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Giuseppe Simonetti – Lo spazio del colore
“Non tutto l’astrattismo geometrico è destinato a scomparire”; e neppure “il naturalismo mimetico può essere del tutto sconfitto”. Queste due frasi forse riassumono un po’ quello che ci vien fatto di pensare di fronte all’ultima serie di dipinti di Giuseppe Simonetti.
Comunicato stampa
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Scrive Gillo Dorfles:
“Non tutto l’astrattismo geometrico è destinato a scomparire”; e neppure “il naturalismo mimetico può essere del tutto sconfitto”. Queste due frasi forse riassumono un po’ quello che ci vien fatto di pensare di fronte all’ultima serie di dipinti di Giuseppe Simonetti.
Ed è, infatti, in questa contrapposizione – e al tempo stesso confluenza – delle due tendenze che mi sembra consistere una delle ragioni dell’attualità di questa pittura. Che è decisamente indirizzata a un recupero di quella urgenza cromatica di per sé autonoma, ma tuttavia consapevole come oggi non bastino più gli esercizi e i ragionamenti attorno alla complementarità dei colori, al loro contrasto simultaneo, ai “gradienti marginali” degli stessi, tanto accuratamente studiati – a partire da Goethe fino a Itten e Albers – giacché sono ormai divenuti più che altro dominio della psicologia percettivista. Come non basta prescindere dalla imitazione della natura o da una matericità del colore per offrire una ragion d’essere alla propria iniziativa pittorica.
Simonetti, per sua fortuna, appare molto consapevole di quanto ho detto or ora; e le sue opere – tanto nelle “Camere con vista”, che nel “Frammento d’infinito”; e ancor più in queste ultime tele, dove sono più netti i contrasti tra la fase timbrica del colore e la fase naturalistica di ipotetici paesaggi – sono la testimonianza d’una duplice ricerca: quella del colore di per sé – di questa “entità” che non sarà mai abbastanza studiata ed elaborata; e quella del rapporto tra area cromatica e brandelli di “terrestrità” (con tutti i richiami atmosferici o persino narrativi); sicché il confluire e il contrapporsi dei due momenti e delle due forme espressive permette all’artista di ottenere un’immagine globale – ma al tempo stesso sufficientemente discordante – perché sia evitato ogni compiacimento di natura ornamentale. Il fatto, poi, di aver volutamente evitato ogni ricerca di strutturazione armonica, di proporzionalità aurea, di composizione simmetrica, fa sì che queste opere si differenzino totalmente da quella d’un superato geometrismo, allo stesso modo che si differenziano dal rigorismo dell’arte concreta di svizzera memoria, per la frequente presenza d’un raffinato colore tonale.
L’artista
Giuseppe Simonetti è nato nel 1953 a Palermo. Dal 1976 è docente di discipline pittoriche, attualmente titolare della cattedra di Educazione visiva presso l'Istituto Statale d'Arte di Palermo.
Attivamente impegnato nella ricerca artistica, è presente in numerose e significative rassegne collettive e annovera nel suo curriculum parecchie mostre personali.
Ha esposto a:
Bagheria, Bari, Bologna, Caltanissetta, Catania, Civitavecchia, Comiso, Enna, Foggia, Forte dei Marmi, Francavilla a Mare, Gibellina, Mazzara del Vallo, Messina, Monreale, New York, Parigi, Palermo, Ravenna, Roma, S. Cataldo, Taormina,Tarquinia.
Sue illustrazioni sono state pubblicate dalla Editrice Il Vespro di Palermo. Ha curato e firmato opere serigrafiche per i fratelli Accetta Editori di Palermo, per la Seristampa di Comiso, e per i Bacini S.p.a. di Palermo.
Nel 2004 crea e realizza in collaborazione col maestro giapponese Nabuhiko Yoshizumi un grande aquilone per la collezione internazionale promossa dal Goethe Institut di Palermo e curata dal Direttore Paul Eubel.
Sue opere sono presenti in collezioni private italiane e nei musei: Museo d'Arte Contemporanea, Gibellina; Museum di Ezio Pagano, Bagheria; Collezione dell'Atelier Sul Mare, Tusa; Collezione Fondazione Mazzullo, Taormina.
