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Emilio Farina – La Nascita di Venere nel Trono Ludovisi: un’assenza rituale
Una installazione, un intervento concettuale ispirato all’azione del bassorilievo centrale: lo ‘svelarsi’ e la nascita di Venere
Comunicato stampa
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In occasione dell’eccezionale trasferimento del Trono Ludovisi alla Mostra ‘Magna Graecia. Archeologia di un sapere’, Palazzo Altemps ospiterà fino al 30 agosto un’installazione di Emilio Farina.
La ragione che ha determinato l’installazione artistica di Emilio Farina, che qui si presenta, è del tutto contingente: il momentaneo allontanamento dal Museo di Palazzo Altemps, che normalmente lo espone, del famosissimo Trono Ludovisi, capolavoro della scultura arcaica magno-greca, prestato per alcuni mesi all’importante rassegna archeologica di Catanzaro ‘Magna Graecia’.
L’assenza del monumento marmoreo del V secolo è stata colta dall’artista, concordemente con la Direzione del Museo, come un’occasione per ripensare in chiave attuale i contenuti formali e simbolici del celebre rilievo. Il vuoto lasciato dalla sua temporanea partenza viene colmato con un intervento dichiaratamente concettuale: lungi perciò dal riproporre un volume costruito o un oggetto ben determinato, Emilio Farina ricrea unicamente, con il suo linguaggio totalmente contemporaneo e volutamente differenziato, l’azione della nascita della Dea nel suo manifestarsi, che costituisce, come noto, il motivo centrale della narrazione dell’antico “trono”.
Cogliendo, nella plastica concretezza del rilievo greco, la ritualità sacra, continua e ininterrotta in esso rappresentata, l’artista ci presenta il luogo simbolico della genesi divina.
Il greco mar di foscoliana memoria, da cui vergine nacque Venere e la sua candida spuma che, con moto dolcissimo e continuo, arrotonda i candidi ciottoli marmorei che compaiono, invece, ben saldi sotto i piedi delle ancelle presenti all’evento, sono condensati in pochi elementi materici: la ciotola cobalto, in cui l’artista colloca l’accadere del rito divino, ed i sassi musicalmente levigati dalla risacca, entrambi allusivi all’ininterrotta azione creatrice delle onde del mare.
Da qui si srotola, eternamente riavvolgendosi su se stesso, il mistico manto che le mani partecipi delle assistenti divine drappeggiano a coprire il corpo nudo della Dea, in modo di velare agli occhi mortali l’insostenibile splendore dell’apparizione sacra. A questa visibile presenza l’artista volutamente allude proprio con l’evidenza della sua negazione: Afrodite, infatti, è il velo che la nasconde e che, nello stesso tempo, la rivela.
Il rigido nastro di plastica rappresenta la manifestazione della pura sostanza divina e la sua immediata contaminazione a contatto con le azioni dell’uomo.
I graffi, i segni, i resti di materia e di sabbia che costituiscono l’immagine in negativo della divinità svelata e corruttibile.
Nello stesso tempo la Dea, col suo primo sorriso, feconda l’umanità, riguardando, con innumerevoli occhi benigni, dalla superficie del suo velo continuamente svolto e riavvolto, noi spettatori partecipi del rito della sua nascita, mentre contemporaneamente, assorta in sé, contempla all’interno del suo mistico schermo, la propria eterna presenza, celeste e terrena.
Il modo in cui Emilio Farina porta alla vita il suo lavoro presenta forti analogie con il mondo della scultura. Le forme ed i disegni che si districano sul velo nascono dall’atto del togliere e non da quello dell’aggiungere. Il velo è creato dal concetto della trasparenza, dall’infiltrazione della luminosità: le forme immaginate incontrano la luce reale. Questo paesaggio, la trasformazione dell’illusione verso la realtà è essa stessa idea base dell’arte moderna.
Emilio Farina evoca il movimento di Venere che nasce dalle onde del mare, facendo ergere il velo trasparente dalle profondità del blu del Mediterraneo verso lo spazio, la culla della cultura occidentale. Nel suo progetto la contemporaneità abbraccia la tradizione. Ecco il trasparente velo, il blu profondo, i bianchi sassi, di cui ci giunge la melodia del mare che su di essi si infrange.
La simbiosi tra l’espressione contemporanea di Emilio Farina con il Trono Ludovisi avvicina la bellezza classica al nostro tempo ed alle nostre coscienze.
