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Guardare – Raccontare – Pensare – Conservare
Attraverso circa 450 libri di più di 300 artisti di tutte le nazionalità, l’esposizione ha l’ambizione di fornire un panorama pressocché esaustivo delle maggiori tendenze nella produzione di libri d’artista dalle sue origini, all’inizio degli anni ’60, fino a oggi.
Comunicato stampa
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Carl Andre, Joseph Beuys, John Baldessari, Luciano Bartolini, Mirella Bentivoglio, Alighiero Boetti, Christian Boltanski, Marcel Broodthaers, Daniel Buren, James Lee Byars, Luciano Caruso, Hans-Peter Feldmann, Ian Hamilton Finlay, Hamish Fulton, Roni Horn, Ilya Kabakov, Sol LeWitt, Richard Long, Annette Messager, Eugenio Miccini, Maurizio Nannucci, Claes Oldenburg, Giulio Paolini, Dieter Roth, Ed Ruscha, Daniel Spoerri, Andy Warhol, Lawrence Weiner sono alcuni degli artisti la cui opera in forma di libro é considerata altrettanto creativa e significativa che le loro opere più note. Strettamente legati ai movimenti più sperimentali delle avanguardie letterarie e artistiche degli anni ‘60 e ‘70 - Poesia concreta, Poesia visiva, Fluxus, Arte minimale e Arte concettuale, Arte povera - i Iibri d’artista hanno esplorato, in maniera estremamente inventiva, le possibilità del libro come medium artistico.
A partire dal libro capostipite, Twentysix Gasoline Stations, del 1963, dell’artista californiano Edward Ruscha, il libro d’artista é diventato uno tra i maggiori generi dell’arte contemporanea, attraendo a sé gli artisti più importanti, come Sol Lewitt che dichiara nel 1977 : «il libro é il medium migliore per l’artista di oggi ».
L’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel riconoscimento del libro d’artista. Il primo articolo apparso sul soggetto fu scritto da Germano Celant nel 1971 (“Book as artwork 1969-1970”, Data, n. 1, settembre 1971). Nel 1972, é ancora in Italia che hanno luogo le prime due esposizioni internazionali di libri d’artista : una a Milano, a cura di Daniela Palazzoli, dal titolo «I denti del drago. Le trasformazioni della pagina e del libro», l’altra a Venezia per la 36e biennale, a cura di Renato Barilli e Daniela Palazzoli, dal titolo «Il libro come luogo di ricerca».
«Luogo di ricerca»: in effetti i libri d’artista furono, negli anni ‘60 e ‘70, le prime opere a utilizzare le possibilità offerte dal libro moderno, stampato industrialmente, e a trasformarlo in un mezzo creativo autonomo. Si creó una profonda frattura con la precedente tradizione del «libro illustrato» o del «livre de peintre», in cui l’opera di un poeta é illustrata dalle incisioni di un’artista ed é stampata a mano, in edizione estremeamente limitata e per un ristretto numero di collezionisti. Il libro d’artista é invece caratterizzato dall’esclusiva responsabilità dell’artista, che presenta un’opera concepita fin dall’inizio per prendere la forma di un libro apparentemente ordinario, molto spesso stampato in offset e, se possibile, in un’edizione illimitata.
Il contributo del libro d’artista é dunque al tempo stesso artistico e critico: ricorrendo all’inusitato medium del libro, l’artista propone un nuovo genere di opere (in cui, per esempio, sparisce la tradizionale opposizione di arte e scrittura) e contemporaneamente cerca di estrarre l’arte dal circuito ristretto che da sempre l’avvolge per rivolgersi a un pubblico più vasto.
Ecco perché, in guisa di introduzione, la prima sala dell’esposizione mette a disposizione del visitatore una quarantina di opere in libera consultazione, opere che gli permetteranno di familiarizzare direttamente con il medium, attraverso la lettura. Per completare tale iniziazione e prima di affrontare l’esposizione vera e propria, il pubblico é invitato a guardare un video di Ulises Carrión, artista di origine messicana emigrato a Amsterdam che, negli anni ‘70 e ‘80, ebbe un ruolo importante nella valorizzazione del libro d’artista. L’artista, creatore di libri, fu anche editore e libraio («Other Books and So»), e persino teorico (scrisse alcuni dei testi più rilevanti sul libro d’artista), collezionista e per cosí dire, pedagogo di questo nuovo genere di opere, come testimonia il video del 1986, al tempo stesso opera e documento.
