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Gemine Muse 04 – Massimo Festi
L’artista si è addentrato con interesse e spirito pop nel Lapidario, ed ecco che le lapidi sono divenute un pretesto di ri-costruzione, partendo proprio dalle epigrafi, cippi, stele e sarcofagi, punto di confine fra memoria e storia, passato e presente, vita e morte.
Comunicato stampa
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Nel Museo Civico Lapidario del Comune di Ferrara saranno esposte le opere di Massimo Festi ispirate ai reperti storici conservati in tale sede. Il progetto è a cura di Angelo Andreotti, Responsabile dei Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara e Curatore dello spazio espositivo della Porta degli Angeli.
L’artista si è addentrato con interesse e spirito pop nel Lapidario, ed ecco che le lapidi sono divenute un pretesto di ri-costruzione, partendo proprio dalle epigrafi, cippi, stele e sarcofagi, punto di confine fra memoria e storia, passato e presente, vita e morte.
Massimo Festi ha indagato le lapidi romane ed il loro contenuto, scoprendo a chi appartengono, personaggi con la loro identità ed alcuni interessanti dettagli personali, fra i quali Annia Faustina (III secolo d.C.), la donna legata alla propria immagine che si fa ritrarre sul sarcofago da giovane ed in età avanzata, il nobile ed austero dottor Pupius (I secolo d.C.), il giocoso ragazzino Festius (I secolo a.C.), forse un antenato dell’artista...
Dopo essere stati attraversati, questi personaggi sono stati poi riportati al presente, e 2000 anni dopo nuovamente abitano il museo e il nostro tempo, con una ricostruzione ideale “virtuale” (utilizzando lo strumento elettronico della fotopittura digitale) che li reinventa, li attualizza, dalla morte alla vita, dal monumento funebre ad un fermo immagine dell’immaginario reale contemporaneo, con i suoi colori e suoni.
Come scrive Angelo Andreotti nella presentazione del catalogo, l’artista ha voluto in questo modo dare corpo all’incorporeo e visibilità all’invisibile, e riempire il vuoto ed il silenzio funebre museale con la vita dei ritratti pieni di rimandi ed icone, e con la loro voce.
Ed ecco che con ironia e visionaria lucidità le immagini di Massimo Festi misurano una distanza dalla presa diretta di quella realtà che subiamo nell’opera e nella nostra esistenza giornaliera.
Massimo Festi è nato nel 1972 a Ferrara, dove vive, ed è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua opera digitale ritrae soggetti attraverso l’uso della fotografia e della tecnopittura, in una fisiognomica fatta di texture e pixel, estetica e tecnologia, ripercorrendo una mappatura antropodigitale delle identità mutevoli che si muovono nel nostro vissuto quotidiano e nell’immaginario collettivo.
Ha realizzato le seguenti mostre personali: The slash of identity (2001), Angel Orensanz Foundation, New York; Identità digitale (2001), Sekanina Arte Contemporanea, Ferrara; Borderline (2002), ex Chiesa di S. Nicolò, Jesi (AN); Identità Interfacce (2003), Bistrot WhateverArt, Ferrara; AntropoDigitale (2004), Casa di Ludovico Ariosto, Ferrara; Mixed media (2004), Galleria Passo Blu, Genova.
L’artista si è addentrato con interesse e spirito pop nel Lapidario, ed ecco che le lapidi sono divenute un pretesto di ri-costruzione, partendo proprio dalle epigrafi, cippi, stele e sarcofagi, punto di confine fra memoria e storia, passato e presente, vita e morte.
Massimo Festi ha indagato le lapidi romane ed il loro contenuto, scoprendo a chi appartengono, personaggi con la loro identità ed alcuni interessanti dettagli personali, fra i quali Annia Faustina (III secolo d.C.), la donna legata alla propria immagine che si fa ritrarre sul sarcofago da giovane ed in età avanzata, il nobile ed austero dottor Pupius (I secolo d.C.), il giocoso ragazzino Festius (I secolo a.C.), forse un antenato dell’artista...
Dopo essere stati attraversati, questi personaggi sono stati poi riportati al presente, e 2000 anni dopo nuovamente abitano il museo e il nostro tempo, con una ricostruzione ideale “virtuale” (utilizzando lo strumento elettronico della fotopittura digitale) che li reinventa, li attualizza, dalla morte alla vita, dal monumento funebre ad un fermo immagine dell’immaginario reale contemporaneo, con i suoi colori e suoni.
Come scrive Angelo Andreotti nella presentazione del catalogo, l’artista ha voluto in questo modo dare corpo all’incorporeo e visibilità all’invisibile, e riempire il vuoto ed il silenzio funebre museale con la vita dei ritratti pieni di rimandi ed icone, e con la loro voce.
Ed ecco che con ironia e visionaria lucidità le immagini di Massimo Festi misurano una distanza dalla presa diretta di quella realtà che subiamo nell’opera e nella nostra esistenza giornaliera.
Massimo Festi è nato nel 1972 a Ferrara, dove vive, ed è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua opera digitale ritrae soggetti attraverso l’uso della fotografia e della tecnopittura, in una fisiognomica fatta di texture e pixel, estetica e tecnologia, ripercorrendo una mappatura antropodigitale delle identità mutevoli che si muovono nel nostro vissuto quotidiano e nell’immaginario collettivo.
Ha realizzato le seguenti mostre personali: The slash of identity (2001), Angel Orensanz Foundation, New York; Identità digitale (2001), Sekanina Arte Contemporanea, Ferrara; Borderline (2002), ex Chiesa di S. Nicolò, Jesi (AN); Identità Interfacce (2003), Bistrot WhateverArt, Ferrara; AntropoDigitale (2004), Casa di Ludovico Ariosto, Ferrara; Mixed media (2004), Galleria Passo Blu, Genova.
27
novembre 2004
Gemine Muse 04 – Massimo Festi
Dal 27 novembre 2004 al 30 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO LAPIDARIO
Ferrara, Via Campo Sabbionario, 1, (Ferrara)
Ferrara, Via Campo Sabbionario, 1, (Ferrara)
Vernissage
27 Novembre 2004, ore 18
Sito web
www.massimofesti.com
Curatore




