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Giovanni Michelucci – Disegni per la nuova città
centoventi disegni, cento riproduzioni grafiche e quattro modelli di opere di Giovanni Michelucci (1891-1990), uno dei più grandi architetti del ‘900
Comunicato stampa
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Dal 15 ottobre al 3 dicembre 2005 il Museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli” saranno esposti centoventi disegni, cento riproduzioni grafiche e quattro modelli di opere di Giovanni Michelucci (1891-1990), uno dei più grandi architetti del ‘900.
La mostra, a cura della Fondazione Michelucci, di Giuseppe Cecconi e Maurizio Tuci, è promossa dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Piaggio, dalla Fondazione Michelucci, in collaborazione con il Centro di Documentazione Michelucci di Pistoia e con il patrocinio dell’ Ordine degli Architetti della Provincia di Pisa e di TRA ART rete regionale per l’arte contemporanea.
L’esposizione Giovanni Michelucci: disegni per la nuova città, allestita dalla Fondazione Michelucci e dall’arch. Michelangiolo Scarpetti, raccoglie una selezione significativa dei disegni dell’architetto pistoiese a partire da quelli elaborati su “le macerie urlanti” del centro di Firenze distrutto dalle mine tedesche.
La mostra, articolata in tre sezioni, espone opere per la costruzione della Nuova città (definizione che darà il titolo alla rivista fondata da Michelucci tra il dicembre del 1944 ed il gennaio del 1945).
Gli elaborati grafici sono intimamente pervasi dallo stesso milieu storico: ovvero riflettono il periodo di grande tensione ideale e di solidarietà che animava lo spirito della Liberazione.
Nella prima sezione dal titolo Visioni della città sono ospitati i disegni per la ricostruzione della zona attorno a Ponte Vecchio e quelli, sviluppati venti anni dopo, nello studio di piano per il quartiere di Santa Croce, dopo la disastrosa alluvione del 4 novembre 1966, che riprendono i temi della rinascita solidale della città dopo la catastrofe, con spazialità originali e inedite. Nella serie dei disegni Elementi di città prosegue con ipotesi multiple la ricerca michelucciana di nuovi rapporti tra urbanistica e architettura, tra città vecchia e città nuova, rapporti intessuti di interessi comuni e di scambi, di elementi di coesione e di innovazione. Ulteriore ramificazione sono i disegni per La città variabile in cui Michelucci, che aveva già progettato la demolizione e la sostituzione con un nuovo edificio della sua celebrata Borsa Merci, delinea caratteri di mobilità e mutevolezza della città futura, di sperimentalità autocostruttiva da parte degli abitanti, di spontaneità.
La città come fine di ogni fatto progettuale compare in maniera intensa negli altri disegni raccolti nella sezione. In quelli per la Chiesa dell’autostrada a Campi Bisenzio, Michelucci apre, con grande libertà creativa, il tema della città-tenda come città dell’accoglienza e in quelli per la nuova Chiesa della città di Longarone, distrutta dalla gigantesca ondata che scavalcò la diga del Vajont, trova matura espressione la sua concezione globale dell’architettura, in cui spazio, struttura e forma sono pienamente coinvolti nel fatto architettonico. Nei disegni per gli edifici pubblici o bancari, per i centri civici o comunitari (Siena, Fiesole) si sviluppa in maniera originale il tema dello spazio fluido e filtrante ed emerge come ogni edificio sia considerato un elemento della città e non soltanto la soddisfazione dell’ interesse privato e specializzato di un ente. Qui si sviluppano efficaci contaminazioni nell’organismo architettonico come quella tra piazza-mercato-banca o quella tra piazza-chiesa-teatro. I disegni per l’Ospedale di Sarzana, per il nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze, al cui incarico rinuncerà per una differenza di vedute con l’Amministrazione comunale e per il Giardino degli incontri nel carcere fiorentino di Sollicciano rappresentano la più evidente volontà di rottura degli elementi di isolamento che questi edifici tradizionalmente rappresentano e una rivendicazione del diritto all’utopia di Michelucci, pienamente consapevole dell’esigenza di un cambiamento complessivo.
La seconda sezione della mostra ha per titolo Dialoghi con la natura ed ospita gruppi di disegni aggregati attorno a un altro nucleo tematico essenziale del pensiero dell’architetto sulla nuova città che è il rapporto continuo e inscindibile con la natura che è interna e non esterna alla storia della città e che è forza generatrice e suggeritrice di opportunità per la nuova città.
