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George Basas
La mostra presenta 35 fotografie che raccontano di lavori quotidiani, di gesti semplici e di efficace pregnanza emotiva, di sconfinati paesaggi e talvolta anche di pose impreviste
Comunicato stampa
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In anteprima italiana per FotoGrafia dal 30 aprile al 26 maggio 2005 presso la Galleria Sala 1 è allestita la prima mostra del fotografo svizzero Georges Basas, realizzata con il contributo della Republique et Canton du Jura e da essa patrocinata assieme all’Ambasciata di Svizzera.
La mostra presenta 35 fotografie che raccontano di lavori quotidiani, di gesti semplici e di efficace pregnanza emotiva, di sconfinati paesaggi e talvolta anche di pose impreviste, ma soprattutto ci parla di forma realizzativa, di rigore costruttivo e di gestione classica del dispositivo fotografico. La posizione di Basas nell'attimo del meccanico click fotografico non è mai prevaricatoria e si pone sempre ad un’esemplare distanza dal soggetto che desidera ed osa registrare attraverso l'obiettivo di luminosità che ad intermittenza infrange l'otturatore sottraendo un souvenir all'oblio del voyeur.
Come per il ciclo di Basas sul corpo umano (dove si ripercuoteva l’assenza del pathos erotico), questa selezione operata appositamente per gli spazi architettonici della Sala 1, si completa magistralmente sulle pareti di mattoni faccia vista e assecondandone, con le severe diagonali che Basas evidenzia nel taglio fotografico, il rigore costruttivo (adottato anche in fase di sviluppo) di queste statuarie immagini fotografiche.
Denudando l’estrinseco riferimento soggettivo che la macchina fotografica tenta inesorabilmente di riprodurre e quindi svuotando le immagini dei loro simulacri simbolici o metaforici, queste opere fotografiche ci restituiscono un processo formale di insuperabile bellezza stilistica.
L'oriente impresso sul supporto fotochimico e sviluppato in camera oscura testimonia di un coacervo numero di luoghi la dove sorge ogni giorno la luce. Il sole però nell'opera fotografica di Basas è spesso immortalato nei suoi riflessi e nelle ombre che come una calcografia scolpiscono lo spazio rappresentato pur rimanendo neutro alla percezione sensoriale in virtù dell'utilizzo del negativo in bianco e nero. Un sole quindi che brucia, sorge o cala allo stesso modo, ma dove la ricchezza dello spettro cromatico del raggio di sole è occultata come una forma di mãyã (illusione) per ritrovare, se possibile, l'essenza di questo principio vitale che orienta Basas nelle sue perenigrazioni tra l'India, Bali, la Tailandia e lo Sri Lanka.
Nato nel 1957 a Ginevra da genitori catalani, Georges Basas è membro della società dei pittori, scultori, architetti e artisti visuali Svizzeri (S.P.S.A.S.). Dopo due anni di studi come arazziere decoratore decide di seguire un corso d'apprendistato di fotografo professionale che porterà Basas ad eleggere la fotografia come suo unico dispositivo espressivo.
La mostra presenta 35 fotografie che raccontano di lavori quotidiani, di gesti semplici e di efficace pregnanza emotiva, di sconfinati paesaggi e talvolta anche di pose impreviste, ma soprattutto ci parla di forma realizzativa, di rigore costruttivo e di gestione classica del dispositivo fotografico. La posizione di Basas nell'attimo del meccanico click fotografico non è mai prevaricatoria e si pone sempre ad un’esemplare distanza dal soggetto che desidera ed osa registrare attraverso l'obiettivo di luminosità che ad intermittenza infrange l'otturatore sottraendo un souvenir all'oblio del voyeur.
Come per il ciclo di Basas sul corpo umano (dove si ripercuoteva l’assenza del pathos erotico), questa selezione operata appositamente per gli spazi architettonici della Sala 1, si completa magistralmente sulle pareti di mattoni faccia vista e assecondandone, con le severe diagonali che Basas evidenzia nel taglio fotografico, il rigore costruttivo (adottato anche in fase di sviluppo) di queste statuarie immagini fotografiche.
Denudando l’estrinseco riferimento soggettivo che la macchina fotografica tenta inesorabilmente di riprodurre e quindi svuotando le immagini dei loro simulacri simbolici o metaforici, queste opere fotografiche ci restituiscono un processo formale di insuperabile bellezza stilistica.
L'oriente impresso sul supporto fotochimico e sviluppato in camera oscura testimonia di un coacervo numero di luoghi la dove sorge ogni giorno la luce. Il sole però nell'opera fotografica di Basas è spesso immortalato nei suoi riflessi e nelle ombre che come una calcografia scolpiscono lo spazio rappresentato pur rimanendo neutro alla percezione sensoriale in virtù dell'utilizzo del negativo in bianco e nero. Un sole quindi che brucia, sorge o cala allo stesso modo, ma dove la ricchezza dello spettro cromatico del raggio di sole è occultata come una forma di mãyã (illusione) per ritrovare, se possibile, l'essenza di questo principio vitale che orienta Basas nelle sue perenigrazioni tra l'India, Bali, la Tailandia e lo Sri Lanka.
Nato nel 1957 a Ginevra da genitori catalani, Georges Basas è membro della società dei pittori, scultori, architetti e artisti visuali Svizzeri (S.P.S.A.S.). Dopo due anni di studi come arazziere decoratore decide di seguire un corso d'apprendistato di fotografo professionale che porterà Basas ad eleggere la fotografia come suo unico dispositivo espressivo.
30
aprile 2005
George Basas
Dal 30 aprile al 26 maggio 2005
fotografia
Location
SALA 1
Roma, Piazza Di Porta San Giovanni, 10, (Roma)
Roma, Piazza Di Porta San Giovanni, 10, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 16,30 alle 19,30
Autore
Curatore




