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Francesco Guerrieri – Opere Polimateriche Pregestaltiche 1959-1962
A scandire il tempo della creazione battono senza eco le sequenze di applicazioni metalliche, percorsi di una processione che si allontana dal suo presente, fatto di poesia, come la poesia, e di qualche altra cosa
Comunicato stampa
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Dopo l’esposizione di Hans Hartung, realizzata per il centenario della nascita, la rivelatrice mostra dei Piombo/Stagni di Gino Marotta eseguiti tra il 1956 ed il 1957 e la selezione di opere informali di Marcello Avenali, la pH7 Art Gallery inserisce nella propria programmazione una importante esposizione di Francesco Guerrieri, con le opere polimateriche realizzate tra il 1959 ed il 1962.
Dalla presentazione al catalogo di Massimo Riposati:
Le origini
Il primo segno, le prime immagini che nel Paleolitico l’uomo ha voluto darsi per restituirle alla emozione del racconto, sono tracce che evocano ancor più che narrare, suggerendo una esperienza, degli incontri, col bisonte o con il dinosauro, forme ancestrali di una volontà esistenziale, quasi didattica, per la comunità e forse per se stessi, di descrivere per conoscere, disegnare per esorcizzare la paura, invitare alla sopravvivenza, dare continuità alla specie e respiro al domani.
I viaggi, le visite di Francesco Guerrieri nei luoghi dei primi insediamenti umani, ad Altamira e Santander in Spagna, e poi in Francia, in Dordogna e nelle grotte di Lascaux, nel 1960, lo conducono all’origine della volontà espressiva essenziale, lo nutrono di un passato senza storia, lo arricchiscono di una emozione che lascerà una traccia fondamentale nella sua produzione pittorica.
La purezza di quelle forme quasi senza volume, spesso più incise che disegnate, il richiamo alla materia roccia, alla calcinata umida polverosità degli ambienti lo confermano in una ricerca di essenzialità visiva da confrontare più con il (povero) sentimento del tempo prima della storia che con la ricchezza del dato culturale.
L’Europa
Ma Francesco Guerrieri è uomo colto, di buone letture e di attenti studi.
Attraversano la sua mente le immagini che più recentemente Tapies in Spagna, Dubuffet e Fautrier in Francia, Burri e Fontana in Italia o più lontano nel tempo Van Gogh, Gauguin e Cezanne ci hanno consegnato.
Con queste visioni nella mente e con la pittura parietale primitiva nel cuore Guerrieri produce tra il 1959 ed il 1962 una serie di opere, poco note al grande pubblico ma di straordinaria efficacia plastica e concettuale.
Un diverso richiamo ideologico lo condurrà successivamente nel territorio delle ricerche gestaltiche, che lo vedranno esprimersi, con il consenso della allora critica d’arte più significativa (Argan, Finizio, Maltese, Menna, Orienti ed altri) in una evoluzione costante e coerente fino al suo lavoro odierno, con i successi che la documentazione biografica allegata consente di evidenziare.
Ma ora noi, in questa mostra ed in questo catalogo, vogliamo tornare a quel momento, tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta, e documentare quella ricerca, seria ed attenta.
Le opere
La tentazione della figura appare combattuta: una serie di opere ( i Ritratti) la fanno ancora intravedere, occhi o volti appaiono come cancellati dalla razionalità pittorica ma capaci di riemergere, da un informale magma materico, per una insopprimibile volontà di sopravvivenza: a volte con un urlo disperato, altre volte con la pacata consapevole coscienza della loro ineluttabilità.
Il teatro, il fondo dell’opera, però vince sempre, e si riafferma come spazio assoluto, generatore di una prima materia alchemica , caotica ed enigmatica, senza un tempo leggibile.
Questo spazio a volte avverte una insostenibile precarietà bidimensionale e chiede aiuto: ecco allora che ferri, grovigli di ferro lo attraversano, per restituirgli con una più ampia spazialità, la dignità del tempo, l’uscita dalla regola; altre volte sono garze gessose, stracci irrigiditi che turbano gli equilibri silenziosi, come sudari sacrali; altre volte ancora la presupponente arroganza del quotidiano sfida la ieraticità della composizione ed introduce, con sottile affettuosa violenza, tappi di barattolo di vernice a simbolizzare la purezza della circonferenza del sole o la serialità banale del cartone portauova a stravolgere con amore la pacatezza di un riemergente tentativo di ritratto.
