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Leopoldo Mazzoleni – Arcipelaghi
In mostra alcune composizioni planimetriche sovrapposte, diverse opere realizzate in carta lavorata a mano che rimandano a frammenti di sapore archeologico, e sculture realizzate in resina, ferro, caucciù e silicone.
Comunicato stampa
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E’ la Biblioteca Comunale di Giardini-Naxos ad ospitare “Arcipelaghi”, la mostra personale di Leopoldo Mazzoleni, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune e con il patrocinio della Provincia Regionale di Messina, che verrà inaugurata giovedì 2 settembre alle ore 19.00.
In mostra alcune composizioni planimetriche sovrapposte, diverse opere realizzate in carta lavorata a mano che rimandano a frammenti di sapore archeologico, e sculture realizzate in resina, ferro, caucciù e silicone, che nella loro più pura essenzialità e rigore geometrico evidenziano come da una matrice architettonica si può giungere ad una efficace espressività grafico-plastica e, al contempo, come attraverso una ricerca cromatica e tecnologica si possa approdare ad una esternazione della drammatizzazione esistenziale umana.
“Arcipelaghi” , ovvero frammenti di terre, parti di un insieme il cui elemento di identificazione è l’isolamento. Nell’arcipelago non esiste un centro: il Mediterraneo è un arcipelago di culture, la Memoria è un arcipelago di emozioni, lo Spazio è un arcipelago di luoghi dove i Piani sono pentagrammi di ritmi, i Volumi sono segni ed i Segni sono la definizione di volumi.
La ricerca delle motivazioni più profonde della modernità porta l’artista a scavare nei segni primordiali, arcaici, come sigilli affioranti nelle antiche terre mediterranee, per trovare, nella pittura come nelle composizioni scultoree, un gesto pregnante, la sigla personale che fa emergere quel ritmo nuovo, sollecitato dalle esperienze quotidiane, rappresentate nei tre tipi di spazio: quello reale del luogo (la biblioteca), quello archeologico (il pavimento di cartone nero cerottato che ripropone la pianta dello scavo della Naxos Sicula), e quello della memoria (che cuce e assembla gli altri) e della poesia.
Un’ulteriore sfida, per Mazzoleni, con gli ostacoli che la materia frappone fra il creatore e l'opera. Quanto più è difficile la sfida tanto più egli ama intraprenderla. Anche in questi lavori più recenti l'artista ha tentato un'ardua combinazione cromatica di differenti tonalità di bianco, di nero, e di rosso, colore assai difficile da addomesticare e che impone un'attenzione sempre vigile. Del resto anche il colore, parte dell’energia naturale dell'Universo, è oggetto di ricerca, giacchè il colore pervade l'organismo al punto che ognuno lo percepisce con intensità differente. Il colore riscalda, raffredda, crea; e l’artista ha scelto il bianco perché è il simbolo della memoria, è la luce senza forma; il nero perché è l’elemento generatore, è la forma senza luce, è la causa; il rosso, che è generato dal nero, è l’impulso, il magma, l’apparizione, è il tempo, è la manifestazione, è l’effetto. L’installazione del “Grande Frammento” poggiato su un muro nero diagonale, che ripropone il perfetto equilibrio degli assi cartesiani, è la sintesi dei concetti di spazio e di tempo, è la rappresentazione della poetica della vita. E come afferma Pablo Neruda ne “Il grande oceano” non è l’ultima onda, col suo peso salino, quella che frange le coste e genera la pace di arenile che contorna il mondo: è il centrale volume della forza, la potenza distesa delle acque, l’immota solitudine affollata di vite. Tempo, forse, o calice colmo di ogni movimento, unità pura non sigillata dalla morte; verde viscere della totalità bruciante”, il “Convivio”, la scultura in vetroresina bianca installata lungo la battigia antistante la piazza del Municipio, raffigurante un tavolo in fuga verso il mare è la memoria, è l’invito all’incontro, e le ciotole sono anch’esse arcipelaghi, di vite diverse. Da sempre la tavola rappresenta il simbolo del pasto comune, dell'accomunamento, è il luogo della comunicazione, è lo spazio dedicato ad un investimento di energia verso l'esterno.
Quelle di Leopoldo Mazzoleni sono opere che non si possono ignorare e che hanno il pregio di essere immediatamente riconoscibili tra centinaia di altre. Grande sperimentatore di linguaggi, forme e materiali, per Mazzoleni la creazione è orientata alla comunicazione dell'idea, in modo da coinvolgere quanto più possibile i sensi, forgiando un concetto artistico prettamente poetico, in cui l'artista crea originali relazioni fra realtà e astrazione. “Dopo un tempo più o meno breve di chiarimento, di sedimentazione dell'immagine, - racconta l’artista - inizio col disegnarla. Ma l'immagine è solo un'origine, tanto che, appena segnati gli ingombri dei soggetti nello spazio, il lavoro procede indipendentemente, con risultati che mettono in dubbio l'origine stessa dell'opera. L'immagine per me è come una traccia, come uno spunto che poi ho bisogno di superare. La cosa interessante è l'evidenza con la quale alcuni elementi continuino a riemergere: è come se la memoria inconscia intrattenesse un legame con il dato reale, nonostante l'annullamento dell'immagine di riferimento.”
