Alcune foto ingiallite nel tempo e riportate a nuova vita dal ritrovamento casuale di Beatrice Meoni costituiscono lo spunto sul quale l'artista senese costruisce il progetto della mostra: il tema degli alberi si intreccia a quello della memoria costruendo un giardino evanescente in cui la foto ritrovata diventa lo spunto per un’indagine pittorica sul tempo e sulle attese, verticali e bianche come i veli degli abiti della prima comunione ma anche come i tronchi degli alberi che vediamo nelle foto di Giorgio Lucchesi. Utilizzate dal pittore toscano alla fine dell’Ottocento come bozzetto per la costruzione dei suoi quadri, queste foto di alberi ritrovano vita pittorica nell’intervento di Beatrice Meoni accostate a foto di bambine in abito da comunione, trovate sulle bancarelle di mercatini o in cassetti ormai dimenticati.
Il bianco e nero ed i seppia delle stampe si espandono sulle superfici, le masse cromatiche si mescolano sulla tela ricoprendo e ridisegnando i contorni dei lucidi fotografici, mentre il segno di una grafia dimenticata si fa scansione temporale su cui costruire l’immagine.
Il gioco dell’infanzia, il ritrovamento delle foto, un albero mai fotografato e un pittore fotografo di alberi diventano, come in un postludio a sipario chiuso, variazioni sul tempo e sull’effimero in cui la panchina, posta al centro della galleria, è il luogo simbolico per l’ascolto dello spettatore.
Beatrice Meoni è un'artista visiva che opera dalla pittura al video, all'installazione, dedicandosi alla sperimentazione del rapporto tra testo, immagine, suono e spazio. Dopo varie esperienze in ambito teatrale, realizza installazioni per le letture integrali dei grandi classici per conto della Scuola Normale Superiore di Pisa, sancendo il suo definitivo passaggio all'arte visiva.
