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Piccolo Formato 4
Gli artisti Gaetano Brundu, Gino Frogheri, Rosalba Mura, Igino Panzino, Maria Spissu Nilson si sono cimentati nella realizzazione di opere della misura di 10×10 cm.
Comunicato stampa
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Piccolo è bello. Ma per un’"arte in formato tascabile" è richiesto un estro in miniatura? Difficile affermarlo, più arduo dimostrarlo e soprattutto accertarlo.
Ci torna subito in mente Bill Bernbach (1911-1982), il famoso pubblicitario che rese celebre il Maggiolino Wolkswagen con la campagna "Think small" in un'epoca (gli anni Sessanta) in cui, allora come adesso, spadroneggiava il "grande" come categoria di pensiero: l’entità direttamente proporzionale al valore di un oggetto. Anche l'arte di oggi, quella che si vende, si basa sempre più sull'impatto abnorme, sull'ingombro come capacità; ma spesso il rapporto diventa inversamente proporzionale: "se non hai niente da dire, dillo forte!".
O forse l’idea di concentrare stile e creatività in una superficie ridotta, sia nell'ampiezza fisica del quadro sia nell'impostazione concettuale dei soggetti affrontati, fa tremare operatori artistici e fruitori? L’invito a misurarsi con il microformato rappresenta un necessario segnale di tranquilla rivolta. Più il mercato diventa politica macro-economica in continua espansione e si globalizza, conquista multinazionali e continenti, più l'utopia si rivolge alla micro-concentrazione di significato.
Si cerca così, con l’iniziativa "Piccolo formato", di puntare più sul "restringimento" o "contrazione" dell'opera, piuttosto che sulla vastità delle superfici, portando necessariamente gli artisti a lavorare in profondità.
L’obiettivo micro-arte fu inseguito da Bruno Munari il quale, intorno al 1958, realizzò alcune "sculture da viaggio", una sorta di origami geometrici ripiegabili e tascabili. Ma già in passato il termine francese miniature invalse nel XVIII secolo per designare talune illustrazioni, minutamente definite, a volte dipinte su scatolette in metallo prezioso, sebbene la voce "miniare" - già utilizzata da Cennino Cennini alla fine del XIV secolo per indicare il dipingere e sottolineare in rosso, col minio, il titolo di un libro – indicasse immagini di piccolo formato, dipinte nei volumi stessi.
Come in altre iniziative promosse dalla Galleria G28, l’accento va allora posto più sul concetto di misura unica per una serie di opere, profondamente omogenea per statuto (il formato, appunto) e solo apparentemente disomogenea
per quanto riguarda i nomi - Igino Panzino, Maria Spissu Nilson, Gaetano Brundu, Gino Frogheri e Rosalba Mura -, le tecniche o i temi trattati. Il canone stesso del taglio 10x10, infatti, nasconde la sotterranea volontà ordinatrice e stabilizzatrice di una situazione. Ad ogni modo la proposta non limita tali artisti - coordinati per l’occasione da Gianni Atzeni - i quali restano liberi di rivelarsi, ognuno secondo la propria cifra stilistica. Lente di ingrandimento, dunque, su mondi in miniatura che riproducono in fondo verità soggettive, quasi a ricordare all’uomo che la sua opera non è altro che una piccola goccia nel mare magnum del presente.
Giorgia Atzeni
Ci torna subito in mente Bill Bernbach (1911-1982), il famoso pubblicitario che rese celebre il Maggiolino Wolkswagen con la campagna "Think small" in un'epoca (gli anni Sessanta) in cui, allora come adesso, spadroneggiava il "grande" come categoria di pensiero: l’entità direttamente proporzionale al valore di un oggetto. Anche l'arte di oggi, quella che si vende, si basa sempre più sull'impatto abnorme, sull'ingombro come capacità; ma spesso il rapporto diventa inversamente proporzionale: "se non hai niente da dire, dillo forte!".
O forse l’idea di concentrare stile e creatività in una superficie ridotta, sia nell'ampiezza fisica del quadro sia nell'impostazione concettuale dei soggetti affrontati, fa tremare operatori artistici e fruitori? L’invito a misurarsi con il microformato rappresenta un necessario segnale di tranquilla rivolta. Più il mercato diventa politica macro-economica in continua espansione e si globalizza, conquista multinazionali e continenti, più l'utopia si rivolge alla micro-concentrazione di significato.
Si cerca così, con l’iniziativa "Piccolo formato", di puntare più sul "restringimento" o "contrazione" dell'opera, piuttosto che sulla vastità delle superfici, portando necessariamente gli artisti a lavorare in profondità.
L’obiettivo micro-arte fu inseguito da Bruno Munari il quale, intorno al 1958, realizzò alcune "sculture da viaggio", una sorta di origami geometrici ripiegabili e tascabili. Ma già in passato il termine francese miniature invalse nel XVIII secolo per designare talune illustrazioni, minutamente definite, a volte dipinte su scatolette in metallo prezioso, sebbene la voce "miniare" - già utilizzata da Cennino Cennini alla fine del XIV secolo per indicare il dipingere e sottolineare in rosso, col minio, il titolo di un libro – indicasse immagini di piccolo formato, dipinte nei volumi stessi.
Come in altre iniziative promosse dalla Galleria G28, l’accento va allora posto più sul concetto di misura unica per una serie di opere, profondamente omogenea per statuto (il formato, appunto) e solo apparentemente disomogenea
per quanto riguarda i nomi - Igino Panzino, Maria Spissu Nilson, Gaetano Brundu, Gino Frogheri e Rosalba Mura -, le tecniche o i temi trattati. Il canone stesso del taglio 10x10, infatti, nasconde la sotterranea volontà ordinatrice e stabilizzatrice di una situazione. Ad ogni modo la proposta non limita tali artisti - coordinati per l’occasione da Gianni Atzeni - i quali restano liberi di rivelarsi, ognuno secondo la propria cifra stilistica. Lente di ingrandimento, dunque, su mondi in miniatura che riproducono in fondo verità soggettive, quasi a ricordare all’uomo che la sua opera non è altro che una piccola goccia nel mare magnum del presente.
Giorgia Atzeni
14
maggio 2005
Piccolo Formato 4
Dal 14 al 28 maggio 2005
Location
G28 GALLERY – PALAZZO MARINI
Cagliari, Via Ada Negri, 28, (Cagliari)
Cagliari, Via Ada Negri, 28, (Cagliari)
Vernissage
14 Maggio 2005, ore 18.30



