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L’Arianna di Guido Reni
Sarà esposta dal 5 Giugno nella splendida cornice di Sala Borsa l’Arianna di Guido Reni (Bologna, 1575-1642), un maestoso frammento del più ampio dipinto delle “Nozze di Bacco e Arianna”, uno degli ultimi capolavori del Maestro bolognese.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Fondazione del Monte ha acquistato la preziosa tela con l’intento di restituirla simbolicamente alla città, dopo il suo lungo e avventuroso viaggio.
Per lungo tempo, infatti, l’opera tutta è stata considerata perduta, distrutta per la “pruderie” di una grande dama del Seicento che, scriveva nel 1685 il celebre biografo degli artisti André Félibien, “turbata da quel nudo tanto suadente, avrebbe ordinato ai suoi domestici di ridurre il quadro in pezzi”.
Ma a distanza di molti anni, gli storici dell’arte Sir Denis Mahon e Andrea Emiliani hanno rintracciato in una collezione privata francese questo frammento della celebre tela, nota grazie ad alcune riproduzioni, fra cui l’opera di Giovanni Battista Bolognini (conservata a Bologna, in Pinacoteca Nazionale).
La precisione con cui è stata scontornata la figura di Arianna, fa pensare che in realtà più che di “distruzione” di possa parlare di “scomposizione” dell’enorme tela. Appare infatti plausibile l’ipotesi che il quadro sia stato ridotto in frammenti, tali da essere venduti più facilmente, che non una tela di maestose dimensioni e dal prezzo molto elevato, quale era l’originale.
La Fondazione del Monte fa ora dono alla città di Bologna dell’unico frammento ritrovato, la bellissima Arianna, che verrà esposto in Sala Borsa dal 5 giugno al 31 luglio e successivamente conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Il catalogo, a cura di Sergio Guarino, con prefazione del Professor Andrea Emiliani, è pubblicato da Electa.
Inoltre, la Fondazione del Monte offe a tutti coloro che vorranno visitare la Mostra "L'Arianna di Guido Reni, a Bologna 360 anni dopo" la possibilità di usufruire di visite guidate gratuite.
Per partecipare è necessario prenotare telefonicamente contattando Art. 4,
tel. 051.2966120, da lunedì a venerdì ore 9.30-12.30/14.30-17.30
“Il lungo esilio di Arianna”
Quella che la Fondazione del Monte dona oggi alla città di Bologna è un’opera affascinante, oltre che per il grandissimo valore artistico, anche per l’intricata vicenda che l’ha accompagnata per secoli.
La tela, uno degli ultimi capolavori del Maestro bolognese Guido Reni, rappresenta un maestoso frammento (220 x 150 cm), del più ampio dipinto delle "Nozze di Bacco e Arianna", che per molti anni si è creduto fosse stato irrimediabilmente distrutto.
È, quella di Arianna, una vicenda complessa e affascinante.
Interpreti principali sono Henrietta Maria di Borbone, moglie del re d'Inghilterra Carlo I Stuart, e il cardinale Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII.
La francese e cattolica Henrietta esprime nel 1637 il desiderio di arredare con un quadro di soggetto mitologico il soffitto della sua camera da letto nella Queen’s House di Greenwich.
È il cardinale Barberini a fare da tramite tra la sovrana e l’artista per la realizzazione dell'opera: la commissione riveste, infatti, grande importanza per i rapporti diplomatici tra Roma e Londra, poichè in quegli anni il papato tenta di riportare nell'alveo del cattolicesimo l’eretica Inghilterra.
Il quadro, dipinto da Guido Reni a Bologna nel 1638-1640 e subito inviato a Roma per la spedizione finale, rimane bloccato in Italia poiché in Inghilterra scoppia improvvisamente la guerra civile. Henrietta si rifugia in Francia, Carlo cade sotto la scure del boia.
Nel 1647 la tela viene finalmente recapitata ad Henrietta, ma un anno più tardi l'ex regina deve venderla per ovviare alle proprie difficoltà economiche.
È così che l’opera entra a far parte della collezione privata di Michel Particelli d'Hémery, ricchissimo Ministro delle finanze del Regno di Francia.