Intorno, in modo ricorrente, assumono valore cuciture, strappi o segni negati alla evidenza: atmosfere sospese , evocazioni sulfuree, labirintici grovigli.
A scandire il tempo della creazione battono senza eco le sequenze di applicazioni metalliche, percorsi di una processione che si allontana dal suo presente, fatto di poesia, come la poesia, e di qualche altra cosa.
E’ l’incanto della pittura.
Poi, il domani di quel giorno, conoscerà altri percorsi.
Nota Biografica
1931 Nasce a Borgia (Catanzaro).
1939-60 Si trasferisce a Roma. Dopo aver completato gli studi classici e universitari frequenta l’Accademia dell’Associazione Artistica Internazionale (dal 1957 al 1959) e i Corsi dell’Académie de France á Rome a Villa Medici (dal 1958 al 1960). Nel 1958 sposa l’artista Lia Drei e vanno a vivere per un paio di anni a Villa Strohl-Fern. Nel 1959 è presente alla VIII Quadriennale Nazionale, presso il Palazzo delle Esposizioni, alle Biennali regionali di Roma ed altre rassegne nazionali, con opere informali materiche e neodada. Partecipa anche al Premio Villa San Giovanni. Dal 1960 collabora alla rivista «Auditorium», con recensioni delle mostre romane e articoli. Espone 12 opere alla Galleria d’Arte del Palazzo delle Esposizioni di Roma. Viene invitato alla XI Mostra Nazionale “Premio Avezzano”, al Premio Villa San Giovanni, alla II Rassegna d’Arte di Lido di Camaiore, all’XI Premio Terni. Pubblica il saggio critico De Stijl su «Auditorium», n. 12, dicembre.
1961 Personale presso la Galleria Stagni a Roma dove espone opere polimateriche, presentazione di Antonio Lucatelli. Prende parte alla II Rassegna di Arti Figurative di Roma, Palazzo delle Esposizioni. Espone nella collettiva Fruzzetti, Guerrieri, Lorenzetti, Pandolfelli, organizzata dallo stesso presso la Galleria Stagni. Partecipa a collettive proposte dalla Galleria Numero di Firenze. Continua l’attività di recensione su «Mostre Romane» (Burri, Appel, Richter e Prampolini tra gli altri), pubblica gli articoli Apollinaire e i suoi amici, Henry Moore scultore del mito moderno e i saggi Lo spazio in pittura, Materia, Spazio e Tempo.
1962 Inizia la serie delle Continuità che lo porterà a svolgere un ruolo di fondamentale importanza nel movimento strutturalista degli anni Sessanta. Viene ammesso alla Mostra di selezione per i premi del Ministero della Pubblica Istruzione, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Espone in mostre collettive della Galleria Numero di Milano, Firenze, Prato e Roma. È tra i fondatori del Gruppo 63 (Lucia Di Luciano, Lia Drei, Francesco Guerrieri, Giovanni Pizzo) su cui scrivono Ponente, Finizio, Orienti e altri. Pubblica su «Auditorium» L’oggetto nell’arte contemporanea, Pittura e Teatro di Oscar Schlemmer, Antonio Tapies, Mark Rothko, e altro.
1963 Collabora alla rivista «La Vernice» di Venezia dove scrive recensioni su mostre romane e articoli relativi alla situazione artistica contemporanea, tra i quali Tendenze attuali dopo l’informale, Dal purismo alla gestalt. Espone come Gruppo 63 alla Mostra Mercato Nazionale d’Arte Contemporanea, Palazzo Strozzi, Firenze, alla Mostra Internazionale d’Avanguardia a Livorno e a Ronchi di Massa. È invitato alla IV Rassegna di Arti Figurative di Roma, Palazzo delle Esposizioni con recensioni di A. Bovi nel «Messaggero», D. Morosini per «Paese Sera», M. Volpi «Avanti!», G. Politi «La Discussione Letteraria». Viene ammesso alla Mostra di selezione per i Premi del Ministero della Pubblica Istruzione, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Mostra del Gruppo 63 alla Galleria Numero in piazza di Spagna a Roma nel mese di giugno, di cui hanno scritto N. Ponente «Avanti!», S. Orienti «Il Popolo», L. P. Finizio «Il Pensiero Nazionale».
