Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Alberto Garutti
Per Bologna ora Garutti ha realizzato nei Musei di Palazzo Poggi dell’Università degli Studi una nuova installazione intitolata Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? (2006)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Alberto Garutti è noto soprattutto per alcuni lavori pubblici che hanno connotato strade, piazze, architetture, paesi e città, in tutto il mondo. Dall'installazione sul ponte del Bosforo nel centro di Istanbul, (Istanbul Biennal, 2001), alle luci che costellano gli edifici intorno al museo di Kanazawa in Giappone, (Commissione per il XXI Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa, 2002), all'intervento nella Piazza del mercato di Ghent, (Over the Edges, S.M.A.K., Ghent, 2000), fino all'ultima, recente, opera nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo nel borgo di Buonconvento in Toscana, (Arte all'Arte, 2005), passando per Bergamo, Bolzano, Villa Manin a Passariano, e per molti altri luoghi.
Ma forse pochi conoscono alcuni lavori quasi 'privati', che per collocazione, e qualità, tendono a sottrarsi allo sguardo, e, anziché rivelare allo spettatore, come nel caso dell'arte pubblica, le dinamiche dell'operazione, lo sfidano a scoprirlo, inventarlo, immaginarlo. Uno di questi lavori, il primo di questo genere, se ben ricordo, è proprio a Bologna, mimetizzato nella stanza di un albergo nel centro della città, il Palace Hotel. Stanza 402, (1994), è il titolo dell'opera. Chi desidera vederla non può fare altro che scendere al Palace e prendere quella stanza almeno per una notte. Si. Infatti, entrando di giorno non si vedrebbe nulla di insolito, e, chi cercasse, un quadro, una scultura, un oggetto 'artistico', rimarrebbe deluso.
Solo di notte, quando le luci si spengono, i rumori si attenuano, alcuni comuni oggetti della stanza iniziano a vivere, e a risplendere di una luce fosforescente. Solo chi è a conoscenza del lavoro, o chi è particolarmente sensibile, può capire ciò che succede. Probabilmente da quando Garutti ha realizzato il lavoro, nelle lunghe permanenze in quest'albergo, quando insegnava all'Accademia di Belle Arti, molti ospiti hanno dormito nella 402 senza accorgersi di nulla. Ma è proprio questo il punto. Per Garutti il rapporto fra il fruitore e l'opera è fondamentale. Sempre. L'artista invita il pubblico a un incontro. Nel caso dell'arte pubblica è dichiarato, e perfino guidato, l'opera si avvicina al suo interlocutore. In situazioni più 'private', come nel contesto dell'arte, in musei e gallerie, o addirittura in un albergo, l'incontro va cercato, inseguito. L'opera fa capolino, sembra nascondersi, è com! e se lanciasse una sfida, oppure, “è come se invitasse a un incontro amoroso”, dice l'artista. A prima vista non c'è nulla da vedere, si può solo pensare, immaginare, aspettare.
Per Bologna ora Garutti ha realizzato nei Musei di Palazzo Poggi dell'Università degli Studi una nuova installazione intitolata Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? (2006). “Penso al museo quando non è abitato: immagino che gli oggetti, le cose, le vetrine, i mobili vedano la luce del giorno e della notte, sentano suoni e rumori provenire da luoghi vicini, brusii risuonare nelle sale …”. Dice Garutti.
Nelle Sale del museo con vetrine che contengono importanti reperti scientifici e biologici catalogati e conservati con cura, a prima vista, sembra non esserci nulla di anomalo, eppure, l'artista ha dissimulato alcune sedie in modo che sembrino le sedie dei custodi. E, in effetti, lo sono. Ma non solo. In realtà sono, anche, oggetti che di notte, con il buio, si illumineranno perché dipinti con uno smalto fosforescente. Non tutti lo sanno. Molti non lo immaginano nemmeno. Ma, si sa, l'arte è una sfida. Un incontro.
