Sono pochi elementi sospesi in ambienti vuoti, una scodella, un tavolo, dei bicchieri, una sedia, dei letti ... Mediante diversi passaggi di ripresa fotografica, elaborazione al computer e stampa in fotocopia su lunghi fogli orizzontali o verticali, perdono consistenza, si dilatano in vettori astratti, si sdoppiano o moltiplicano, si fanno traccia e riflesso di se stessi.
La realtà lascia qui il posto alla sua ombra, che noi osserviamo come prigionieri della caverna platonica.
Estrema conseguenza del processo di smaterializzazione delle cose nel loro doppio virtuale? Visualizzazione di un universo che da tempo ha perso le sue antiche certezze, in cui la solidità non è che un'illusione newtoniana che ha lasciato il posto a una visione dinamica, fatta di onde e campi di energie? C'è probabilmente anche questo nelle opere che la giovane artista barese Rosemarie Sansonetti ha realizzato traendo spunto dalla suggestione silente di un convento abbandonato.
Ma è proprio la sensazione di "silenzio" sospeso sul fluire dell'esistenza, un malinconico lirismo che parla di assenze più che di presenze, a dare il senso complessivo di questo etereo lavoro: che è soprattutto un lavoro di introspezione, la ricerca di una pausa visiva ed emotiva nel rumore assordante e superficiale della vita intorno a noi>>.
dal testo critico di Antonella Marino