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Building Transmissions
Con le tre mostre personali di Building Transmissions (Nico Dockx, Kris Delacourt, Peter Verwimp), Paolo Chiasera (Bologna 1976) e Ryan Gander (Chester, 1976) la Galleria d’Arte Moderna di Bologna inaugura un ciclo di mostre ideato dal Direttore Gianfranco Maraniello e dal Curatore Andrea Viliani intitolato Coming Soon MAMBo: + Museo – Mostre
Comunicato stampa
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"Museums, in spite of their monumental status, their garlands of universalities crowning colonnades of bureaucracies, […] similarly to the picture frame […] can be used by contemporary artist not only to clarify, heighten, or counterpoint intent, but also as the actual content or medium of production. As power symbols, they become potent material for manipulation" (AA Bronson, Preface of "Museum by Artists", Arte Metropole, Toronto, 1983)
“In response to the “death of the museum” (representing an old world and a bastion against the progressive and the new), which was proclaimed in the 1970s, the museum itself showed an unfamiliar liveliness […] the transition from the once conservative educational institutions into company-like suppliers of culture has by no means created ideologically vacuous zones” (Frontispiece, “ Museum as Arena”, edited by C. Kravagna, Verlag der Buchhandlung Walter Köning, Köln, 2001)
Con le tre mostre personali di Building Transmissions (Nico Dockx, Kris Delacourt, Peter Verwimp), Paolo Chiasera (Bologna 1976) e Ryan Gander (Chester, 1976) la Galleria d’Arte Moderna di Bologna inaugura un ciclo di mostre ideato dal Direttore Gianfranco Maraniello e dal Curatore Andrea Viliani intitolato Coming Soon MAMBo: + Museo - Mostre. Un ciclo di dodici mostre personali di altrettanti artisti provenienti da tutto il mondo che ruotano intorno all’identità e alla funzione contemporanea del museo: a questi primi tre appuntamenti seguiranno nei prossimi mesi le mostre di Ibon Aranberri, Adam Chodzko, Jay Chung & Q Takeki Maeda, Trisha Donnelly, Wade Guyton & Kelley Walker, Seth Price, Natascha Sadr Haghighian, Bojan Šarčević, Markus Schinwald.
Nel rispondere alla domanda su che cosa sia e a che cosa serva (o non serva più) il museo oggi, questi progetti restituiscono l’ampio spettro e la complessità della ricerca artistica contemporanea in relazione al particolare contesto rappresentato dall’istituzione museale.
Di fronte alle altre forme concorrenti di intrattenimento affermatesi negli ultimi decenni, il museo si pone di fronte alla necessità di interrogare e ridefinire il suo formato, la sua storia, la sua ideologia, in un quadro dinamico che suggerisce il delinearsi di un soggetto fluido, certo più contraddittorio rispetto al passato, dotato di maggiore fantasia e, forse, autoironia, capace non solo di far interagire le funzioni e i dispositivi della produzione, dell’esposizione, della documentazione e dell’invenzione, così come quelli del marketing e della ricerca, ma di trovare una sua collocazione proprio nei territori che si producono da queste sovrapposizioni.
Di fronte alla constatazione della crescente ingerenza e della proliferazione delle mostre temporanee nel quadro della programmazione e della divulgazione culturale in questi ultimi anni, una dichiarazione che rivendica “più museo e meno mostre” (dichiarazione provocatoria, perché fatta attraverso l’organizzazione di 12 mostre personali) significa esprimere l'esigenza di mantenere vivo il dibattito sul museo in quanto piattaforma, dispositivo, occasione per ridefinire e rielaborare le ragioni e le direzioni dell’arte contemporanea nel suo complesso.
Nonostante e anche grazie alle provocazioni delle avanguardie storiche (Futurismo e Dada in testa) - che proclamano il museo come un’entità ostile, addirittura da distruggere - esso divenne uno dei capisaldi nella formulazione delle estetiche moderniste. Dopo una stagione ormai storica, fra gli anni Sessanta e Settanta, in cui l’institutional critique analizza (decostruisce) ogni aspetto della categoria ‘museo’, proponendo anche, quali valide alternative, veri e propri musei immaginari, cioè immaginati dagli artisti, come il Musée des Aigles di Marcel Broodthaers o il Mouse Museum di Claes Oldenburg, o dai curatori, come il Museum of Obsessions di Harald Szseemann, oggi una nuova generazione di artisti si trova a confrontarsi con l’attualità/inattualità del museo, in modi diversi, certo, così come il museo stesso è, oggi, profondamente diverso da allora.
