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Marcello Di Donato
L’artista esporrà 10 opere tratte dalla serie “Momenti certi”
Comunicato stampa
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Marcello Di Donato
di Carlo Quadrino
Negli anni '60, quando nasceva la videoarte, in molti sostenevano - e sostengono ancora oggi - che il video costituiva un nuovo linguaggio multimediale dell'arte, in grado di aggiungere narrativa e dinamicità all'opera ed al contenuto. Un processo evolutivo con nuove prospettive di rappresentazione, fino ad allora "manipolata tecnicamente" solo dalla fotografia e dal cinema.
Guardando le immagini di Marcello Di Donato risulta davvero interessante scoprire come egli sia riuscito, attraverso la fotografia, a trasmettere un forte senso di movimento e narrativa allo scenario ripreso. Andando anche oltre la fisicità dei luoghi e delle persone. Di Donato racconta con le sue immagini il "moto" - cognitivo e fisico - del vivere quotidiano scatenando in chi osserva un senso di appartenza al tutto, al contorno urbano. Siamo tutti partecipi - riconoscendosi nei posti, nella storia, nelle circostanze catturate da Marcello- di un mondo collettivamente riconosciuto e immaginato come nostro. Ecco dunque la forza prorompende della fotografia di Marcello: trasmettere sensazioni e narrazioni che solo la multimedialità del video riesce a rendere perfetta nella sua globalità.
L'Arte di Marcello Di Donato
di Marco Amendolara
Per Di Donato, fotografare significa dipingere ulteriormente, scandendo un racconto in sequenza che non ha bisogno di congiunzioni, come un testo totalmente unitario”. “Ricerco il valore estetico anche in un’immagine caotica, come può essere la realtà urbana: non mi piace fornire documentazioni; secondo me la fotografia è prendere a prestito ciò che si vede”. “Perchè tento di entrare nel tessuto urbano, registrando i frammenti visivi di una realtà movimentata, apparentemente banale. La banalità è come una specie di sfida per l’espressione. Nel fermare quanto mi interessa, tento di cogliere l’attimo, l’occasione, la situazione instabile, mi piace citare le parole del critico J. C. Lemagny sulle opere fotografiche di Roberto Salbitani: ‘è quantomeno straordinario che si possa parlare di originalità, di mondo particolare, di visione personale per il fotografo che non fa nient’altro che registrare quello che gli stà davanti.
Il soggetto che ricerco non è mai un individuo, è il contesto.
Dialogo con Marcello Di Donato, tratto da “Tinture disumane” di Marco Amendolara
di Carlo Quadrino
Negli anni '60, quando nasceva la videoarte, in molti sostenevano - e sostengono ancora oggi - che il video costituiva un nuovo linguaggio multimediale dell'arte, in grado di aggiungere narrativa e dinamicità all'opera ed al contenuto. Un processo evolutivo con nuove prospettive di rappresentazione, fino ad allora "manipolata tecnicamente" solo dalla fotografia e dal cinema.
Guardando le immagini di Marcello Di Donato risulta davvero interessante scoprire come egli sia riuscito, attraverso la fotografia, a trasmettere un forte senso di movimento e narrativa allo scenario ripreso. Andando anche oltre la fisicità dei luoghi e delle persone. Di Donato racconta con le sue immagini il "moto" - cognitivo e fisico - del vivere quotidiano scatenando in chi osserva un senso di appartenza al tutto, al contorno urbano. Siamo tutti partecipi - riconoscendosi nei posti, nella storia, nelle circostanze catturate da Marcello- di un mondo collettivamente riconosciuto e immaginato come nostro. Ecco dunque la forza prorompende della fotografia di Marcello: trasmettere sensazioni e narrazioni che solo la multimedialità del video riesce a rendere perfetta nella sua globalità.
L'Arte di Marcello Di Donato
di Marco Amendolara
Per Di Donato, fotografare significa dipingere ulteriormente, scandendo un racconto in sequenza che non ha bisogno di congiunzioni, come un testo totalmente unitario”. “Ricerco il valore estetico anche in un’immagine caotica, come può essere la realtà urbana: non mi piace fornire documentazioni; secondo me la fotografia è prendere a prestito ciò che si vede”. “Perchè tento di entrare nel tessuto urbano, registrando i frammenti visivi di una realtà movimentata, apparentemente banale. La banalità è come una specie di sfida per l’espressione. Nel fermare quanto mi interessa, tento di cogliere l’attimo, l’occasione, la situazione instabile, mi piace citare le parole del critico J. C. Lemagny sulle opere fotografiche di Roberto Salbitani: ‘è quantomeno straordinario che si possa parlare di originalità, di mondo particolare, di visione personale per il fotografo che non fa nient’altro che registrare quello che gli stà davanti.
Il soggetto che ricerco non è mai un individuo, è il contesto.
Dialogo con Marcello Di Donato, tratto da “Tinture disumane” di Marco Amendolara
31
maggio 2005
Marcello Di Donato
Dal 31 maggio al 14 giugno 2005
fotografia
Location
ZEN
Salerno, Via Roma, 260, (Salerno)
Salerno, Via Roma, 260, (Salerno)
Orario di apertura
tutti i giorni 20,30-02. Martedì chiuso
Vernissage
31 Maggio 2005, ore 20,30
Sito web
www.marcellodidonato.it
Autore
Curatore




