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Alla Motta nel Cinqucento. Restauri e testimonianze per il cinquecentenario di Pomponio Amalteo
Dopo Pordenone ed in contemporanea San Vito, Motta di Livenza ricorda il suo illustre concittadino, pittore del rinascimento
Comunicato stampa
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Pomponio Amalteo nasce nel 1505 da Leonardo della Motta e da Natalia Amalteo, a Motta di Livenza. Città che lascia ben presto per seguire lo zio umanista Marcantonio Amalteo, maestro pubblico a Motta dal 1510 al 1515, quando si trasferisce a San Vito al Tagliamento.
Il suo paese natale ora è parte attiva delle celebrazioni per il cinquecentenario della nascita. Una serie di iniziative partite dall’impulso di un comitato istituito presso il Ministero dei Beni e le Attività Culturali.
Dopo Pordenone ed in contemporanea San Vito, Motta di Livenza ricorda il suo illustre concittadino, pittore del rinascimento, attraverso un’esposizione intitolata “Alla Motta nel Cinqucento. Restauri e testimonianze per il cinquecentenario di Pomponio Amalteo”.
Una mostra-studio, allestita con un criterio didattico e con l’intenzione di dare qualcosa a chi la visita. Che consenta al visitatore, attraverso un adeguato apparato illustrativo, acquisire alcune nozioni sulle opere che l’Amalteo ha realizzato “alla Motta”, come si diceva nel Cinquecento. Un allestimento composto da didascalie, fotografie, qualche ricostruzione grafica e con i materiali prodotti dagli ultimi e meritori restauri voluti dall’amministrazione comunale.
Un evento accompagnato da un volume, edito da Antiga Edizioni, che è un po’ il consueto catalogo di mostra, con le schede tecniche e la bibliografia relativa, ma anche un piccolo archivio della documentazione prodotta dai restauri e da una campagna fotografica realizzata per l’occasione. La mostra e il catalogo sono curati da Sergio Momesso, il coordinamento organizzativo e editoriale è stato realizzato da Carlo Sala
Una mostra strutturata in modo chiaro e accessibile, articolata in due sezioni: Nella prima le opere realizzate per il paese natale, nella seconda una campionatura essenziale di alcuni pezzi importanti e poco noti che consentono di ricordare il cantiere della basilica della Madonna dei Miracoli e il cardinale Girolamo Aleandro, la figura certamente più importante e prestigiosa di quegli anni.
POMPONIO AMALTEO ALLA MOTTA
La mostra è fisicamente aperta al contesto urbano, visto che due opere dell’Amalteo non si possono muovere e si trovano perciò all’esterno, nella collocazione originaria. Anzitutto la decorazione della facciata di Casa Aleandro, la cosiddetta “Castella”, che è la sede dell’esposizione. Successivamente si può accedere alla Chiesa di San Nicolò per incontrare la pala consegnata da Pomponio nel giugno del 1556, quando l’edificio non era ancora completo e mancava in parte perfino la copertura. Nelle sale del Centro Arti Visive il disegno preparatorio per la figura di San Domenico, proveniente dagli Uffizi.
Dal duomo di Treviso ritorna dopo due secoli a Motta un’altra pala, dipinta nel 1564 dall’Amalteo per Santa Maria delle Grazie, il convento francescano demolito all’inizio dell’Ottocento. È un’opportunità forse unica per poterla osservare bene, da vicino, visto che di solito sta appesa molto in alto nel vestibolo della Cappella Malchiostro a Treviso, accanto agli affreschi del Pordenone.
Provvidenzialmente, a compensazione di tante perdite e frammenti, sono emersi nel corso della preparazione della mostra, da una collezione privata mottense, due disegni che si attribuiscono proprio all’Amalteo, perché riprendono i celebri affreschi con Sibille e Profeti dipinti dal Pordenone sugli spicchi della cupola della Chiesa di Santa Maria di Campagna a Piacenza.
ALLA MOTTA NEL CINQUECENTO
La seconda parte si apre con due opere che accennano all’importanza dell’evento miracoloso avvenuto a Motta il 9 marzo del 1510 e alla costruzione del convento di Santa Maria dei Miracoli che ne consegue. Il Cristo Salvator Mundi è un affresco poco conosciuto, perché stava nascosto dietro un altare tardocinquecentesco, che lo ha anche deturpato significativamente. Strappato in occasione dell’ultimo restauro, è esposto per la prima volta ad una mostra insieme alle grandi riproduzioni delle lunette con le quali componeva la Cappella dell’Apparizione.