Cloe Piccoli 2006
ALBERTO GARUTTI è nato a Galbiate, Como nel 1948.
Vive e lavora a Milano
L’istallazione presso il Museo di Palazzo Poggi è fotografata durante il giorno, con la luce naturale e durante la notte a museo chiuso, in assenza di luce.
Ma forse pochi conoscono alcuni lavori quasi 'privati', che per collocazione, e qualità, tendono a sottrarsi allo sguardo, e, anziché rivelare allo spettatore, come nel caso dell'arte pubblica, le dinamiche dell'operazione, lo sfidano a scoprirlo, inventarlo, immaginarlo. Uno di questi lavori, il primo di questo genere, se ben ricordo, è proprio a Bologna, mimetizzato nella stanza di un albergo nel centro della città, il Palace Hotel. Stanza 402, (1994), è il titolo dell'opera. Chi desidera vederla non può fare altro che scendere al Palace e prendere quella stanza almeno per una notte. Si. Infatti, entrando di giorno non si vedrebbe nulla di insolito, e, chi cercasse, un quadro, una scultura, un oggetto 'artistico', rimarrebbe deluso.
Solo di notte, quando le luci si spengono, i rumori si attenuano, alcuni comuni oggetti della stanza iniziano a vivere, e a risplendere di una luce fosforescente. Solo chi è a conoscenza del lavoro, o chi è particolarmente sensibile, può capire ciò che succede. Probabilmente da quando Garutti ha realizzato il lavoro, nelle lunghe permanenze in quest'albergo, quando insegnava all'Accademia di Belle Arti, molti ospiti hanno dormito nella 402 senza accorgersi di nulla. Ma è proprio questo il punto. Per Garutti il rapporto fra il fruitore e l'opera è fondamentale. Sempre. L'artista invita il pubblico a un incontro. Nel caso dell'arte pubblica è dichiarato, e perfino guidato, l'opera si avvicina al suo interlocutore. In situazioni più 'private', come nel contesto dell'arte, in musei e gallerie, o addirittura in un albergo, l'incontro va cercato, inseguito. L'opera fa capolino, sembra nascondersi, è com! e se lanciasse una sfida, oppure, “è come se invitasse a un incontro amoroso”, dice l'artista. A prima vista non c'è nulla da vedere, si può solo pensare, immaginare, aspettare.
Per Bologna ora Garutti ha realizzato nei Musei di Palazzo Poggi dell'Università degli Studi una nuova installazione intitolata Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? (2006). “Penso al museo quando non è abitato: immagino che gli oggetti, le cose, le vetrine, i mobili vedano la luce del giorno e della notte, sentano suoni e rumori provenire da luoghi vicini, brusii risuonare nelle sale …”. Dice Garutti.
Nelle Sale del museo con vetrine che contengono importanti reperti scientifici e biologici catalogati e conservati con cura, a prima vista, sembra non esserci nulla di anomalo, eppure, l'artista ha dissimulato alcune sedie in modo che sembrino le sedie dei custodi. E, in effetti, lo sono. Ma non solo. In realtà sono, anche, oggetti che di notte, con il buio, si illumineranno perché dipinti con uno smalto fosforescente. Non tutti lo sanno. Molti non lo immaginano nemmeno. Ma, si sa, l'arte è una sfida. Un incontro.
Cloe Piccoli 2006
ALBERTO GARUTTI è nato a Galbiate, Como nel 1948.
Vive e lavora a Milano
L’istallazione presso il Museo di Palazzo Poggi è fotografata durante il giorno, con la luce naturale e durante la notte a museo chiuso, in assenza di luce.
26
gennaio 2006
Alberto Garutti
Dal 26 gennaio al 26 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO DI PALAZZO POGGI
Bologna, Via Zamboni, 33, (Bologna)
Bologna, Via Zamboni, 33, (Bologna)
Orario di apertura
dalle ore 10,00 alle 18,30
Autore