Le radici della città sono nella natura e la città partecipa alla vita della natura. Le strutture umane sono il prolungamento di quelle della natura e senza imitarla superficialmente partono dalle sue leggi per seguirne d’un tratto delle altre che possono arricchire la stessa natura di nuovi elementi. La selezione ha interessato serie di disegni come quelli a titolo Le radici della città, o quelli preparatori dei progetti per il Memorial di Michelangelo a Foce di Pianza (Carrara), per il centro termale a Massa, per la Chiesa a Guri (Venezuela)
La terza sezione intitolata La città teatro comprende i disegni che testimoniano come il teatro riassuma per Michelucci l’ideale di città in cui sono immersi i ruoli dei diversi attori. Ed il teatro è presente in una varietà di opportunità in tantissimi dei suoi disegni, da quelli per Santa Croce ai diversi complessi polifunzionali su cui ha lavorato. Nelle selezione in mostra sono ospitati gruppi di disegni per Firenze, Montecatini, Ravenna, Agliana, Siena ed infine quelli per il complesso teatrale di Olbia al cui progetto Michelucci lavorò sino agli ultimi mesi della sua vita.
Della città desiderata con le sue coraggiose proposte di intervento Michelucci, non ha potuto realizzare che frammenti. Sulle motivazioni dei suoi insuccessi il maestro ha fornito lucide ricostruzioni, insieme alla giustificazione che senza la speranza progettuale, tante volte sconfitta, di un diverso destino della città come organismo unitario privo di fratture e libero da barriere di separazione, difficilmente le stesse opere realizzate avrebbero avuto il valore che è loro riconosciuto. Michelucci fonda la propria poetica nell’ambito di una visione laica del cambiamento in cui l’uomo può sentirsi parte di una comunità in costruzione e dove si sperimenta assieme alle persone e non su di esse.
A conclusione di questo evento si terrà Venerdì 2 dicembre alle ore 17.00 nell’Auditorium della Fondazione Piaggio una tavola rotonda dal titolo Giovanni Michelucci e la felicità dell’architetto, alla quale parteciperanno con Gae Aulenti, Giuseppe Cecconi, Marco Dezzi Bardeschi, Paolo Giannoni, Giovan Carlo Iozzelli, Corrado Marcetti e Mariella Zoppi.
A corredo della mostra verrà presentato il catalogo edito da Bandecchi & Vivaldi, dal titolo Giovanni Michelucci: disegni per la nuova città, curato dalla Fondazione Michelucci e con i contributi scientifici di Corrado Marcetti e padre Paolo Giannoni.
La mostra, a cura della Fondazione Michelucci, di Giuseppe Cecconi e Maurizio Tuci, è promossa dal Comune di Pontedera, dalla Fondazione Piaggio, dalla Fondazione Michelucci, in collaborazione con il Centro di Documentazione Michelucci di Pistoia e con il patrocinio dell’ Ordine degli Architetti della Provincia di Pisa e di TRA ART rete regionale per l’arte contemporanea.
L’esposizione Giovanni Michelucci: disegni per la nuova città, allestita dalla Fondazione Michelucci e dall’arch. Michelangiolo Scarpetti, raccoglie una selezione significativa dei disegni dell’architetto pistoiese a partire da quelli elaborati su “le macerie urlanti” del centro di Firenze distrutto dalle mine tedesche.
La mostra, articolata in tre sezioni, espone opere per la costruzione della Nuova città (definizione che darà il titolo alla rivista fondata da Michelucci tra il dicembre del 1944 ed il gennaio del 1945).
Gli elaborati grafici sono intimamente pervasi dallo stesso milieu storico: ovvero riflettono il periodo di grande tensione ideale e di solidarietà che animava lo spirito della Liberazione.
Nella prima sezione dal titolo Visioni della città sono ospitati i disegni per la ricostruzione della zona attorno a Ponte Vecchio e quelli, sviluppati venti anni dopo, nello studio di piano per il quartiere di Santa Croce, dopo la disastrosa alluvione del 4 novembre 1966, che riprendono i temi della rinascita solidale della città dopo la catastrofe, con spazialità originali e inedite. Nella serie dei disegni Elementi di città prosegue con ipotesi multiple la ricerca michelucciana di nuovi rapporti tra urbanistica e architettura, tra città vecchia e città nuova, rapporti intessuti di interessi comuni e di scambi, di elementi di coesione e di innovazione. Ulteriore ramificazione sono i disegni per La città variabile in cui Michelucci, che aveva già progettato la demolizione e la sostituzione con un nuovo edificio della sua celebrata Borsa Merci, delinea caratteri di mobilità e mutevolezza della città futura, di sperimentalità autocostruttiva da parte degli abitanti, di spontaneità.