1963-68 Dopo lo scioglimento del Gruppo 63 per divergenze metodologiche sulla ricerca artistica, costituisce, insieme a Lia Drei, il Binomio Sperimentale p. (p. = puro, con riferimento allo sperimentalismo).
1963 La rivista «Arte Oggi», n. 17, settembre, pubblica l’inchiesta Le problematiche artistiche di gruppo, con testi di Apollonio, Argan, Assunto, Battisti, Crispolti, Dorfles, Garroni, Maltese, Marcolli, Menna, Pignotti, Raffa insieme alla riproduzione di un’opera della serie Continuità. L.P. Finizio, nella stessa rivista, si occupa del Gruppo 63 con l’articolo I gruppi artistici in Italia. Al XII Convegno Internazionale Artisti, Critici Studiosi d’Arte, Verucchio, nel mese di settembre, il Binomio Sperimentale p. presenta la comunicazione La terza fase della ricerca gestaltica e diffonde la prima stesura della dichiarazione di poetica. G. Politi pubblica Problematiche di gruppo in «La Fiera Letteraria», 1 dicembre; G. Fratini scrive Epigrammi: pittura in équipe, in «Le Ore», n. 43 del 1 dicembre. Lo stesso mese F. Guerrieri pubblica Metodo e organizzazione dei gruppi su «Arte Oggi», n. 18 e Dal purismo alla gestalt, su «La Vernice», n. 10; L’Almanacco Letterario Bompiani 1964, dicembre, contiene analisi e commenti sul manifesto del Gruppo 63, riprodotto in quattro sezioni, in Inchiesta sul gusto, a cura di E. Battisti e A.M. Orazi.
1964 Lo Sperimentale p. viene invitato alla mostra audiovisiva curata da L.V. Masini a Firenze. Nel mese di aprile mostra del Binomio alla galleria Il Bilico, Roma, insieme alla pubblicazione Sperimentale p. - Quaderno 1964, con testi di G.C. Argan, R. Assunto, A. Bovi, L.P. Finizio, C. Maltese, F. Menna, S. Orienti, che contiene la seconda stesura della dichiarazione di poetica.
1965-66 Organizza e realizza le mostre-dibattito itineranti Strutture visive e Strutture significanti in molte città d’Italia. Intanto come studioso e teorico pubblica suoi scritti su «Arte Oggi», «La Vernice», «Numero», negli Atti dei Convegni Internazionali di Verucchio e in vari cataloghi e periodici. Le sue opere prendono parte ad importanti rassegne nazionali e internazionali.
1968-71 Realizza strutture tridimensionali variopinte per l’installazione di opere-ambiente (Azione in piazza a Rieti e Mentana, personale alla Galleria Il Canale a Venezia) e di happenings con Lia Drei (a Roma, Firenze, Bologna: Un modo di farsi l’arte insieme all’artista).
1972 Ritorna alla pittura su tela per indagare l’alternanza fondo-figura (positivo-negativo). Personale a Catanzaro.
1973-76 In questo periodo conduce una ricerca che parte dall’utilizzo di due toni gialli irradiati su fondo bianco fino a portare il bianco in primo piano e i toni gialli ai margini della tela e sui lati del telaio. Testi critici di Apuleo, Dalla Chiesa, De Marchis, Lambertini, Oriente, Torrenti, Trucchi e altri.
1977-78 La ricerca arriva alla eliminazione della tela e utilizza telai dipinti vuoti che incorniciano prospetticamente la sala espositiva, come nell’installazione della grande opera-ambiente Immarginazione a Roma a Spazio Alternativo, a Bologna presso la Galleria Il Cortile e di nuovo a Roma al Palazzo delle Esposizioni. Scrivono Bentivoglio, D’Amore, Orienti, Torrente e altri.
