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Maria Cristina Carlini – Tracce e luoghi
L’esposizione riunisce venti opere-installazioni dell’artista che testimoniano l’evoluzione perseguita dai suoi processi creativi, che l’ha imposta in questi anni all’attenzione della critica e del pubblico internazionale.
Comunicato stampa
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Maria Cristina Carlini, l’artista milanese che irruppe sulla scena artistica italiana negli anni Settanta, divenendo figura miliare nel panorama contemporaneo, approda a Roma nella suggestiva ambientazione del cortile degli Archivi di Stato di S. Ivo alla Sapienza. Da qui infatti prenderà il via, giovedì 9 settembre, una mostra dal titolo “Tracce e Luoghi”. La mostra, voluta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è il primo segmento di un percorso artistico internazionale che proseguirà in Italia con due altre rassegne, nel 2005, a Palazzo Reale a Torino e al Museo Nazionale di Villa Pisani a Strà – Venezia.
L’esposizione riunisce venti opere-installazioni dell’artista che testimoniano l'evoluzione perseguita dai suoi processi creativi, che l'ha imposta in questi anni all'attenzione della critica e del pubblico internazionale: una ricerca costante di significati interni alla materia, che dagli elementi primigeni, la terra e il fuoco, passando attraverso dimensioni oniriche, attesta la valenza filosofica della scultura. Di qui i suoi luoghi enigmatici che cercano di abbracciare lo spazio e ne sono respinti in un continuo tentativo di catturare una porzione d’ambiente, un dialogo che coinvolge lo spettatore in un nuovo e inesplorato rapporto con l'opera d'arte.
Si tratta, scrive il Prof. Carlo Franza, storico dell’arte, presentando l’artista in catalogo, di “composizioni-installazioni di ampio formato su temi di paesaggio e architetture; in queste convivono non solo il rigoroso quesito compositivo, ma anche le accese tonalità, di bruciato, cotto, arabescato, dorato. Le architetture rivelano e svelano habitat occidentali e orientali, architetture mediterranee e primitive, come il nuraghe, unitamente a elementi del deserto, a villaggi e cinte murarie. Sono luoghi del mondo (Bilbao, Kerbala, Costantinopoli, Felluja, Kirkuk, Sahara, Kabul, ecc.), tra i più simbolici che interagiscono con lo spazio divenendone parte integrante, sicché ogni installazione, ogni opera evoca una sorta di avvolgimento, di abito architettonico, di mattoni lasciati cadere per segnare il centro della terra, l’omphalòs, l’ombellico. Città, mura, porte, lavori che sottendono diversi ideali, dalla contrapposizione tra naturale e artificiale, alla separazione fra i popoli, allo scontro fra culture. Costruzioni che richiamano città e capitali del mondo, riposizionate nel sentiero secondo una logica testuale e di orientamento geografico. Venti opere di cui ognuna diventa un centro all’interno di questa “mappa del mondo”, e viene dalla Carlini localizzata, contestualizzata, ricreata e messa in rapporto con altre architetture. Tutto ciò ne sottolinea l’importanza concettuale.
È così che la natura sembra custodire come un segreto, come un oracolo, e ogni opera a questo punto è come una verticale esoterica che rappresenta un ancoraggio fisico al territorio, una strada aperta verso il cuore della terra, una materia che lievita come dune nel deserto, una fenditura nella profondità del terreno che richiama alla memoria antiche suggestioni.
L’artista - Cenni biografici
Maria Cristina Carlini inizia a lavorare la ceramica nei primi anni Settanta a Palo Alto in California, dove segue un corso specialistico e fa pratica per due anni. Rientra in Europa, prima a Bruxelles, poi, nel 1978, in Italia ed apre a Milano uno studio nel quartiere di Brera. Alterna le prime mostre con corsi di perfezionamento presso il Californian College of Arts and Crafts di Oakland – S. Francisco, dove si avvicina alla nuova corrente artistica chiamata “New Ceramics”, ancora sconosciuta in Italia. Proseguono le mostre in tutta Europa, a Parigi nel 1992, a Bruxelles, Milano, Bologna, Reggio Emilia, Laveno Mombello, Angera e Bergamo. Negli anni seguenti, la scultrice lombarda sviluppa la sua ricerca artistica: arricchisce e completa il lavoro sulle terre ad alta cottura con lo studio sul ferro e dà forma alle sculture magico-totemiche. Negli anni ’90 per soddisfare le esigenze di ampi spazi che richiedono le dimensioni delle sue creazioni, trasferisce il suo studio nell’antica area industriale di Milano eletta dagli artisti, dai maestri dell’alta moda e del design, da studi foto e cinematografici, a vetrina internazionale del made in Italy.
A partire dal 1992 la sua arte articolata in installazioni di forte impatto memoriale e concettuale attira l’attenzione della critica più avvertita; viene invitata a “Decouvertes 92” al Grand Palais di Parigi dalla Christine Colmant Art Gallery di Bruxelles, e nel 1998 al XXV Premio Sulmona. Nel 2003 espone alla Galleria Arte Borgogna di Gianni Schubert, presentata in catalogo da Luciano Caramel. Nel 2004 una giuria internazionale le assegna il Premio delle Arti – Premio della Cultura per la scultura.
