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Uso, abuso, disuso e riuso dei beni culturali
A che serve oggi un’opera d’arte? Qual è la sua funzione sociale? A che servono i musei? Come si vive, si consuma, si conosce e riconosce l’arte? Quali sono i suoi luoghi? Che ruolo possono e devono avere le tecnologie nella fruizione dell’opera d’arte?
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Master in Ideazione, Management e Marketing degli eventi culturali
Dipartimento di Sociologia e Comunicazione
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
in collaborazione con
Aci
Capitalia
Gioco del Lotto -Lottomatica
Rialto Sant’Ambrogio
Vodafone
PRESENTA
Uso, abuso, disuso e riuso dei beni culturali. Istituzioni museali e nuove zone di consumo dell’opera d’arte
A che serve oggi un’opera d’arte? Qual è la sua funzione sociale? A che servono i musei? Come si vive, si consuma, si conosce e riconosce l’arte? Quali sono i suoi luoghi? Che ruolo possono e devono avere le tecnologie nella fruizione dell’opera d’arte?
INTERVENGONO
MARTEDÌ 31 MAGGIO
Alberto Abruzzese ∙ Simonetta Lux ∙ Dario Evola ∙ Gian Piero Jacobelli ∙ Francesco Antinucci ∙ Madel Crasta ∙ Alessandra Criconia ∙ Dobrila Denegri ∙ Carla Subrizi ∙ Mario Pieroni ∙ Franco Speroni ∙ Luisa Valeriani
MERCOLEDÌ 1 GIUGNO
Roberto Antonelli ∙ Danilo Eccher ∙ Maria Vergiani ∙ Vincenzo Chiarandà ∙ Anna Stuart Tovini ∙ Flaminia Gennari ∙ Bartolomeo Pietromarchi ∙ Rossana Rummo ∙ Vincenzo Vita ∙ Giovanna Maniezzo ∙ Gigliola Fioravanti ∙ Ledo Prato ∙ Nevio Schiavone ∙ Serenita Papaldo ∙ Livio Vanghetti
Viviamo una fase di estremo disagio in ogni settore – universitario, istituzionale e imprenditoriale – che tocchi o sia toccato dalla situazione in atto nel sistema nazionale dei beni culturali. Questa situazione di crisi va letta in una più generale crisi di riflessione sulle forme culturali del tempo presente.
Il nostro convegno intende discutere su questa crisi assumendo il “museo” come lo spazio reale e metaforico in cui è possibile cogliere la natura dei problemi più generali che saremmo chiamati a risolvere sul piano dei contenuti e delle scelte che dovremmo compiere sul piano degli strumenti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito in modo sempre più netto a una sorta di esodo dell’aura delle opere d’arte in zone di consumo che sembrano non potere avere più nulla in comune con il contenuto originario di quelle stesse opere e dei loro canoni. Questo risultato non può non turbare chi pensa a quel tipo di “oggetti” che un insieme di valori e leggi pubbliche definiscono “bene culturale”. In questo quadro, tuttavia, anche le proposte di libri, musei e mostre che più si aprono all’esterno di sé sembrano troppo distanti da luoghi e forme di fruizione culturale nate interamente fuori dai loro confini e incapaci di dialogare con la loro sensibilità storica, critica, estetica. E spesso radicalmente disinteressate a farlo.
La distinzione fra cultura d’elite e cultura di massa è divenuta sempre meno significativa: mentre la prima tenta di intrattenersi con la seconda, questa ha iniziato un processo innovativo che sfugge ad ogni dimensione nazional-popolare. Il sensibile mutamento dei contenuti e dei criteri valutativi dei beni culturali non riesce a inseguire l’intensità e estensione dei mutamenti complessivi della società dei consumi e delle reti. Sono cambiati persino i valori a cui ci si è richiamati negli anni passati per includere nel novero dei beni storici e artistici altre forme di fruizione culturale: le innovazioni tecnologiche sembrano favorire sempre più una definizione di cultura che fuoriesce in tutto dai perimetri gerarchici e tuttavia universalistici che hanno dato luogo alla stessa definizione di bene culturale.
Oggi la vocazione al presente dei media evidenzia la estrema difficoltà di riportare i beni culturali ancora e soltanto dentro una visione storica, sapienziale, conservativa. Il Convegno si basa su questa premessa per affrontare il rapporto con cui le istituzioni civili hanno legato e tuttora legano tra loro la consistenza fisica e la consistenza culturale, simbolica, dei beni di cui si fanno carico in nome dell’interesse pubblico: nella società post-industriale questo rapporto sta vivendo profonde trasformazioni sino ad assegnare un ruolo sempre più rilevante ai beni immateriali e affettivi ma sempre meno rilevante per la sfera pubblica.
Stato, ricerca scientifica, formazione professionale, amministrazioni e impresa possono ancora limitarsi all’obiettivo di far conoscere la cultura dentro una sola cornice identitaria? Dentro un sicuro, precostituito senso di appartenenza? Possono pensare soltanto a come consumare il proprio patrimonio (forme, memorie, linguaggi), a come mantenerlo attraverso un suo consumo garantito? Forse non basta più: ne’ per trovare le risorse che sono sempre mancate, e tendono drammaticamente a diminuire, ne’ per cogliere e fronteggiare i mutamenti epocali che stiamo attraversando.
Le teorie e strategie di pubblico usate dalle tradizioni museali sembrano mancare sempre più di fondamento: i consumi si diversificano in molteplici derive che hanno tuttavia una dimensione stratelevisiva e stramondana difficilmente riconducibili alle tradizioni urbane della scrittura e dei suoi modelli didattici e educativi. Questi i temi. Ma con lo scopo di sollecitare altri punti di vista e metterli a confronto
Il convegno rientra nelle iniziative che il Master in Ideazione, Management e Marketing degli eventi culturali, diretto dal prof Alberto Abruzzese e promosso dal Dipartimento di sociologia e comunicazione, Università degli studi di Roma “La Sapienza”, propone ai suoi iscritti.
Una presa di contatto diretta con i temi più attuali della fruizione culturale e con esperti e manager che di questo si occupano. Un’occasione ulteriore di formazione vissuta nel vivo dei problemi espressivi, istituzionali, professionali e politico-culturali che più ci interessano e coinvolgono.
Dipartimento di Sociologia e Comunicazione
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
in collaborazione con
Aci
Capitalia
Gioco del Lotto -Lottomatica
Rialto Sant’Ambrogio
Vodafone
PRESENTA
Uso, abuso, disuso e riuso dei beni culturali. Istituzioni museali e nuove zone di consumo dell’opera d’arte
A che serve oggi un’opera d’arte? Qual è la sua funzione sociale? A che servono i musei? Come si vive, si consuma, si conosce e riconosce l’arte? Quali sono i suoi luoghi? Che ruolo possono e devono avere le tecnologie nella fruizione dell’opera d’arte?
INTERVENGONO
MARTEDÌ 31 MAGGIO
Alberto Abruzzese ∙ Simonetta Lux ∙ Dario Evola ∙ Gian Piero Jacobelli ∙ Francesco Antinucci ∙ Madel Crasta ∙ Alessandra Criconia ∙ Dobrila Denegri ∙ Carla Subrizi ∙ Mario Pieroni ∙ Franco Speroni ∙ Luisa Valeriani
MERCOLEDÌ 1 GIUGNO
Roberto Antonelli ∙ Danilo Eccher ∙ Maria Vergiani ∙ Vincenzo Chiarandà ∙ Anna Stuart Tovini ∙ Flaminia Gennari ∙ Bartolomeo Pietromarchi ∙ Rossana Rummo ∙ Vincenzo Vita ∙ Giovanna Maniezzo ∙ Gigliola Fioravanti ∙ Ledo Prato ∙ Nevio Schiavone ∙ Serenita Papaldo ∙ Livio Vanghetti
Viviamo una fase di estremo disagio in ogni settore – universitario, istituzionale e imprenditoriale – che tocchi o sia toccato dalla situazione in atto nel sistema nazionale dei beni culturali. Questa situazione di crisi va letta in una più generale crisi di riflessione sulle forme culturali del tempo presente.
Il nostro convegno intende discutere su questa crisi assumendo il “museo” come lo spazio reale e metaforico in cui è possibile cogliere la natura dei problemi più generali che saremmo chiamati a risolvere sul piano dei contenuti e delle scelte che dovremmo compiere sul piano degli strumenti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito in modo sempre più netto a una sorta di esodo dell’aura delle opere d’arte in zone di consumo che sembrano non potere avere più nulla in comune con il contenuto originario di quelle stesse opere e dei loro canoni. Questo risultato non può non turbare chi pensa a quel tipo di “oggetti” che un insieme di valori e leggi pubbliche definiscono “bene culturale”. In questo quadro, tuttavia, anche le proposte di libri, musei e mostre che più si aprono all’esterno di sé sembrano troppo distanti da luoghi e forme di fruizione culturale nate interamente fuori dai loro confini e incapaci di dialogare con la loro sensibilità storica, critica, estetica. E spesso radicalmente disinteressate a farlo.
La distinzione fra cultura d’elite e cultura di massa è divenuta sempre meno significativa: mentre la prima tenta di intrattenersi con la seconda, questa ha iniziato un processo innovativo che sfugge ad ogni dimensione nazional-popolare. Il sensibile mutamento dei contenuti e dei criteri valutativi dei beni culturali non riesce a inseguire l’intensità e estensione dei mutamenti complessivi della società dei consumi e delle reti. Sono cambiati persino i valori a cui ci si è richiamati negli anni passati per includere nel novero dei beni storici e artistici altre forme di fruizione culturale: le innovazioni tecnologiche sembrano favorire sempre più una definizione di cultura che fuoriesce in tutto dai perimetri gerarchici e tuttavia universalistici che hanno dato luogo alla stessa definizione di bene culturale.
Oggi la vocazione al presente dei media evidenzia la estrema difficoltà di riportare i beni culturali ancora e soltanto dentro una visione storica, sapienziale, conservativa. Il Convegno si basa su questa premessa per affrontare il rapporto con cui le istituzioni civili hanno legato e tuttora legano tra loro la consistenza fisica e la consistenza culturale, simbolica, dei beni di cui si fanno carico in nome dell’interesse pubblico: nella società post-industriale questo rapporto sta vivendo profonde trasformazioni sino ad assegnare un ruolo sempre più rilevante ai beni immateriali e affettivi ma sempre meno rilevante per la sfera pubblica.
Stato, ricerca scientifica, formazione professionale, amministrazioni e impresa possono ancora limitarsi all’obiettivo di far conoscere la cultura dentro una sola cornice identitaria? Dentro un sicuro, precostituito senso di appartenenza? Possono pensare soltanto a come consumare il proprio patrimonio (forme, memorie, linguaggi), a come mantenerlo attraverso un suo consumo garantito? Forse non basta più: ne’ per trovare le risorse che sono sempre mancate, e tendono drammaticamente a diminuire, ne’ per cogliere e fronteggiare i mutamenti epocali che stiamo attraversando.
Le teorie e strategie di pubblico usate dalle tradizioni museali sembrano mancare sempre più di fondamento: i consumi si diversificano in molteplici derive che hanno tuttavia una dimensione stratelevisiva e stramondana difficilmente riconducibili alle tradizioni urbane della scrittura e dei suoi modelli didattici e educativi. Questi i temi. Ma con lo scopo di sollecitare altri punti di vista e metterli a confronto
Il convegno rientra nelle iniziative che il Master in Ideazione, Management e Marketing degli eventi culturali, diretto dal prof Alberto Abruzzese e promosso dal Dipartimento di sociologia e comunicazione, Università degli studi di Roma “La Sapienza”, propone ai suoi iscritti.
Una presa di contatto diretta con i temi più attuali della fruizione culturale e con esperti e manager che di questo si occupano. Un’occasione ulteriore di formazione vissuta nel vivo dei problemi espressivi, istituzionali, professionali e politico-culturali che più ci interessano e coinvolgono.
31
maggio 2005
Uso, abuso, disuso e riuso dei beni culturali
Dal 31 maggio al primo giugno 2005
incontro - conferenza
Location
MUSEO HENDRIK CHRISTIAN ANDERSEN
Roma, Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, (Roma)
Roma, Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, (Roma)
Orario di apertura
ore 10-18
Vernissage
31 Maggio 2005, ore 10



