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Jiang Guo Fang
Una Cina sconosciuta nei quadri di Jiang Guo Fang. 33 opere che ritraggono momenti della corte imperiale e della Città proibita del 1700
Comunicato stampa
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« Quello che ricerco è semplicemente perfezione, eleganza e sublimità.»
Questa la dichiarazione d’intenti di Jiang Guo Fang, il pittore della città proibita, presentato per la prima volta al pubblico italiano in una mostra, dal 27 luglio al 2 ottobre 2005, presso l’Appartamento Barbo di Palazzo Venezia.
Un’iniziativa particolare, promossa dalla Provincia di Roma e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, dedicata ad uno degli artisti più significativi della Cina contemporanea. Il misterioso mondo dell’antico complesso architettonico della Città Proibita giunge per la prima volta in una capitale occidentale, attirando il nostro sguardo nei sontuosi interni dove vivevano i cortigiani della dinastia Qing, descrivendo gli eventi di corte, le giornate del piccolo imperatore, il riposo delle affascinanti presenze femminili.
I colori forti e intensi e le figure splendide delle opere di Fang richiamano stili pittorici dei maestri della pittura rinascimentale fiamminga, Van Eyck in particolare, ed integrano i diversi caratteri dell’arte pittorica orientale ed occidentale, adoperando come strumento di lavoro la pittura ad olio.
Grazie a Jiang Guofang la pittura a olio di corte, dimenticata da anni, ha rinnovato nuovamente l’interesse del pubblico, ereditando e arricchendo questa tradizione artistica, rara nella storia della pittura moderna e contemporanea, ed aggiungendo nuovi contenuti alla cultura e all’arte orientali. La cultura imperiale, che tanto ha rappresentato nello sviluppo della civiltà cinese, per ragioni storiche è stata per anni un argomento tabù. La Città Proibita è stata bandita dai romanzi, dai teatri, è scomparsa dai film e da altre forme d’arte, divenendo oggetto di critica e condanna. Solo a partire dagli anni Ottanta, radicali cambiamenti politici hanno consentito di tornare ad indagare la cultura tradizionale, soprattutto il suo luogo simbolo: quella Città Proibita che Jiang con i suoi dipinti a olio è stato il primo a raffigurare in grandi dimensioni, divenendo il più significativo esponente di questa innovativa corrente artistica. Nell’autunno 2004 per la prima volta, dopo oltre ottant’anni dalla trasformazione in Museo del Palazzo Imperiale, una mostra personale di un artista contemporaneo è stata ospitata nella Città Proibita, rendendo Fang famoso. L’esposizione ha attirato oltre 30 mila visitatori
Percorrendo al contrario la strada che 250 anni condusse in Cina il pittore Giuseppe Castiglione, al seguito dei missionari cattolici italiani, Jiang Guofang giunge a noi nelle vesti di “pittore di corte contemporaneo cinese”. Il suo illustre predecessore ha raccontato la vera e propria vita di corte della dinastia Qing, introducendo in Cina le tecniche pittoriche occidentali e dipingendo con i pennelli e l’inchiostro cinesi, mentre Jiang Guofang descrive una propria storia astratta e mistica scegliendo lo stile pittorico occidentale, la pittura ad olio che incarna perfettamente la solennità dei soggetti.
Il suo intento, come egli stesso dichiara, non è di rappresentare particolari figure storiche o un determinato evento, quanto piuttosto utilizzare i temi della cultura tradizionale cinese e le tecniche della tradizione artistica europea per seguire un personale percorso artistico. Non un intento documentario dunque bensì un’ispirazione da tecniche e forme del passato orientale ed occidentale per rappresentare una propria personale visione espressiva della storia e della natura.
L’influenza dell’arte europea si manifesta nelle opere di questo artista non solo a livello tecnico, ma anche e soprattutto nelle atmosfere rarefatte create dal suo pennello, che pur facendo emergere i protagonisti della realtà imperiale storica tradizionale, costruiscono intorno ad essi un’atmosfera atemporale e immobile, richiamando ambienti e giochi di luci tipici della pittura di genere del Seicento olandese.
La grandiosità e misticità dei luoghi viene riflessa sulla tela, decorata in giallo oro e rosso, i due colori più importanti per le dinastie feudali cinesi. La complicatezza degli edifici e delle decorazioni di corte e la precisione dei particolari realistici rendono molto faticosa la creazione delle sue opere, di solito di grandi dimensioni.
Un linguaggio che tenta dunque di comunicare una novità espressiva, una sintesi in cui si fondono integrandosi le culture orientali ed occidentali, in un contatto proficuo dal quale nasce la poetica di questo artista. L’arte e la cultura come valori attraverso i quali trovare un comune denominatore tra diverse civiltà e diversi stili di vita: questa l’occasione che la mostra offre intensificando i rapporti tra l’Italia e la Cina con la presentazione al grande pubblico delle opere di uno dei protagonisti dell’attuale panorama artistico cinese. Un modo in più per approfondire la conoscenza e la valorizzazione della storia di questo grande Paese, attraverso l’immaginario, le opere e i sentimenti di uno dei suoi protagonisti.