Un altro richiamo molto forte alla basilica francescana di Motta si compie con la presentazione di una grande scultura lignea proveniente dal Museo Civico di Pordenone. Un’opera databile intorno al 1535, che stava ai lati dell’altare maggiore di quella chiesa almeno fino alla seconda guerra mondiale. E vi si trovava in coppia con un San Rocco di uguale grandezza che però non è potuto pervenire perché in condizioni di conservazione più precarie. Sono opere di un maestro veneto-friulano, vicino alla cultura dell’Amalteo, di cui è nota solo attraverso i documenti un’attività di scultore.
Il momento centrale però di questa seconda sezione è rappresentato da due dalmatiche, che fanno parte di uno splendido paramento cinquecentesco il cui pezzo principale è tanto conosciuto e apprezzato da essere stato inviato, nello stesso momento, a Verona per essere esposto in occasione del Quarto Convegno Ecclesiale Nazionale. L’intero paramento in terzo è una testimonianza straordinaria di una manifattura veneziana che sembra avere fornito la propria opera anche per altre chiese nel territorio tra Veneto e Friuli. In occasione del più modesto evento mottense le due dalmatiche sono state restaurate grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale.
Le ultime cose esposte presentano pezzi per solito trascurati o poco conosciuti, che esemplificano di come si orienta la committenza alla fine del secolo, dopo la morte dell’Amalteo o riportano alla luce alcune preziose testimonianze documentarie, che gli archivi locali riescono a conservare e a tramandare solo grazie all’impegno e alla generosità di qualche volontario. Tra i documenti risalta, naturalmente, il testamento con cui Aleandra Aleandro dona la sua casa ad una Confraternita di Motta. È infatti la sede stessa della mostra.
Sarà segnalato infine, ma solo in mostra, un itinerario di luoghi da visitare per incontrare altre opere dell’Amalteo e della sua bottega, o anche solo influenzate dai suoi modi aperti e gioviali, che si raggiungono con facilità nel territorio storicamente soggetto alla podesteria di Motta e che si snodano in un percorso verso il Friuli.
Il suo paese natale ora è parte attiva delle celebrazioni per il cinquecentenario della nascita. Una serie di iniziative partite dall’impulso di un comitato istituito presso il Ministero dei Beni e le Attività Culturali.
Dopo Pordenone ed in contemporanea San Vito, Motta di Livenza ricorda il suo illustre concittadino, pittore del rinascimento, attraverso un’esposizione intitolata “Alla Motta nel Cinqucento. Restauri e testimonianze per il cinquecentenario di Pomponio Amalteo”.
Una mostra-studio, allestita con un criterio didattico e con l’intenzione di dare qualcosa a chi la visita. Che consenta al visitatore, attraverso un adeguato apparato illustrativo, acquisire alcune nozioni sulle opere che l’Amalteo ha realizzato “alla Motta”, come si diceva nel Cinquecento. Un allestimento composto da didascalie, fotografie, qualche ricostruzione grafica e con i materiali prodotti dagli ultimi e meritori restauri voluti dall’amministrazione comunale.
Un evento accompagnato da un volume, edito da Antiga Edizioni, che è un po’ il consueto catalogo di mostra, con le schede tecniche e la bibliografia relativa, ma anche un piccolo archivio della documentazione prodotta dai restauri e da una campagna fotografica realizzata per l’occasione. La mostra e il catalogo sono curati da Sergio Momesso, il coordinamento organizzativo e editoriale è stato realizzato da Carlo Sala
Una mostra strutturata in modo chiaro e accessibile, articolata in due sezioni: Nella prima le opere realizzate per il paese natale, nella seconda una campionatura essenziale di alcuni pezzi importanti e poco noti che consentono di ricordare il cantiere della basilica della Madonna dei Miracoli e il cardinale Girolamo Aleandro, la figura certamente più importante e prestigiosa di quegli anni.
POMPONIO AMALTEO ALLA MOTTA
La mostra è fisicamente aperta al contesto urbano, visto che due opere dell’Amalteo non si possono muovere e si trovano perciò all’esterno, nella collocazione originaria. Anzitutto la decorazione della facciata di Casa Aleandro, la cosiddetta “Castella”, che è la sede dell’esposizione. Successivamente si può accedere alla Chiesa di San Nicolò per incontrare la pala consegnata da Pomponio nel giugno del 1556, quando l’edificio non era ancora completo e mancava in parte perfino la copertura. Nelle sale del Centro Arti Visive il disegno preparatorio per la figura di San Domenico, proveniente dagli Uffizi.
