Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Fabrizio Ajello – Le radici dell’aria
Un progetto curato da Zuzana Horvatovicova e ideato dal pittore e scrittore Fabrizio Ajello (Palermo 1973), in seguito al suo contatto con la cultura ceca e in particolare con l’opera del poeta Jiri Orten
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Le radici dell’aria: Jiří Orten – Fabrizio Ajello è un progetto curato da Zuzana Horvatovičova e ideato dal pittore e scrittore Fabrizio Ajello (Palermo 1973), in seguito al suo contatto con la cultura ceca e in particolare con l’opera del poeta Jiří Orten (Kutna Hora 1919 - Praga 1941). Lavorando su diversi livelli, illustrazione, pittura e poesia, l’artista palermitano ha realizzato nel corso di 2004 un ciclo di schizzi disegnati sulle pagine dei diari di J. Orten, una serie di Taccuini illustrati e un ciclo di tele, Nudi.
Le radici dell’aria: Jiří Orten – Fabrizio Ajello è articolato in due manifestazioni complementari: un incontro di poesia ispirati all’epistolario immaginario di Ajello con Orten e una mostra itinerante dedicata al ciclo dei Nudi.
L’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma ospita Martedì 5 Aprile alle ore 19, in via dei Gracchi 322, l’incontro di poesia dedicato alla lettura dei brani di Fabrizio Ajello e di Jiří Orten, estendendo la partecipazione ad un pubblico eterogeneo, ceco e italiano.
La presentazione a Roma delle “riflessioni in versi” di Ajello prevede la lettura dei Taccuini di Ajello alternata con brani tratti dal Libro azzurro, Libro zigrinato e Libro rosso, (Jiří Orten. Una cosa chiamata poesia, ed. Mondadori, Milano 1991).
L’incontro è arricchito dalla presentazione di una serie di poesie inedite tratte dai diari di Orten e tradotte per l’occasione da Zuzana Horvatovičova, Dagmar Muri e da Davide Sormani.
Jiří Orten è nato a Kutna Hora nell’ex Cecoslovacchia ed è morto precocemente in un incidente stradale a Praga nel 1941, all’età di ventidue anni. Nell’arco di pochi anni, tra il 1938 e il 1941, lo scrittore di origine ebraica ha concentrato quasi tutta la sua attività, pubblicando raccolte di poesie e componendo Libro azzurro, Libro zigrinato e Libro rosso. I tre diari di Orten contengono brani autobiografici, frequenti citazioni letterarie, riflessioni quotidiane, poesie ed elegie destinate alla pubblicazione, in cui il presentimento del suo tragico destino si alterna nei versi con tematiche di tipo esistenzialistico.
L’estraneità di Orten all’esperienza dell’avanguardia ceca degli anni Venti e Trenta ha avvicinato l’autore a un gruppo di giovani poeti Bednář, Bonn, Hiršal, Halas, interessati alle tematiche esistenzialiste, in particolare modo all’indagine della “verità sull’uomo come tale e all’uomo quanto “essere allo stato puro”. La chiave di lettura della loro attività poetica era la ricerca della propria identità, dei sentimenti umani, del bisogno di amore e della non accettazione dei condizionamenti sociali e della crudele realtà del mondo. Benché Orten abbia aderito al circolo letterario di Bednář e di Halas, estendendo motivi biografici a considerazioni filosofiche esistenzialiste, ha coltivato uno stile poetico originale, carico di simboli, allusioni e immagini frammentarie. Se la parola riesce a farsi immagine e l’immagine parola, Ajello elaborando la poetica di Orten, ha composto versi personali, immergendoli nella quotidianeità e nei ricordi, nelle proprie sensazioni passate e presenti.
Giovedì 7 Aprile alle ore 17.30 si tiene presso la Galleria Bettivò Horti Lamiani Arte Contemporanea di Roma, in via G. Giolitti 163, la seconda parte dell’iniziativa: il Vernissage della mostra Le radici dell’aria, curata da Zuzana Horvatovičova e dedicata al ciclo dei Nudi. La mostra personale rimarrà aperta fino al 16 Aprile ogni giorno, dal lunedì al venerdì dalle ore 10-12.30 / 14-18.
