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Franco Fanelli – L’ospite segreto
“L’ospite segreto” ha la pelle nera e proviene dalla letteratura: è stato Joseph Conrad, da un cui racconto è tratto il titolo di questa mostra, a evocare le inquietudini, se non la paura, destate dalla presenza del “negro” a bordo del Narcissus.
Comunicato stampa
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“L’ospite segreto” ha la pelle nera e proviene dalla letteratura: è stato Joseph Conrad, da un cui racconto è tratto il titolo di questa mostra, a evocare le inquietudini, se non la paura, destate dalla presenza del “negro” a bordo del Narcissus, o a raccontare il rapporto, ambiguo quanto intenso, tra un giovane ufficiale di marina e il suo timoniere, il cubano Tom Corbin, che in “La locanda delle streghe” trova il suo tragico destino sulle desolate coste galiziane, vittima di tre Parche.
Dalla metà degli anni Novanta, Franco Fanelli ha iniziato a eseguire ritratti immaginari di questi due personaggi, che di volta in volta assumono fisionomie e ruoli diversi: pugili, lottatori, “uomini d’arme”, creature mitologiche o, al contrario, volti “comuni”, sottratti a una logora quotidianità ed elevati a una dimensione mitica e leggendaria, riportati allo splendore del nero.
Questa personale, che raccoglie una ventina di opere tra acqueforti, oli e acquerelli, è la prima interamente dedicata ai “ritratti neri” di Fanelli. Accanto a opere eseguite dal 1997 al 2004, è esposta una serie di piccole incisioni datate agli anni Ottanta: in quelle opere, dedicate a Davy Jones, il demone marino (ibridazione tra la mitologia mediterranea e il gotico americano, con chiari riferimenti ad H.P. Lovecraft) che terrorizza i marinai del Pequod nel “Moby Dick” di Melville, iniziava a prendere forma l’“opera al nero” di Fanelli.
In catalogo, un testo di Marco Fabio Apolloni indaga sulle radici letterarie su cui è fondata buona parte dell’opera dell’artista torinese.
Franco Fanelli è nato a Rivoli (Torino) nel 1959. È docente di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Ha iniziato a esporre nel 1984. Tra le mostre personali, si ricordano quelle nelle gallerie Documenta e Franco Masoero di Torino (1987 e 1989), al Museo d’arte contemporanea di Genova (1991), nella galleria Il Bisonte di Firenze (1995) e nella galleria Davico di Torino nel 1997.
Ha partecipato alle maggiori rassegne nazionali e internazionali dedicate alla grafica incisa, ottenendo riconoscimenti alla Biennale per l’Incisione di Acqui Terme, al Premio Sulmona e alla Biennale dell’Incisione di Santa Croce sull’Arno. Tra le più importanti collettive, si ricordano “The Artist and the Book in XXth Century Italy” (Museum of Modern Art, New York, 1993), “La pelle nera” (Galleria Marieschi, Monza, 1997), “Continuità dell’immagine” (Mole Vanvitelliana, Ancona, 1998), “Attualità della tradizione. Incisori per il Bisonte” (Museo Marino Marini, Firenze, 1999), “5 incisori torinesi” (Society of Printmaking, Edimburgo, 2002).
Sue opere sono conservate presso il Museum of Modern Art di New York, il Museo d’arte contemporanea “Villa Croce” di Genova e la Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea di Torino.
Abbina l’attività artistica a quella giornalistica, in qualità di responsabile per l’arte contemporanea per Il Giornale dell’Arte e di curatore della rivista Vernissage.
Dalla metà degli anni Novanta, Franco Fanelli ha iniziato a eseguire ritratti immaginari di questi due personaggi, che di volta in volta assumono fisionomie e ruoli diversi: pugili, lottatori, “uomini d’arme”, creature mitologiche o, al contrario, volti “comuni”, sottratti a una logora quotidianità ed elevati a una dimensione mitica e leggendaria, riportati allo splendore del nero.
Questa personale, che raccoglie una ventina di opere tra acqueforti, oli e acquerelli, è la prima interamente dedicata ai “ritratti neri” di Fanelli. Accanto a opere eseguite dal 1997 al 2004, è esposta una serie di piccole incisioni datate agli anni Ottanta: in quelle opere, dedicate a Davy Jones, il demone marino (ibridazione tra la mitologia mediterranea e il gotico americano, con chiari riferimenti ad H.P. Lovecraft) che terrorizza i marinai del Pequod nel “Moby Dick” di Melville, iniziava a prendere forma l’“opera al nero” di Fanelli.
In catalogo, un testo di Marco Fabio Apolloni indaga sulle radici letterarie su cui è fondata buona parte dell’opera dell’artista torinese.
Franco Fanelli è nato a Rivoli (Torino) nel 1959. È docente di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Ha iniziato a esporre nel 1984. Tra le mostre personali, si ricordano quelle nelle gallerie Documenta e Franco Masoero di Torino (1987 e 1989), al Museo d’arte contemporanea di Genova (1991), nella galleria Il Bisonte di Firenze (1995) e nella galleria Davico di Torino nel 1997.
Ha partecipato alle maggiori rassegne nazionali e internazionali dedicate alla grafica incisa, ottenendo riconoscimenti alla Biennale per l’Incisione di Acqui Terme, al Premio Sulmona e alla Biennale dell’Incisione di Santa Croce sull’Arno. Tra le più importanti collettive, si ricordano “The Artist and the Book in XXth Century Italy” (Museum of Modern Art, New York, 1993), “La pelle nera” (Galleria Marieschi, Monza, 1997), “Continuità dell’immagine” (Mole Vanvitelliana, Ancona, 1998), “Attualità della tradizione. Incisori per il Bisonte” (Museo Marino Marini, Firenze, 1999), “5 incisori torinesi” (Society of Printmaking, Edimburgo, 2002).
Sue opere sono conservate presso il Museum of Modern Art di New York, il Museo d’arte contemporanea “Villa Croce” di Genova e la Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea di Torino.
Abbina l’attività artistica a quella giornalistica, in qualità di responsabile per l’arte contemporanea per Il Giornale dell’Arte e di curatore della rivista Vernissage.
02
ottobre 2004
Franco Fanelli – L’ospite segreto
Dal 02 ottobre all'otto novembre 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELL’INCISIONE
Brescia, Via Bezzecca, 4, (Brescia)
Brescia, Via Bezzecca, 4, (Brescia)
Orario di apertura
Dalle 17 alle 20 - Chiuso lunedì



