Questa mostra personale dedicata all’artista Gualtiero Redivo si inserisce, come overture, in un percorso di esposizioni in cui saranno presentate le opere più importanti del suo ultimo periodo. L’artista svolge la sua ricerca nell’ambito dell’arte di recupero, ossia usa per i suoi lavori vecchi stracci, cartoni, corde e nastro adesivo. Una ricerca che parte da molto lontano, dalla pittura classica e che attraverso i moderni, i Burri, Dubuffet, Bacon ed altri, lo ha fatto approdare agli attuali lavori. E’ nella ricerca della composizione e delle macchie di colore, volute ed evidenziate, che egli esprime la sua padronanza con una comunicazione diretta, che, se passata attraverso mille cunicoli e filtri culturali, oggi deve essere letta così, senza sovrastrutture intellettuali. E’ nella semplicità che vive il suo messaggio e nell’immediatezza che si libera.
“Vestire i Fantasmi” perché, come lui stesso recita, “obiettivo del (mio) “fare pittura” è quello di trasformare gli oggetti dimessi, i rifiuti, in idee per mezzo di immagini materiche, così come un lenzuolo modella la forma di un fantasma. Quindi vestire il fantasma significa vincolare nella materia il reale e l’ideale”.
Prossima tappa del viaggio nell’arte dell’autore è prevista in novembre a “Palazzo Valentini”, prestigiosa sede che già lo ha ospitato nel 2001 e sarà la felice conclusione per una visione completa della sua ultima produzione.
Gualtiero Redivo nasce a Genova nel 1946, città dalla quale, dopo due anni, si trasferisce con la famiglia a Roma. La sua formazione artistica è autodidattica. La pittura in prima istanza si modulò sul figurativo (i riferimenti erano Modigliani, Guttuso, Picasso) per poi spostarsi gradualmente verso esperienze orientate sull’impiego di materiali eterogenei (legno, gesso, mattoni, colla da parati, giornali, ecc). Le tele furono sostituite da supporti diversi: masonite, ante di armadio, tavole…Redivo, con alle spalle una ventina di mostre personali in tutta Italia, è, a tutt’oggi, tra gli esponenti del gruppo T &T Trash Team.