Le donne amate di Orten sembrano, a tratti, ricomparire nelle immagini efebiche e scheletriche di Fabrizio Ajello e vivere un’esistenza propria nell’inviolabilità del ricordo e della lontananza. Le immagini di Ajello ricordano i viandanti che si aggirano nell’atmosfera melanconica e notturna di Praga, sospesi in una dimensione irreale. L’autore sembra “raccontare” i versi del poeta ceco, rimandare a sensazioni quotidiane e lontane. La figura umana appare chiusa in se stessa, evocata piuttosto che rappresentata; rivela la sua presenza-assenza nell’accordo del bianco e del nero. La poetica dell’uomo nudo si trasforma nelle tele di Ajello nell’indagine del frammento e del corpo umano e richiama alla memoria le prospettive distorte e le figure diafane realizzate da Giacometti. L’incompiutezza e la bellezza incorporea delle figure di Ajello creano un contatto tra gli opposti combinando luce e ombra in un’unica immagine. Il motivo della vita e della morte, la maternità perduta e la memoria sembrano emergere dalla penombra del fondo, dai corpi mutilati. Il soggetto umano assume l’aspetto di un’icona e cede il passo all’evocazione poetica, alla perdita irreparabile di qualcosa o di qualcuno. I corpi nudi senza volto e spesso senza sesso tendono a cadere nel vuoto della tela, si aprono al mondo in bagliori di luce in attesa di scomparire di nuovo nella dimensione atona del non essere. Il linguaggio dell’artista mantiene l’ambiguità e la polivalenza del simbolo, tende ad intrecciare corrispondenze insolite tra la scrittura e la pittura, secondo un sistema interscambiabile di rimandi.
Allo stesso modo, anche i Taccuini di Ajello continuano il discorso di Orten: raccontano sensazioni e ricordi attraverso pagine decorate con collage, campiture geometriche color oro e azzurro che riportano alla creazione del mondo, alla rivelazione del mistero dell’universo e ai riti esoterici. Ogni foglio sembra costruire un ponte tra cielo e terra, conservando tra una pagina e l’altra, foglie e piume. A volte, il motivo dell’albero solitario si alterna a quello della figura umana come un alter ego che mostra due facce di una medesima sostanza e che ha radici nel suolo e nell’aria.
Le radici dell’aria: Jiří Orten – Fabrizio Ajello è articolato in due manifestazioni complementari: un incontro di poesia ispirati all’epistolario immaginario di Ajello con Orten e una mostra itinerante dedicata al ciclo dei Nudi.
L’Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma ospita Martedì 5 Aprile alle ore 19, in via dei Gracchi 322, l’incontro di poesia dedicato alla lettura dei brani di Fabrizio Ajello e di Jiří Orten, estendendo la partecipazione ad un pubblico eterogeneo, ceco e italiano.
La presentazione a Roma delle “riflessioni in versi” di Ajello prevede la lettura dei Taccuini di Ajello alternata con brani tratti dal Libro azzurro, Libro zigrinato e Libro rosso, (Jiří Orten. Una cosa chiamata poesia, ed. Mondadori, Milano 1991).
L’incontro è arricchito dalla presentazione di una serie di poesie inedite tratte dai diari di Orten e tradotte per l’occasione da Zuzana Horvatovičova, Dagmar Muri e da Davide Sormani.
Jiří Orten è nato a Kutna Hora nell’ex Cecoslovacchia ed è morto precocemente in un incidente stradale a Praga nel 1941, all’età di ventidue anni. Nell’arco di pochi anni, tra il 1938 e il 1941, lo scrittore di origine ebraica ha concentrato quasi tutta la sua attività, pubblicando raccolte di poesie e componendo Libro azzurro, Libro zigrinato e Libro rosso. I tre diari di Orten contengono brani autobiografici, frequenti citazioni letterarie, riflessioni quotidiane, poesie ed elegie destinate alla pubblicazione, in cui il presentimento del suo tragico destino si alterna nei versi con tematiche di tipo esistenzialistico.
