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Mario Bottinelli Montandon – Ortopedica
Opere di vario genere – fotografia, installazione, scultura, disegno – anche se realizzate in un arco di tempo abbastanza ristretto (2000/2004) e tutte accomunate dal desiderio di Mario Bottinelli Montandon di confrontarsi col mondo dell’infanzia.
Comunicato stampa
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Il titolo prescelto da Mario Bottinelli Montandon per la sua mostra presso la galleria 'Museo nuova era' è significativo per almeno due motivi. Innanzitutto attira l'attenzione e 'suona' strano, perché ortopedica sembra alludere più a una situazione clinica che non estetica; da questo difficile rapporto del titolo con l'ambito artistico si genera in chi legge una certa incomprensione, un'incertezza semantica. Il secondo motivo d'interesse in ortopedica è proprio il suo significato. Se si indaga più a fondo, infatti, si può scoprire che l'etimologia risolta equivale più o meno a 'l'arte di fare camminare i bambini diritti'. È allora assai più esplicita l'indicazione dell'autore nel consegnare allo spettatore una chiave di lettura valida per le opere raccolte in questa sua prima esposizione personale a Bari. Opere di vario genere – fotografia, installazione, scultura, disegno – anche se realizzate in un arco di tempo abbastanza ristretto (2000/2004) e tutte accomunate dal desiderio di Mario Bottinelli Montandon di confrontarsi col mondo dell'infanzia.
L'incontro con 'i bambini' è realizzato dall'artista su piani differenti, che vanno dal relazionale-autobiografico all'iconico-simbolico. L'opera Ortopedica # 18 (2000) vede per esempio l'intervento di Agatha, figlia dell'artista all'epoca di cinque anni, alle prese con piccoli ritagli di stampe e materiali vari del padre. Quest'esperienza a quattro mani si concretizza in 18 opere grafiche – 9 pezzi verticali e 9 orizzontali – successivamente incorniciate secondo la consueta tecnica 'casalinga' di Bottinelli Montandon: cartone e nastro telato. Sul versante simbolico, invece, l'opera Warsaw (2003) aspira a un ritratto utopico: quello del celebre bambino fatto prigioniero dai soldati tedeschi nel ghetto di Varsavia. Bottinelli Montandon fa spuntare al bambino ebreo delle ali d'uccello e lo trasporta, dalla lugubre scena di guerra, in un un nido.
Ancora più enigmatica è l'interpretazione delle due opere create appositamente per la mostra: Ortopedica op.1 e Ortopedica op.2. Si tratta di due stampe digitali di grande formato realizzate da negative in bianco e nero degli anni '40. La prima presenta una bambina di circa dieci anni in piedi dietro al piano tondo di un tavolino, lo sguardo rivolto in alto e una luce angelica sul volto. La seconda immagine vede un piccolo gruppo di donne avvinghiate in modo confuso a un tavolo simile a quello della bambina. Mentre la prima fotografia ritrae la figura dalla vita in su, la seconda mostra solo la parte inferiore delle donne. L'autore ci indica con questa soluzione 'doppio-reversibile' – dal basso, dall'alto - superiore, inferiore – l'instabilità della condizione umana e di alcune sue convinzioni, anche delle più tradizionali. Da questa lettura 'ortopedica', infatti, scaturisce con forza l'idea che non siano tanto – comunque non solo – gli adulti a 'fare camminare i bambini diritti', quanto il lascito soprannaturale che è l'impronta divina nell'uomo.
L'intera mostra può dunque essere intesa nel senso spirituale che ormai da cinque anni costituisce l'orizzonte di Mario Bottinelli Montandon. Un orizzonte che senza incertezze attribuisce al paradosso evangelico – se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18, 3) – il primato sulle ragionevoli ambizioni di un umanesimo pure necessario.
L'incontro con 'i bambini' è realizzato dall'artista su piani differenti, che vanno dal relazionale-autobiografico all'iconico-simbolico. L'opera Ortopedica # 18 (2000) vede per esempio l'intervento di Agatha, figlia dell'artista all'epoca di cinque anni, alle prese con piccoli ritagli di stampe e materiali vari del padre. Quest'esperienza a quattro mani si concretizza in 18 opere grafiche – 9 pezzi verticali e 9 orizzontali – successivamente incorniciate secondo la consueta tecnica 'casalinga' di Bottinelli Montandon: cartone e nastro telato. Sul versante simbolico, invece, l'opera Warsaw (2003) aspira a un ritratto utopico: quello del celebre bambino fatto prigioniero dai soldati tedeschi nel ghetto di Varsavia. Bottinelli Montandon fa spuntare al bambino ebreo delle ali d'uccello e lo trasporta, dalla lugubre scena di guerra, in un un nido.
Ancora più enigmatica è l'interpretazione delle due opere create appositamente per la mostra: Ortopedica op.1 e Ortopedica op.2. Si tratta di due stampe digitali di grande formato realizzate da negative in bianco e nero degli anni '40. La prima presenta una bambina di circa dieci anni in piedi dietro al piano tondo di un tavolino, lo sguardo rivolto in alto e una luce angelica sul volto. La seconda immagine vede un piccolo gruppo di donne avvinghiate in modo confuso a un tavolo simile a quello della bambina. Mentre la prima fotografia ritrae la figura dalla vita in su, la seconda mostra solo la parte inferiore delle donne. L'autore ci indica con questa soluzione 'doppio-reversibile' – dal basso, dall'alto - superiore, inferiore – l'instabilità della condizione umana e di alcune sue convinzioni, anche delle più tradizionali. Da questa lettura 'ortopedica', infatti, scaturisce con forza l'idea che non siano tanto – comunque non solo – gli adulti a 'fare camminare i bambini diritti', quanto il lascito soprannaturale che è l'impronta divina nell'uomo.
L'intera mostra può dunque essere intesa nel senso spirituale che ormai da cinque anni costituisce l'orizzonte di Mario Bottinelli Montandon. Un orizzonte che senza incertezze attribuisce al paradosso evangelico – se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18, 3) – il primato sulle ragionevoli ambizioni di un umanesimo pure necessario.
30
settembre 2004
Mario Bottinelli Montandon – Ortopedica
Dal 30 settembre al 04 novembre 2004
arte contemporanea
Location
MUSEO NUOVA ERA
Bari, Strada Dei Gesuiti, 13, (Bari)
Bari, Strada Dei Gesuiti, 13, (Bari)
Vernissage
30 Settembre 2004, ore 18.00
Autore
Curatore



