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Giovanni Cavazzon – Ritratti
Vengono presentati oltre 40 quadri realizzati tra il 1982 ed il 2005
Comunicato stampa
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Si inaugura la mostra antologica di ritratti di Giovanni Cavazzon sabato 7 maggio,
alle ore 20.30, presso la Biblioteca Comunale di Cimadolmo (TV).
Sabato 21 maggio, alle ore 10.00 e 11.30 l'autore incontra gli alunni delle
scuole elementari e medie "Giocando con il ritratto" e alle 20.30 tiene
la conferenza aperta al pubblico: "Tiziano e Picasso nel ritratto".
La mostra è patrocinata dalla Regione del Veneto, dalla Provincia di Treviso, dal Comune
di Cimadolmo, dal Club UNESCO di Udine, in collaborazione con la Pro Loco di Cimadolmo.
Vengono presentati oltre 40 quadri realizzati tra il 1982 ed il 2005.
Questi alcuni commenti:
"Sono ritratti che vivono, che sconfessano la staticità tradizionale. Si percepisce l´affinità che essi hanno con una trascorsa attività di scenografo, per come egli sa porre in contatto lo spettatore con la figura rappresentata." (Carlo Sala)
"I ritratti di Cavazzon sono uno diverso dall’altro. Non perché i volti siano diversi: sarebbe facile. Sono diversi perché la ricerca psicologia e sociale di ogni personaggio dà vita ad una storia unica e irripetibile. Individuale. E individuabile nella tecnica, nel supporto, nei colori. Tanto che questi ritratti non sono soltanto “ritratti”, ma sono dei “quadri” perché superano l’ingabbiatura della rappresentazione del soggetto." (Giulio Belluz)
La mostra installata presso la biblioteca di Cimadolmo vuole avere un taglio ed una articolazione particolare, per far sì che non si tratti di una mera esibizione di volti e di esperienze tecniche, ma di un evento complesso, anche di carattere didattico.
I ritratti che saranno esposti (circa quaranta), rappresentano una mostra antologica che interessa vari periodi dell'attività del maestro Cavazzon, durante la quale si è misurato in diverse tecniche e tematiche.
La tradizione ci ha abituati a ritratti in cui i simboli del mestiere e le citazioni storiche esaltavano la posizione sociale del soggetto. Seguendo la nuova figurazione, l’indagine sul personaggio che ha compiuto lo ha portato invece all’esecuzione di quadri che sono spesso allegorici del personaggio nel suo ambiente, nelle sue passioni, nel suo rapporto con ciò che lo circonda (ad esempio, nel ritratto di Lucrezia e Filippo è raffigurato anche il loro cavallo, cioè la loro passione, non il mestiere).
Alcuni ritratti sono stati scelti per la soluzione tecnica: il ritratto non è solo “olio su tela”, ma può (e deve) sposare diverse tecniche, pur senza mai invadere il campo della fotografia (al di là della somiglianza, che pure deve restare assoluta ed univoca). Questo perché ogni soggetto, cioè ogni persona (o ogni personaggio?) è unico ed irripetibile. In altre parole, la molteplicità umana può (e deve) esprimersi attraverso una molteplicità di tecniche, meglio se personali e nuove.
Anche per queste ragioni in alcuni ritratti il volto si moltiplica, in un’evoluzione di quel modello tradizionale che spesso ci ha abituati ad una figurazione statica. Ma ad ogni mutamento di una nostra idea, di un nostro pensiero corrisponde un mutamento dei nostri tratti somatici ed il ritratto di Emanuela è emblematico della molteplicità del nostro aspetto interiore. Così come il triplice ritratto di bimbo, che ferma, come in un montaggio cinematografico, diverse espressioni: sappiamo tutti come un bimbo cambi d’improvviso umore e passi d’un soffio dal riso, al broncio, al pianto.
Il ritratto non è solo esibizione di sé, ma è anche espressione di sentimenti. La maternità è un tema che ritroviamo in ogni cultura. Nella nostra società il concetto pieno di maternità è spesso sacrificato dalle esigenze reali: il lavoro, l’asilo, e così via, spesso mortificano il rapporto tra la madre ed il figlio. Ecco allora che in alcune mamme nasce il desiderio di fissare un momento, un sentimento che possa restare immutato nel tempo e possa riempire quelle lacune create dalla vita.
