.00-13.00
Vernissage
15 Dicembre 2006, ore 18
Curatore