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Simone Pellegrini – Trenta Moggi
Le sue opere si presentano come spesse carte intelate, su cui sono stati impressi – non pitturati – dei disegni ottenuti da matrici
Comunicato stampa
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Il giorno 21 Maggio 2005 alle ore 18 si apre a Seregno, in Galleria Mazzini 6, presso la galleria d’arte gestita dai coniugi Sergio e Thanh Thao Mandelli, una mostra personale dell’artista Simone Pellegrini.
Nato nel 1972, Simone Pellegrini si diploma all’Accademia di Belle Arti di Urbino nell’anno 2000.
Subito notato fra i giovani artisti più interessanti, presente a numerose rassegne di arte conemporanea (ad es. premio Lissone 2003), si distingue per una scelta che in un certo senso va in opposizione alle tendenze della Nuova Figurazione Italiana, portata avanti da molti giovani artisti italiani.
Le sue opere si presentano come spesse carte intelate, su cui sono stati impressi – non pitturati – dei disegni ottenuti da matrici.
Le immagini tendono a riprodurre scene di vita quotidiana appartenente piuttosto al mito e a quello degli archetipi, non perfettamente identificabile nel tempo e nello spazio.
Vengono così narrate vicende che parlano di esistenze colte al primo albore della vita, alle prese con i problemi della sussistenza primaria, la caccia, la violenza, la sopraffazione, il sesso.
Le immagini sono forti, eleganti, contrassegnati dai colori dominanti del nero e del rosso.
Dice di lui Sandro Parmiggiani: Spira, nelle opere di Simone Pellegrini, il vento di un universo allucinato. Persone, Animali, piante, minerali, si ammassano e si concentrano, sospinti da un impulso interiore cui non si può resistere e attratti da una forza magnetica a noi sconosciuta. Mettono in scena, questi reietti abitatori di una terra inospitale, una rappresentazione che ha l’arcaico sapore e l’energia vitale del mito e del rito, e che pare il sinistro annuncio di una barbarie, di una condizione ferina dell’umano, che non sappiamo se essere immagine evocata da un passato remoto o visione di ciò che ci aspetta dietro l’angolo della storia.
E Ivan Quaroni: I pittogrammi antropomorfi di Pellegrini, disegnati a matita e a carbone dall’artista, con tracce organiche di colore a ravvivare l’aere perso dei suoi tableau, rievocano le miniature mefievali e, altresì, l’incedere paratattico dei bassorilievi tardo antichi e paleocristiani, le scene dei cicli delle stagioni e dello zodiaco, mentre lo stile s’apparenta piuttosto ai moduli disegnativi di gusto secessionista, allo Schiele e a certe tavole di nudi ellenici pubblicati su Ver Sacrum. E, tuttavia, la fragranza organica degli olii e dei pulviscoli di carbone, così come la scelta di un supporto povero quale la carta, fanno dell’arte di Pellegrini un episodio unico nello sceario attuale della figurazione italiana.
Nato nel 1972, Simone Pellegrini si diploma all’Accademia di Belle Arti di Urbino nell’anno 2000.
Subito notato fra i giovani artisti più interessanti, presente a numerose rassegne di arte conemporanea (ad es. premio Lissone 2003), si distingue per una scelta che in un certo senso va in opposizione alle tendenze della Nuova Figurazione Italiana, portata avanti da molti giovani artisti italiani.
Le sue opere si presentano come spesse carte intelate, su cui sono stati impressi – non pitturati – dei disegni ottenuti da matrici.
Le immagini tendono a riprodurre scene di vita quotidiana appartenente piuttosto al mito e a quello degli archetipi, non perfettamente identificabile nel tempo e nello spazio.
Vengono così narrate vicende che parlano di esistenze colte al primo albore della vita, alle prese con i problemi della sussistenza primaria, la caccia, la violenza, la sopraffazione, il sesso.
Le immagini sono forti, eleganti, contrassegnati dai colori dominanti del nero e del rosso.
Dice di lui Sandro Parmiggiani: Spira, nelle opere di Simone Pellegrini, il vento di un universo allucinato. Persone, Animali, piante, minerali, si ammassano e si concentrano, sospinti da un impulso interiore cui non si può resistere e attratti da una forza magnetica a noi sconosciuta. Mettono in scena, questi reietti abitatori di una terra inospitale, una rappresentazione che ha l’arcaico sapore e l’energia vitale del mito e del rito, e che pare il sinistro annuncio di una barbarie, di una condizione ferina dell’umano, che non sappiamo se essere immagine evocata da un passato remoto o visione di ciò che ci aspetta dietro l’angolo della storia.
E Ivan Quaroni: I pittogrammi antropomorfi di Pellegrini, disegnati a matita e a carbone dall’artista, con tracce organiche di colore a ravvivare l’aere perso dei suoi tableau, rievocano le miniature mefievali e, altresì, l’incedere paratattico dei bassorilievi tardo antichi e paleocristiani, le scene dei cicli delle stagioni e dello zodiaco, mentre lo stile s’apparenta piuttosto ai moduli disegnativi di gusto secessionista, allo Schiele e a certe tavole di nudi ellenici pubblicati su Ver Sacrum. E, tuttavia, la fragranza organica degli olii e dei pulviscoli di carbone, così come la scelta di un supporto povero quale la carta, fanno dell’arte di Pellegrini un episodio unico nello sceario attuale della figurazione italiana.
21
maggio 2005
Simone Pellegrini – Trenta Moggi
Dal 21 maggio al 20 giugno 2005
arte contemporanea
Location
MANDELLI ARTE CONTEMPORANEA
Seregno, Via Giuseppe Garibaldi, 89, (Milano)
Seregno, Via Giuseppe Garibaldi, 89, (Milano)
Orario di apertura
dal martedi al sabato 15,30-19,30; domenica su appuntamento
Vernissage
21 Maggio 2005, ore 18
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