Diversamente che nella foto (nella quale molto spesso non ci riconosciamo o ci troviamo ridicoli), nel ritratto - che non è immagine stereotipa - avviene il fenomeno del riconoscimento o del disvelamento del soggetto: attraverso un ritratto psicologico accade di trovare una mamma “gelosa“ per aver carpito quella mossetta che credeva di conoscere solo lei, ma che è tipica ed univoca di quel bambino che tuttavia è già persona e personaggio; o capita che il soggetto adulto, abituato a vedere se stesso attraverso lo specchio, si veda finalmente con gli occhi di un altro e dica “ma allora, sono proprio così?”.
Per alcuni, il ritratto è un ricordo di chi non c’è. Il committente in questo caso vuole ristabilire un contatto con la persona amata e si affida non già ad un fotografo che gli riproduca “in grande” una fotografia, ma ad un pittore che sappia andare al di là della somiglianza fisionomica (che pure necessariamente egli ricava dalla fotografia stessa) e faccia tornare in vita quello sguardo o quel vezzo tanto amati. La finestra dei ricordi ritrae non soltanto una donna mancata all’affetto dei suoi cari, ma descrive il luogo (il timbro sulla vecchia foto della carta d’identità) e l’albero genealogico (sua figlia andava, da piccola, a giocare sul leoncino e sua madre cuciva dietro a quella finestra, a quel tempo aperta), ovvero descrive il legame e la continuità della vita, nonostante tutto.
In buona sostanza, il ritratto è un modo per entrare nelle persone, per indagare tra i vari strati sociali: è di fatto lo studio di una società e di un costume.
A questo punto entra in gioco lo spirito didattico di Cavazzon, ereditato da una lunga attività di insegnante. Nell’àmbito della mostra ci saranno infatti alcuni incontri con i bambini delle scuole elementari, con i ragazzi delle medie e con gli adulti per mostrare - a più livelli - la valenza del ritratto.
I bambini hanno sempre il desiderio di raffigurare la mamma o il papà. Lo fanno spesso con pochi segni, a nulla importare la somiglianza: per loro il babbo è indiscutibilmente quello! Spesso noi adulti interveniamo a correggere (perché non ha le gambe così corte!), di fatto inibendo lo scrigno prezioso della libertà e della fantasia del bambino. Scopo di questo incontro è di fornire alcune chiavi di lettura ed alcuni accorgimenti pratici e piacevoli che permettano a loro stessi di indagare ulteriormente sul ritratto di papà. In questo modo i bambini, e poi anche i ragazzi - con un diverso approccio - possono superare alcune difficoltà tecniche ed avere maggiore soddisfazione e quindi prendere maggiore fiducia in sé.
L’adulto può essere guidato e condotto ad una lettura più corretta del ritratto, perché spesso tende a confonderne il significato riducendolo al mero riscontro fisionomico: “Sembra una foto”, si sente spesso dire. Conducendolo attraverso questo percorso, l’adulto può giungere ad una comprensione psicologica ed estetica dell’opera.
Esemplare a questo proposito è il ritratto di Papa Giovanni XXIII. Per eseguire questo tondo il maestro non si è limitato ad estrapolare i dati somatici (il Papa buono è universalmente conosciuto), ma ha cercato attraverso una mia tecnica particolare di glorificarne la figura. I colori che a volte compaiono per trasparenza intersecandosi con i colori in primo piano conferiscono all’immagine un senso magico, onirico, un’alternanza tra presente e passato, tuttavia con un forte legame con la realtà ricavabile dagli inequivocabili tratti somatici ed al riferimento preciso all’evento epocale della sua enciclica.
La mostra sarà quindi conclusa con una conferenza sul ritratto. Data la vastità dell’argomento, Cavazzon ha scelto di commentare e mettere a confronto esclusivamente due artisti: Tiziano Vecellio e Pablo Picasso. Il primo perché è il ritrattista “per eccellenza”, sia per la valenza pittorica, che per la mole di lavoro, la committenza, e così via, il secondo perché, pur appartenendo ad un secolo in cui la pittura figurativa è ancora attuata e della quale egli stesso ha dato dimostrazione di grande maestria, ha saputo abbandonarla completamente fino a distruggere la fisionomia per concentrarsi sui valori psicologici spesso dettati dai diversi eventi vissuti dal personaggio.
alle ore 20.30, presso la Biblioteca Comunale di Cimadolmo (TV).