L’esposizione riunisce venti opere-installazioni dell’artista che testimoniano l'evoluzione perseguita dai suoi processi creativi, che l'ha imposta in questi anni all'attenzione della critica e del pubblico internazionale: una ricerca costante di significati interni alla materia, che dagli elementi primigeni, la terra e il fuoco, passando attraverso dimensioni oniriche, attesta la valenza filosofica della scultura. Di qui i suoi luoghi enigmatici che cercano di abbracciare lo spazio e ne sono respinti in un continuo tentativo di catturare una porzione d’ambiente, un dialogo che coinvolge lo spettatore in un nuovo e inesplorato rapporto con l'opera d'arte.
Si tratta, scrive il Prof. Carlo Franza, storico dell’arte, presentando l’artista in catalogo, di “composizioni-installazioni di ampio formato su temi di paesaggio e architetture; in queste convivono non solo il rigoroso quesito compositivo, ma anche le accese tonalità, di bruciato, cotto, arabescato, dorato. Le architetture rivelano e svelano habitat occidentali e orientali, architetture mediterranee e primitive, come il nuraghe, unitamente a elementi del deserto, a villaggi e cinte murarie. Sono luoghi del mondo (Bilbao, Kerbala, Costantinopoli, Felluja, Kirkuk, Sahara, Kabul, ecc.), tra i più simbolici che interagiscono con lo spazio divenendone parte integrante, sicché ogni installazione, ogni opera evoca una sorta di avvolgimento, di abito architettonico, di mattoni lasciati cadere per segnare il centro della terra, l’omphalòs, l’ombellico. Città, mura, porte, lavori che sottendono diversi ideali, dalla contrapposizione tra naturale e artificiale, alla separazione fra i popoli, allo scontro fra culture. Costruzioni che richiamano città e capitali del mondo, riposizionate nel sentiero secondo una logica testuale e di orientamento geografico. Venti opere di cui ognuna diventa un centro all’interno di questa “mappa del mondo”, e viene dalla Carlini localizzata, contestualizzata, ricreata e messa in rapporto con altre architetture. Tutto ciò ne sottolinea l’importanza concettuale.
È così che la natura sembra custodire come un segreto, come un oracolo, e ogni opera a questo punto è come una verticale esoterica che rappresenta un ancoraggio fisico al territorio, una strada aperta verso il cuore della terra, una materia che lievita come dune nel deserto, una fenditura nella profondità del terreno che richiama alla memoria antiche suggestioni.
L’artista - Cenni biografici
Maria Cristina Carlini inizia a lavorare la ceramica nei primi anni Settanta a Palo Alto in California, dove segue un corso specialistico e fa pratica per due anni. Rientra in Europa, prima a Bruxelles, poi, nel 1978, in Italia ed apre a Milano uno studio nel quartiere di Brera. Alterna le prime mostre con corsi di perfezionamento presso il Californian College of Arts and Crafts di Oakland – S. Francisco, dove si avvicina alla nuova corrente artistica chiamata “New Ceramics”, ancora sconosciuta in Italia. Proseguono le mostre in tutta Europa, a Parigi nel 1992, a Bruxelles, Milano, Bologna, Reggio Emilia, Laveno Mombello, Angera e Bergamo. Negli anni seguenti, la scultrice lombarda sviluppa la sua ricerca artistica: arricchisce e completa il lavoro sulle terre ad alta cottura con lo studio sul ferro e dà forma alle sculture magico-totemiche. Negli anni ’90 per soddisfare le esigenze di ampi spazi che richiedono le dimensioni delle sue creazioni, trasferisce il suo studio nell’antica area industriale di Milano eletta dagli artisti, dai maestri dell’alta moda e del design, da studi foto e cinematografici, a vetrina internazionale del made in Italy.
A partire dal 1992 la sua arte articolata in installazioni di forte impatto memoriale e concettuale attira l’attenzione della critica più avvertita; viene invitata a “Decouvertes 92” al Grand Palais di Parigi dalla Christine Colmant Art Gallery di Bruxelles, e nel 1998 al XXV Premio Sulmona. Nel 2003 espone alla Galleria Arte Borgogna di Gianni Schubert, presentata in catalogo da Luciano Caramel. Nel 2004 una giuria internazionale le assegna il Premio delle Arti – Premio della Cultura per la scultura.
08
settembre 2004
Maria Cristina Carlini – Tracce e luoghi
Dall'otto al 30 settembre 2004
arte contemporanea
Location
ARCHIVIO DI STATO – SANT’IVO ALLA SAPIENZA
Roma, Corso Del Rinascimento, 40, (Roma)
Roma, Corso Del Rinascimento, 40, (Roma)
Orario di apertura
Lunedì - Giovedì ore 9.00-18.00
Venerdì ore 9.00-17.00. Sabato ore 9.00-13.00. Domenica chiuso
Vernissage
8 Settembre 2004, ore 18.30
Sito web
www.mariacristinacarlini.com
Curatore