Nel 2007 la Galleria d’Arte Moderna assumerà il nuovo nome e il nuovo marchio di MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, e si trasferirà presso l’ex Forno del Pane, un edificio storico appositamente restaurato nel corso di più di un decennio all'interno della Manifattura delle Arti, il nuovo polo culturale della città di Bologna. Le 12 mostre presentate a Bologna accompagneranno di fatto, passo per passo, questo trasferimento imminente e prenderanno spunto, investigandolo, dal processo con cui il museo sta contestualmente ridefinendo la sua mission e la sua stessa identità pubblica. Approfittando di una situazione unica e irripetibile nella sua storia, questa metamorfosi istituzionale offre la rara occasione per guardare il museo dal suo interno, in un momento particolarmente delicato di apertura e auto-analisi, e cogliere così la possibilità davvero utopica di reinventarla e ripensarla a partire dalla visione degli artisti.
Attraverso questi progetti il museo si trasforma in una piattaforma per presentazioni pubbliche, incontri e attività didattiche che trasformano le mostre in occasione di formazione e informazione reciproca fra artista, istituzione e pubblico. Concepite in modo più flessibile rispetto alle mostre tradizionali all’interno del cubo bianco del museo, le mostre del ciclo Coming Soon MAMbo + Museo – Mostre / + Museum – Shows rifletteranno una pluralità di punti di vista e proporranno una molteplicità di soluzioni creative al fine di favorire non solo una partecipazione più ampia e diretta alla progettazione del futuro museo, ma anche per stimolare un esteso dibattito sul tema del museo e delle modalità con cui esso riflette ed elabora le estetiche e le problematiche della cultura contemporanea. Documentati da pubblicazioni periodiche che includeranno quale contributo saliente gli interventi di direttori, curatori e critici internazionali selezionati dai singoli artisti, queste 12 mostre permetteranno, in ultima analisi, di verificare le condizioni e di delineare i caratteri di una possibile institutional critique di seconda, o terza generazione.
Building Transmissions
www.buildingtransmissions.com
Il progetto del collettivo belga Building Transmissions, intitolato www.buildingtransmission.com, prevede la realizzazione nell’ingresso del museo di una vera e propria sound-area. Come accade del resto in ogni edificio, l’ingresso è l’area più affollata del museo stesso, corredata, per questa ragione, da una vasta serie di servizi di informazione, accoglienza e di orientamento al pubblico che hanno la funzione di definire l’identità pubblica dell’edificio e di erogarne il relativo servizio pubblico. Senza realizzare nessuna modificazione eclatante, Building Transmissions svuota l’ingresso dei suoi servizi fondamentali, caricando di un’inedita tensione il primo colpo d’occhio, il primo sguardo di ogni visitatore, estraniandolo attraverso la percezione di “qualcosa di diverso”. L’installazione sonora che Building Transmissions ha immaginato per questo spazio è un vero e proprio archivio di suoni urbani, ovvero uno spazio fatto di tanti altri spazi presenti in altre città come Bologna. Lo potremmo definire un’architettura senza ossatura, poiché essa rinuncia all’idea di struttura a favore di quella di trasmissione (di suoni, di dati) e di flusso (di onde radio, informativo). Singolarmente questa de-architetturizzazione riflette, o si adegua, all’imminente sovvertimento dell’identità pubblica di un edificio che, costruito nel 1975 appositamente come sede della nuova Galleria d’Arte Moderna di Bologna, è stato recentemente venduto dalla città di Bologna all’ente Bologna Fiere per ospitare eventi fieristici. In questa progressiva entropia lo spazio del museo diviene un serbatoio di infinite esperienze alternative, ideale finestra aperta su una dimensione puramente potenziale.
Interventi a catalogo: Building Transmissions, David Bussel, Elena Filipovic, Dirk Snauwaert, Andrea Viliani.
Paolo Chiasera
The Trilogy: CORNELIUS
L’artista italiano Paolo Chiasera, il cui lavoro è incentrato sulle varie declinazioni del mito contemporaneo, nella sua dimensione di ossessione privata e collettiva, e sul rapporto fra dimensione speculativa e sfera dell’azione, presenterà a Bologna il secondo capitolo della trilogia video da lui dedicata a tre grandi artisti del passato: Vincent van Gogh, Cornelius Escher, Pieter Brueghel. Nella videoproiezione CORNELIUS, prima opera prodotta dal MAMbo, Chiasera, indossa la maschera e si traveste con gli abiti di Cornelius Escher, attraversa la montagna di legno realizzata dall’artista austriaco Hans Schabus in occasione dell’ultima edizione della Biennale di Venezia (Das letze Land – L’ultima terra, 2005), per ricomparire all’interno del cubo bianco del museo. Un tragitto apparentemente circolare e improduttivo che ha la funzione di mettere a nudo lo spazio fisico e metaforico del museo, così come l’irriducibile duplicità (fiducia/sfiducia) che fa da sfondo all’operare dell’artista contemporaneo. L’artista decide di mostrare quasi in diretta il processo di elaborazione dell’opera, rendendone interamente partecipe il pubblico fino a trasformare il museo nel proprio studio. In esso egli rilancia le ragioni di un viaggio avventuroso che dal cratere dell’Etna ci conduce alla bassa padana e da qui all’Antartide per arrampicarsi, in prossimo futuro, sulla punta della piramide di Cheope al Cairo.