1979 In Interno d’Artista diventa centrale il nodo della rappresentatività dell’arte contemporanea, all’interno del telaio-cornice appaiono dipinti gli stessi telai vuoti oppure altri dipinti precedentemente realizzati incorniciati da una immaginaria sala espositiva. Recensioni di Bonito Oliva, De Candia, Lambertini, Orienti, Torrente e altri.
1982 Il recupero del linguaggio pittorico e della sua pura espressione si ritrova pienamente consapevole nella personale Sublime e Pittoresco e, successivamente, nell’adesione a tutte le mostre di Metapittura, di cui sottoscrive il primo e il secondo Manifesto, a Roma (Spazio Alternativo e Galleria Studio 34), Macerata (Musei Civici), Caprarola (Palazzo Farnese), Frascati (Sincronicon). Di questo periodo si occupano, tra gli altri, Apuleo, Bilardello, De Candia, D. Guzzi, Lelj, Mango, Marziano, Menna, Micacchi, Penelope, Spadano.
1990- 2005 A partire da questi anni fino ad oggi la Metapittura di Guerrieri, grazie anche ai lunghi periodi trascorsi in un suo personale eremo naturalistico dell’Appennino romagnolo, diviene sempre più visionaria ed ecologista per arrivare alla ripresa di Interno d’Artista che si arricchisce della rappresentazione sincronica di ogni possibile esperienza pittorica, sia iconica che aniconica, in una dimensione metafisica dove possono convivere potenzialmente all’infinito spazi con orizzonti diversi e dove ogni tempo può divenire presente. Ne hanno scritto ampiamente Coltellaro, G. Di Genova, Marziano, Sicoli; recensioni e note di Aita, Angotti, De Candia, Esposito, Gigliotti, Maffia, Messina, Mustari, Spada, Spena, Turco Liveri, Vallone, Valentino e molti altri.
Guerrieri, come ha scritto Adriano Spatola, “imprime alla sua pittura il marchio eccitante di una sperimentazione aperta verso l’autenticità espressiva, verso la scoperta di un linguaggio storicamente garantito ma ricco di soluzioni inedite, in una sorta di metamorfosi continua”.
Dalla presentazione al catalogo di Massimo Riposati:
Le origini
Il primo segno, le prime immagini che nel Paleolitico l’uomo ha voluto darsi per restituirle alla emozione del racconto, sono tracce che evocano ancor più che narrare, suggerendo una esperienza, degli incontri, col bisonte o con il dinosauro, forme ancestrali di una volontà esistenziale, quasi didattica, per la comunità e forse per se stessi, di descrivere per conoscere, disegnare per esorcizzare la paura, invitare alla sopravvivenza, dare continuità alla specie e respiro al domani.
I viaggi, le visite di Francesco Guerrieri nei luoghi dei primi insediamenti umani, ad Altamira e Santander in Spagna, e poi in Francia, in Dordogna e nelle grotte di Lascaux, nel 1960, lo conducono all’origine della volontà espressiva essenziale, lo nutrono di un passato senza storia, lo arricchiscono di una emozione che lascerà una traccia fondamentale nella sua produzione pittorica.
La purezza di quelle forme quasi senza volume, spesso più incise che disegnate, il richiamo alla materia roccia, alla calcinata umida polverosità degli ambienti lo confermano in una ricerca di essenzialità visiva da confrontare più con il (povero) sentimento del tempo prima della storia che con la ricchezza del dato culturale.
L’Europa
Ma Francesco Guerrieri è uomo colto, di buone letture e di attenti studi.
Attraversano la sua mente le immagini che più recentemente Tapies in Spagna, Dubuffet e Fautrier in Francia, Burri e Fontana in Italia o più lontano nel tempo Van Gogh, Gauguin e Cezanne ci hanno consegnato.
Con queste visioni nella mente e con la pittura parietale primitiva nel cuore Guerrieri produce tra il 1959 ed il 1962 una serie di opere, poco note al grande pubblico ma di straordinaria efficacia plastica e concettuale.
