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Antonio Saliola – Dalla Fiaba al Perturbante
Il percorso dell’esposizione, articolato in una ventina di quadri, mette in evidenza il profondo rapporto che questo artista ha da sempre con il mondo della fiaba.
Comunicato stampa
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Nell’appena restaurato Convento di Santa Cristina l’Università di Bologna organizza una serie di eventi pensati dal prof. Antonio Faeti e dedicati al tema del fiabesco. Oltre ad un ciclo di conferenze, la manifestazione presenta una mostra di Antonio Saliola. Il percorso dell’esposizione, articolato in una ventina di quadri, mette in evidenza il profondo rapporto che questo artista ha da sempre con il mondo della fiaba.
Antonio Saliola – biografia
Nato a Bologna, il 28 Settembre 1939. A causa della guerra trascorre l’infanzia in campagna, sfollato con la famiglia, crescendo nel mondo rurale: la cucina, l’orto, l’aia, gli animali, i campi. Dopo le scuole elementari ritorna in città dove inizia una carriera scolastica combattuta tra l’ostilità per le materie scientifiche e la predilezione per l’arte, i libri, il cinema. Le estati trascorrono prima nel paese paterno tra le colline abruzzesi e poi in un piccolo borgo montano della Valsugana, dove la madre, maestra, aveva insegnato.
Dipingere è la sua vocazione, assecondata dai genitori che gli chiedono soltanto di terminare gli studi. Concluso il liceo classico, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza laureandosi nel 1967. E’ funzionario all’Accademia di Belle Arti di Bologna e contemporaneamente apre la Galleria d’Arte “Tempo” che organizza varie mostre figurative fino al 1974, anno in cui Saliola si dimette da tutto e finalmente si dedica solo alla pittura.
Trascorre lunghe estati in Romagna, nell’entroterra riminese, in una casa chiamata “Cagnotta”. Dal 1972, presentato da Luigi Carluccio, espone in numerose personali quadri che rappresentano gruppi in posa, perlopiù di ambiente familiare, con volti di animali che si insinuano tra quelli delle persone. Si interessano al suo lavoro critici e addetti ai lavori (tra gli altri L.Carluccio, E. Crispolti, A. Jouffroy, D. Micacchi, F. Solmi, R. Tassi, M. Venturoli), ma anche scrittori, studiosi e registi che si legano a lui in progetti che nascono dalla reciproca amicizia (tra gli altri F. Albertazzi, G. Arpino, P. Avati, A. Faeti, T. Guerra, S. Maldini, G. Soavi, J.R. Taylor, G. Zanasi, C. Zavattini, V. Zurlini).
Si alimenta così il suo amore per il libro e il cinema, passioni che lo rendono un pittore-narratore che racconta se stesso in una varietà di cicli. Ha esposto negli ultimi anni in personali a Londra, New York, Buenos Aires, Chicago, Palm Beach, Hong Kong (invitato dal T.T.Tsui Museum), Montecarlo e alla Casa del Mantegna a Mantova.
Dalla presentazione della mostra, a cura del prof. Antonio Faeti.
“L’arte di Saliola è intimamente narrativa, è così assolutamente narrativa da far ritenere che essa non derivi da un desiderio di racconto ma, propriamente, da un impulso a confessare, perché l’universo delle allusioni, la biblioteca delle citazioni, il reticolo dei rimandi e dei rinvii compongono un sistema che allude al rizoma e non fa proprio nulla per rendersi chiaro, palese, comprensibile nell’immediatezza. (…). Quando si dice che Saliola doveva incontrare Hoffmann si sa di dire una ovvietà, però si deve dirla ugualmente perché questa ovvietà viene prima di una speciale ermeneutica. Del resto è un incontro storico, che ha la connotazione ben precisata degli incontri storici: è avvenuto alla fine del 1996 e un quadro lo documenta con briosa, affettuosa precisione, fin dal titolo, indubbiamente hoffmanniano: I padroni della notte. Ma la cronologia del rapporto che lega, ormai, Saliola a Hoffmann, deve collegare il 1996 con il 2004, quando l’artista dipinge Il teatro delle fate, che all’universo hoffmanniano si collega con dettagliata e affascinante precisione. Occorre, però, preliminarmente considerare quella che deve, o dovrebbe essere una iniziale condizione di lettura di ogni opera di Saliola: l’artista, infatti, si mostra come avvolto in una premeditata aura di gradevolezza, che ottiene valendosi di tutti i mezzi offerti da una complicata officina pittorica entro la quale sperimenta da anni, con etica e artigianale dedizione. Le sue vaste opere sono sempre il frutto di un operare indefesso martellante, rigorosissime sono tutte, preventivamente, offerte col garbo affettuoso di chi vuole donare felici pause visive nella grigia cupezza asfissiante dell’orwelliano universo delle nostre icone. (…).