Interventi a catalogo: Ann Demeester, Jan Hoet, Andrea Viliani.
Ryan Gander
Nine Projects for the Pavilion de l’Esprit Nouveau
Ryan Gander crea opere spesso invisibili, come annunci anonimi su un quotidiano, o ambienti che si confondono nel contesto architettonico in cui vengono realizzati. Opere che creano narrazioni sfuggenti, che danno la sensazione che lo spazio sia abitato da personaggi o attraversato da storie ancora da cogliere. Mistificatore, narratore di situazioni inverosimili che si confondono con la realtà quotidiana. Nell’intervenire all’interno, e nei dintorni, di quell’ibrido storico e culturale che è il padiglione de l’Esprit Nouveau di Bologna (1925-1977), Ryan Gander ha adottato un approccio ludico e fantastico che - partendo dalla ricostruzione linguistica di questo edificio, progettato da Le Corbusier quale simbolo delle utopie del funzionanalismo modernista - e seguendo le sue alterne vicende fino alla sua ricostruzione a Bologna nel 1977, in occasione della fiera SAIE, svincola il suo intervento dall’essere un atto di mera presa di coscienza intellettuale per divenire, attraverso dieci interventi che l’artista installerà nelle sale interne del padiglione ma anche nel parco pubblico circostante, una vera e propria macchina del tempo che permette di viaggiare avanti e indietro nel tempo e nello spazio, dal 1925 al 1977, per tornare al presente (2006) e tentare un balzo vertiginoso e fantastico (…il 2056), quale dispositivo ludico che è anche una dichiarazione d’intenti nei confronti dell’istituzione museale e di ciò che essa dovrebbe essere in grado di rappresentare o preservare.
Interventi a catalogo: Will Bradley, Charles Esche, Francesco Manacorda, François Piron, Andrea Viliani.
“In response to the “death of the museum” (representing an old world and a bastion against the progressive and the new), which was proclaimed in the 1970s, the museum itself showed an unfamiliar liveliness […] the transition from the once conservative educational institutions into company-like suppliers of culture has by no means created ideologically vacuous zones” (Frontispiece, “ Museum as Arena”, edited by C. Kravagna, Verlag der Buchhandlung Walter Köning, Köln, 2001)
Con le tre mostre personali di Building Transmissions (Nico Dockx, Kris Delacourt, Peter Verwimp), Paolo Chiasera (Bologna 1976) e Ryan Gander (Chester, 1976) la Galleria d’Arte Moderna di Bologna inaugura un ciclo di mostre ideato dal Direttore Gianfranco Maraniello e dal Curatore Andrea Viliani intitolato Coming Soon MAMBo: + Museo - Mostre. Un ciclo di dodici mostre personali di altrettanti artisti provenienti da tutto il mondo che ruotano intorno all’identità e alla funzione contemporanea del museo: a questi primi tre appuntamenti seguiranno nei prossimi mesi le mostre di Ibon Aranberri, Adam Chodzko, Jay Chung & Q Takeki Maeda, Trisha Donnelly, Wade Guyton & Kelley Walker, Seth Price, Natascha Sadr Haghighian, Bojan Šarčević, Markus Schinwald.
Nel rispondere alla domanda su che cosa sia e a che cosa serva (o non serva più) il museo oggi, questi progetti restituiscono l’ampio spettro e la complessità della ricerca artistica contemporanea in relazione al particolare contesto rappresentato dall’istituzione museale.
Di fronte alle altre forme concorrenti di intrattenimento affermatesi negli ultimi decenni, il museo si pone di fronte alla necessità di interrogare e ridefinire il suo formato, la sua storia, la sua ideologia, in un quadro dinamico che suggerisce il delinearsi di un soggetto fluido, certo più contraddittorio rispetto al passato, dotato di maggiore fantasia e, forse, autoironia, capace non solo di far interagire le funzioni e i dispositivi della produzione, dell’esposizione, della documentazione e dell’invenzione, così come quelli del marketing e della ricerca, ma di trovare una sua collocazione proprio nei territori che si producono da queste sovrapposizioni.