Amnon Barzel
La ragione che ha determinato l’installazione artistica di Emilio Farina, che qui si presenta, è del tutto contingente: il momentaneo allontanamento dal Museo di Palazzo Altemps, che normalmente lo espone, del famosissimo Trono Ludovisi, capolavoro della scultura arcaica magno-greca, prestato per alcuni mesi all’importante rassegna archeologica di Catanzaro ‘Magna Graecia’.
L’assenza del monumento marmoreo del V secolo è stata colta dall’artista, concordemente con la Direzione del Museo, come un’occasione per ripensare in chiave attuale i contenuti formali e simbolici del celebre rilievo. Il vuoto lasciato dalla sua temporanea partenza viene colmato con un intervento dichiaratamente concettuale: lungi perciò dal riproporre un volume costruito o un oggetto ben determinato, Emilio Farina ricrea unicamente, con il suo linguaggio totalmente contemporaneo e volutamente differenziato, l’azione della nascita della Dea nel suo manifestarsi, che costituisce, come noto, il motivo centrale della narrazione dell’antico “trono”.
Cogliendo, nella plastica concretezza del rilievo greco, la ritualità sacra, continua e ininterrotta in esso rappresentata, l’artista ci presenta il luogo simbolico della genesi divina.
Il greco mar di foscoliana memoria, da cui vergine nacque Venere e la sua candida spuma che, con moto dolcissimo e continuo, arrotonda i candidi ciottoli marmorei che compaiono, invece, ben saldi sotto i piedi delle ancelle presenti all’evento, sono condensati in pochi elementi materici: la ciotola cobalto, in cui l’artista colloca l’accadere del rito divino, ed i sassi musicalmente levigati dalla risacca, entrambi allusivi all’ininterrotta azione creatrice delle onde del mare.
Da qui si srotola, eternamente riavvolgendosi su se stesso, il mistico manto che le mani partecipi delle assistenti divine drappeggiano a coprire il corpo nudo della Dea, in modo di velare agli occhi mortali l’insostenibile splendore dell’apparizione sacra. A questa visibile presenza l’artista volutamente allude proprio con l’evidenza della sua negazione: Afrodite, infatti, è il velo che la nasconde e che, nello stesso tempo, la rivela.
Il rigido nastro di plastica rappresenta la manifestazione della pura sostanza divina e la sua immediata contaminazione a contatto con le azioni dell’uomo.
I graffi, i segni, i resti di materia e di sabbia che costituiscono l’immagine in negativo della divinità svelata e corruttibile.
Nello stesso tempo la Dea, col suo primo sorriso, feconda l’umanità, riguardando, con innumerevoli occhi benigni, dalla superficie del suo velo continuamente svolto e riavvolto, noi spettatori partecipi del rito della sua nascita, mentre contemporaneamente, assorta in sé, contempla all’interno del suo mistico schermo, la propria eterna presenza, celeste e terrena.
Il modo in cui Emilio Farina porta alla vita il suo lavoro presenta forti analogie con il mondo della scultura. Le forme ed i disegni che si districano sul velo nascono dall’atto del togliere e non da quello dell’aggiungere. Il velo è creato dal concetto della trasparenza, dall’infiltrazione della luminosità: le forme immaginate incontrano la luce reale. Questo paesaggio, la trasformazione dell’illusione verso la realtà è essa stessa idea base dell’arte moderna.
Emilio Farina evoca il movimento di Venere che nasce dalle onde del mare, facendo ergere il velo trasparente dalle profondità del blu del Mediterraneo verso lo spazio, la culla della cultura occidentale. Nel suo progetto la contemporaneità abbraccia la tradizione. Ecco il trasparente velo, il blu profondo, i bianchi sassi, di cui ci giunge la melodia del mare che su di essi si infrange.
La simbiosi tra l’espressione contemporanea di Emilio Farina con il Trono Ludovisi avvicina la bellezza classica al nostro tempo ed alle nostre coscienze.
Amnon Barzel
05
luglio 2005
Emilio Farina – La Nascita di Venere nel Trono Ludovisi: un’assenza rituale
Dal 05 luglio al 30 agosto 2005
arte contemporanea
Location
MUSEO NAZIONALE ROMANO – PALAZZO ALTEMPS
Roma, Piazza Di Sant'apollinare, 8-46, (Roma)
Roma, Piazza Di Sant'apollinare, 8-46, (Roma)
Biglietti
7 €
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 9 alle 19.45 Lunedì chiuso
Vernissage
5 Luglio 2005, ore 19
Sito web
www.pierreci.it
Ufficio stampa
ELECTA
Autore