Nelle sale successive, l’accento é posto su quattro direzioni principali, rintracciabili nella produzione di libri d’artista del mondo intero: Guardare, Raccontare, Pensare, Conservare. Questi quattro orientamenti sono curiosamente costanti dagli anni 60 ad oggi. Per la prima volta, in un’esposizione di rilievo, si é volontariamente evitato di scandire la storia del libro d’artista sviluppandola per movimento o per artista, e si é preferito mostrare, in funzione dei diversi usi del libro, le opere dei pionieri degli anni ‘60 e ‘70, che per la maggior parte continuano a pubblicare libri, accanto a quelle di giovani artisti di oggi.
GUARDARE : Rispetto ai libri che ci sono più familiari, rispetto all’idea che ci facciamo del libro come luogo del testo e ricettacolo del pensiero, i libri d’artista più sorprendenti sono dei libri puramente visivi che si rivolgono direttamente al nostro senso della vista, a volte a quello del tatto, senza passare per la riflessione. La non semanticità della poesia concreta, l’evidenza della bellezza delle forme geometriche, la sensualità coloristica e materica, la semplicità della grafica infantile, ma anche la realtà nella sua apparenza fenomenica, registrata tale e quale dalla fotografia, o ancora l’elementarità delle immagini sessuali, tutto cio favorisce il primo grado dell’ esperienza visiva. Tuttavia alcuni di questi libri mostrano ancora una volta che non bisogna fidarsi delle apparenze.
RACCONTARE : Il libro da sempre é servito a raccontare delle storie. Nei loro libri, anche gli artisti raccontano e si raccontano attraverso autobiografie, diari, appunti di viaggio, cronache varie, immaginano perfino delle storie in cui si inventano una vita fittizia. Rielaborano i generi letterari esistenti come il romanzo, la novella, il racconto, il poliziesco. Le loro storie mescolano le parole al disegno, alla fotografia e alle immagini prese in prestito ad altri media narrativi come il cinema e il teatro. La scrittura stessa é oggetto di riflessione e di esperimento. Esercizi di scrittura, partizioni musicali, lingue inventate, esplorano le frontiere tra leggibile e illeggibile o tentano di oltrepassare i limiti delle possibilità espressive del libro.
PENSARE : Il libro ha sempre intrattenuto dei rapporti stretti con il pensiero. Il libro d’artista non fa eccezione. Fin dalle sue origini negli anni 60, propizi ai cambiamenti radicali, gli artisti ne hanno spesso fatto un veicolo di analisi, di critica e di utopia. Vengono privilegiati tre oggetti di riflessione: il primo l’arte, che gli artisti concettuali hanno definito attraverso l’idea e che trova nel libro il medium ideale ; il secondo il libro stesso esaminato dal punto di vista delle sue proprietà formali distintive o in seguito alla citazione, al pastiche e al dirottamento di pubblicazioni presistenti; il terzo il mondo, dal ristretto mondo dell’arte al vasto mondo, di cui gli artisti denunciano la violenza e l’ingiustizia, di cui preparano la rivoluzione o di cui immaginano la trasformazione attraverso l’arte.
CONSERVARE : Il manoscritto e poi il libro stampato sono stati per secoli i mezzi privilegiati della conservazione del sapere e della memoria. A partire dagli anni 60, le nuove forme della creazione hanno paradossalmente condotto gli artisti a resuscitare queste tradizionali funzioni del libro, sia per registrare i risultati delle loro inchieste, collezioni, inventari e classificazioni, sia per documentare le loro opere effimere o catalogare le tracce dei loro interventi solitari nella natura. Ritrovando il libro, hanno naturalmente riscoperto il suo ruolo di guardiano della memoria collettiva (storica, artistica, culturale) e del ricordo personale, a volte intimo. Ma il libro non é solo un mezzo per accumulare e classificare delle conoscenze o per resistere al tempo e alla morte. E anche un oggetto che, a suo turno, é accumulato, classificato e conservato per l’eternità nelle biblioteche. Queste affascinano spesso gli artisti che, per i loro libri, le preferiscono ai musei.
I commissari dell’esposizione sono quattro specialisti del libro d’artista e hanno curato l’esposizione sotto la direzione di Anne Moeglin-Delcroix. Tre sono italiani e specialisti del libro d’artista italiano : Giorgio Maffei e Liliana De Matteis hanno pubblicato un repertorio completo della produzione italiana (Libri d’artista in Italia 1960-1998, Torino, Regione Piemonte, 1998) ; Annalisa Rimmaudo é autrice del primo studio esaustivo sulla Poesia visiva e il libro d’artista (Le Groupe 70 e la poesia visiva (1963-1979. Le livre comme lieu d’expérimentation, Tesi di dottorato, Parigi, Sorbona, 2003) che sarà prossimamente pubblicato in lingua italiana ; Anne Mœglin-Delcroix, di nazionalità francese, incaricata per 15 anni della collezione di libri d’artista della Biblioteca nazionale di Francia, ha pubblicato due opere sulla produzione internazionale (Livres d'artistes, Paris, Éditions Herscher e Centre Pompidou, 1985; Esthétique du livre d'artiste 1960-1980, Paris, Jean-Michel Place e Bibliothèque Nationale de France, 1997).