L’estraneità di Orten all’esperienza dell’avanguardia ceca degli anni Venti e Trenta ha avvicinato l’autore a un gruppo di giovani poeti Bednář, Bonn, Hiršal, Halas, interessati alle tematiche esistenzialiste, in particolare modo all’indagine della “verità sull’uomo come tale e all’uomo quanto “essere allo stato puro”. La chiave di lettura della loro attività poetica era la ricerca della propria identità, dei sentimenti umani, del bisogno di amore e della non accettazione dei condizionamenti sociali e della crudele realtà del mondo. Benché Orten abbia aderito al circolo letterario di Bednář e di Halas, estendendo motivi biografici a considerazioni filosofiche esistenzialiste, ha coltivato uno stile poetico originale, carico di simboli, allusioni e immagini frammentarie. Se la parola riesce a farsi immagine e l’immagine parola, Ajello elaborando la poetica di Orten, ha composto versi personali, immergendoli nella quotidianeità e nei ricordi, nelle proprie sensazioni passate e presenti.
Giovedì 7 Aprile alle ore 17.30 si tiene presso la Galleria Bettivò Horti Lamiani Arte Contemporanea di Roma, in via G. Giolitti 163, la seconda parte dell’iniziativa: il Vernissage della mostra Le radici dell’aria, curata da Zuzana Horvatovičova e dedicata al ciclo dei Nudi. La mostra personale rimarrà aperta fino al 16 Aprile ogni giorno, dal lunedì al venerdì dalle ore 10-12.30 / 14-18.
Le donne amate di Orten sembrano, a tratti, ricomparire nelle immagini efebiche e scheletriche di Fabrizio Ajello e vivere un’esistenza propria nell’inviolabilità del ricordo e della lontananza. Le immagini di Ajello ricordano i viandanti che si aggirano nell’atmosfera melanconica e notturna di Praga, sospesi in una dimensione irreale. L’autore sembra “raccontare” i versi del poeta ceco, rimandare a sensazioni quotidiane e lontane. La figura umana appare chiusa in se stessa, evocata piuttosto che rappresentata; rivela la sua presenza-assenza nell’accordo del bianco e del nero. La poetica dell’uomo nudo si trasforma nelle tele di Ajello nell’indagine del frammento e del corpo umano e richiama alla memoria le prospettive distorte e le figure diafane realizzate da Giacometti. L’incompiutezza e la bellezza incorporea delle figure di Ajello creano un contatto tra gli opposti combinando luce e ombra in un’unica immagine. Il motivo della vita e della morte, la maternità perduta e la memoria sembrano emergere dalla penombra del fondo, dai corpi mutilati. Il soggetto umano assume l’aspetto di un’icona e cede il passo all’evocazione poetica, alla perdita irreparabile di qualcosa o di qualcuno. I corpi nudi senza volto e spesso senza sesso tendono a cadere nel vuoto della tela, si aprono al mondo in bagliori di luce in attesa di scomparire di nuovo nella dimensione atona del non essere. Il linguaggio dell’artista mantiene l’ambiguità e la polivalenza del simbolo, tende ad intrecciare corrispondenze insolite tra la scrittura e la pittura, secondo un sistema interscambiabile di rimandi.
Allo stesso modo, anche i Taccuini di Ajello continuano il discorso di Orten: raccontano sensazioni e ricordi attraverso pagine decorate con collage, campiture geometriche color oro e azzurro che riportano alla creazione del mondo, alla rivelazione del mistero dell’universo e ai riti esoterici. Ogni foglio sembra costruire un ponte tra cielo e terra, conservando tra una pagina e l’altra, foglie e piume. A volte, il motivo dell’albero solitario si alterna a quello della figura umana come un alter ego che mostra due facce di una medesima sostanza e che ha radici nel suolo e nell’aria.
07
aprile 2005
Fabrizio Ajello – Le radici dell’aria
Dal 07 al 16 aprile 2005
arte contemporanea
Location
HORTI LAMIANI BETTIVO’
Roma, Via Giovanni Giolitti, 163, (Roma)
Roma, Via Giovanni Giolitti, 163, (Roma)
Orario di apertura
da lunedi a venerdi 10-12.30 e 14-18
Vernissage
7 Aprile 2005, ore 17.30
Autore
Curatore