Secondo le fonti più autorevoli, alla morte di questi, la vedova, scandalizzata dai nudi femminili, avrebbe dato ordine ai domestici di ridurre il quadro in pezzi.
Questa storia ci viene tramandata dai racconti di André Félibien, celebre biografo di artisti, e dal racconto dello storico bolognese Carlo Cesare Malvasia.
A non credere alla distruzione brutale dell'opera sono stati invece Denis Mahon ed Andrea Emiliani.
Dopo lunghe ricerche, i due storici dell’arte hanno quindi riconosciuto in una collezione privata francese la bellissima Arianna, identificata grazie ad alcune riproduzioni della celebre tela "Nozze di Bacco e Arianna", fra cui l’opera di Giovanni Battista Bolognini (conservata a Bologna, in Pinacoteca Nazionale).
La precisione con cui è stata scontornata la figura di Arianna fa pensare che la "distruzione" del quadro sia stata tradotta in un preciso lavoro di scomposizione del gigantesco dipinto.
Certamente d'Hémery aveva pagato una ingente somma per il dipinto di Reni. Henrietta Maria voleva infatti vendere il quadro almeno per mille scudi, già meno della metà del costo originario della tela. Madame d'Hémery era senza dubbio ricchissima, tuttavia è assai poco verosimile che abbia fatto distruggere consapevolmente un'opera d'arte così importante e dal così grande valore, solo per le scandalose nudità.
La stessa madame d'Hémery era suocera di uno dei più importanti collezionisti di Francia, Louis Phélypeaux de La Vrillière, che non molto tempo prima aveva acquistato un altro quadro di Guido Reni, il celebre Ratto di Elena.
È dunque probabile che forse, proprio su consiglio del genero, madame d'Hémery abbia fatto ridurre il quadro 'in pezzi' non per distruggerlo, ma per ottenere frammenti tali da essere venduti più facilmente che non una tela di maestose dimensioni e dal prezzo molto elevato.
Una storia intricata, dunque, ma con un finale lieto.
La suadente Arianna, grazie alla Fondazione del Monte, torna dopo 360 anni nella città di Bologna.
Per lungo tempo, infatti, l’opera tutta è stata considerata perduta, distrutta per la “pruderie” di una grande dama del Seicento che, scriveva nel 1685 il celebre biografo degli artisti André Félibien, “turbata da quel nudo tanto suadente, avrebbe ordinato ai suoi domestici di ridurre il quadro in pezzi”.
Ma a distanza di molti anni, gli storici dell’arte Sir Denis Mahon e Andrea Emiliani hanno rintracciato in una collezione privata francese questo frammento della celebre tela, nota grazie ad alcune riproduzioni, fra cui l’opera di Giovanni Battista Bolognini (conservata a Bologna, in Pinacoteca Nazionale).
La precisione con cui è stata scontornata la figura di Arianna, fa pensare che in realtà più che di “distruzione” di possa parlare di “scomposizione” dell’enorme tela. Appare infatti plausibile l’ipotesi che il quadro sia stato ridotto in frammenti, tali da essere venduti più facilmente, che non una tela di maestose dimensioni e dal prezzo molto elevato, quale era l’originale.
La Fondazione del Monte fa ora dono alla città di Bologna dell’unico frammento ritrovato, la bellissima Arianna, che verrà esposto in Sala Borsa dal 5 giugno al 31 luglio e successivamente conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Il catalogo, a cura di Sergio Guarino, con prefazione del Professor Andrea Emiliani, è pubblicato da Electa.
Inoltre, la Fondazione del Monte offe a tutti coloro che vorranno visitare la Mostra "L'Arianna di Guido Reni, a Bologna 360 anni dopo" la possibilità di usufruire di visite guidate gratuite.
Per partecipare è necessario prenotare telefonicamente contattando Art. 4,
tel. 051.2966120, da lunedì a venerdì ore 9.30-12.30/14.30-17.30
“Il lungo esilio di Arianna”
Quella che la Fondazione del Monte dona oggi alla città di Bologna è un’opera affascinante, oltre che per il grandissimo valore artistico, anche per l’intricata vicenda che l’ha accompagnata per secoli.
