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Alessandro Papetti – Il disagio della pittura
Sono esposte in tutto 60 opere, che racchiudono i temi che hanno coinvolto e appassionato il pittore milanese nei suoi quasi vent’anni di attività
Comunicato stampa
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Lunedì 6 giugno, alle ore 19, alla Fondazione Mudima si inaugura la seconda parte della mostra di Alessandro Papetti Il disagio della pittura, che ha debuttato con un primo corpus di opere il 12 maggio.
Sono esposte in tutto 60 opere, che racchiudono i temi che hanno coinvolto e appassionato il pittore milanese nei suoi quasi vent’anni di attività: la figura umana, carnale e intensa, i ritratti, gli interni vuoti e remoti, gli spazi industriali, i grandi cantieri navali, la città. In mostra opere storiche e nuovi lavori che ripropongono il ciclo dell’acqua, fra cui una grande tela (4,80 m x 6 m) che occupa la parete della sala principale. L’acqua interessa l’artista come elemento primario, strumento insieme di connessione e separazione. La fluidità dell’acqua è rappresentata nei soggetti ritratti dall’artista, figure che vivono in transito, in uno stato di costante inafferrabilità.
Il titolo dell’esposizione, Il disagio della pittura, esprime il senso di inquietudine rappresentato dall’instabilità e dalla precarietà degli oggetti. “Lo scompenso che genera disagio si produce tra la sfera del dicibile e quella dell’indicibile. [...] Il disagio sta nell’effetto stesso del ‘dire’ l’indicibile, del veicolare un messaggio a prescindere dalle consuete griglie linguistiche di riferimento. Il disagio è nel riconoscere che quanto è sospeso, in bilico, tra parentesi, tralasciato, indefinito, sfuocato, respinto è per sua stessa natura imprescindibile e ineludibile” scrive Gianluca Ranzi nella presentazione della mostra in catalogo.
“Nella follia o nella sofferenza degli altri si vive la propria, la si esorcizza e la si butta fuori, piuttosto che rischiare di esplodere” racconta Papetti, che precisa come l’uso del colore e della pennellata siano elementi fondamentali per la resa delle sue opere. “I colori dei miei quadri sono i colori della mia città. E colori molto usati nella tradizione pittorica lombarda. [...] Il mio uso del colore dipende strettamente dal fatto che quello che mi interessa non è raccontare, né definire con precisione virtuosistica un oggetto o una figura. [...] Anche la pennellata veloce, come l’assenza di colori definiti e contrastanti, serve a permettere che l’energia nel quadro non si blocchi in un punto preciso, ma scorra circolarmente”.
In occasione dell’inaugurazione verrà presentato il libro/catalogo con testi di Gianluca Ranzi, Tommaso Trini, Aldo Nove, e un’intervista all’artista di Ginevra Quadrio Curzio.
Alessandro Papetti, nato a Milano nel 1958, vive e lavora a Milano. Negli anni dal 1980 al 1986 si dedica alla ricerca e alle prime mostre personali. Tra il 1988 e il 1990 la sua pittura si concentra sul tema dei ritratti visti dall’alto. A questa visione grandangolare della realtà segue tra il 1990 e il 1992 un ciclo di dipinti intitolato Reperti nei quali l’attenzione è focalizzata sul particolare, sulle tracce lasciate dal tempo in atelier e interni di fabbrica. Dal 1992 partecipa a rassegne in spazi pubblici e a varie fiere dell’arte in Europa e negli Stati Uniti. Numerose sono le esposizioni all’estero (Vancouver, Johannesburg, Palm Desert).
Dal 1995 svolge la sua attività tra Milano e Parigi. L’esigenza di “uscire” porta la sua pittura, dal 1998, a misurarsi con l’esterno, soprattutto attraverso i temi dei cantieri e dei porti industriali e con la realizzazione dei dipinti del ciclo dell’acqua.
Sono esposte in tutto 60 opere, che racchiudono i temi che hanno coinvolto e appassionato il pittore milanese nei suoi quasi vent’anni di attività: la figura umana, carnale e intensa, i ritratti, gli interni vuoti e remoti, gli spazi industriali, i grandi cantieri navali, la città. In mostra opere storiche e nuovi lavori che ripropongono il ciclo dell’acqua, fra cui una grande tela (4,80 m x 6 m) che occupa la parete della sala principale. L’acqua interessa l’artista come elemento primario, strumento insieme di connessione e separazione. La fluidità dell’acqua è rappresentata nei soggetti ritratti dall’artista, figure che vivono in transito, in uno stato di costante inafferrabilità.
Il titolo dell’esposizione, Il disagio della pittura, esprime il senso di inquietudine rappresentato dall’instabilità e dalla precarietà degli oggetti. “Lo scompenso che genera disagio si produce tra la sfera del dicibile e quella dell’indicibile. [...] Il disagio sta nell’effetto stesso del ‘dire’ l’indicibile, del veicolare un messaggio a prescindere dalle consuete griglie linguistiche di riferimento. Il disagio è nel riconoscere che quanto è sospeso, in bilico, tra parentesi, tralasciato, indefinito, sfuocato, respinto è per sua stessa natura imprescindibile e ineludibile” scrive Gianluca Ranzi nella presentazione della mostra in catalogo.
“Nella follia o nella sofferenza degli altri si vive la propria, la si esorcizza e la si butta fuori, piuttosto che rischiare di esplodere” racconta Papetti, che precisa come l’uso del colore e della pennellata siano elementi fondamentali per la resa delle sue opere. “I colori dei miei quadri sono i colori della mia città. E colori molto usati nella tradizione pittorica lombarda. [...] Il mio uso del colore dipende strettamente dal fatto che quello che mi interessa non è raccontare, né definire con precisione virtuosistica un oggetto o una figura. [...] Anche la pennellata veloce, come l’assenza di colori definiti e contrastanti, serve a permettere che l’energia nel quadro non si blocchi in un punto preciso, ma scorra circolarmente”.
In occasione dell’inaugurazione verrà presentato il libro/catalogo con testi di Gianluca Ranzi, Tommaso Trini, Aldo Nove, e un’intervista all’artista di Ginevra Quadrio Curzio.
Alessandro Papetti, nato a Milano nel 1958, vive e lavora a Milano. Negli anni dal 1980 al 1986 si dedica alla ricerca e alle prime mostre personali. Tra il 1988 e il 1990 la sua pittura si concentra sul tema dei ritratti visti dall’alto. A questa visione grandangolare della realtà segue tra il 1990 e il 1992 un ciclo di dipinti intitolato Reperti nei quali l’attenzione è focalizzata sul particolare, sulle tracce lasciate dal tempo in atelier e interni di fabbrica. Dal 1992 partecipa a rassegne in spazi pubblici e a varie fiere dell’arte in Europa e negli Stati Uniti. Numerose sono le esposizioni all’estero (Vancouver, Johannesburg, Palm Desert).
Dal 1995 svolge la sua attività tra Milano e Parigi. L’esigenza di “uscire” porta la sua pittura, dal 1998, a misurarsi con l’esterno, soprattutto attraverso i temi dei cantieri e dei porti industriali e con la realizzazione dei dipinti del ciclo dell’acqua.
06
giugno 2005
Alessandro Papetti – Il disagio della pittura
Dal 06 giugno al 15 luglio 2005
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MUDIMA
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì, ore 15.30 - 19.30 (il mattino su appuntamento)
Vernissage
6 Giugno 2005, ore 19
Ufficio stampa
DELOS
Autore