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Rodolfo Fiorenza / Massimiliano D’Epiro
doppia personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nell'ambito della V edizione di "Fotografia", Festival Internazionale di Fotografia di Roma, giovedì 20 aprile, la Fondazione Pastificio Cerere e’ lieta di presentare la mostra personale di Rodolfo Fiorenza a cura di Francesco Stocchi.
Venti fotografie inedite, tratte da varie serie dai nomi evocativi quali “Ombre Corte” o “centometridicieloeterra”, animeranno gli spazi della Fondazioni Pastificio Cerere di forme e ricordi. I lavori presentati, distinguendosi per data, tecnica, dimensioni e composizione, mostrano una solida poetica linguistica dell’autore che trascende ciò che e’ tangibile.
Da oltre trent’anni Rodolfo Fiorenza segue, parallelamente alla sua professione di fotografo, una personale ricerca creativa , sensibilizzatasi nel corso del tempo fino a fondere pratica pittorica e fotografica.
Questa inedita alchimia e’ il risultato di una stratificazione di linguaggi (strumenti della fotografia, spazzole, spugne, rivelatore, ecc… usati "impropriamente" con tecnica pittorica) che da forma alle energie emotive che li fanno coesistere.
Così come annuncia il tema dell’edizione 2006 del Festival, “Novecento, la necessità della fotografia”, questa mostra presenta i vari aspetti della lunga e silenziosa ricerca di Rodolfo Fiorenza, nutrita da un’intima, ineluttabile necessità espressiva che oggi liberamente si manifesta.
__________________________________________
Seguendo il viaggio di 3 artisti in Beslan e documentandomi su come la protezione Civile Italiana si è rapportata con i fatti accaduti e sulla qualità emotiva del popolo Osseto, ho raggiunto queste considerazioni, che anticipano la video/istall-azione dal nome: Braccio 1 b.
motivAZIONI
L'incertezza nella narrazione degli eventi accaduti il 3 Settembre 2004 in Beslan.
Il buio che continua a coprire le responsabilità. Le colpe. Quello che poteva essere fatto e tutto quello che non é stato fatto. I rapporti poco limpidi che sono intercorsi tra i guerriglieri e lo stato.
Con questo progetto vorrei provare a cancellare tutto quello che é stato detto. Vorrei condensare nel buio, in quel buio che in maniera così trasparente riveste ancora quei fatti ingloriosi, tutte le considerazioni. I pareri. I dolori. I ruoli. Le madri e i figli. Le pistole. I fucili. Lo spazio. Da un punto di vista architettonico il valore di un progetto può consistere dal suo potere emotivo che si relaziona con l'individuo. Da come lo spazio viene allestito e fruito dall'astante che cerca di decifrare l'opera costruita in luoghi deputati per rimuovere dei dolori. Morti.
Il mio intervento é chiudere l'idea del memoriale per costruire in maniera visibile un luogo attraverso gli occhi di qualcun'altro. L'idea di sottoporre lo spettatore all'interno di uno spazio che non può essere visto solo con la realtà perché la realtà che si vuole rappresentare non esiste più.
preparAZIONE
Far coincidere lo spazio di chi vedrà il video con lo spazio visto dai bambini e dai guerriglieri Ceceni durante quelle ore di tragedia. Creare lo stesso cancello di morte che si é creato nella scuola N1 di Beslan. La palestra di una scuola che per 3 giorni cambia denominazione e comodato d'uso, diventando il braccio di una prigione. Braccio N 1.
istallAZIONE
Tutto questo creando un non-luogo, allestito soltanto con un video proiettore sopra l'ultimo piano del Pastificio Cerere. Un piano B. Immerso nel buio totale. Creare così una zona-morta, ma non per questo ancor più viva e vegeta. Offrire soltanto un veicolo per varcare quella soglia che per tre giorni ha relegato più di 1300 bambini in una zona di vita: la palestra di una scuola, adibita da qualcun'altro, in una zona di reclusione: il braccio di una prigione.
