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Enrico Guarino – Gruppi di oggetti in un interno
Personale curata da Gianluca Marziani
Comunicato stampa
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Gruppi di oggetti in un interno
di
Enrico Guarino
spazi della casa dove si accumulano elementi senza apparente collegamento tra loro. Piccoli focolai di memoria pulsante in cui l'esperienza soggettiva diventa storia condivisibile, catalizzatore dinamico di una percezione emotiva che scatena sentimenti mutevoli.
Enrico Guarino parte dagli accadimenti privati col loro carico di prosaicità, passioni, attese, dubbi, nostalgie. E’ la vita, pura e mai troppo semplice, che qui ribadisce il suo valore d’origine: oggetti su tavoli, sedie, divani, pavimenti, dovunque il passaggio umano lasci segnali dei gesti compiuti, delle attese spasmodiche, di momenti vuoti, del relax molle, delle voglie impellenti. Improvvisi ma ipnotizzati dal tempo, gli oggetti appaiono come impronte colorate di materia densa, volumi plasticamente pieni che conservano memoria di quanto accaduto. Sono il prolungamento ideale delle persone che hanno letto, bevuto, mangiato, osservato, fotografato, scritto, fumato, scopato in quelle stanze. Forse di una sola persona. Forse di una coppia. Al dunque, diamoci le risposte che vogliamo: perchè poco conta perseverare sui retroscena che riguardano, invece, la nostra libera immaginazione, l’idea che ci facciamo del prima e dopo di una storia.
I quadri si trasformano così in piattaforme indiziarie, passaggi silenti di un decorso visivo ai confini del giallo. O almeno, questo si percepisce davanti alla sospensione metafisica degli oggetti, davanti al loro galleggiare nell'istante infinito del prologo fotografico. Nessuna persona in scena ma soltanto le impronte del loro passaggio: una bottiglia svuotata a metà, la sigaretta non finita, i resti tiepidi nel piatto, tutto per indicare avvenimenti che si sono "bloccati" durante il loro incedere. E' la vita, niente di più niente di meno. Ma una vita che scoviamo come silenziosi voyeur dietro l'uscio, spiando le assenze tangibili, i resti di una festa o un incontro a due, le scie di una giornata solitaria, qualche interrogativo insoluto. Ogni set racchiude una verità sconcertante per naturalezza e riconoscibilità. Eppure lo sconcerto del banale si trasforma in tensione dell'anomalia sottesa, come se i conti non tornassero e qualcosa rimanesse fuori dal piano d'origine.
di
Enrico Guarino
spazi della casa dove si accumulano elementi senza apparente collegamento tra loro. Piccoli focolai di memoria pulsante in cui l'esperienza soggettiva diventa storia condivisibile, catalizzatore dinamico di una percezione emotiva che scatena sentimenti mutevoli.
Enrico Guarino parte dagli accadimenti privati col loro carico di prosaicità, passioni, attese, dubbi, nostalgie. E’ la vita, pura e mai troppo semplice, che qui ribadisce il suo valore d’origine: oggetti su tavoli, sedie, divani, pavimenti, dovunque il passaggio umano lasci segnali dei gesti compiuti, delle attese spasmodiche, di momenti vuoti, del relax molle, delle voglie impellenti. Improvvisi ma ipnotizzati dal tempo, gli oggetti appaiono come impronte colorate di materia densa, volumi plasticamente pieni che conservano memoria di quanto accaduto. Sono il prolungamento ideale delle persone che hanno letto, bevuto, mangiato, osservato, fotografato, scritto, fumato, scopato in quelle stanze. Forse di una sola persona. Forse di una coppia. Al dunque, diamoci le risposte che vogliamo: perchè poco conta perseverare sui retroscena che riguardano, invece, la nostra libera immaginazione, l’idea che ci facciamo del prima e dopo di una storia.
I quadri si trasformano così in piattaforme indiziarie, passaggi silenti di un decorso visivo ai confini del giallo. O almeno, questo si percepisce davanti alla sospensione metafisica degli oggetti, davanti al loro galleggiare nell'istante infinito del prologo fotografico. Nessuna persona in scena ma soltanto le impronte del loro passaggio: una bottiglia svuotata a metà, la sigaretta non finita, i resti tiepidi nel piatto, tutto per indicare avvenimenti che si sono "bloccati" durante il loro incedere. E' la vita, niente di più niente di meno. Ma una vita che scoviamo come silenziosi voyeur dietro l'uscio, spiando le assenze tangibili, i resti di una festa o un incontro a due, le scie di una giornata solitaria, qualche interrogativo insoluto. Ogni set racchiude una verità sconcertante per naturalezza e riconoscibilità. Eppure lo sconcerto del banale si trasforma in tensione dell'anomalia sottesa, come se i conti non tornassero e qualcosa rimanesse fuori dal piano d'origine.
26
maggio 2005
Enrico Guarino – Gruppi di oggetti in un interno
Dal 26 maggio al 22 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTURARTE
Nepi, Via Settevene Palo, 1a, (Viterbo)
Nepi, Via Settevene Palo, 1a, (Viterbo)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 9-18. Sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
26 Maggio 2005, ore 21
Autore
Curatore