In mostra alcune composizioni planimetriche sovrapposte, diverse opere realizzate in carta lavorata a mano che rimandano a frammenti di sapore archeologico, e sculture realizzate in resina, ferro, caucciù e silicone, che nella loro più pura essenzialità e rigore geometrico evidenziano come da una matrice architettonica si può giungere ad una efficace espressività grafico-plastica e, al contempo, come attraverso una ricerca cromatica e tecnologica si possa approdare ad una esternazione della drammatizzazione esistenziale umana.
“Arcipelaghi” , ovvero frammenti di terre, parti di un insieme il cui elemento di identificazione è l’isolamento. Nell’arcipelago non esiste un centro: il Mediterraneo è un arcipelago di culture, la Memoria è un arcipelago di emozioni, lo Spazio è un arcipelago di luoghi dove i Piani sono pentagrammi di ritmi, i Volumi sono segni ed i Segni sono la definizione di volumi.
La ricerca delle motivazioni più profonde della modernità porta l’artista a scavare nei segni primordiali, arcaici, come sigilli affioranti nelle antiche terre mediterranee, per trovare, nella pittura come nelle composizioni scultoree, un gesto pregnante, la sigla personale che fa emergere quel ritmo nuovo, sollecitato dalle esperienze quotidiane, rappresentate nei tre tipi di spazio: quello reale del luogo (la biblioteca), quello archeologico (il pavimento di cartone nero cerottato che ripropone la pianta dello scavo della Naxos Sicula), e quello della memoria (che cuce e assembla gli altri) e della poesia.
Un’ulteriore sfida, per Mazzoleni, con gli ostacoli che la materia frappone fra il creatore e l'opera. Quanto più è difficile la sfida tanto più egli ama intraprenderla. Anche in questi lavori più recenti l'artista ha tentato un'ardua combinazione cromatica di differenti tonalità di bianco, di nero, e di rosso, colore assai difficile da addomesticare e che impone un'attenzione sempre vigile. Del resto anche il colore, parte dell’energia naturale dell'Universo, è oggetto di ricerca, giacchè il colore pervade l'organismo al punto che ognuno lo percepisce con intensità differente. Il colore riscalda, raffredda, crea; e l’artista ha scelto il bianco perché è il simbolo della memoria, è la luce senza forma; il nero perché è l’elemento generatore, è la forma senza luce, è la causa; il rosso, che è generato dal nero, è l’impulso, il magma, l’apparizione, è il tempo, è la manifestazione, è l’effetto. L’installazione del “Grande Frammento” poggiato su un muro nero diagonale, che ripropone il perfetto equilibrio degli assi cartesiani, è la sintesi dei concetti di spazio e di tempo, è la rappresentazione della poetica della vita. E come afferma Pablo Neruda ne “Il grande oceano” non è l’ultima onda, col suo peso salino, quella che frange le coste e genera la pace di arenile che contorna il mondo: è il centrale volume della forza, la potenza distesa delle acque, l’immota solitudine affollata di vite. Tempo, forse, o calice colmo di ogni movimento, unità pura non sigillata dalla morte; verde viscere della totalità bruciante”, il “Convivio”, la scultura in vetroresina bianca installata lungo la battigia antistante la piazza del Municipio, raffigurante un tavolo in fuga verso il mare è la memoria, è l’invito all’incontro, e le ciotole sono anch’esse arcipelaghi, di vite diverse. Da sempre la tavola rappresenta il simbolo del pasto comune, dell'accomunamento, è il luogo della comunicazione, è lo spazio dedicato ad un investimento di energia verso l'esterno.
Quelle di Leopoldo Mazzoleni sono opere che non si possono ignorare e che hanno il pregio di essere immediatamente riconoscibili tra centinaia di altre. Grande sperimentatore di linguaggi, forme e materiali, per Mazzoleni la creazione è orientata alla comunicazione dell'idea, in modo da coinvolgere quanto più possibile i sensi, forgiando un concetto artistico prettamente poetico, in cui l'artista crea originali relazioni fra realtà e astrazione. “Dopo un tempo più o meno breve di chiarimento, di sedimentazione dell'immagine, - racconta l’artista - inizio col disegnarla. Ma l'immagine è solo un'origine, tanto che, appena segnati gli ingombri dei soggetti nello spazio, il lavoro procede indipendentemente, con risultati che mettono in dubbio l'origine stessa dell'opera. L'immagine per me è come una traccia, come uno spunto che poi ho bisogno di superare. La cosa interessante è l'evidenza con la quale alcuni elementi continuino a riemergere: è come se la memoria inconscia intrattenesse un legame con il dato reale, nonostante l'annullamento dell'immagine di riferimento.”
02
settembre 2004
Leopoldo Mazzoleni – Arcipelaghi
Dal 02 al 12 settembre 2004
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA COMUNALE
Giardini Naxos, Corso Umberto I, 1, (Messina)
Giardini Naxos, Corso Umberto I, 1, (Messina)
Orario di apertura
dalle ore 9,30 alle ore 13.00 e dalle 16,30 alle 20; sabato e domenica fino alle ore 21
Vernissage
2 Settembre 2004, ore 19.00