La tela, uno degli ultimi capolavori del Maestro bolognese Guido Reni, rappresenta un maestoso frammento (220 x 150 cm), del più ampio dipinto delle "Nozze di Bacco e Arianna", che per molti anni si è creduto fosse stato irrimediabilmente distrutto.
È, quella di Arianna, una vicenda complessa e affascinante.
Interpreti principali sono Henrietta Maria di Borbone, moglie del re d'Inghilterra Carlo I Stuart, e il cardinale Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII.
La francese e cattolica Henrietta esprime nel 1637 il desiderio di arredare con un quadro di soggetto mitologico il soffitto della sua camera da letto nella Queen’s House di Greenwich.
È il cardinale Barberini a fare da tramite tra la sovrana e l’artista per la realizzazione dell'opera: la commissione riveste, infatti, grande importanza per i rapporti diplomatici tra Roma e Londra, poichè in quegli anni il papato tenta di riportare nell'alveo del cattolicesimo l’eretica Inghilterra.
Il quadro, dipinto da Guido Reni a Bologna nel 1638-1640 e subito inviato a Roma per la spedizione finale, rimane bloccato in Italia poiché in Inghilterra scoppia improvvisamente la guerra civile. Henrietta si rifugia in Francia, Carlo cade sotto la scure del boia.
Nel 1647 la tela viene finalmente recapitata ad Henrietta, ma un anno più tardi l'ex regina deve venderla per ovviare alle proprie difficoltà economiche.
È così che l’opera entra a far parte della collezione privata di Michel Particelli d'Hémery, ricchissimo Ministro delle finanze del Regno di Francia.
Secondo le fonti più autorevoli, alla morte di questi, la vedova, scandalizzata dai nudi femminili, avrebbe dato ordine ai domestici di ridurre il quadro in pezzi.
Questa storia ci viene tramandata dai racconti di André Félibien, celebre biografo di artisti, e dal racconto dello storico bolognese Carlo Cesare Malvasia.
A non credere alla distruzione brutale dell'opera sono stati invece Denis Mahon ed Andrea Emiliani.
Dopo lunghe ricerche, i due storici dell’arte hanno quindi riconosciuto in una collezione privata francese la bellissima Arianna, identificata grazie ad alcune riproduzioni della celebre tela "Nozze di Bacco e Arianna", fra cui l’opera di Giovanni Battista Bolognini (conservata a Bologna, in Pinacoteca Nazionale).
La precisione con cui è stata scontornata la figura di Arianna fa pensare che la "distruzione" del quadro sia stata tradotta in un preciso lavoro di scomposizione del gigantesco dipinto.
Certamente d'Hémery aveva pagato una ingente somma per il dipinto di Reni. Henrietta Maria voleva infatti vendere il quadro almeno per mille scudi, già meno della metà del costo originario della tela. Madame d'Hémery era senza dubbio ricchissima, tuttavia è assai poco verosimile che abbia fatto distruggere consapevolmente un'opera d'arte così importante e dal così grande valore, solo per le scandalose nudità.
La stessa madame d'Hémery era suocera di uno dei più importanti collezionisti di Francia, Louis Phélypeaux de La Vrillière, che non molto tempo prima aveva acquistato un altro quadro di Guido Reni, il celebre Ratto di Elena.
È dunque probabile che forse, proprio su consiglio del genero, madame d'Hémery abbia fatto ridurre il quadro 'in pezzi' non per distruggerlo, ma per ottenere frammenti tali da essere venduti più facilmente che non una tela di maestose dimensioni e dal prezzo molto elevato.
Una storia intricata, dunque, ma con un finale lieto.
La suadente Arianna, grazie alla Fondazione del Monte, torna dopo 360 anni nella città di Bologna.
05
giugno 2004
L’Arianna di Guido Reni
Dal 05 giugno al 31 luglio 2004
arte antica
Location
SALA BORSA
Bologna, Piazza Del Nettuno, 3, (Bologna)
Bologna, Piazza Del Nettuno, 3, (Bologna)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 23.00 e il lunedì dalle 14.30 alle 23.00