Venti fotografie inedite, tratte da varie serie dai nomi evocativi quali “Ombre Corte” o “centometridicieloeterra”, animeranno gli spazi della Fondazioni Pastificio Cerere di forme e ricordi. I lavori presentati, distinguendosi per data, tecnica, dimensioni e composizione, mostrano una solida poetica linguistica dell’autore che trascende ciò che e’ tangibile.
Da oltre trent’anni Rodolfo Fiorenza segue, parallelamente alla sua professione di fotografo, una personale ricerca creativa , sensibilizzatasi nel corso del tempo fino a fondere pratica pittorica e fotografica.
Questa inedita alchimia e’ il risultato di una stratificazione di linguaggi (strumenti della fotografia, spazzole, spugne, rivelatore, ecc… usati "impropriamente" con tecnica pittorica) che da forma alle energie emotive che li fanno coesistere.
Così come annuncia il tema dell’edizione 2006 del Festival, “Novecento, la necessità della fotografia”, questa mostra presenta i vari aspetti della lunga e silenziosa ricerca di Rodolfo Fiorenza, nutrita da un’intima, ineluttabile necessità espressiva che oggi liberamente si manifesta.
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Seguendo il viaggio di 3 artisti in Beslan e documentandomi su come la protezione Civile Italiana si è rapportata con i fatti accaduti e sulla qualità emotiva del popolo Osseto, ho raggiunto queste considerazioni, che anticipano la video/istall-azione dal nome: Braccio 1 b.
motivAZIONI
L'incertezza nella narrazione degli eventi accaduti il 3 Settembre 2004 in Beslan.
Il buio che continua a coprire le responsabilità. Le colpe. Quello che poteva essere fatto e tutto quello che non é stato fatto. I rapporti poco limpidi che sono intercorsi tra i guerriglieri e lo stato.
Con questo progetto vorrei provare a cancellare tutto quello che é stato detto. Vorrei condensare nel buio, in quel buio che in maniera così trasparente riveste ancora quei fatti ingloriosi, tutte le considerazioni. I pareri. I dolori. I ruoli. Le madri e i figli. Le pistole. I fucili. Lo spazio. Da un punto di vista architettonico il valore di un progetto può consistere dal suo potere emotivo che si relaziona con l'individuo. Da come lo spazio viene allestito e fruito dall'astante che cerca di decifrare l'opera costruita in luoghi deputati per rimuovere dei dolori. Morti.
Il mio intervento é chiudere l'idea del memoriale per costruire in maniera visibile un luogo attraverso gli occhi di qualcun'altro. L'idea di sottoporre lo spettatore all'interno di uno spazio che non può essere visto solo con la realtà perché la realtà che si vuole rappresentare non esiste più.
preparAZIONE
Far coincidere lo spazio di chi vedrà il video con lo spazio visto dai bambini e dai guerriglieri Ceceni durante quelle ore di tragedia. Creare lo stesso cancello di morte che si é creato nella scuola N1 di Beslan. La palestra di una scuola che per 3 giorni cambia denominazione e comodato d'uso, diventando il braccio di una prigione. Braccio N 1.
istallAZIONE
Tutto questo creando un non-luogo, allestito soltanto con un video proiettore sopra l'ultimo piano del Pastificio Cerere. Un piano B. Immerso nel buio totale. Creare così una zona-morta, ma non per questo ancor più viva e vegeta. Offrire soltanto un veicolo per varcare quella soglia che per tre giorni ha relegato più di 1300 bambini in una zona di vita: la palestra di una scuola, adibita da qualcun'altro, in una zona di reclusione: il braccio di una prigione.
20
aprile 2006
Rodolfo Fiorenza / Massimiliano D’Epiro
Dal 20 aprile al 10 maggio 2006
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE
Roma, Via Degli Ausoni, 7, (Roma)
Roma, Via Degli Ausoni, 7, (Roma)
Orario di apertura
Lunedi - Venerdi 15 - 19 o su appuntamento
Vernissage
20 Aprile 2006, ore 19
Autore
Curatore