Sabato 21 maggio, alle ore 10.00 e 11.30 l'autore incontra gli alunni delle
scuole elementari e medie "Giocando con il ritratto" e alle 20.30 tiene
la conferenza aperta al pubblico: "Tiziano e Picasso nel ritratto".
La mostra è patrocinata dalla Regione del Veneto, dalla Provincia di Treviso, dal Comune
di Cimadolmo, dal Club UNESCO di Udine, in collaborazione con la Pro Loco di Cimadolmo.
Vengono presentati oltre 40 quadri realizzati tra il 1982 ed il 2005.
Questi alcuni commenti:
"Sono ritratti che vivono, che sconfessano la staticità tradizionale. Si percepisce l´affinità che essi hanno con una trascorsa attività di scenografo, per come egli sa porre in contatto lo spettatore con la figura rappresentata." (Carlo Sala)
"I ritratti di Cavazzon sono uno diverso dall’altro. Non perché i volti siano diversi: sarebbe facile. Sono diversi perché la ricerca psicologia e sociale di ogni personaggio dà vita ad una storia unica e irripetibile. Individuale. E individuabile nella tecnica, nel supporto, nei colori. Tanto che questi ritratti non sono soltanto “ritratti”, ma sono dei “quadri” perché superano l’ingabbiatura della rappresentazione del soggetto." (Giulio Belluz)
La mostra installata presso la biblioteca di Cimadolmo vuole avere un taglio ed una articolazione particolare, per far sì che non si tratti di una mera esibizione di volti e di esperienze tecniche, ma di un evento complesso, anche di carattere didattico.
I ritratti che saranno esposti (circa quaranta), rappresentano una mostra antologica che interessa vari periodi dell'attività del maestro Cavazzon, durante la quale si è misurato in diverse tecniche e tematiche.
La tradizione ci ha abituati a ritratti in cui i simboli del mestiere e le citazioni storiche esaltavano la posizione sociale del soggetto. Seguendo la nuova figurazione, l’indagine sul personaggio che ha compiuto lo ha portato invece all’esecuzione di quadri che sono spesso allegorici del personaggio nel suo ambiente, nelle sue passioni, nel suo rapporto con ciò che lo circonda (ad esempio, nel ritratto di Lucrezia e Filippo è raffigurato anche il loro cavallo, cioè la loro passione, non il mestiere).
Alcuni ritratti sono stati scelti per la soluzione tecnica: il ritratto non è solo “olio su tela”, ma può (e deve) sposare diverse tecniche, pur senza mai invadere il campo della fotografia (al di là della somiglianza, che pure deve restare assoluta ed univoca). Questo perché ogni soggetto, cioè ogni persona (o ogni personaggio?) è unico ed irripetibile. In altre parole, la molteplicità umana può (e deve) esprimersi attraverso una molteplicità di tecniche, meglio se personali e nuove.
Anche per queste ragioni in alcuni ritratti il volto si moltiplica, in un’evoluzione di quel modello tradizionale che spesso ci ha abituati ad una figurazione statica. Ma ad ogni mutamento di una nostra idea, di un nostro pensiero corrisponde un mutamento dei nostri tratti somatici ed il ritratto di Emanuela è emblematico della molteplicità del nostro aspetto interiore. Così come il triplice ritratto di bimbo, che ferma, come in un montaggio cinematografico, diverse espressioni: sappiamo tutti come un bimbo cambi d’improvviso umore e passi d’un soffio dal riso, al broncio, al pianto.
Il ritratto non è solo esibizione di sé, ma è anche espressione di sentimenti. La maternità è un tema che ritroviamo in ogni cultura. Nella nostra società il concetto pieno di maternità è spesso sacrificato dalle esigenze reali: il lavoro, l’asilo, e così via, spesso mortificano il rapporto tra la madre ed il figlio. Ecco allora che in alcune mamme nasce il desiderio di fissare un momento, un sentimento che possa restare immutato nel tempo e possa riempire quelle lacune create dalla vita.
Diversamente che nella foto (nella quale molto spesso non ci riconosciamo o ci troviamo ridicoli), nel ritratto - che non è immagine stereotipa - avviene il fenomeno del riconoscimento o del disvelamento del soggetto: attraverso un ritratto psicologico accade di trovare una mamma “gelosa“ per aver carpito quella mossetta che credeva di conoscere solo lei, ma che è tipica ed univoca di quel bambino che tuttavia è già persona e personaggio; o capita che il soggetto adulto, abituato a vedere se stesso attraverso lo specchio, si veda finalmente con gli occhi di un altro e dica “ma allora, sono proprio così?”.
