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Francesco Gnot – Paesaggi Possibili
Con il titolo Paesaggi Possibili Gnot evoca lo stato di disorientamento spaziale e temporale provocato dalla continua oscillazione fra il senso di appartenenza e familiarità e l’esperienza dell’estraneità e del distacco nel rapporto con i luoghi.
Comunicato stampa
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BZF in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze ospita una personale del fotografo FRANCESCO GNOT.
Con il titolo Paesaggi Possibili Gnot evoca lo stato di disorientamento spaziale e temporale provocato dalla continua oscillazione fra il senso di appartenenza e familiarità e l’esperienza dell’estraneità e del distacco nel rapporto con i luoghi. Le immagini a colori mostrano un mondo fatto di frammenti, dove gli ambienti domestici e gli spazi pubblici urbani sono come fissati nell’immobilità senza tempo dell’abbandono.
Nicoletta Leonardi nel testo del catalogo uscito in occasione della mostra da lei curata presso lo Spazio del Credito Artigiano di Firenze nel 2003, evidenzia come nelle opere di Gnot “l’uso sistematico del flash, con la sua luce forte e tagliente, connota le immagini di un tono surreale quando non estraniante e allucinatorio. Attraverso la strategia del disorientamento le immagini di Gnot “arrrestano” lo sguardo, deviandone i percorsi abituali. Indirizzando la nostra attenzione su oggetti e luoghi del quotidiano altrimenti considerati trascurabili, Gnot ci invita a riflettere su come la dimensione affettiva possa ancora dare un senso all’esperienza in un mondo […] e ci aiuta a vedere da un punto di vista inedito la cornice entro la quale agiamo”.
A prima vista si direbbe che l’universo simbolico che Francesco Gnot vuol mettere in “scena” è un mondo senza uomini, ormai disabitato e affidato alla pura esistenza esteriore di oggetti disparati, che ricordano con dettagli ricchi, eccessivi oppure fantastici la loro origine di prodotto dell’uomo. Si tratta di segni di una desertificazione che ha scarnificato l’esistenza corporea lasciando che il mondo degli oggetti autogestisca il proprio movimento in una sorta di moto perpetuo in cui si sono smarriti l’inizio e la fine.
Pietro Barcellona commenta: “Francesco Gnot è un bambino, il bambino che gli adulti negano di essere ancora, alla ricerca di qualcuno che risponde alla domanda: cosa sono gli “oggetti”. Gli oggetti allo stato puro, il per sé degli oggetti siamo, in parte, noi stessi proiettati fuori dall’anima come ponti verso il mondo degli altri. Finché ci sono oggetti, tracce di uomini, l’incantesimo della desertificazione può essere rotto: può riapparire la parola magica che ridà vita alla “cosa”. Chi pensa che la fotografia abbia a che fare solo con la tecnica, non ha capito la sua intima radice alchemica, che è la stessa di ogni fatto artistico: mettere in forma l’assenza”.
Pier Francesco Gnot (Firenze 1965) ha studiato fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Dal 1995 al 1999 ha insegnato fotografia presso la stessa scuola. Espone il suo lavoro in numerose mostre personali e collettive quali: Le Maschere dell’Uomo, Museo di Antropologia, Firenze 2000; Paesaggi Possibili, Archivio Fotografico Toscano, Prato 2001 (a cura di Nicoletta Leonardi); Events, Studio Arts Center International, Firenze 2001 (a cura di Maria Antonia Rinaldi e Matteo Chini); Gemine Muse, Chiostro di Santa Maria Novella, Firenze 2002 (a cura di Daria Filardo); Insider, Stazione Leopolda, Firenze 2003 (a cura di Sergio Risaliti). Nel Luglio 2002 gli è stato assegnato il premio “miglior portfolio del giorno” della Galerie D’Essay durante i Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles.
Con il titolo Paesaggi Possibili Gnot evoca lo stato di disorientamento spaziale e temporale provocato dalla continua oscillazione fra il senso di appartenenza e familiarità e l’esperienza dell’estraneità e del distacco nel rapporto con i luoghi. Le immagini a colori mostrano un mondo fatto di frammenti, dove gli ambienti domestici e gli spazi pubblici urbani sono come fissati nell’immobilità senza tempo dell’abbandono.
Nicoletta Leonardi nel testo del catalogo uscito in occasione della mostra da lei curata presso lo Spazio del Credito Artigiano di Firenze nel 2003, evidenzia come nelle opere di Gnot “l’uso sistematico del flash, con la sua luce forte e tagliente, connota le immagini di un tono surreale quando non estraniante e allucinatorio. Attraverso la strategia del disorientamento le immagini di Gnot “arrrestano” lo sguardo, deviandone i percorsi abituali. Indirizzando la nostra attenzione su oggetti e luoghi del quotidiano altrimenti considerati trascurabili, Gnot ci invita a riflettere su come la dimensione affettiva possa ancora dare un senso all’esperienza in un mondo […] e ci aiuta a vedere da un punto di vista inedito la cornice entro la quale agiamo”.
A prima vista si direbbe che l’universo simbolico che Francesco Gnot vuol mettere in “scena” è un mondo senza uomini, ormai disabitato e affidato alla pura esistenza esteriore di oggetti disparati, che ricordano con dettagli ricchi, eccessivi oppure fantastici la loro origine di prodotto dell’uomo. Si tratta di segni di una desertificazione che ha scarnificato l’esistenza corporea lasciando che il mondo degli oggetti autogestisca il proprio movimento in una sorta di moto perpetuo in cui si sono smarriti l’inizio e la fine.
Pietro Barcellona commenta: “Francesco Gnot è un bambino, il bambino che gli adulti negano di essere ancora, alla ricerca di qualcuno che risponde alla domanda: cosa sono gli “oggetti”. Gli oggetti allo stato puro, il per sé degli oggetti siamo, in parte, noi stessi proiettati fuori dall’anima come ponti verso il mondo degli altri. Finché ci sono oggetti, tracce di uomini, l’incantesimo della desertificazione può essere rotto: può riapparire la parola magica che ridà vita alla “cosa”. Chi pensa che la fotografia abbia a che fare solo con la tecnica, non ha capito la sua intima radice alchemica, che è la stessa di ogni fatto artistico: mettere in forma l’assenza”.
Pier Francesco Gnot (Firenze 1965) ha studiato fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Dal 1995 al 1999 ha insegnato fotografia presso la stessa scuola. Espone il suo lavoro in numerose mostre personali e collettive quali: Le Maschere dell’Uomo, Museo di Antropologia, Firenze 2000; Paesaggi Possibili, Archivio Fotografico Toscano, Prato 2001 (a cura di Nicoletta Leonardi); Events, Studio Arts Center International, Firenze 2001 (a cura di Maria Antonia Rinaldi e Matteo Chini); Gemine Muse, Chiostro di Santa Maria Novella, Firenze 2002 (a cura di Daria Filardo); Insider, Stazione Leopolda, Firenze 2003 (a cura di Sergio Risaliti). Nel Luglio 2002 gli è stato assegnato il premio “miglior portfolio del giorno” della Galerie D’Essay durante i Rencontres Internationales de la Photographie d’Arles.
05
ottobre 2004
Francesco Gnot – Paesaggi Possibili
Dal 05 al 24 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
BZF
Firenze, Via Panicale, 61R, (Firenze)
Firenze, Via Panicale, 61R, (Firenze)
Orario di apertura
Mart.-Sab. 16:00-02:00 Dom. 12:00-02:00
Vernissage
5 Ottobre 2004, ore 18:30