Un diverso richiamo ideologico lo condurrà successivamente nel territorio delle ricerche gestaltiche, che lo vedranno esprimersi, con il consenso della allora critica d’arte più significativa (Argan, Finizio, Maltese, Menna, Orienti ed altri) in una evoluzione costante e coerente fino al suo lavoro odierno, con i successi che la documentazione biografica allegata consente di evidenziare.
Ma ora noi, in questa mostra ed in questo catalogo, vogliamo tornare a quel momento, tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta, e documentare quella ricerca, seria ed attenta.
Le opere
La tentazione della figura appare combattuta: una serie di opere ( i Ritratti) la fanno ancora intravedere, occhi o volti appaiono come cancellati dalla razionalità pittorica ma capaci di riemergere, da un informale magma materico, per una insopprimibile volontà di sopravvivenza: a volte con un urlo disperato, altre volte con la pacata consapevole coscienza della loro ineluttabilità.
Il teatro, il fondo dell’opera, però vince sempre, e si riafferma come spazio assoluto, generatore di una prima materia alchemica , caotica ed enigmatica, senza un tempo leggibile.
Questo spazio a volte avverte una insostenibile precarietà bidimensionale e chiede aiuto: ecco allora che ferri, grovigli di ferro lo attraversano, per restituirgli con una più ampia spazialità, la dignità del tempo, l’uscita dalla regola; altre volte sono garze gessose, stracci irrigiditi che turbano gli equilibri silenziosi, come sudari sacrali; altre volte ancora la presupponente arroganza del quotidiano sfida la ieraticità della composizione ed introduce, con sottile affettuosa violenza, tappi di barattolo di vernice a simbolizzare la purezza della circonferenza del sole o la serialità banale del cartone portauova a stravolgere con amore la pacatezza di un riemergente tentativo di ritratto.
Intorno, in modo ricorrente, assumono valore cuciture, strappi o segni negati alla evidenza: atmosfere sospese , evocazioni sulfuree, labirintici grovigli.
A scandire il tempo della creazione battono senza eco le sequenze di applicazioni metalliche, percorsi di una processione che si allontana dal suo presente, fatto di poesia, come la poesia, e di qualche altra cosa.
E’ l’incanto della pittura.
Poi, il domani di quel giorno, conoscerà altri percorsi.
Nota Biografica
1931 Nasce a Borgia (Catanzaro).
1939-60 Si trasferisce a Roma. Dopo aver completato gli studi classici e universitari frequenta l’Accademia dell’Associazione Artistica Internazionale (dal 1957 al 1959) e i Corsi dell’Académie de France á Rome a Villa Medici (dal 1958 al 1960). Nel 1958 sposa l’artista Lia Drei e vanno a vivere per un paio di anni a Villa Strohl-Fern. Nel 1959 è presente alla VIII Quadriennale Nazionale, presso il Palazzo delle Esposizioni, alle Biennali regionali di Roma ed altre rassegne nazionali, con opere informali materiche e neodada. Partecipa anche al Premio Villa San Giovanni. Dal 1960 collabora alla rivista «Auditorium», con recensioni delle mostre romane e articoli. Espone 12 opere alla Galleria d’Arte del Palazzo delle Esposizioni di Roma. Viene invitato alla XI Mostra Nazionale “Premio Avezzano”, al Premio Villa San Giovanni, alla II Rassegna d’Arte di Lido di Camaiore, all’XI Premio Terni. Pubblica il saggio critico De Stijl su «Auditorium», n. 12, dicembre.
1961 Personale presso la Galleria Stagni a Roma dove espone opere polimateriche, presentazione di Antonio Lucatelli. Prende parte alla II Rassegna di Arti Figurative di Roma, Palazzo delle Esposizioni. Espone nella collettiva Fruzzetti, Guerrieri, Lorenzetti, Pandolfelli, organizzata dallo stesso presso la Galleria Stagni. Partecipa a collettive proposte dalla Galleria Numero di Firenze. Continua l’attività di recensione su «Mostre Romane» (Burri, Appel, Richter e Prampolini tra gli altri), pubblica gli articoli Apollinaire e i suoi amici, Henry Moore scultore del mito moderno e i saggi Lo spazio in pittura, Materia, Spazio e Tempo.
