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Vittorio Bellini – Verso la speranza 1989-2005
Sono figure umane evanescenti come fantasmi, abbandonate a se stesse, senza apparente possibilità di riscatto. Ma il riscatto c’è, e Bellini lo sa
Comunicato stampa
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Dopo il grande successo riscosso prima a Parigi e poi a Bergamo con la mostra “Les couleurs de la vie”, per Vittorio Bellini è giunto il momento di procedere ad un bilancio del lavoro svolto nell’ultimo quindicennio e fare una riflessione sul messaggio che da sempre è indissolubilmente legato alla sua opera.
Così, rispetto alle più recenti esposizioni, concentrate su un unico tema o su un ristretto periodo artistico, la mostra di Semonte raccoglie un nucleo di opere significative che, a partire dal 1989 - momento di fondamentale importanza - segnano il percorso di crescita artistica e umana di Vittorio Bellini.
Il 1989 è infatti l’anno in cui lo storico e critico d’arte Giovanni Testori presenta al Meeting di Rimini il polittico La Via Crucis di Vertova. L’evento, oltre a far conoscere Bellini al grande pubblico, contribuisce a rafforzare il rapporto culturale e di reciproca stima che, iniziato nel 1987, avrà termine solo con la scomparsa dell’amico Testori.
La sofferta Pietà, prima opera in ordine cronologico della mostra, e altre opere del ciclo La Via Crucis di Vertova, sono manifesti della forza e convinzione con cui Bellini affronta il tema sacro. Nel 1990 Bellini rinnova completamente il tema religioso con L’Altra Via Crucis, un ciclo sconvolgente sia dal punto di vista artistico che da quello morale. In mostra sono esposte alcune opere di questa serie, dove l’uso di maschere africane per rappresentare il viso del Cristo crocifisso, della Madonna, della Maddalena, mette in evidenza il problema della discriminazione razziale, del “diverso” e pone Bellini fra gli artisti “dello scandalo”.
Nel 1994 Bellini prosegue in un’analisi sempre più approfondita della sofferenza umana attraverso i cicli La dissoluzione dell’essere e L’esilio dell’umanità. Le opere di questo periodo, alcune esposte in mostra, pongono l’attenzione su una società che, avendo ormai perso ogni valore, si sfalda, si decompone fino ad auto-distruggersi.
Sono figure umane evanescenti come fantasmi, abbandonate a se stesse, senza apparente possibilità di riscatto. Ma il riscatto c’è, e Bellini lo sa.
Dopo una lunga meditazione che passa attraverso la poetica espressività de “La magia del silenzio”, nel 1999 Bellini si presenta con la serie “Un cappello pieno di speranza, omaggio a Van Gogh”. Come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, Bellini rinasce con rinnovata fiducia, alla ricerca di una strada migliore per l’umanità, dove guerre, povertà, sofferenze sono per sempre aboliti. Inizia un periodo alla ricerca della pace mediante la contemplazione della natura (“Cieli”) e l’introspezione negli strati più è profondi dell’animo umano (“I colori dell’anima”).
Il percorso si completa con l’inno alla vita nella serie “Les couleurs de la vie”, là dove ogni tensione è dissolta, la gioia è palese e lascia trapelare una nuova speranza per il futuro dell’umanità.
Così, rispetto alle più recenti esposizioni, concentrate su un unico tema o su un ristretto periodo artistico, la mostra di Semonte raccoglie un nucleo di opere significative che, a partire dal 1989 - momento di fondamentale importanza - segnano il percorso di crescita artistica e umana di Vittorio Bellini.
Il 1989 è infatti l’anno in cui lo storico e critico d’arte Giovanni Testori presenta al Meeting di Rimini il polittico La Via Crucis di Vertova. L’evento, oltre a far conoscere Bellini al grande pubblico, contribuisce a rafforzare il rapporto culturale e di reciproca stima che, iniziato nel 1987, avrà termine solo con la scomparsa dell’amico Testori.
La sofferta Pietà, prima opera in ordine cronologico della mostra, e altre opere del ciclo La Via Crucis di Vertova, sono manifesti della forza e convinzione con cui Bellini affronta il tema sacro. Nel 1990 Bellini rinnova completamente il tema religioso con L’Altra Via Crucis, un ciclo sconvolgente sia dal punto di vista artistico che da quello morale. In mostra sono esposte alcune opere di questa serie, dove l’uso di maschere africane per rappresentare il viso del Cristo crocifisso, della Madonna, della Maddalena, mette in evidenza il problema della discriminazione razziale, del “diverso” e pone Bellini fra gli artisti “dello scandalo”.
Nel 1994 Bellini prosegue in un’analisi sempre più approfondita della sofferenza umana attraverso i cicli La dissoluzione dell’essere e L’esilio dell’umanità. Le opere di questo periodo, alcune esposte in mostra, pongono l’attenzione su una società che, avendo ormai perso ogni valore, si sfalda, si decompone fino ad auto-distruggersi.
Sono figure umane evanescenti come fantasmi, abbandonate a se stesse, senza apparente possibilità di riscatto. Ma il riscatto c’è, e Bellini lo sa.
Dopo una lunga meditazione che passa attraverso la poetica espressività de “La magia del silenzio”, nel 1999 Bellini si presenta con la serie “Un cappello pieno di speranza, omaggio a Van Gogh”. Come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, Bellini rinasce con rinnovata fiducia, alla ricerca di una strada migliore per l’umanità, dove guerre, povertà, sofferenze sono per sempre aboliti. Inizia un periodo alla ricerca della pace mediante la contemplazione della natura (“Cieli”) e l’introspezione negli strati più è profondi dell’animo umano (“I colori dell’anima”).
Il percorso si completa con l’inno alla vita nella serie “Les couleurs de la vie”, là dove ogni tensione è dissolta, la gioia è palese e lascia trapelare una nuova speranza per il futuro dell’umanità.
18
maggio 2005
Vittorio Bellini – Verso la speranza 1989-2005
Dal 18 maggio al 05 giugno 2005
arte contemporanea
Location
CENTRO PARROCCHIALE DI SEMONTE
Fiorano Al Serio, Via Antonio Locatelli, 91, (Bergamo)
Fiorano Al Serio, Via Antonio Locatelli, 91, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15.00 – 23.00; sabato 13.00 - 23.00; domenica 8.00 – 23.00; giovedì 19 maggio 8.00 – 23.00; venerdì 20 maggio 8.00 – 23.00
Vernissage
18 Maggio 2005, ore 20
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