Di fronte alla constatazione della crescente ingerenza e della proliferazione delle mostre temporanee nel quadro della programmazione e della divulgazione culturale in questi ultimi anni, una dichiarazione che rivendica “più museo e meno mostre” (dichiarazione provocatoria, perché fatta attraverso l’organizzazione di 12 mostre personali) significa esprimere l'esigenza di mantenere vivo il dibattito sul museo in quanto piattaforma, dispositivo, occasione per ridefinire e rielaborare le ragioni e le direzioni dell’arte contemporanea nel suo complesso.
Nonostante e anche grazie alle provocazioni delle avanguardie storiche (Futurismo e Dada in testa) - che proclamano il museo come un’entità ostile, addirittura da distruggere - esso divenne uno dei capisaldi nella formulazione delle estetiche moderniste. Dopo una stagione ormai storica, fra gli anni Sessanta e Settanta, in cui l’institutional critique analizza (decostruisce) ogni aspetto della categoria ‘museo’, proponendo anche, quali valide alternative, veri e propri musei immaginari, cioè immaginati dagli artisti, come il Musée des Aigles di Marcel Broodthaers o il Mouse Museum di Claes Oldenburg, o dai curatori, come il Museum of Obsessions di Harald Szseemann, oggi una nuova generazione di artisti si trova a confrontarsi con l’attualità/inattualità del museo, in modi diversi, certo, così come il museo stesso è, oggi, profondamente diverso da allora.
Nel 2007 la Galleria d’Arte Moderna assumerà il nuovo nome e il nuovo marchio di MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, e si trasferirà presso l’ex Forno del Pane, un edificio storico appositamente restaurato nel corso di più di un decennio all'interno della Manifattura delle Arti, il nuovo polo culturale della città di Bologna. Le 12 mostre presentate a Bologna accompagneranno di fatto, passo per passo, questo trasferimento imminente e prenderanno spunto, investigandolo, dal processo con cui il museo sta contestualmente ridefinendo la sua mission e la sua stessa identità pubblica. Approfittando di una situazione unica e irripetibile nella sua storia, questa metamorfosi istituzionale offre la rara occasione per guardare il museo dal suo interno, in un momento particolarmente delicato di apertura e auto-analisi, e cogliere così la possibilità davvero utopica di reinventarla e ripensarla a partire dalla visione degli artisti.
Attraverso questi progetti il museo si trasforma in una piattaforma per presentazioni pubbliche, incontri e attività didattiche che trasformano le mostre in occasione di formazione e informazione reciproca fra artista, istituzione e pubblico. Concepite in modo più flessibile rispetto alle mostre tradizionali all’interno del cubo bianco del museo, le mostre del ciclo Coming Soon MAMbo + Museo – Mostre / + Museum – Shows rifletteranno una pluralità di punti di vista e proporranno una molteplicità di soluzioni creative al fine di favorire non solo una partecipazione più ampia e diretta alla progettazione del futuro museo, ma anche per stimolare un esteso dibattito sul tema del museo e delle modalità con cui esso riflette ed elabora le estetiche e le problematiche della cultura contemporanea. Documentati da pubblicazioni periodiche che includeranno quale contributo saliente gli interventi di direttori, curatori e critici internazionali selezionati dai singoli artisti, queste 12 mostre permetteranno, in ultima analisi, di verificare le condizioni e di delineare i caratteri di una possibile institutional critique di seconda, o terza generazione.
Building Transmissions
www.buildingtransmissions.com
Il progetto del collettivo belga Building Transmissions, intitolato www.buildingtransmission.com, prevede la realizzazione nell’ingresso del museo di una vera e propria sound-area. Come accade del resto in ogni edificio, l’ingresso è l’area più affollata del museo stesso, corredata, per questa ragione, da una vasta serie di servizi di informazione, accoglienza e di orientamento al pubblico che hanno la funzione di definire l’identità pubblica dell’edificio e di erogarne il relativo servizio pubblico. Senza realizzare nessuna modificazione eclatante, Building Transmissions svuota l’ingresso dei suoi servizi fondamentali, caricando di un’inedita tensione il primo colpo d’occhio, il primo sguardo di ogni visitatore, estraniandolo attraverso la percezione di “qualcosa di diverso”. L’installazione sonora che Building Transmissions ha immaginato per questo spazio è un vero e proprio archivio di suoni urbani, ovvero uno spazio fatto di tanti altri spazi presenti in altre città come Bologna. Lo potremmo definire un’architettura senza ossatura, poiché essa rinuncia all’idea di struttura a favore di quella di trasmissione (di suoni, di dati) e di flusso (di onde radio, informativo). Singolarmente questa de-architetturizzazione riflette, o si adegua, all’imminente sovvertimento dell’identità pubblica di un edificio che, costruito nel 1975 appositamente come sede della nuova Galleria d’Arte Moderna di Bologna, è stato recentemente venduto dalla città di Bologna all’ente Bologna Fiere per ospitare eventi fieristici. In questa progressiva entropia lo spazio del museo diviene un serbatoio di infinite esperienze alternative, ideale finestra aperta su una dimensione puramente potenziale.