Conferenze:
18 maggio 2004, h 17.30 - Antonio Faeti
“Il Mago del Perturbante”
5 giugno 2004, h 17.30 - Adalinda Gasparini
Psicoanalista, Istituto Gradiva di Firenze
“L'indicibile che va detto, fra sublime e perturbante”
11 giugno 2004, h 17.30 - Giorgia Grilli
Dipartimento di Scienze dell'Educazione, Università di Bologna
“Quando l'altrove qui”
Antonio Saliola – biografia
Nato a Bologna, il 28 Settembre 1939. A causa della guerra trascorre l’infanzia in campagna, sfollato con la famiglia, crescendo nel mondo rurale: la cucina, l’orto, l’aia, gli animali, i campi. Dopo le scuole elementari ritorna in città dove inizia una carriera scolastica combattuta tra l’ostilità per le materie scientifiche e la predilezione per l’arte, i libri, il cinema. Le estati trascorrono prima nel paese paterno tra le colline abruzzesi e poi in un piccolo borgo montano della Valsugana, dove la madre, maestra, aveva insegnato.
Dipingere è la sua vocazione, assecondata dai genitori che gli chiedono soltanto di terminare gli studi. Concluso il liceo classico, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza laureandosi nel 1967. E’ funzionario all’Accademia di Belle Arti di Bologna e contemporaneamente apre la Galleria d’Arte “Tempo” che organizza varie mostre figurative fino al 1974, anno in cui Saliola si dimette da tutto e finalmente si dedica solo alla pittura.
Trascorre lunghe estati in Romagna, nell’entroterra riminese, in una casa chiamata “Cagnotta”. Dal 1972, presentato da Luigi Carluccio, espone in numerose personali quadri che rappresentano gruppi in posa, perlopiù di ambiente familiare, con volti di animali che si insinuano tra quelli delle persone. Si interessano al suo lavoro critici e addetti ai lavori (tra gli altri L.Carluccio, E. Crispolti, A. Jouffroy, D. Micacchi, F. Solmi, R. Tassi, M. Venturoli), ma anche scrittori, studiosi e registi che si legano a lui in progetti che nascono dalla reciproca amicizia (tra gli altri F. Albertazzi, G. Arpino, P. Avati, A. Faeti, T. Guerra, S. Maldini, G. Soavi, J.R. Taylor, G. Zanasi, C. Zavattini, V. Zurlini).
Si alimenta così il suo amore per il libro e il cinema, passioni che lo rendono un pittore-narratore che racconta se stesso in una varietà di cicli. Ha esposto negli ultimi anni in personali a Londra, New York, Buenos Aires, Chicago, Palm Beach, Hong Kong (invitato dal T.T.Tsui Museum), Montecarlo e alla Casa del Mantegna a Mantova.
Dalla presentazione della mostra, a cura del prof. Antonio Faeti.
“L’arte di Saliola è intimamente narrativa, è così assolutamente narrativa da far ritenere che essa non derivi da un desiderio di racconto ma, propriamente, da un impulso a confessare, perché l’universo delle allusioni, la biblioteca delle citazioni, il reticolo dei rimandi e dei rinvii compongono un sistema che allude al rizoma e non fa proprio nulla per rendersi chiaro, palese, comprensibile nell’immediatezza. (…). Quando si dice che Saliola doveva incontrare Hoffmann si sa di dire una ovvietà, però si deve dirla ugualmente perché questa ovvietà viene prima di una speciale ermeneutica. Del resto è un incontro storico, che ha la connotazione ben precisata degli incontri storici: è avvenuto alla fine del 1996 e un quadro lo documenta con briosa, affettuosa precisione, fin dal titolo, indubbiamente hoffmanniano: I padroni della notte. Ma la cronologia del rapporto che lega, ormai, Saliola a Hoffmann, deve collegare il 1996 con il 2004, quando l’artista dipinge Il teatro delle fate, che all’universo hoffmanniano si collega con dettagliata e affascinante precisione. Occorre, però, preliminarmente considerare quella che deve, o dovrebbe essere una iniziale condizione di lettura di ogni opera di Saliola: l’artista, infatti, si mostra come avvolto in una premeditata aura di gradevolezza, che ottiene valendosi di tutti i mezzi offerti da una complicata officina pittorica entro la quale sperimenta da anni, con etica e artigianale dedizione. Le sue vaste opere sono sempre il frutto di un operare indefesso martellante, rigorosissime sono tutte, preventivamente, offerte col garbo affettuoso di chi vuole donare felici pause visive nella grigia cupezza asfissiante dell’orwelliano universo delle nostre icone. (…).
Conferenze:
18 maggio 2004, h 17.30 - Antonio Faeti
“Il Mago del Perturbante”
5 giugno 2004, h 17.30 - Adalinda Gasparini
Psicoanalista, Istituto Gradiva di Firenze
“L'indicibile che va detto, fra sublime e perturbante”
11 giugno 2004, h 17.30 - Giorgia Grilli
Dipartimento di Scienze dell'Educazione, Università di Bologna
“Quando l'altrove qui”
14
maggio 2004
Antonio Saliola – Dalla Fiaba al Perturbante
Dal 14 maggio al 13 giugno 2004
arte contemporanea
Location
UNIVERSITA’ DI BOLOGNA – EX CONVENTO DI SANTA CRISTINA
Bologna, Piazzetta Giorgio Morandi, 2, (Bologna)
Bologna, Piazzetta Giorgio Morandi, 2, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 15 alle 21 (al mattino solo su prenotazione), sabato e domenica dalle 10 alle 19. Lunedì chiuso
Vernissage
14 Maggio 2004, ore 18