Vive e lavora a Palermo.
www.giuseppesimonetti.com
“Non tutto l’astrattismo geometrico è destinato a scomparire”; e neppure “il naturalismo mimetico può essere del tutto sconfitto”. Queste due frasi forse riassumono un po’ quello che ci vien fatto di pensare di fronte all’ultima serie di dipinti di Giuseppe Simonetti.
Ed è, infatti, in questa contrapposizione – e al tempo stesso confluenza – delle due tendenze che mi sembra consistere una delle ragioni dell’attualità di questa pittura. Che è decisamente indirizzata a un recupero di quella urgenza cromatica di per sé autonoma, ma tuttavia consapevole come oggi non bastino più gli esercizi e i ragionamenti attorno alla complementarità dei colori, al loro contrasto simultaneo, ai “gradienti marginali” degli stessi, tanto accuratamente studiati – a partire da Goethe fino a Itten e Albers – giacché sono ormai divenuti più che altro dominio della psicologia percettivista. Come non basta prescindere dalla imitazione della natura o da una matericità del colore per offrire una ragion d’essere alla propria iniziativa pittorica.
Simonetti, per sua fortuna, appare molto consapevole di quanto ho detto or ora; e le sue opere – tanto nelle “Camere con vista”, che nel “Frammento d’infinito”; e ancor più in queste ultime tele, dove sono più netti i contrasti tra la fase timbrica del colore e la fase naturalistica di ipotetici paesaggi – sono la testimonianza d’una duplice ricerca: quella del colore di per sé – di questa “entità” che non sarà mai abbastanza studiata ed elaborata; e quella del rapporto tra area cromatica e brandelli di “terrestrità” (con tutti i richiami atmosferici o persino narrativi); sicché il confluire e il contrapporsi dei due momenti e delle due forme espressive permette all’artista di ottenere un’immagine globale – ma al tempo stesso sufficientemente discordante – perché sia evitato ogni compiacimento di natura ornamentale. Il fatto, poi, di aver volutamente evitato ogni ricerca di strutturazione armonica, di proporzionalità aurea, di composizione simmetrica, fa sì che queste opere si differenzino totalmente da quella d’un superato geometrismo, allo stesso modo che si differenziano dal rigorismo dell’arte concreta di svizzera memoria, per la frequente presenza d’un raffinato colore tonale.
L’artista
Giuseppe Simonetti è nato nel 1953 a Palermo. Dal 1976 è docente di discipline pittoriche, attualmente titolare della cattedra di Educazione visiva presso l'Istituto Statale d'Arte di Palermo.
Attivamente impegnato nella ricerca artistica, è presente in numerose e significative rassegne collettive e annovera nel suo curriculum parecchie mostre personali.
Ha esposto a:
Bagheria, Bari, Bologna, Caltanissetta, Catania, Civitavecchia, Comiso, Enna, Foggia, Forte dei Marmi, Francavilla a Mare, Gibellina, Mazzara del Vallo, Messina, Monreale, New York, Parigi, Palermo, Ravenna, Roma, S. Cataldo, Taormina,Tarquinia.
Sue illustrazioni sono state pubblicate dalla Editrice Il Vespro di Palermo. Ha curato e firmato opere serigrafiche per i fratelli Accetta Editori di Palermo, per la Seristampa di Comiso, e per i Bacini S.p.a. di Palermo.
Nel 2004 crea e realizza in collaborazione col maestro giapponese Nabuhiko Yoshizumi un grande aquilone per la collezione internazionale promossa dal Goethe Institut di Palermo e curata dal Direttore Paul Eubel.
Sue opere sono presenti in collezioni private italiane e nei musei: Museo d'Arte Contemporanea, Gibellina; Museum di Ezio Pagano, Bagheria; Collezione dell'Atelier Sul Mare, Tusa; Collezione Fondazione Mazzullo, Taormina.
Vive e lavora a Palermo.
www.giuseppesimonetti.com
02
ottobre 2004
Giuseppe Simonetti – Lo spazio del colore
Dal 02 al 13 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
GNACCARINI ARTE CONTEMPORANEA
Bologna, Via Giuseppe Dagnini, 12/2b, (Bologna)
Bologna, Via Giuseppe Dagnini, 12/2b, (Bologna)
Orario di apertura
Martedì, Mercoledì, Giovedì: 16.00 - 19.30 - Venerdì, Sabato: 11 – 19,30 - Domenica, Lunedì: chiuso
Vernissage
2 Ottobre 2004, ore 18.00