1962 Inizia la serie delle Continuità che lo porterà a svolgere un ruolo di fondamentale importanza nel movimento strutturalista degli anni Sessanta. Viene ammesso alla Mostra di selezione per i premi del Ministero della Pubblica Istruzione, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Espone in mostre collettive della Galleria Numero di Milano, Firenze, Prato e Roma. È tra i fondatori del Gruppo 63 (Lucia Di Luciano, Lia Drei, Francesco Guerrieri, Giovanni Pizzo) su cui scrivono Ponente, Finizio, Orienti e altri. Pubblica su «Auditorium» L’oggetto nell’arte contemporanea, Pittura e Teatro di Oscar Schlemmer, Antonio Tapies, Mark Rothko, e altro.
1963 Collabora alla rivista «La Vernice» di Venezia dove scrive recensioni su mostre romane e articoli relativi alla situazione artistica contemporanea, tra i quali Tendenze attuali dopo l’informale, Dal purismo alla gestalt. Espone come Gruppo 63 alla Mostra Mercato Nazionale d’Arte Contemporanea, Palazzo Strozzi, Firenze, alla Mostra Internazionale d’Avanguardia a Livorno e a Ronchi di Massa. È invitato alla IV Rassegna di Arti Figurative di Roma, Palazzo delle Esposizioni con recensioni di A. Bovi nel «Messaggero», D. Morosini per «Paese Sera», M. Volpi «Avanti!», G. Politi «La Discussione Letteraria». Viene ammesso alla Mostra di selezione per i Premi del Ministero della Pubblica Istruzione, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Mostra del Gruppo 63 alla Galleria Numero in piazza di Spagna a Roma nel mese di giugno, di cui hanno scritto N. Ponente «Avanti!», S. Orienti «Il Popolo», L. P. Finizio «Il Pensiero Nazionale».
1963-68 Dopo lo scioglimento del Gruppo 63 per divergenze metodologiche sulla ricerca artistica, costituisce, insieme a Lia Drei, il Binomio Sperimentale p. (p. = puro, con riferimento allo sperimentalismo).
1963 La rivista «Arte Oggi», n. 17, settembre, pubblica l’inchiesta Le problematiche artistiche di gruppo, con testi di Apollonio, Argan, Assunto, Battisti, Crispolti, Dorfles, Garroni, Maltese, Marcolli, Menna, Pignotti, Raffa insieme alla riproduzione di un’opera della serie Continuità. L.P. Finizio, nella stessa rivista, si occupa del Gruppo 63 con l’articolo I gruppi artistici in Italia. Al XII Convegno Internazionale Artisti, Critici Studiosi d’Arte, Verucchio, nel mese di settembre, il Binomio Sperimentale p. presenta la comunicazione La terza fase della ricerca gestaltica e diffonde la prima stesura della dichiarazione di poetica. G. Politi pubblica Problematiche di gruppo in «La Fiera Letteraria», 1 dicembre; G. Fratini scrive Epigrammi: pittura in équipe, in «Le Ore», n. 43 del 1 dicembre. Lo stesso mese F. Guerrieri pubblica Metodo e organizzazione dei gruppi su «Arte Oggi», n. 18 e Dal purismo alla gestalt, su «La Vernice», n. 10; L’Almanacco Letterario Bompiani 1964, dicembre, contiene analisi e commenti sul manifesto del Gruppo 63, riprodotto in quattro sezioni, in Inchiesta sul gusto, a cura di E. Battisti e A.M. Orazi.
1964 Lo Sperimentale p. viene invitato alla mostra audiovisiva curata da L.V. Masini a Firenze. Nel mese di aprile mostra del Binomio alla galleria Il Bilico, Roma, insieme alla pubblicazione Sperimentale p. - Quaderno 1964, con testi di G.C. Argan, R. Assunto, A. Bovi, L.P. Finizio, C. Maltese, F. Menna, S. Orienti, che contiene la seconda stesura della dichiarazione di poetica.