A partire dal libro capostipite, Twentysix Gasoline Stations, del 1963, dell’artista californiano Edward Ruscha, il libro d’artista é diventato uno tra i maggiori generi dell’arte contemporanea, attraendo a sé gli artisti più importanti, come Sol Lewitt che dichiara nel 1977 : «il libro é il medium migliore per l’artista di oggi ».
L’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel riconoscimento del libro d’artista. Il primo articolo apparso sul soggetto fu scritto da Germano Celant nel 1971 (“Book as artwork 1969-1970”, Data, n. 1, settembre 1971). Nel 1972, é ancora in Italia che hanno luogo le prime due esposizioni internazionali di libri d’artista : una a Milano, a cura di Daniela Palazzoli, dal titolo «I denti del drago. Le trasformazioni della pagina e del libro», l’altra a Venezia per la 36e biennale, a cura di Renato Barilli e Daniela Palazzoli, dal titolo «Il libro come luogo di ricerca».
«Luogo di ricerca»: in effetti i libri d’artista furono, negli anni ‘60 e ‘70, le prime opere a utilizzare le possibilità offerte dal libro moderno, stampato industrialmente, e a trasformarlo in un mezzo creativo autonomo. Si creó una profonda frattura con la precedente tradizione del «libro illustrato» o del «livre de peintre», in cui l’opera di un poeta é illustrata dalle incisioni di un’artista ed é stampata a mano, in edizione estremeamente limitata e per un ristretto numero di collezionisti. Il libro d’artista é invece caratterizzato dall’esclusiva responsabilità dell’artista, che presenta un’opera concepita fin dall’inizio per prendere la forma di un libro apparentemente ordinario, molto spesso stampato in offset e, se possibile, in un’edizione illimitata.
Il contributo del libro d’artista é dunque al tempo stesso artistico e critico: ricorrendo all’inusitato medium del libro, l’artista propone un nuovo genere di opere (in cui, per esempio, sparisce la tradizionale opposizione di arte e scrittura) e contemporaneamente cerca di estrarre l’arte dal circuito ristretto che da sempre l’avvolge per rivolgersi a un pubblico più vasto.
Ecco perché, in guisa di introduzione, la prima sala dell’esposizione mette a disposizione del visitatore una quarantina di opere in libera consultazione, opere che gli permetteranno di familiarizzare direttamente con il medium, attraverso la lettura. Per completare tale iniziazione e prima di affrontare l’esposizione vera e propria, il pubblico é invitato a guardare un video di Ulises Carrión, artista di origine messicana emigrato a Amsterdam che, negli anni ‘70 e ‘80, ebbe un ruolo importante nella valorizzazione del libro d’artista. L’artista, creatore di libri, fu anche editore e libraio («Other Books and So»), e persino teorico (scrisse alcuni dei testi più rilevanti sul libro d’artista), collezionista e per cosí dire, pedagogo di questo nuovo genere di opere, come testimonia il video del 1986, al tempo stesso opera e documento.
Nelle sale successive, l’accento é posto su quattro direzioni principali, rintracciabili nella produzione di libri d’artista del mondo intero: Guardare, Raccontare, Pensare, Conservare. Questi quattro orientamenti sono curiosamente costanti dagli anni 60 ad oggi. Per la prima volta, in un’esposizione di rilievo, si é volontariamente evitato di scandire la storia del libro d’artista sviluppandola per movimento o per artista, e si é preferito mostrare, in funzione dei diversi usi del libro, le opere dei pionieri degli anni ‘60 e ‘70, che per la maggior parte continuano a pubblicare libri, accanto a quelle di giovani artisti di oggi.
GUARDARE : Rispetto ai libri che ci sono più familiari, rispetto all’idea che ci facciamo del libro come luogo del testo e ricettacolo del pensiero, i libri d’artista più sorprendenti sono dei libri puramente visivi che si rivolgono direttamente al nostro senso della vista, a volte a quello del tatto, senza passare per la riflessione. La non semanticità della poesia concreta, l’evidenza della bellezza delle forme geometriche, la sensualità coloristica e materica, la semplicità della grafica infantile, ma anche la realtà nella sua apparenza fenomenica, registrata tale e quale dalla fotografia, o ancora l’elementarità delle immagini sessuali, tutto cio favorisce il primo grado dell’ esperienza visiva. Tuttavia alcuni di questi libri mostrano ancora una volta che non bisogna fidarsi delle apparenze.