Questa la dichiarazione d’intenti di Jiang Guo Fang, il pittore della città proibita, presentato per la prima volta al pubblico italiano in una mostra, dal 27 luglio al 2 ottobre 2005, presso l’Appartamento Barbo di Palazzo Venezia.
Un’iniziativa particolare, promossa dalla Provincia di Roma e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, dedicata ad uno degli artisti più significativi della Cina contemporanea. Il misterioso mondo dell’antico complesso architettonico della Città Proibita giunge per la prima volta in una capitale occidentale, attirando il nostro sguardo nei sontuosi interni dove vivevano i cortigiani della dinastia Qing, descrivendo gli eventi di corte, le giornate del piccolo imperatore, il riposo delle affascinanti presenze femminili.
I colori forti e intensi e le figure splendide delle opere di Fang richiamano stili pittorici dei maestri della pittura rinascimentale fiamminga, Van Eyck in particolare, ed integrano i diversi caratteri dell’arte pittorica orientale ed occidentale, adoperando come strumento di lavoro la pittura ad olio.
Grazie a Jiang Guofang la pittura a olio di corte, dimenticata da anni, ha rinnovato nuovamente l’interesse del pubblico, ereditando e arricchendo questa tradizione artistica, rara nella storia della pittura moderna e contemporanea, ed aggiungendo nuovi contenuti alla cultura e all’arte orientali. La cultura imperiale, che tanto ha rappresentato nello sviluppo della civiltà cinese, per ragioni storiche è stata per anni un argomento tabù. La Città Proibita è stata bandita dai romanzi, dai teatri, è scomparsa dai film e da altre forme d’arte, divenendo oggetto di critica e condanna. Solo a partire dagli anni Ottanta, radicali cambiamenti politici hanno consentito di tornare ad indagare la cultura tradizionale, soprattutto il suo luogo simbolo: quella Città Proibita che Jiang con i suoi dipinti a olio è stato il primo a raffigurare in grandi dimensioni, divenendo il più significativo esponente di questa innovativa corrente artistica. Nell’autunno 2004 per la prima volta, dopo oltre ottant’anni dalla trasformazione in Museo del Palazzo Imperiale, una mostra personale di un artista contemporaneo è stata ospitata nella Città Proibita, rendendo Fang famoso. L’esposizione ha attirato oltre 30 mila visitatori
Percorrendo al contrario la strada che 250 anni condusse in Cina il pittore Giuseppe Castiglione, al seguito dei missionari cattolici italiani, Jiang Guofang giunge a noi nelle vesti di “pittore di corte contemporaneo cinese”. Il suo illustre predecessore ha raccontato la vera e propria vita di corte della dinastia Qing, introducendo in Cina le tecniche pittoriche occidentali e dipingendo con i pennelli e l’inchiostro cinesi, mentre Jiang Guofang descrive una propria storia astratta e mistica scegliendo lo stile pittorico occidentale, la pittura ad olio che incarna perfettamente la solennità dei soggetti.
Il suo intento, come egli stesso dichiara, non è di rappresentare particolari figure storiche o un determinato evento, quanto piuttosto utilizzare i temi della cultura tradizionale cinese e le tecniche della tradizione artistica europea per seguire un personale percorso artistico. Non un intento documentario dunque bensì un’ispirazione da tecniche e forme del passato orientale ed occidentale per rappresentare una propria personale visione espressiva della storia e della natura.
L’influenza dell’arte europea si manifesta nelle opere di questo artista non solo a livello tecnico, ma anche e soprattutto nelle atmosfere rarefatte create dal suo pennello, che pur facendo emergere i protagonisti della realtà imperiale storica tradizionale, costruiscono intorno ad essi un’atmosfera atemporale e immobile, richiamando ambienti e giochi di luci tipici della pittura di genere del Seicento olandese.
La grandiosità e misticità dei luoghi viene riflessa sulla tela, decorata in giallo oro e rosso, i due colori più importanti per le dinastie feudali cinesi. La complicatezza degli edifici e delle decorazioni di corte e la precisione dei particolari realistici rendono molto faticosa la creazione delle sue opere, di solito di grandi dimensioni.
Un linguaggio che tenta dunque di comunicare una novità espressiva, una sintesi in cui si fondono integrandosi le culture orientali ed occidentali, in un contatto proficuo dal quale nasce la poetica di questo artista. L’arte e la cultura come valori attraverso i quali trovare un comune denominatore tra diverse civiltà e diversi stili di vita: questa l’occasione che la mostra offre intensificando i rapporti tra l’Italia e la Cina con la presentazione al grande pubblico delle opere di uno dei protagonisti dell’attuale panorama artistico cinese. Un modo in più per approfondire la conoscenza e la valorizzazione della storia di questo grande Paese, attraverso l’immaginario, le opere e i sentimenti di uno dei suoi protagonisti.
28
luglio 2005
Jiang Guo Fang
Dal 28 luglio al 02 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
PALAZZO VENEZIA
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 10-19
Editore
GANGEMI
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore