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Guy Lydster
interessato da sempre alla rappresentazione del movimento, trans-figura i suoi soggetti mostrandoci l’eterno stato di trasformazione presente nei pensieri della mente e nelle movenze dei corpi
Comunicato stampa
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Guy Lydster opere recenti.
Compito dell’opera d’arte è creare una diversa, inedita percezione del mondo che ci circonda. In questo passaggio fra una realtà ed un’altra la scultura svolge un ruolo di fondamentale importanza. La sua presenza favorisce − nel suo contemporaneo operare e collocarsi nello spazio − la modificazione, la trasformazione ed il cambiamento. Il modo con il quale si configura le permette di essere il veicolo di questa trasformazione e ne costituisce, allo stesso tempo, il suo carattere essenziale. Il suo accadere e collocarsi genera scenari alternativi di costruzione di luoghi e riferimenti altri, creando nuove relazioni fra forme e spazio.
È partendo da questa indagine − sui coinvolgimenti fra spazio e scultura e sul conseguente concetto di modificazione intesa sia come espressione di una stato altro della realtà che ci circonda, sia delle implicazioni che genera nello spettatore − che si concentra, il lavoro di Guy Lydster. Come accade nell’opera di alcuni musicisti e poeti contemporanei, volti ad esplorare nuove metodi compositivi, le sue opere ci propongono un mondo di forme disegnate e costruite dalla combinazione e dal contrasto di flussi di forze che modellano, scavano e costruiscono il soggetto. Guy, interessato da sempre alla rappresentazione del movimento, trans-figura i suoi soggetti mostrandoci l’eterno stato di trasformazione presente nei pensieri della mente e nelle movenze dei corpi. Essi vengono attentamente analizzati e descritti nella serie delle «Farfalle» o dei «Pesci» o nello studio della materializzazione e smaterializzazione dei percorsi della psiche evidenti nella serie delle «Teste». L’espressione di queste forme “cristallizzate” di un attimo di volo, di una pinneggiata o di una articolata struttura del pensiero o di una emozione, origina un nuovo vocabolario di forme che conferiscono ad ogni singola opera un linguaggio del tutto personale che, a sua volta, accresce il già ampio spettro espressivo della scultura come arte.
Primo risultato di questo personale campo d’osservazione, è la costruzione di una nuova interfaccia con l’opera osservata, che apre ai processi di analisi psicologica tipici di altre espressioni d’arte e che si pone come obiettivo la costruzione di una diversa struttura della percezione. Grazie alle linee di forza, l’osservatore è allo stesso tempo testimone e protagonista di quel processo di trans-figurazione che è la rivelazione di un altro mondo, quello dell’inconscio. La rivelazione dell’aspetto più privato dei modi attraverso i quali si costruisce il percorso interiore che avvicina l’artista allo spettatore e lo spettatore all’artista. La cristallizzazione dell’attimo, la manifestazione di un transitorio metafisico, porta la scultura a manifestarsi come stratigrafica testimonianza delle osservazioni personali e private registrando le nostre esperienze presenti come (pre)visioni del futuro. La forza scaturita dalle evoluzioni delle forme generate dai flussi presenti nel dinamismo del movimento fisico o nella “staticità” del pensiero, trasforma l’osservatore da “semplice” spettatore passivo, ad attore protagonista coinvolto direttamente nei processi espressivi. L’oggetto scolpito diventa così per Guy, un medium capace − allo stesso modo di una capsula spaziale − di fare dell’osservatore un viaggiatore nello spazio, destinato a muoversi dal mondo della luce a quello dell’ombra, da quello della fisicità materica a quello etereo della psiche. La scelta della materia conclude organicamente questa ricerca; sia essa pietra o creta, ci mostra nelle sue articolate tecniche di lavorazione come il pieno ed il vuoto si cerchino traendo l’uno dall’altro la forza di esprimere la loro presenza/assenza.