1965-66 Organizza e realizza le mostre-dibattito itineranti Strutture visive e Strutture significanti in molte città d’Italia. Intanto come studioso e teorico pubblica suoi scritti su «Arte Oggi», «La Vernice», «Numero», negli Atti dei Convegni Internazionali di Verucchio e in vari cataloghi e periodici. Le sue opere prendono parte ad importanti rassegne nazionali e internazionali.
1968-71 Realizza strutture tridimensionali variopinte per l’installazione di opere-ambiente (Azione in piazza a Rieti e Mentana, personale alla Galleria Il Canale a Venezia) e di happenings con Lia Drei (a Roma, Firenze, Bologna: Un modo di farsi l’arte insieme all’artista).
1972 Ritorna alla pittura su tela per indagare l’alternanza fondo-figura (positivo-negativo). Personale a Catanzaro.
1973-76 In questo periodo conduce una ricerca che parte dall’utilizzo di due toni gialli irradiati su fondo bianco fino a portare il bianco in primo piano e i toni gialli ai margini della tela e sui lati del telaio. Testi critici di Apuleo, Dalla Chiesa, De Marchis, Lambertini, Oriente, Torrenti, Trucchi e altri.
1977-78 La ricerca arriva alla eliminazione della tela e utilizza telai dipinti vuoti che incorniciano prospetticamente la sala espositiva, come nell’installazione della grande opera-ambiente Immarginazione a Roma a Spazio Alternativo, a Bologna presso la Galleria Il Cortile e di nuovo a Roma al Palazzo delle Esposizioni. Scrivono Bentivoglio, D’Amore, Orienti, Torrente e altri.
1979 In Interno d’Artista diventa centrale il nodo della rappresentatività dell’arte contemporanea, all’interno del telaio-cornice appaiono dipinti gli stessi telai vuoti oppure altri dipinti precedentemente realizzati incorniciati da una immaginaria sala espositiva. Recensioni di Bonito Oliva, De Candia, Lambertini, Orienti, Torrente e altri.
1982 Il recupero del linguaggio pittorico e della sua pura espressione si ritrova pienamente consapevole nella personale Sublime e Pittoresco e, successivamente, nell’adesione a tutte le mostre di Metapittura, di cui sottoscrive il primo e il secondo Manifesto, a Roma (Spazio Alternativo e Galleria Studio 34), Macerata (Musei Civici), Caprarola (Palazzo Farnese), Frascati (Sincronicon). Di questo periodo si occupano, tra gli altri, Apuleo, Bilardello, De Candia, D. Guzzi, Lelj, Mango, Marziano, Menna, Micacchi, Penelope, Spadano.
1990- 2005 A partire da questi anni fino ad oggi la Metapittura di Guerrieri, grazie anche ai lunghi periodi trascorsi in un suo personale eremo naturalistico dell’Appennino romagnolo, diviene sempre più visionaria ed ecologista per arrivare alla ripresa di Interno d’Artista che si arricchisce della rappresentazione sincronica di ogni possibile esperienza pittorica, sia iconica che aniconica, in una dimensione metafisica dove possono convivere potenzialmente all’infinito spazi con orizzonti diversi e dove ogni tempo può divenire presente. Ne hanno scritto ampiamente Coltellaro, G. Di Genova, Marziano, Sicoli; recensioni e note di Aita, Angotti, De Candia, Esposito, Gigliotti, Maffia, Messina, Mustari, Spada, Spena, Turco Liveri, Vallone, Valentino e molti altri.
Guerrieri, come ha scritto Adriano Spatola, “imprime alla sua pittura il marchio eccitante di una sperimentazione aperta verso l’autenticità espressiva, verso la scoperta di un linguaggio storicamente garantito ma ricco di soluzioni inedite, in una sorta di metamorfosi continua”.
19
maggio 2005
Francesco Guerrieri – Opere Polimateriche Pregestaltiche 1959-1962
Dal 19 maggio al 20 giugno 2005
arte contemporanea
Location
PH7 ART GALLERY
Roma, Via Della Scrofa, 46, (Roma)
Roma, Via Della Scrofa, 46, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 16-20, sabato su appuntamento
Vernissage
19 Maggio 2005, ore 18
Autore
Curatore