Dal duomo di Treviso ritorna dopo due secoli a Motta un’altra pala, dipinta nel 1564 dall’Amalteo per Santa Maria delle Grazie, il convento francescano demolito all’inizio dell’Ottocento. È un’opportunità forse unica per poterla osservare bene, da vicino, visto che di solito sta appesa molto in alto nel vestibolo della Cappella Malchiostro a Treviso, accanto agli affreschi del Pordenone.
Provvidenzialmente, a compensazione di tante perdite e frammenti, sono emersi nel corso della preparazione della mostra, da una collezione privata mottense, due disegni che si attribuiscono proprio all’Amalteo, perché riprendono i celebri affreschi con Sibille e Profeti dipinti dal Pordenone sugli spicchi della cupola della Chiesa di Santa Maria di Campagna a Piacenza.
ALLA MOTTA NEL CINQUECENTO
La seconda parte si apre con due opere che accennano all’importanza dell’evento miracoloso avvenuto a Motta il 9 marzo del 1510 e alla costruzione del convento di Santa Maria dei Miracoli che ne consegue. Il Cristo Salvator Mundi è un affresco poco conosciuto, perché stava nascosto dietro un altare tardocinquecentesco, che lo ha anche deturpato significativamente. Strappato in occasione dell’ultimo restauro, è esposto per la prima volta ad una mostra insieme alle grandi riproduzioni delle lunette con le quali componeva la Cappella dell’Apparizione.
Un altro richiamo molto forte alla basilica francescana di Motta si compie con la presentazione di una grande scultura lignea proveniente dal Museo Civico di Pordenone. Un’opera databile intorno al 1535, che stava ai lati dell’altare maggiore di quella chiesa almeno fino alla seconda guerra mondiale. E vi si trovava in coppia con un San Rocco di uguale grandezza che però non è potuto pervenire perché in condizioni di conservazione più precarie. Sono opere di un maestro veneto-friulano, vicino alla cultura dell’Amalteo, di cui è nota solo attraverso i documenti un’attività di scultore.
Il momento centrale però di questa seconda sezione è rappresentato da due dalmatiche, che fanno parte di uno splendido paramento cinquecentesco il cui pezzo principale è tanto conosciuto e apprezzato da essere stato inviato, nello stesso momento, a Verona per essere esposto in occasione del Quarto Convegno Ecclesiale Nazionale. L’intero paramento in terzo è una testimonianza straordinaria di una manifattura veneziana che sembra avere fornito la propria opera anche per altre chiese nel territorio tra Veneto e Friuli. In occasione del più modesto evento mottense le due dalmatiche sono state restaurate grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale.
Le ultime cose esposte presentano pezzi per solito trascurati o poco conosciuti, che esemplificano di come si orienta la committenza alla fine del secolo, dopo la morte dell’Amalteo o riportano alla luce alcune preziose testimonianze documentarie, che gli archivi locali riescono a conservare e a tramandare solo grazie all’impegno e alla generosità di qualche volontario. Tra i documenti risalta, naturalmente, il testamento con cui Aleandra Aleandro dona la sua casa ad una Confraternita di Motta. È infatti la sede stessa della mostra.
Sarà segnalato infine, ma solo in mostra, un itinerario di luoghi da visitare per incontrare altre opere dell’Amalteo e della sua bottega, o anche solo influenzate dai suoi modi aperti e gioviali, che si raggiungono con facilità nel territorio storicamente soggetto alla podesteria di Motta e che si snodano in un percorso verso il Friuli.
07
ottobre 2006
Alla Motta nel Cinqucento. Restauri e testimonianze per il cinquecentenario di Pomponio Amalteo
Dal 07 ottobre al 26 novembre 2006
Location
CENTRO ARTI VISIVE LA CASTELLA
Motta Di Livenza, Via Contarina, (Treviso)
Motta Di Livenza, Via Contarina, (Treviso)
Orario di apertura
Da martedì a venerdì 15.30 – 19.00
Da sabato a domenica 10.00 – 12.30, 15.30 – 19.00
Vernissage
7 Ottobre 2006, ore 18
Curatore