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Carla Prina
All’interno della rigida griglia strutturale l’artista lascia agire un meccanismo dinamico che tiene in tensione l’assetto prestabilito, vale a dire inserisce nella struttura geometrica una energia che interferisce con la sua presunta stabilità.
Comunicato stampa
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Saranno esposte opere dal 1949 al 2002
Scrive Claudio Cerritelli nel testo che presenta il catalogo:
"... Anche Carla Prina apprezza l’idea che la pittura debba essere idealmente inserita nell’architettura, tuttavia questa misura è vissuta sul piano della superficie, come metafora formale della ricerca pittorica, riflessione interiore su un tipo di decorazione funzionale alle armonie cromatiche della visione costruttiva.
Il dialogo con l’architettura scaturisce dunque dall’esperienza pittorica, le forme evocano strutture costruite con le trasparenze e con gli accordi cromatici, attraverso un processo di stilizzazione dello spazio. La sua arte delicata e lieve approfondisce con naturalezza l’equilibrio ottico delle forme, non vuole altro che commisurare i colori della pittura all’astrazione degli oggetti, con un’esattezza che non esclude mai la libertà compositiva.
Le prime composizioni astratte (1939-1942) dichiarano precisi riferimenti ai ritmi dinamici di radice futurista e, nel contempo, al rigore strutturale dei precetti neoplastici, due esigenze che convivono nell’idea di una “composizione infigurata” (1942), termine usato per un disegno a china su carta che viene sviluppato nello stesso anno in un olio su legno.
E’ come se, con questo titolo più volte ricorrente anche nei testi di Sartoris, Prina abbia voluto indicare la tensione astratta non attraverso una conquista formale già risolta ma come processo selettivo del codice figurativo, dialettica dello statico e del dinamico, delle relazioni ortogonali e della diagonale come rottura dell’equilibrio spaziale.
All’interno della rigida griglia strutturale l’artista lascia agire un meccanismo dinamico che tiene in tensione l’assetto prestabilito, vale a dire inserisce nella struttura geometrica una energia che interferisce con la sua presunta stabilità. Due cerchi di diversa dimensione –per esempio- sono collegati da una linea che li delimita, essi danno l’impressione di muoversi in modo concatenato. Quei due cerchi possono assumere il peso di due sfere che si collocano in modo analogo nello spazio astratto, con qualche suggestione metafisica del linguaggio geometrico che, del resto, non è estranea alle radici dell’astrattismo italiano...
La geometria torna in scena attraverso il volo di elementi costruttivi che esprimono con eleganza il congiungersi di segni diversi, come un gioco di forme che si rincorrono, agganciandosi le une alle altre, in bilico come una creatura danzante che abita le dimore aeree dell’immaginazione..."
Scrive Claudio Cerritelli nel testo che presenta il catalogo:
"... Anche Carla Prina apprezza l’idea che la pittura debba essere idealmente inserita nell’architettura, tuttavia questa misura è vissuta sul piano della superficie, come metafora formale della ricerca pittorica, riflessione interiore su un tipo di decorazione funzionale alle armonie cromatiche della visione costruttiva.
Il dialogo con l’architettura scaturisce dunque dall’esperienza pittorica, le forme evocano strutture costruite con le trasparenze e con gli accordi cromatici, attraverso un processo di stilizzazione dello spazio. La sua arte delicata e lieve approfondisce con naturalezza l’equilibrio ottico delle forme, non vuole altro che commisurare i colori della pittura all’astrazione degli oggetti, con un’esattezza che non esclude mai la libertà compositiva.
Le prime composizioni astratte (1939-1942) dichiarano precisi riferimenti ai ritmi dinamici di radice futurista e, nel contempo, al rigore strutturale dei precetti neoplastici, due esigenze che convivono nell’idea di una “composizione infigurata” (1942), termine usato per un disegno a china su carta che viene sviluppato nello stesso anno in un olio su legno.
E’ come se, con questo titolo più volte ricorrente anche nei testi di Sartoris, Prina abbia voluto indicare la tensione astratta non attraverso una conquista formale già risolta ma come processo selettivo del codice figurativo, dialettica dello statico e del dinamico, delle relazioni ortogonali e della diagonale come rottura dell’equilibrio spaziale.
All’interno della rigida griglia strutturale l’artista lascia agire un meccanismo dinamico che tiene in tensione l’assetto prestabilito, vale a dire inserisce nella struttura geometrica una energia che interferisce con la sua presunta stabilità. Due cerchi di diversa dimensione –per esempio- sono collegati da una linea che li delimita, essi danno l’impressione di muoversi in modo concatenato. Quei due cerchi possono assumere il peso di due sfere che si collocano in modo analogo nello spazio astratto, con qualche suggestione metafisica del linguaggio geometrico che, del resto, non è estranea alle radici dell’astrattismo italiano...
La geometria torna in scena attraverso il volo di elementi costruttivi che esprimono con eleganza il congiungersi di segni diversi, come un gioco di forme che si rincorrono, agganciandosi le une alle altre, in bilico come una creatura danzante che abita le dimore aeree dell’immaginazione..."
05
maggio 2004
Carla Prina
Dal 05 maggio al 05 giugno 2004
arte contemporanea
Location
SPAZIOTEMPORANEO
Milano, Via Solferino, 56, (Milano)
Milano, Via Solferino, 56, (Milano)
Vernissage
5 Maggio 2004, ore 18.30



