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Mario Vespasiani – Novevite
personale
Comunicato stampa
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..I felini sono emblemi di vitalità pura nell'universo naturale, in cui dominano per la capacità di vivere la dimensione dello spazio rivelando riconoscibili peculiarità in ambiti diversi: le dinamiche del comportamento, l'eleganza del movimento, la prontezza della reazione, l'occhio che taglia l'oscurità come un raggio laser. Tutti fattori che fanno anche del più piccolo della famiglia, il gatto, un animale straordinariamente plastico. Indubbiamente Mario Vespasiani ne avverte il fascino e analizza i lineamenti osservandolo nel suo studio per catturarne pose, evoluzioni, esiti "espressivi" da ritrarre in quadri, dove il piacere del dipingere confina la figura in un'aura di preludio alla completa astrattizzazione delle forme. L'artista individua nel gatto una presenza rassicurante, una creatura con cui dialogare; ha la sensazione di avere un compagno a cui confidare idealmente le proprie idee quando dipinge nel suo atelier, in quel paradiso marchigiano che è Ripatransone, accoccolato in mezzo a case che hanno una storia evidente nella loro struttura e nelle loro facciate colorate di passato lontano. Osserva le movenze, ascolta i silenzi, interpreta i miagolii, lo elegge insomma a soggetto della propria indagine. E' così che il felino costituisce il combustibile per un'avventura della fantasia: cessa di essere la creatura che si aggira con l'autorità di chi è padrone del territorio dentro le mura domestiche, per incarnare l'idea della ferinità legata all'eleganza e alla forza. Vespasiani si affida alla pittura per compiere questo viaggio metaforico nel paese dei grandi felini selvatici, in special modo la tigre. Amplifica la dimensione, ne esalta l'incedere ed ecco che la belva si installa nel bel mezzo dell'atelier, risultando a volte un gatto ingigantito dalla lente dell'affetto e dalla consuetudine di una convivenza quotidiana. Tanto più grande quanto si fa pretesto per una poetica impostata su una pittura, che fa aderire perfettamente taglio classico della stesura e complessità operativa, in connessione di gesti e sovrapposizioni cromatiche. Il taglio compositivo può incentrarsi anche su una porzione di muso, fissando lo sguardo, punto-luce, dentro una superficie dove i segni fisionomici evaporano verso un'astrazione, senza abbandonare mai il contorno della figura a cui si riferiscono. Ogni opera, rigorosamente quadrata, vive una sua autonoma valenza potendo essere posta in connessione con le altre, come sequenze non di un'azione in svolgimento, ma riflessi di una simbiosi di sentimenti. La capacità di interagire delle figure tra loro risiede nella diversità del colore dominante in ogni quadro; il lavorare per velature consente all'animale di emergere dal susseguirsi di impercettibili pellicole stratificate, dando l'illusione di una virtualità verticale della pittura. In tal modo il tema trattato aggetta gradatamente e assume andamento tridimensionale, proprio perché per sua definizione presenta una grande plasticità per come si installa nella realtà. Questo avviene anche in virtù di una logica cromatica che esclude il bianco e nero e indugia invece su quelle tinte che, distese come in un lavoro con l'acquerello, fanno uscire il quadro dal buio della sua potenzialità formativa per affermarsi come opera finita. La funzione del bianco e del nero è puramente complementare, sottolinea in forma poco definita la ragione dell'ombra e la marcatura luminosa in un contesto dove l'immagine, come ripresa da un monitor, ferma l'azione su un'istantanea, dalla quale è lecito attendersi uno sviluppo e sulla quale si può imbastire un prologo alla storia.
Se il soggetto figurale si percepisce subito, l'opera avvince con la sua tematica, se invece si propone prima la pittura, allora si sviluppa un rapporto non mediato con il fruitore. In ogni tela si afferma un solo colore che, pur dentro uno schermo monocromatico, evidenzia una serie cospicua di tonalità affini, digradanti o ascendenti. Vespasiani fa vivere all'opera l'esito di un'affascinante ambiguità: da una parte le tinte, in genere calde, aggrediscono dando all'osservatore l'idea di un'accensione improvvisa, dall'altra, animali feroci come bestie, addomesticate dall'occhio dell'artista, si propongono allo sguardo con la loro tensione al gioco, inserite in un contesto di calda passionalità e di rapporto intenso tra uomo e animale. Questo avviene grazie alla vernice finale che esalta l'effetto del quadro dando voce anche ai ruggiti espressi dalla pittura.
Se il soggetto figurale si percepisce subito, l'opera avvince con la sua tematica, se invece si propone prima la pittura, allora si sviluppa un rapporto non mediato con il fruitore. In ogni tela si afferma un solo colore che, pur dentro uno schermo monocromatico, evidenzia una serie cospicua di tonalità affini, digradanti o ascendenti. Vespasiani fa vivere all'opera l'esito di un'affascinante ambiguità: da una parte le tinte, in genere calde, aggrediscono dando all'osservatore l'idea di un'accensione improvvisa, dall'altra, animali feroci come bestie, addomesticate dall'occhio dell'artista, si propongono allo sguardo con la loro tensione al gioco, inserite in un contesto di calda passionalità e di rapporto intenso tra uomo e animale. Questo avviene grazie alla vernice finale che esalta l'effetto del quadro dando voce anche ai ruggiti espressi dalla pittura.
16
febbraio 2006
Mario Vespasiani – Novevite
Dal 16 febbraio al 04 marzo 2006
giovane arte
Location
GALLERIA NUOVA ARTESEGNO
Udine, Via Gervasutta, 29, (Udine)
Udine, Via Gervasutta, 29, (Udine)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10-12,30 e 16-19,30
Vernissage
16 Febbraio 2006, ore 18,30
Autore
Curatore