RACCONTARE : Il libro da sempre é servito a raccontare delle storie. Nei loro libri, anche gli artisti raccontano e si raccontano attraverso autobiografie, diari, appunti di viaggio, cronache varie, immaginano perfino delle storie in cui si inventano una vita fittizia. Rielaborano i generi letterari esistenti come il romanzo, la novella, il racconto, il poliziesco. Le loro storie mescolano le parole al disegno, alla fotografia e alle immagini prese in prestito ad altri media narrativi come il cinema e il teatro. La scrittura stessa é oggetto di riflessione e di esperimento. Esercizi di scrittura, partizioni musicali, lingue inventate, esplorano le frontiere tra leggibile e illeggibile o tentano di oltrepassare i limiti delle possibilità espressive del libro.
PENSARE : Il libro ha sempre intrattenuto dei rapporti stretti con il pensiero. Il libro d’artista non fa eccezione. Fin dalle sue origini negli anni 60, propizi ai cambiamenti radicali, gli artisti ne hanno spesso fatto un veicolo di analisi, di critica e di utopia. Vengono privilegiati tre oggetti di riflessione: il primo l’arte, che gli artisti concettuali hanno definito attraverso l’idea e che trova nel libro il medium ideale ; il secondo il libro stesso esaminato dal punto di vista delle sue proprietà formali distintive o in seguito alla citazione, al pastiche e al dirottamento di pubblicazioni presistenti; il terzo il mondo, dal ristretto mondo dell’arte al vasto mondo, di cui gli artisti denunciano la violenza e l’ingiustizia, di cui preparano la rivoluzione o di cui immaginano la trasformazione attraverso l’arte.
CONSERVARE : Il manoscritto e poi il libro stampato sono stati per secoli i mezzi privilegiati della conservazione del sapere e della memoria. A partire dagli anni 60, le nuove forme della creazione hanno paradossalmente condotto gli artisti a resuscitare queste tradizionali funzioni del libro, sia per registrare i risultati delle loro inchieste, collezioni, inventari e classificazioni, sia per documentare le loro opere effimere o catalogare le tracce dei loro interventi solitari nella natura. Ritrovando il libro, hanno naturalmente riscoperto il suo ruolo di guardiano della memoria collettiva (storica, artistica, culturale) e del ricordo personale, a volte intimo. Ma il libro non é solo un mezzo per accumulare e classificare delle conoscenze o per resistere al tempo e alla morte. E anche un oggetto che, a suo turno, é accumulato, classificato e conservato per l’eternità nelle biblioteche. Queste affascinano spesso gli artisti che, per i loro libri, le preferiscono ai musei.
I commissari dell’esposizione sono quattro specialisti del libro d’artista e hanno curato l’esposizione sotto la direzione di Anne Moeglin-Delcroix. Tre sono italiani e specialisti del libro d’artista italiano : Giorgio Maffei e Liliana De Matteis hanno pubblicato un repertorio completo della produzione italiana (Libri d’artista in Italia 1960-1998, Torino, Regione Piemonte, 1998) ; Annalisa Rimmaudo é autrice del primo studio esaustivo sulla Poesia visiva e il libro d’artista (Le Groupe 70 e la poesia visiva (1963-1979. Le livre comme lieu d’expérimentation, Tesi di dottorato, Parigi, Sorbona, 2003) che sarà prossimamente pubblicato in lingua italiana ; Anne Mœglin-Delcroix, di nazionalità francese, incaricata per 15 anni della collezione di libri d’artista della Biblioteca nazionale di Francia, ha pubblicato due opere sulla produzione internazionale (Livres d'artistes, Paris, Éditions Herscher e Centre Pompidou, 1985; Esthétique du livre d'artiste 1960-1980, Paris, Jean-Michel Place e Bibliothèque Nationale de France, 1997).
08
settembre 2004
Guardare – Raccontare – Pensare – Conservare
Dall'otto settembre al 28 novembre 2004
arte contemporanea
Location
CASA DEL MANTEGNA
Mantova, Via Giovanni Acerbi, 47, (Mantova)
Mantova, Via Giovanni Acerbi, 47, (Mantova)
Biglietti
4 €, ridotto 2 €; ingresso ridotto per tutti in occasione del Festivaletteratura (8-12 settembre)
Orario di apertura
10-13 / 15-18; chiuso lunedì
Curatore