Per alcuni, il ritratto è un ricordo di chi non c’è. Il committente in questo caso vuole ristabilire un contatto con la persona amata e si affida non già ad un fotografo che gli riproduca “in grande” una fotografia, ma ad un pittore che sappia andare al di là della somiglianza fisionomica (che pure necessariamente egli ricava dalla fotografia stessa) e faccia tornare in vita quello sguardo o quel vezzo tanto amati. La finestra dei ricordi ritrae non soltanto una donna mancata all’affetto dei suoi cari, ma descrive il luogo (il timbro sulla vecchia foto della carta d’identità) e l’albero genealogico (sua figlia andava, da piccola, a giocare sul leoncino e sua madre cuciva dietro a quella finestra, a quel tempo aperta), ovvero descrive il legame e la continuità della vita, nonostante tutto.
In buona sostanza, il ritratto è un modo per entrare nelle persone, per indagare tra i vari strati sociali: è di fatto lo studio di una società e di un costume.
A questo punto entra in gioco lo spirito didattico di Cavazzon, ereditato da una lunga attività di insegnante. Nell’àmbito della mostra ci saranno infatti alcuni incontri con i bambini delle scuole elementari, con i ragazzi delle medie e con gli adulti per mostrare - a più livelli - la valenza del ritratto.
I bambini hanno sempre il desiderio di raffigurare la mamma o il papà. Lo fanno spesso con pochi segni, a nulla importare la somiglianza: per loro il babbo è indiscutibilmente quello! Spesso noi adulti interveniamo a correggere (perché non ha le gambe così corte!), di fatto inibendo lo scrigno prezioso della libertà e della fantasia del bambino. Scopo di questo incontro è di fornire alcune chiavi di lettura ed alcuni accorgimenti pratici e piacevoli che permettano a loro stessi di indagare ulteriormente sul ritratto di papà. In questo modo i bambini, e poi anche i ragazzi - con un diverso approccio - possono superare alcune difficoltà tecniche ed avere maggiore soddisfazione e quindi prendere maggiore fiducia in sé.
L’adulto può essere guidato e condotto ad una lettura più corretta del ritratto, perché spesso tende a confonderne il significato riducendolo al mero riscontro fisionomico: “Sembra una foto”, si sente spesso dire. Conducendolo attraverso questo percorso, l’adulto può giungere ad una comprensione psicologica ed estetica dell’opera.
Esemplare a questo proposito è il ritratto di Papa Giovanni XXIII. Per eseguire questo tondo il maestro non si è limitato ad estrapolare i dati somatici (il Papa buono è universalmente conosciuto), ma ha cercato attraverso una mia tecnica particolare di glorificarne la figura. I colori che a volte compaiono per trasparenza intersecandosi con i colori in primo piano conferiscono all’immagine un senso magico, onirico, un’alternanza tra presente e passato, tuttavia con un forte legame con la realtà ricavabile dagli inequivocabili tratti somatici ed al riferimento preciso all’evento epocale della sua enciclica.
La mostra sarà quindi conclusa con una conferenza sul ritratto. Data la vastità dell’argomento, Cavazzon ha scelto di commentare e mettere a confronto esclusivamente due artisti: Tiziano Vecellio e Pablo Picasso. Il primo perché è il ritrattista “per eccellenza”, sia per la valenza pittorica, che per la mole di lavoro, la committenza, e così via, il secondo perché, pur appartenendo ad un secolo in cui la pittura figurativa è ancora attuata e della quale egli stesso ha dato dimostrazione di grande maestria, ha saputo abbandonarla completamente fino a distruggere la fisionomia per concentrarsi sui valori psicologici spesso dettati dai diversi eventi vissuti dal personaggio.
07
maggio 2005
Giovanni Cavazzon – Ritratti
Dal 07 maggio al 07 giugno 2005
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA COMUNALE G. AGOSTINETTI
Cimadolmo, Via Roma, 24, (Treviso)
Cimadolmo, Via Roma, 24, (Treviso)
Vernissage
7 Maggio 2005, ore 20.30
Autore




