Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Mattia Moreni – L’ultimo grido. Perché Opere 1987-1998
un’affascinante viaggio alla scoperta dell’ultime opere di Mattia Moreni, dedicata a chi vuole conoscere qualcosa in più sulla sua storia e a chi vuole farsi un’idea di che cosa ha in serbo per noi l’arte del futuro
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si riaccendono i riflettori sull’ultimo grande maestro del secolo scorso. Venerdì 13 maggio, alle ore 17.30, la Galleria d’Arte Maggiore di Bologna, inaugura la mostra dedicata a Mattia Moreni. Protagonista del panorama europeo del ‘900, l’esposizione - presentata da Franco e Roberta Calarota - propone un’affascinante viaggio alla scoperta dell’ultime opere di Mattia Moreni, dedicata a chi vuole conoscere qualcosa in più sulla sua storia e a chi vuole farsi un’idea di che cosa ha in serbo per noi l’arte del futuro.
A far da padrino all’evento anche un ammiratore d’eccezione come Alessandro Bergonzoni, che per una volta ha tolto i panni dell’attore per calarsi in quelli di “critico d’arte” e con la sua prosa esuberante ha dedicato a Mattia Moreni un testo inedito, contenuto all’interno del catalogo.
In ogni modo la critica ha provato ad etichettarlo: Mattia Moreni l’outsider, Mattia Moreni l’ultimo dei romantici. E per quanto queste definizioni lo rappresentino in parte, è difficile dare un’idea complessiva di chi è e di che cosa è stato per la storia dell’arte, Mattia Moreni. Lui che nei suoi quadri, con ironia e umile sfida, porta al limite la vanità dell’elucubrazione sui problemi teologici e filosofici di cui la critica ha invaso la pittura. Lui, che non può separare il pensiero dal fare pittorico. Lui, che non amava definirsi pittore, ma che spesso e volentieri ripeteva come il suo mestiere fosse quello di osservare. E possiamo confermare che come osservatore, Mattia Moreni è stato sicuramente molto lungimirante. Infatti, la sua opera racconta la storia dei nostri giorni vista dagli occhi di un bambino, ma pensata da una mente geniale, a volte un po’ dissacratoria, che guarda in faccia la vita e la morte. Ed è proprio in nome del futuro, che Moreni rifiuta ogni facile riflessione sul proprio già fatto e continua a cercare. L’ultimo grido. Perché?, il titolo della mostra - presentata dalla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna - ben rappresenta la prosa pittorica di Mattia Moreni, protagonista del panorama artistico europeo del secolo scorso. Senza alcuna ideologia cui votarsi, Mattia Moreni ha esercitato come pochi il “mestiere dell’attenzione”, riuscendo lui solo ad unire i fenomeni artistici alla storia che si crea nello scorrere dei giorni. La sua “gioia panica del dipingere”, “il regressivo consapevole” sono raccontati con una pittura che “deve essere illuminata al neon e funzionare come un video game”. Ed è proprio la pittura, l’interprete principale delle sue angosce, delle sue riflessioni, dei suoi deliri. Una pittura dotata di una nuova morbidezza infantile, tratta dal sogno della fanciullezza in cui si pesca l’indisciplina per inquinare la pulizia dei nuovi assunti geometrici. D’altra parte i quadri di Mattia Moreni non possono prescindere dalla sua prosa pittorica, perché il suo percorso è accompagnato da un ansia di ordine intellettivo. La molla che gli permette di andare avanti e di essere sempre anticipatore e innovatore è il dubbio, innesto necessario e manifesto del suo fare pittura. Ma il lavoro di Mattia Moreni, prima ancora che una risposta agli interrogativi che lui stesso pone e al dilagante clima di alienazione – prefazione alla morte dell’arte –, è un potente sforzo di durata vitale. L’arte di Moreni partecipa alla vita in un rapporto di reciproca ricchezza, l’una abbellisce l’altra, ma su strutture non facilmente numerabili.
A far da padrino all’evento anche un ammiratore d’eccezione come Alessandro Bergonzoni, che per una volta ha tolto i panni dell’attore per calarsi in quelli di “critico d’arte” e con la sua prosa esuberante ha dedicato a Mattia Moreni un testo inedito, contenuto all’interno del catalogo.
In ogni modo la critica ha provato ad etichettarlo: Mattia Moreni l’outsider, Mattia Moreni l’ultimo dei romantici. E per quanto queste definizioni lo rappresentino in parte, è difficile dare un’idea complessiva di chi è e di che cosa è stato per la storia dell’arte, Mattia Moreni. Lui che nei suoi quadri, con ironia e umile sfida, porta al limite la vanità dell’elucubrazione sui problemi teologici e filosofici di cui la critica ha invaso la pittura. Lui, che non può separare il pensiero dal fare pittorico. Lui, che non amava definirsi pittore, ma che spesso e volentieri ripeteva come il suo mestiere fosse quello di osservare. E possiamo confermare che come osservatore, Mattia Moreni è stato sicuramente molto lungimirante. Infatti, la sua opera racconta la storia dei nostri giorni vista dagli occhi di un bambino, ma pensata da una mente geniale, a volte un po’ dissacratoria, che guarda in faccia la vita e la morte. Ed è proprio in nome del futuro, che Moreni rifiuta ogni facile riflessione sul proprio già fatto e continua a cercare. L’ultimo grido. Perché?, il titolo della mostra - presentata dalla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna - ben rappresenta la prosa pittorica di Mattia Moreni, protagonista del panorama artistico europeo del secolo scorso. Senza alcuna ideologia cui votarsi, Mattia Moreni ha esercitato come pochi il “mestiere dell’attenzione”, riuscendo lui solo ad unire i fenomeni artistici alla storia che si crea nello scorrere dei giorni. La sua “gioia panica del dipingere”, “il regressivo consapevole” sono raccontati con una pittura che “deve essere illuminata al neon e funzionare come un video game”. Ed è proprio la pittura, l’interprete principale delle sue angosce, delle sue riflessioni, dei suoi deliri. Una pittura dotata di una nuova morbidezza infantile, tratta dal sogno della fanciullezza in cui si pesca l’indisciplina per inquinare la pulizia dei nuovi assunti geometrici. D’altra parte i quadri di Mattia Moreni non possono prescindere dalla sua prosa pittorica, perché il suo percorso è accompagnato da un ansia di ordine intellettivo. La molla che gli permette di andare avanti e di essere sempre anticipatore e innovatore è il dubbio, innesto necessario e manifesto del suo fare pittura. Ma il lavoro di Mattia Moreni, prima ancora che una risposta agli interrogativi che lui stesso pone e al dilagante clima di alienazione – prefazione alla morte dell’arte –, è un potente sforzo di durata vitale. L’arte di Moreni partecipa alla vita in un rapporto di reciproca ricchezza, l’una abbellisce l’altra, ma su strutture non facilmente numerabili.
13
maggio 2005
Mattia Moreni – L’ultimo grido. Perché Opere 1987-1998
Dal 13 maggio al 15 luglio 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MAGGIORE
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Orario di apertura
lun. 16.30-19.30
mar.-sab. mattina 10.30-12.30 pomeriggio 16.30-19.30
Vernissage
13 Maggio 2005, ore 17,30
Autore