Luca Rivalta
Compito dell’opera d’arte è creare una diversa, inedita percezione del mondo che ci circonda. In questo passaggio fra una realtà ed un’altra la scultura svolge un ruolo di fondamentale importanza. La sua presenza favorisce − nel suo contemporaneo operare e collocarsi nello spazio − la modificazione, la trasformazione ed il cambiamento. Il modo con il quale si configura le permette di essere il veicolo di questa trasformazione e ne costituisce, allo stesso tempo, il suo carattere essenziale. Il suo accadere e collocarsi genera scenari alternativi di costruzione di luoghi e riferimenti altri, creando nuove relazioni fra forme e spazio.
È partendo da questa indagine − sui coinvolgimenti fra spazio e scultura e sul conseguente concetto di modificazione intesa sia come espressione di una stato altro della realtà che ci circonda, sia delle implicazioni che genera nello spettatore − che si concentra, il lavoro di Guy Lydster. Come accade nell’opera di alcuni musicisti e poeti contemporanei, volti ad esplorare nuove metodi compositivi, le sue opere ci propongono un mondo di forme disegnate e costruite dalla combinazione e dal contrasto di flussi di forze che modellano, scavano e costruiscono il soggetto. Guy, interessato da sempre alla rappresentazione del movimento, trans-figura i suoi soggetti mostrandoci l’eterno stato di trasformazione presente nei pensieri della mente e nelle movenze dei corpi. Essi vengono attentamente analizzati e descritti nella serie delle «Farfalle» o dei «Pesci» o nello studio della materializzazione e smaterializzazione dei percorsi della psiche evidenti nella serie delle «Teste». L’espressione di queste forme “cristallizzate” di un attimo di volo, di una pinneggiata o di una articolata struttura del pensiero o di una emozione, origina un nuovo vocabolario di forme che conferiscono ad ogni singola opera un linguaggio del tutto personale che, a sua volta, accresce il già ampio spettro espressivo della scultura come arte.
Primo risultato di questo personale campo d’osservazione, è la costruzione di una nuova interfaccia con l’opera osservata, che apre ai processi di analisi psicologica tipici di altre espressioni d’arte e che si pone come obiettivo la costruzione di una diversa struttura della percezione. Grazie alle linee di forza, l’osservatore è allo stesso tempo testimone e protagonista di quel processo di trans-figurazione che è la rivelazione di un altro mondo, quello dell’inconscio. La rivelazione dell’aspetto più privato dei modi attraverso i quali si costruisce il percorso interiore che avvicina l’artista allo spettatore e lo spettatore all’artista. La cristallizzazione dell’attimo, la manifestazione di un transitorio metafisico, porta la scultura a manifestarsi come stratigrafica testimonianza delle osservazioni personali e private registrando le nostre esperienze presenti come (pre)visioni del futuro. La forza scaturita dalle evoluzioni delle forme generate dai flussi presenti nel dinamismo del movimento fisico o nella “staticità” del pensiero, trasforma l’osservatore da “semplice” spettatore passivo, ad attore protagonista coinvolto direttamente nei processi espressivi. L’oggetto scolpito diventa così per Guy, un medium capace − allo stesso modo di una capsula spaziale − di fare dell’osservatore un viaggiatore nello spazio, destinato a muoversi dal mondo della luce a quello dell’ombra, da quello della fisicità materica a quello etereo della psiche. La scelta della materia conclude organicamente questa ricerca; sia essa pietra o creta, ci mostra nelle sue articolate tecniche di lavorazione come il pieno ed il vuoto si cerchino traendo l’uno dall’altro la forza di esprimere la loro presenza/assenza.
Luca Rivalta
14
maggio 2005
Guy Lydster
Dal 14 maggio al 02 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE 18
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Bologna, Via San Felice, 18, (Bologna)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 15,30-19,30
Vernissage
14 Maggio 2005, ore 19
Autore