Interventi a catalogo: Building Transmissions, David Bussel, Elena Filipovic, Dirk Snauwaert, Andrea Viliani.
Paolo Chiasera
The Trilogy: CORNELIUS
L’artista italiano Paolo Chiasera, il cui lavoro è incentrato sulle varie declinazioni del mito contemporaneo, nella sua dimensione di ossessione privata e collettiva, e sul rapporto fra dimensione speculativa e sfera dell’azione, presenterà a Bologna il secondo capitolo della trilogia video da lui dedicata a tre grandi artisti del passato: Vincent van Gogh, Cornelius Escher, Pieter Brueghel. Nella videoproiezione CORNELIUS, prima opera prodotta dal MAMbo, Chiasera, indossa la maschera e si traveste con gli abiti di Cornelius Escher, attraversa la montagna di legno realizzata dall’artista austriaco Hans Schabus in occasione dell’ultima edizione della Biennale di Venezia (Das letze Land – L’ultima terra, 2005), per ricomparire all’interno del cubo bianco del museo. Un tragitto apparentemente circolare e improduttivo che ha la funzione di mettere a nudo lo spazio fisico e metaforico del museo, così come l’irriducibile duplicità (fiducia/sfiducia) che fa da sfondo all’operare dell’artista contemporaneo. L’artista decide di mostrare quasi in diretta il processo di elaborazione dell’opera, rendendone interamente partecipe il pubblico fino a trasformare il museo nel proprio studio. In esso egli rilancia le ragioni di un viaggio avventuroso che dal cratere dell’Etna ci conduce alla bassa padana e da qui all’Antartide per arrampicarsi, in prossimo futuro, sulla punta della piramide di Cheope al Cairo.
Interventi a catalogo: Ann Demeester, Jan Hoet, Andrea Viliani.
Ryan Gander
Nine Projects for the Pavilion de l’Esprit Nouveau
Ryan Gander crea opere spesso invisibili, come annunci anonimi su un quotidiano, o ambienti che si confondono nel contesto architettonico in cui vengono realizzati. Opere che creano narrazioni sfuggenti, che danno la sensazione che lo spazio sia abitato da personaggi o attraversato da storie ancora da cogliere. Mistificatore, narratore di situazioni inverosimili che si confondono con la realtà quotidiana. Nell’intervenire all’interno, e nei dintorni, di quell’ibrido storico e culturale che è il padiglione de l’Esprit Nouveau di Bologna (1925-1977), Ryan Gander ha adottato un approccio ludico e fantastico che - partendo dalla ricostruzione linguistica di questo edificio, progettato da Le Corbusier quale simbolo delle utopie del funzionanalismo modernista - e seguendo le sue alterne vicende fino alla sua ricostruzione a Bologna nel 1977, in occasione della fiera SAIE, svincola il suo intervento dall’essere un atto di mera presa di coscienza intellettuale per divenire, attraverso dieci interventi che l’artista installerà nelle sale interne del padiglione ma anche nel parco pubblico circostante, una vera e propria macchina del tempo che permette di viaggiare avanti e indietro nel tempo e nello spazio, dal 1925 al 1977, per tornare al presente (2006) e tentare un balzo vertiginoso e fantastico (…il 2056), quale dispositivo ludico che è anche una dichiarazione d’intenti nei confronti dell’istituzione museale e di ciò che essa dovrebbe essere in grado di rappresentare o preservare.
Interventi a catalogo: Will Bradley, Charles Esche, Francesco Manacorda, François Piron, Andrea Viliani.
30
marzo 2006
Building Transmissions
Dal 30 marzo al 14 maggio 2006
arte contemporanea
Location
SALA MAGGIORE EX GAM
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Biglietti
intero euro 4, ridotto euro 2
Gratuito per gli studenti il mercoledì
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 11-18
Vernissage
30 Marzo 2006, ore 19
Sito web
www.buildingtransmissions.com
Autore
Curatore