La città come fine di ogni fatto progettuale compare in maniera intensa negli altri disegni raccolti nella sezione. In quelli per la Chiesa dell’autostrada a Campi Bisenzio, Michelucci apre, con grande libertà creativa, il tema della città-tenda come città dell’accoglienza e in quelli per la nuova Chiesa della città di Longarone, distrutta dalla gigantesca ondata che scavalcò la diga del Vajont, trova matura espressione la sua concezione globale dell’architettura, in cui spazio, struttura e forma sono pienamente coinvolti nel fatto architettonico. Nei disegni per gli edifici pubblici o bancari, per i centri civici o comunitari (Siena, Fiesole) si sviluppa in maniera originale il tema dello spazio fluido e filtrante ed emerge come ogni edificio sia considerato un elemento della città e non soltanto la soddisfazione dell’ interesse privato e specializzato di un ente. Qui si sviluppano efficaci contaminazioni nell’organismo architettonico come quella tra piazza-mercato-banca o quella tra piazza-chiesa-teatro. I disegni per l’Ospedale di Sarzana, per il nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze, al cui incarico rinuncerà per una differenza di vedute con l’Amministrazione comunale e per il Giardino degli incontri nel carcere fiorentino di Sollicciano rappresentano la più evidente volontà di rottura degli elementi di isolamento che questi edifici tradizionalmente rappresentano e una rivendicazione del diritto all’utopia di Michelucci, pienamente consapevole dell’esigenza di un cambiamento complessivo.
La seconda sezione della mostra ha per titolo Dialoghi con la natura ed ospita gruppi di disegni aggregati attorno a un altro nucleo tematico essenziale del pensiero dell’architetto sulla nuova città che è il rapporto continuo e inscindibile con la natura che è interna e non esterna alla storia della città e che è forza generatrice e suggeritrice di opportunità per la nuova città.
Le radici della città sono nella natura e la città partecipa alla vita della natura. Le strutture umane sono il prolungamento di quelle della natura e senza imitarla superficialmente partono dalle sue leggi per seguirne d’un tratto delle altre che possono arricchire la stessa natura di nuovi elementi. La selezione ha interessato serie di disegni come quelli a titolo Le radici della città, o quelli preparatori dei progetti per il Memorial di Michelangelo a Foce di Pianza (Carrara), per il centro termale a Massa, per la Chiesa a Guri (Venezuela)
La terza sezione intitolata La città teatro comprende i disegni che testimoniano come il teatro riassuma per Michelucci l’ideale di città in cui sono immersi i ruoli dei diversi attori. Ed il teatro è presente in una varietà di opportunità in tantissimi dei suoi disegni, da quelli per Santa Croce ai diversi complessi polifunzionali su cui ha lavorato. Nelle selezione in mostra sono ospitati gruppi di disegni per Firenze, Montecatini, Ravenna, Agliana, Siena ed infine quelli per il complesso teatrale di Olbia al cui progetto Michelucci lavorò sino agli ultimi mesi della sua vita.
Della città desiderata con le sue coraggiose proposte di intervento Michelucci, non ha potuto realizzare che frammenti. Sulle motivazioni dei suoi insuccessi il maestro ha fornito lucide ricostruzioni, insieme alla giustificazione che senza la speranza progettuale, tante volte sconfitta, di un diverso destino della città come organismo unitario privo di fratture e libero da barriere di separazione, difficilmente le stesse opere realizzate avrebbero avuto il valore che è loro riconosciuto. Michelucci fonda la propria poetica nell’ambito di una visione laica del cambiamento in cui l’uomo può sentirsi parte di una comunità in costruzione e dove si sperimenta assieme alle persone e non su di esse.
A conclusione di questo evento si terrà Venerdì 2 dicembre alle ore 17.00 nell’Auditorium della Fondazione Piaggio una tavola rotonda dal titolo Giovanni Michelucci e la felicità dell’architetto, alla quale parteciperanno con Gae Aulenti, Giuseppe Cecconi, Marco Dezzi Bardeschi, Paolo Giannoni, Giovan Carlo Iozzelli, Corrado Marcetti e Mariella Zoppi.
A corredo della mostra verrà presentato il catalogo edito da Bandecchi & Vivaldi, dal titolo Giovanni Michelucci: disegni per la nuova città, curato dalla Fondazione Michelucci e con i contributi scientifici di Corrado Marcetti e padre Paolo Giannoni.
15
ottobre 2005
Giovanni Michelucci – Disegni per la nuova città
Dal 15 ottobre al 03 dicembre 2005
architettura
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
MUSEO PIAGGIO
Pontedera, Viale Rinaldo Piaggio, 7, (Pisa)
Pontedera, Viale Rinaldo Piaggio, 7, (Pisa)
Orario di apertura
dal mercoledì al sabato 10-18 ed eccezionalmente anche domenica 23 ottobre
Editore
BANDECCHI & VIVALDI
Autore
Curatore



