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William Xerra – Il segno dell’imperfezione
William Xerra, piacentino di fama internazionale, esordisce negli anni ’60 con opere informali, tra fumetto e arte meccanica, performances e Pop Art. Dal 1967 approda alla poesia visiva grazie al contatto con il Gruppo ’63, e questo particolare aspetto caratterizzerà tutta la sua produzione successiva sino a divenire il suo “marchio di fabbrica” all’interno del filone dell’arte concettuale
Comunicato stampa
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S’inserisce nella seconda edizione di Parmapoesia Festival la personale di William Xerra che l’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Parma (Serv. Eventi e Mostre) organizza dal 19 giugno al 16 luglio 2006 presso la Galleria San Ludovico di Parma. L’esposizione, che verrà inaugurata lunedì 19 giugno (giorno d’inaugurazione del festival) alle ore 17.30, sarà aperta con ingresso libero tutti i giorni escluso il martedì, giorno di chiusura, con orario 10-13 e 16.30-19.30.
William Xerra, piacentino di fama internazionale, esordisce negli anni ’60 con opere informali, tra fumetto e arte meccanica, performances e Pop Art. Dal 1967 approda alla poesia visiva grazie al contatto con il Gruppo ’63, e questo particolare aspetto caratterizzerà tutta la sua produzione successiva sino a divenire il suo “marchio di fabbrica” all’interno del filone dell’arte concettuale.
Centrale nella sua poetica è il tema del frammento, iconografico ma soprattutto testuale, di parole scritte e stampate: raccogliere lacerti, brani, rime sparse, schegge di contesti differenti e ricomporli in un tutto diverso e inedito non in funzione della malinconica nostalgia di un passato perduto, ma in vista di una reinterpretazione attiva, cosciente, pragmatica.
Dal punto di vista stilistico la declinazione di questa tematica ha portato all’introduzione nell’arte, a partire dal 1975, del “telaio interinale”, che altri non sarebbe se non quella tela provvisoria utilizzata per il restauro di antichi quadri, secondo una procedura compartimentata a segmenti, settori, strette aree circoscritte, che l’artista riproduce nel quadro, per inquadrare razionalmente il processo di de-frammentazione cui sottopone le briciole di testimonianze di storia che ricompone nelle sue “palladiane” di citazioni.
Ed ecco perché, dal 1972 al 1990, molte sue opere sono riunite sotto l’etichetta VIVE, espressione tra l’altro, non a caso, tipografica con cui si indica in bozza ciò che, inizialmente cancellato, viene recuperato: l’arte è strumento di recupero port-mortem alla vita di ciò che, marginale, può invece contenere in sé, e soprattutto in rapporto con altri elementi dello stesso tipo, un quadro significativo del mondo.
Allo stesso modo il recupero di squarci di iconografie popolari, banali, tratte da rotocalchi, costituisce un punto di vista differente nella perpetuazione della storia di una società, oltre a rappresentare il più sintomatico manifestarsi della contemporanea necessità che ha l’arte di “divorare se stessa” per continuare a produrre, nell’assenza di un serbatoio mitologico o religioso di tematiche cui fare riferimento.
E su questo punto si concentra la riflessione più concettuale dell’operare dell’artista: dal momento che l’arte è riproduzione di qualcosa che non esiste, e che l’arte stessa è tema del suo esistere, non a caso le opere più recenti di Xerra sono legate tra loro nella serie MENTO, che infatti estrinseca nel modo più esplicito il paradosso magrittiano dell’arte, la quale non è ciò che rappresenta.
Il Parmapoesia Festival, entro la cui cornice si inserisce l’esposizione, è stato reso possibile grazie al contributo di Fondazione Cariparma e Camera di Commercio di Parma.
William Xerra, piacentino di fama internazionale, esordisce negli anni ’60 con opere informali, tra fumetto e arte meccanica, performances e Pop Art. Dal 1967 approda alla poesia visiva grazie al contatto con il Gruppo ’63, e questo particolare aspetto caratterizzerà tutta la sua produzione successiva sino a divenire il suo “marchio di fabbrica” all’interno del filone dell’arte concettuale.
Centrale nella sua poetica è il tema del frammento, iconografico ma soprattutto testuale, di parole scritte e stampate: raccogliere lacerti, brani, rime sparse, schegge di contesti differenti e ricomporli in un tutto diverso e inedito non in funzione della malinconica nostalgia di un passato perduto, ma in vista di una reinterpretazione attiva, cosciente, pragmatica.
Dal punto di vista stilistico la declinazione di questa tematica ha portato all’introduzione nell’arte, a partire dal 1975, del “telaio interinale”, che altri non sarebbe se non quella tela provvisoria utilizzata per il restauro di antichi quadri, secondo una procedura compartimentata a segmenti, settori, strette aree circoscritte, che l’artista riproduce nel quadro, per inquadrare razionalmente il processo di de-frammentazione cui sottopone le briciole di testimonianze di storia che ricompone nelle sue “palladiane” di citazioni.
Ed ecco perché, dal 1972 al 1990, molte sue opere sono riunite sotto l’etichetta VIVE, espressione tra l’altro, non a caso, tipografica con cui si indica in bozza ciò che, inizialmente cancellato, viene recuperato: l’arte è strumento di recupero port-mortem alla vita di ciò che, marginale, può invece contenere in sé, e soprattutto in rapporto con altri elementi dello stesso tipo, un quadro significativo del mondo.
Allo stesso modo il recupero di squarci di iconografie popolari, banali, tratte da rotocalchi, costituisce un punto di vista differente nella perpetuazione della storia di una società, oltre a rappresentare il più sintomatico manifestarsi della contemporanea necessità che ha l’arte di “divorare se stessa” per continuare a produrre, nell’assenza di un serbatoio mitologico o religioso di tematiche cui fare riferimento.
E su questo punto si concentra la riflessione più concettuale dell’operare dell’artista: dal momento che l’arte è riproduzione di qualcosa che non esiste, e che l’arte stessa è tema del suo esistere, non a caso le opere più recenti di Xerra sono legate tra loro nella serie MENTO, che infatti estrinseca nel modo più esplicito il paradosso magrittiano dell’arte, la quale non è ciò che rappresenta.
Il Parmapoesia Festival, entro la cui cornice si inserisce l’esposizione, è stato reso possibile grazie al contributo di Fondazione Cariparma e Camera di Commercio di Parma.
19
giugno 2006
William Xerra – Il segno dell’imperfezione
Dal 19 giugno al 16 luglio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA SAN LUDOVICO
Parma, Borgo Del Parmigianino, 2/b, (Parma)
Parma, Borgo Del Parmigianino, 2/b, (Parma)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-13 e 16.30-19.30 escluso il martedì
Vernissage
19 Giugno 2006, ore 17.30
Ufficio stampa
COMUNE DI PARMA
Autore